mercoledì 30 novembre 2011

TERME PALATINI DI SALZANO: RISTORANTE “IL GIARDINO”

Giuliana e la figlia Alice, i mister chef  del ristorante “Il giardino”

Una  delle chicche del centro Palatini è il ristorante Il Giardino: un vero è proprio gioiellino gastronomico. È fondamentalmente un ristorante vegetariano ed  è nato come supporto alla clinica perché una  corretta alimentazione è  da sempre considerata  un rilevante mezzo curativo e preventivo per le  malattie.  Tutti i cibi sono naturalmente  biologici e  preparati in modo manuale:  dallo yogurt, al pane, ai biscotti.
Non è molto grande, ma alcuni tavoli sono riservati  per i  clienti  esterni.
Per la squisitezza e la qualità dei cibi serviti,  lo considero come  una tappa fondamentale per tutti i vegetariani e i vegani, e non solo.  Lo consiglio anche  ai “carnivori” per provare i piaceri di un’ alimentazione alternativa, oltre che sana.


Ristorante IL GIARDINO.
Via Roma 222 - 30030 Salzano (VE)
Tel  041 5747167 – 041. 5747111
È aperto tutti i giorni 12.30-14.00 / 18.30-20.00
Chiuso sabato pomeriggio e domenica
Gradita la prenotazione 

martedì 29 novembre 2011

UNA LUMACA A SORPRESA: UN FATTO TERAPEUTICO INCREDIBILMENTE VERO


Voglio qui raccontarvi un fatto strano, un fatto vero  che mi è accaduto alcuni anni fa. Restiamo sempre nell'ambito delle terapie naturali, settore di cui mi occupo fin dal 1983: l'idrocolon.
Al sentir nominare questa terapia, ad alcuni vengono i capelli dritti ... altri invece si sentono beneficamente alleggeriti.  Si tratta in realtà della terapia maggiormente prescritta e richiesta da medici e pazienti, una terapia così efficace che i benefici si riscontrano subito in tutto l'organismo.

Come avrete letto nello scorso numero del 'Palatini News', nell'intestino crasso, o colon, può risiedere un gran numero di parassiti e di batteri.  L' idrocoloterapia è sorta proprio per combattere e risolvere questo problema. Ed è per questo che vi racconto questa storia.

Circa sei o sette anni fa era in funzione, presso il nostro Centro, una sola macchina per Idroncolonterapia, con la  quale io stessa praticavo alcuni idrocolon ogni giorno.
Venne un giorno una simpatica signora che, senza alcuna difficoltà, si predispose per effettuare la terapia. Come avrete letto, questa terapia dura circa un'ora e il terapeuta fa del suo meglio per mettere a suo agio il paziente, e di solito ... ci riesce.
Con la gentile signora s'iniziò così una vivace conversazione sulla sua alimentazione, sui benefici dell 'idrocolon, su quanto è bello venire al Palatini a farsi curare ....

Durante la terapia, comunque, l' occhio del terapeuta è sempre attento a tutto ciò che succede tra il tubicino e il termometro e ... soprattutto ... a cosa fuoriesce!
Ad un tratto vidi, sul tratto di macchina che mostra il materiale di scarto, una "cosina" ferma, appiccicata al vetro del tubo di uscita. "Ecco," pensai, "le croste che si staccano dalle pareti dell' intestino!"  
Ma questo "coso", ad un certo punto, si mosse e prese a camminare a ritroso, piano piano, sempre appiccicato al vetro del tubicino. Mi fermai, incuriosita, e guardando meglio, e da vicino, vidi .....  "Oh... Meraviglia! Questo cosino ha due antenne, che per giunta si muovono! " esclamai tra me, "e non è tutto: queste antenne possiedono  anche una casa, che in questo caso è ... trasparente!  Mai vista una cosa simile!" pensai.  "E' ... UNA LUMACA!"

