Vorremmo dire «clamoroso», ma non è così perché sapevamo da tempo, e lo abbiamo più volte scritto, che non solo in Italia ma anche dall'estero arrivavano pesanti pressioni per far fuori Silvio Berlusconi. L'ultima prova, che conferma la volontà di rovesciare un governo democraticamente eletto, la rivela l'ex premier spagnolo Luis Zapatero, che nel libro El dilema (Il dilemma), presentato martedì a Madrid, porta alla luce inediti retroscena sulla crisi che minacciò di spaccare l'Eurozona.
Il 3 e 4 novembre 2011 sono i giorni ad altissima tensione del vertice del G-20 a Cannes, sulla Costa Azzurra. Tutti gli occhi sono puntati su Italia e Spagna che, dopo la Grecia, sono diventate l'anello debole per la tenuta dell'euro. Il presidente americano Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel mettono alle corde Berlusconi e Zapatero, cercando di imporre all'Italia e alla Spagna gli aiuti del Fondo monetario internazionale. I due premier resistono, consapevoli che il salvataggio da parte del Fmi avrebbe significato accettare condizioni capestro e cedere di fatto la sovranità a Bruxelles, com'era già accaduto con Grecia, Portogallo e Cipro. Ma la Germania con gli altri Paesi nordici, impauriti dagli attacchi speculativi dei mercati, considerano il vertice di Cannes decisivo e vogliono risultati a qualsiasi costo. Le pressioni sono altissime.
Zapatero descrive la cena del 3 novembre, con il tavolo
«piccolo e rettangolare per favorire la vicinanza e un clima di fiducia». Ma
l'atmosfera è esplosiva. «Nei corridoi si parlava di Mario Monti», rivela il
premier spagnolo. Già, Monti. Che solo una settimana dopo sarà nominato
senatore a vita da Napolitano e che il 12 novembre diventerà premier al posto
di Berlusconi. Il piano era già congegnato, con il Quirinale pronto a
soggiacere ai desiderata dei mercati e di Berlino.
La Merkel domanda a Zapatero se sia disponibile «a chiedere
una linea di credito preventiva di 50 miliardi di euro al Fondo monetario
internazionale, mentre altri 85 sarebbero andati all'Italia. La mia risposta fu
diretta e chiara: no»,
scrive l'ex premier spagnolo. Allora i leader presenti concentrano le pressioni
sul governo italiano perché chieda il salvataggio, sperando di arginare così la
crisi dell'euro.
«C'era un ambiente estremamente critico verso il governo
italiano», ricorda Zapatero, descrivendo la folle corsa dello spread e
l'impossibilità da parte del nostro Paese di finanziare il debito con tassi che
sfiorano il 6,5 per cento. Insomma, i leader del G-20 sono terrorizzati dai
mercati e temono che il contagio possa estendersi a Paesi europei come la Francia
se non prendono il toro per le corna. Il toro in questo caso è l'Italia.
«Momenti di tensione, seri rimproveri, invocazioni storiche,
perfino invettive sul ruolo degli alleati dopo la seconda guerra mondiale...»,
caratterizzano il vertice. «Davanti a questo attacco - racconta l'ex leader
socialista spagnolo - ricordo la strenua difesa, un catenaccio in piena regola»
di Berlusconi e del ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
«Entrambi allontanano il pallone dall'area, con gli
argomenti più tecnici Tremonti o con le invocazioni più domestiche di
Berlusconi», che sottolinea la capacità di risparmio degli italiani. «Mi è
rimasta impressa una frase che Tremonti ripeteva: conosco modi migliori di suicidio». Alla fine si raggiunge un
compromesso, con Berlusconi che accetta
la supervisione del Fmi ma non il salvataggio. Ma tutto ciò costerà caro al
Cavaliere. «È un fatto - sostiene Zapatero - che da lì a poco ebbe effetti
importantissimi sull'esecutivo italiano, con le dimissioni di Berlusconi, dopo
l'approvazione della Finanziaria con le misure di austerità richieste
dall'Unione europea, e il successivo incarico al nuovo governo tecnico guidato
da Mario Monti». Un governo, ora sappiamo con certezza, eletto da leader stranieri nei corridoi di Cannes e non dalla volontà
popolare degli italiani.
Fonte: visto su Il Giornale.it di giovedì 28 novembre 2013
Nessun commento:
Posta un commento