Dal dodicesimo secolo fino all’inizio del quattordicesimo
secolo, l’Ordine dei Templari, presente in gran parte d’Europa, diventò il
banchiere dei potenti. Contribuì a finanziare varie crociate. All’inizio del
quattordicesimo secolo, era diventato il principale creditore del re di Francia
Filippo il Bello. Di fronte al debito che gravava sulle sue risorse, Filippo il
Bello si liberò dei suoi creditori e del suo debito, demonizzando l’Ordine dei
Templari accusandolo di molteplici crimini (1). L’Ordine fu proibito, i suoi
capi giustiziati e i suoi beni confiscati. All’Ordine dei Templari mancava uno
stato e un territorio per affrontare il re di Francia. Il suo esercito, (15000
uomini di cui 1500 cavalieri), il suo patrimonio e i suoi crediti con i
dirigenti non lo protessero dalla potenza di uno stato deciso ad eliminare i
suoi creditori.
Nella stessa epoca (XV e XVI secolo), i banchieri veneziani
finanziavano anche loro le crociate e prestavano soldi ai potenti d’Europa,
però si mossero molto più abilmente rispetto all’Ordine dei Templari.
A Venezia, si appropriarono della testa dello Stato,
dandogli forma di una repubblica. Finanziarono la trasformazione di Venezia,
città-stato, in un vero impero che comprendeva Cipro, Eubea (Negroponte) e
Creta. Adottarono una strategia inarrestabile per arricchirsi in maniera
duratura e assicurare il rimborso dei loro crediti: furono loro a decidere di
far indebitare lo stato veneziano con le banche che possedevano. I termini dei
contratti di prestito furono definiti da loro stessi dato che erano allo stesso
tempo proprietari delle banche e dirigenti dello Stato.
Mentre Filippo il Bello aveva interesse a liberarsi
fisicamente dei suoi creditori per liberarsi dal peso del debito, lo stato
veneziano pagava fino all’ultima moneta il debito ai banchieri. Questi ultimi
ebbero d’altro canto, l’idea di creare dei titoli del debito pubblico che
potevano circolare da una banca all’altra. I mercati finanziari cominciavano a
nascere. (2) Questo tipo di prestito è il precursore della forma principale di
indebitamento degli stati così come si conosce nel XXI secolo.
Sette secoli dopo dello schiacciamento dell’Ordine dei
Templari da parte di Filippo il Bello, oggi i banchieri d’Europa, come i loro
predecessori genovesi e veneziani, non devono essere inquieti verso i governi
attuali.
Gli stati nazionali e il protostato che è l’Unione Europea
di oggi sono forse più complessi e sofisticati delle repubbliche di Venezia (o
di Genova) dei secoli dal XIII al XVI, però sono con la stessa crudeltà, gli
organi che esercitano il potere della classe dominante, l’1% opposto al 99%.
Mario Draghi, vecchio rappresentante della Goldman Sachs in Europa, dirige la
Banca Centrale Europea. I banchieri privati hanno collocato i propri
rappresentanti o i propri alleati nei posti chiave dei governi e delle
amministrazioni. I membri della Commissione Europea sono molto attenti a
difendere gli interessi della finanza privata, e il lavoro di lobby che le
banche esercitano su parlamentari, regolatori e magistrati europei è di
un’efficacia temibile.
Che un gruppo di grandi banche capitaliste occupi il primo
piano in questi ultimi anni, non deve nascondere il ruolo delle grandi imprese
private dell’industria e del commercio, che usano e abusano della loro
vicinanza alle strutture dello stato in una maniera abile come quella dei
banchieri. L’interconnessione inestricabile tra stati, governi, banche, imprese
industriali e commerciali e i grandi gruppi privati di comunicazione
costituiscono da un lato una delle caratteristiche del capitalismo, tanto
adesso come nelle epoche precedenti.
Effettivamente, dalla vittoria del capitalismo come modo di
produzione e come formazione sociale dominante, il potere è esercitato dai
rappresentanti dei grandi gruppi privati e dai loro alleati. Dal punto di vista
storico, il New Deal cominciato dal presidente Roosevelt nel 1933 e i 30 anni
successivi alla seconda guerra mondiale, sembrano una parentesi durante la
quale la classe dominante dovette fare delle concessioni, ovviamente limitate
però reali, alle classi popolari. I grandi padroni dovettero nascondere un po’
il loro potere sullo stato. Con il neoliberismo iniziato alla fine degli anni
’70, abbandonarono la discrezione. Gli anni ’80 mettono in risalto una classe
dominante completamente disinibita che assume e proclama con cinismo la via per
la vittoria e lo sfruttamento generalizzato dei popoli e della natura. La
frase, tristemente celebre di Margaret Thatcher, “There is no alternative”
definisce ancora oggi il panorama politico, economico e sociale, attraverso gli
attacchi violenti ai diritti e alle conquiste sociali. Mario Draghi, Angela
Merkel, Silvio Berlusconi (gran patron italiano), José Manuel Barroso appaiono
come figura emblematiche per la prosecuzione del progetto thatcheriano. La complicità attiva dei governi socialisti
(da Schroeder a Hollande, passando per Tony Blair, Gordon Brown, Papandreu,
Zapatero, Socrates, Letta, Di Rupo e molti altri) mostra fino a che punto si
sono inseriti nella logica capitalista, fino a che punto formano parte del
sistema così come Barack Obama dall’altra parte dell’Atlantico. Come affermava
il multi milionario americano Warren Buffet, “è una guerra di classe, ed è la
mia che sta vincendo”.