Senza scompormi, fermai il flusso dell'acqua affinché la bestiolina non fosse trascinata via  e guardai, con calma, la signora  che stava ancora chiacchierando.
"Scusi," le dissi, "cosa ha mangiato negli ultimi giorni?"
"Oh ... " disse lei "semplici cose, cosa vuole, chi viene a fare l'idrocolonterapia deve tenersi un pochino leggero  perché la terapia abbia un buon effetto!"
"Ma ... " dissi " ... non è che per caso tra le cose semplici ci fossero anche dei ... molluschi?"
"Assolutamente no!" disse lei, "io sono vegetariana da tre anni!  Vuole scherzare?"
"Beh ... " dissi io indicando la lumachina" ... e quella lì da dove viene?"
"Oh mio Dio!" esclamò la signora mettendosi quasi a sedere. "Non è possibile ... " continuò " ... non è roba mia!"
"Signora" ripresi "il tubo ha una sola entrata ... ma è sicura di non aver mai mangiato lumache? Neppure una?"
Grattandosi il capo, nel pieno della meraviglia e dell' imbarazzo, disse:
"Per la verità ... sì, sì, può essere ... tre anni fa avevo l'ulcera e per disperazione ne mangiai qualcuna! Sa ... mi avevano assicurato che l'ulcera si sarebbe risolta!"
Oh ... certo che si risolse, l'ulcera, ma qualcuno prese domicilio tra le anse dell' apparato digerente e forse ... quella era una discendente, figlia o nipote, della lumaca curativa. Infatti  aveva persino la casina sopra, trasparente come la gelatina, bellissima da vedere.
Ci guardammo convinte e scoppiò una risata sonora  che richiamò tutta l'équipe medico-sanitaria del Palatini. Si affollarono camici bianchi in tutta la stanza, la signora continuava allegramente a ridere, come il caso non la riguardasse, e il dottor Remigio prese a fotografare l'incredibile evento.

E' grazie a lui se ora possiamo vedere la lumaca più famosa del mondo ed è grazie alla signora G.L. (che salutiamo di cuore) se possiamo avere tra gli annali (e in questo numero del 'Palatini News') il racconto più incredibile nella storia ventennale del Palatini.
E' forse per questo che ora l’idrocolon gode di così gran fama ... Credete, se non fosse capitato a me .. stenterei a crederci!
E così ... anche le lumache acquistarono il loro posto nella storia della Medicina naturale!
A presto, amici!


Fonte: srs di Maria Campagnaro, dal  'Palatini News' del  19 giugno 2000

lunedì 28 novembre 2011

LA IDROCOLONTERAPIA O IRRIGAZIONE INTESTINALE

L' idrocolon  delle Terme Palatini

Una delle terapie  a cui vengono sottoposti molti ospiti del Palatini è la idrocolonterapia o irrigazione intestinale.

Il materiale di scarto prodotto dall’uomo  non è detto che venga regolarmente  espulso  ogni volta che si evacua, ma capita che esso si  fermi nelle pieghe del colon, provocando, oltre ad accumuli di tossine,  stitichezza, meteorismo, colite  e dispessia.  Pertanto, attraverso un lavaggio con l’acqua nell’intestino, praticato con un sistema  semplice ed indolore, vengono espulsi residui di materiale fecale anche molto vecchi, assieme a muco ed eventuali parassiti.

Cosa può vivere nel colon?  Basta osservare la fotografia del post:  in alto a sinistra  si  vede un quadretto che riproduce una  LUMACA  fotografata ancora viva,  incautamente ingerita dalla paziente,  che ha vissuto,  più o meno bene, per alcuni anni, nella sua pancia.

domenica 27 novembre 2011

TERME PALATINI DI SALZANO (VENEZIA) – GRAZIE!

Terme Palatini di Salzano

L’età che avanza,  gli acciacchi che  ti giurano, non ricambiati, fedeltà eterna, lo stress della vita di tutti i giorni e un’alimentazione molto  “garibaldina”  mi avevano portato  in “fuori giri”. Le analisi sballate, la pressione del sangue  alle stelle  e le gambe gonfie (erano solo un lontano ricordo di quelle di quando andavo in bicicletta).  Alcune settimane fa, il non ritorno:  il cuore in tachicardia e la pressione sanguigna  che avevo toccato la soglia dei duecento. In famiglia avevano deciso, in un modo o nell’altro, di farmi passare  le porte dell’ospedale. Ma io, no!  Semmai vado dal mio amico Dott. Leonardo Campagnaro, alle Terme Palatini.

