Edward Snowden ha avvertito che lo spionaggio di massa
“non pone solo una minaccia alla privacy ma anche alla liberta’ di espressione
e alle societa’ aperte”. In un articolo per lo Spiegel intitolato “Manifesto
per la verita’”, la talpa del programma di sorveglianza della National Security
Agency americana ha scritto che “l’esistenza di tecnologie di spionaggio non
deve determinare le politiche” dei governi.
“Chiunque dica la verita’, non commette alcun reato”,
ha insistito Snowden nel testo inviato al settimanale tedesco attraverso un
programma criptato. Secondo Snowden, alcuni governi che si sentivano
“smascherati” dalle sue rivelazioni hanno provato a fermarlo “con una campagna
persecutoria senza precedenti”, ma non sono riusciti a impedire l’avvio di un
dibattito internazionale sullo spionaggio americano. (AGI) .
Fonte: visto su L’’Indipendenza del 4 novembre 2013
NSAGATE "RETE DI
SPIONAGGIO EUROPEA GESTITA DA BERLINO, PARIGI E MADRID"
(AGI) - Londra, 3 nov.
- Quando la National Security Agency ha accusato nei giorni
scorsi i servizi segreti dei Paesi europei di essere loro ad aver fornito i
dati di cui gli Usa avevano bisogno, aveva di fatto ragione.
A dimostrarlo sono nuovi imbarazzanti - una volta tanto non
per Washington - documenti pubblicati dal britannico Guardian, ancora parte del
'tesoro' di dati trafugati dalla talpa dell'Nsagate, Edward Snowden.
Gli 007 britannici del Gchq (l'agenzia di spionaggio
elettronico gemella della statunitense Nsa, cui e' legata da un accordo di
collaborazione totale) attraverso il sistema di raccolta dati Tempora
realizzato nel 2008, coordinavano di fatto una rete di intercettazione europa.
Rete che violava direttamente le grandi dorsali dei cavi in fibra ottica da cui
passa ogni forma di comunicazione ed era alimentata dagli stessi servizi
segreti dei singoli Paesi.
Tra questi i piu' coinvolti erano gli 007 francesi,
tedeschi, spagnoli e svedesi, cui il Gchq arrivava anche a consigliare
escamotage legali per collaborare senza violare formalmente le loro leggi. I meno collaborativi erano gli italiani,
perche' "divisi" tra di loro e per le leggi italiane che 'legavano
loro le mani'.
E' quanto riferisce il britannico Guardian secondo il quale
gli agenti britannici - abituati come i cugini americani ad avere accesso senza
limiti alle comunicazioni degli altri Paesi - esprimevano "frustrazione"
per le "frizioni interne tra le agenzie italiane (Aise e Aisi, ndr) e i
limiti imposti dalla legge alle loro attivita'. "Gchq ha gestito alcune
(attivita') di antiterorismo e ha avuto discussioni concentrate sulla (sicurezza)
di internet con entrambe le agenzie di intelligence ma hanno scoperto che i
servizi italiani sono divisi e si sono dimostrati non in grado e/o non
intenzionati a collaborare tra di loro", si legge nel rapporto interno.
In un aggiornamento di sei mesi successivi il Gchq lamentava
di essere ancora in attesa di, "una risposta dall'Aisi (il
controspionaggio civile) su una recente proposta di collaborazione....gli
italiani si sono dimostrati ansiosi (di collaborare) ma gli ostacoli legali
potrebbero aver ostacolato la loro capacita' di rispettare l'impegno
assunto".
Nel pezzo del Guardian gli 007 del Gchq elogiano invece la
collaborazione, apparentemente priva di ostacoli o complicazioni, di Germania,
Francia, Spagna e Svezia. (AGI) .
Fonte: da AGI.it del
3 novembre 2013
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