Il sistema del debito pubblico così come funziona nel
capitalismo costituisce un meccanismo di trasferimento di ricchezza prodotta dal
popolo verso la classe capitalista. Questo meccanismo si è rinforzato con la
crisi iniziata nel 2007-2008, poiché le perdite e i debiti delle banche sono
stati trasformati in debito pubblico. A grande scala, i governi hanno
socializzato le perdite delle banche in modo da permettergli di continuare a
fare beneficenza tra i proprietari capitalisti.
I governi sono direttamente in combutta con le grandi banche
e mettono al loro servizio i poteri e le casse pubbliche. C’è un viavai
permanente tra le grandi banche e i governanti. Il numero dei ministri delle
finanze e dell’economia, o di primi ministri, che arrivano direttamente dalle
grandi banche o che si dirigono verso di esse quando abbandonano il governo,
non smette di aumentare dal 2008. Il ruolo delle banche è troppo importante per
essere lasciato al settore privato, è necessario socializzare il settore
bancario e collocarlo sotto il controllo pubblico (dei dipendenti delle banche,
dei clienti, delle associazioni e dei rappresentanti del governo locale),
dunque deve essere sottomesso alle regole di un servizio pubblico (3), e i
guadagni che le sue attività generano devono essere usati per il bene comune.
Il debito pubblico contratto per salvare le banche è in
definitiva illegittimo e deve essere ripudiato. Un’assemblea deve determinare
gli altri debiti illegittimi e/o illegali e permettere una mobilitazione in
modo che possa prendere forma un’alternativa anticapitalista.
La socializzazione delle banche e l’annullamento/ripudio dei
debiti illegittimi devono essere scritti in un programma più ampio (4).
Come durante la repubblica di Venezia, oggi nell’Unione
Europea e nella maggior parte dei paesi più industrializzati del pianeta, lo
stato è in osmosi con la grande banca privata e paga il debito pubblico senza
protestare. Il non pagamento del debito pubblico illegittimo, la
socializzazione delle banche, così come altri misure vitali, saranno il
risultato dell’irruzione del popolo come attore nella sua propria storia. Si tratta di mettere in piedi un governo così
fedele agli oppressi come i governi della Merkel e di Hollande lo sono alle
grandi imprese private. Un tale governo del popolo dovrà fare delle incursioni
nella sacrosanta grande proprietà privata per sviluppare i beni comuni, sempre
rispettando la natura e i suoi limiti. Questo governo dovrà anche realizzare
una rottura radicale con lo stato capitalista e sradicare tutte le forme di
oppressione. Un’autentica rivoluzione è necessaria.
Éric Toussaint
Fonte: www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=176502
7.11.2013
Traduzione dallo spagnolo per www.comedonchisciotte.org a
cura di DOMENICO VITALE
NOTE
[1] Ver David Graeber, En deuda. Una historia alternativa de
la economía, Editorial Ariel, Barcelona, 2012, 714 pp ; Thomas Morel et
François Ruffin, Vive la Banqueroute!, Paris, Fakir Editions, 2013.
[2] Fernand BRAUDEL, Civilisation matérielle, économie et
capitalisme. XVe-XVIIIe siècle. Paris, Armand Collin, 1979 ; David Graeber, En
deuda. Una historia alternativa de la economía , Editorial Ariel, Barcelona,
2012, 714 pp
[3] El sector bancario debería ser enteramente público con
excepción de un sector cooperativo de pequeña talla con el que podría cohabitar
y colaborar.
[4] Ver Damien Millet y Eric Toussaint, Europa, ¿qué
programa de urgencia frente a la crisis?
http://cadtm.org/Europa-Que-programa-de-urgencia . Ver también Thomas Coutrot,
Patrick Saurin y Eric Toussaint,Anular la deuda o gravar al capital: ¿Por qué
elegir? http://cadtm.org/Anular-la-deuda-o-gravar-al . Finalmente, ver¿Qué
hacer con la deuda y el euro?,
http://cadtm.org/Que-hacer-con-la-deuda-y-el-euro publicado el 30 de abril de
2013.
Fonte: visto su COME
DON CHISCIOTTO del 22 novembre 2013
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