Il PALATINI   è  probabilmente l’istituto termale più piccolo d’Italia, e forse d’ Europa, ma ha un nucleo centrale e un know-how di medicina naturale che lo pone ai vertici  italiani ed europei. È sempre stato, in gioventù, l’ancora  di salvezza dei i miei bagordi. Una telefonata e voilà alle Terme  Palatini in un full immersion di cure idrotermali e rimedi naturali.

Oggi, dopo un paio di settimane, finalmente a casa. Mi guardo allo specchio: sono un lontano ricordo di quello che ero.  Sono partito con una pelle color grigio topo, ne esco con una pelle vellutata color “rosa canina”, la pressione e il ritmo cardiaco sono ritornati normali, sono spariti i sintomi tipici delle mie allergie: prurito,  respiro   asmatico e starnuti. A proposito di starnuti: un mese fa, alla vigilia del matrimonio di mia figlia, mi ha colto una crisi  e ne sono uscito con una costola incrinata.  Alla fine mi guardo il dorso delle mani… non vedo praticamente più alcuni porri che avevo. Poi non guasta: ne esco con un bel po’ di chili in  meno.

GRAZIE PALATINI! 
GIORGIO

sabato 26 novembre 2011

EUGENIO BENETAZZO: GERMANESI & COMPANY


Se avete notato in queste ultime settimane non ho prodotto alcun redazionale su quanto è accaduto in Italia, mi sono limitato ad ascoltare e leggere il dilagante pressapochismo giornalistico di cui si sono caratterizzati i principali media nazionali. Ho rifiutato senza esitazione alcuna anche inviti di partecipazione a talk show televisivi molto popolari che hanno messo in scena la solita caccia “dalli all'untore” con dietro le quinte i tre re magi (Franceschini, Bersani e Finocchiaro) che brindavano per la tanto attesa dipartita di Berlusconi. Per questo motivo abbiamo avuto bisogno di Gandalf il Bianco (Mario Monti) in quanto la politica italiana degli ultimi quindici anni si è solo occupata di appoggiare e sostenere il dictat di Berlusconi oppure nel condannarlo.

Chi guardava invece l'Italia da oltre confine vedeva una dozzina di partiti ognuno diverso ideologicamente dall'altro, ma tutti accomunati dall'esigenza di compiacere a logiche di consenso elettorale. Nessuno di questi partiti sarebbe mai andato davanti alla nazione a dire la verità e cioè che per riformare il paese si sarebbero dovuti eliminare privilegi e benefits a milioni di italiani. Per questo vi invito ad immaginare al paese come ad un condominio che sta andando a fuoco (lotta di classe, perdita di competitività, oneri insostenibili sullo stock di debito, disoccupazione dilagante, mancanza di una politica industriale): che cosa si poteva fare allora in questo caso ? Chiamare l'amministratore del condominio (andare alle elezioni) oppure chiamare i vigili del fuoco (governo tecnico) ?

Il buon senso e lungimiranza dei condomini dovrebbe indurre ad allertare i vigili del fuoco, purtroppo nell'anomalia di quest'epoca i vigili del fuoco sono stati urgentemente invocati dai vicini di casa del condominio (germanesi & company) che temono il propagarsi delle fiamme anche nello loro rispettive abitazioni. L'Italia oggi rischia di portare in default o peggio al crash l'intera Unione Europea e con essa la sua giovane creature, l'euro. Sono numerose ormai le voci che danno la disfatta della moneta unica sempre più prossima: oggettivamente l'euro è ormai un progetto fallimentare, che senso ha una divisa (imposta dall'alto) in comune, con la presenza di oltre una dozzina di tassi di interesse diversi uno dall'altro. 

L'Italia si deve rifinanziare ad un tasso di interesse simile a quello in cui vigeva la lira, perciò ministri dell'Ecofin fate presto e predisponete quanto prima questi tanto sospirati eurobond ed evitate a tutta Europa di piombare nella peggiore depressione economica di tutta la storia economica occidentale. Per l'Italia comunque non c'è bisogno di tanta immaginazione per comprendere che cosa ci aspetta, e non parlo della patrimoniale sulla prima casa, della nuova mobilità sul lavoro (leggasi licenziamenti coatti), del ridimensionamento del protezionismo sociale, dell'aumento delle imposte indirette o del monitoraggio esasperato di tutte le transazioni di pagamento (lotta all'evasione).

Per quanto infatti potrà essere saggio e risolutivo il governo Monti, potrà solo mitigare l'inesorabile processo di rallentamento e declino economico che caratterizza il nostro paese manifestandosi attraverso  due fenomeni ben distinti: sul piano economico, la giapponesizzazione dell'Italia (crescita molto bassa ed invecchiamento della popolazione) mentre sul piano sociale, la sudamericanizzazione del paese (aumento della conflittualità e del disagio sociale, criminalità dilagante e schiacciamento verso il basso dei livelli di reddito personale). Cari genitori, valutate pertanto con profonda attenzione cosa far studiare ai vostri figli e soprattutto a chi e dove rivolgere le loro attenzioni ed interessi. L'Italia ormai è un paese in via di sottosviluppo, non ha più senso spendere energie, risorse, tempo e denaro per un paese morente. Monti o Tremonti il risultato non cambia.


Fonte: srs di Eugenio Benetazzo,   postato il 22/11/2011

domenica 20 novembre 2011

COME FAR TORNARE LA DISCIPLINA NELLA SCUOLA: PANTALONI SBAGLIATI? NIENTE RIGHELLO? FUORI DALLA MIA CLASSE!


Un preside dal pugno di ferro suscita scandalo, per aver allontanato dalle lezioni 150 alunni che avevano violato regole minori.
Un preside, seguace della tolleranza zero, durante il suo primo giorno di lavoro, ha rispedito a casa 109 alunni perché indossavano un abbigliamento inadeguato.

Rory Fox, 43 anni, già insegnante in una prigione, ha introdotto una serie di regole drastiche per porre un freno all’indisciplina nella turbolenta Basildon Academy della contea di Essex. Genitori e insegnanti affermano che gli effetti sono già “rimarchevoli”.

Nei soli primi tre giorni del suo mandato, ha rispedito a casa 151 alunni che portavano scarpe da ginnastica con allacciatura in velcro, pantaloni non conformi alle regole, una cartella inadeguata e, in un caso, una bandana color oro.

Moltissimi altri alunni sono stati obbligati a seguire il doposcuola perché non avevano portato con sé in classe matita, carta, gomma e righello; dozzine di altri sono stati spediti in un centro d’isolamento per aver disturbato le lezioni.

Appena 48 ore dopo l’introduzione di queste regole ferree, gli insegnanti riferiscono di avere raddoppiato il tempo dedicato all’insegnamento durante le lezioni, non dovendosi più dedicare al “controllo della classe”.

Un pugno di genitori ha attaccato le misure draconiane del prof. Fox, definendole “ridicole”, ma allo stesso tempo la stragrande maggioranza dei genitori, ormai disperati riguardo alle possibilità di apprendimento in classe dei loro figli, le approva con gratitudine.

La Basildon Academy, costata 45 milioni di sterline, è stata fondata l’anno scorso dopo il fallimento delle due scuole di Chalvedon e Barstable.
 
Ma nonostante i costi, a distanza di un anno, la qualità dell’apprendimento non è migliorata, né nelle classi inferiori né in quelle superiori, nelle quali studiano complessivamente 1600 alunni.

I genitori dicono che i muri della scuola sono ricoperti di graffiti, che a casa vengono assegnati pochi compiti – che non vengono mai controllati - , che gli alunni si alzano nel bel mezzo della lezione per andarsi a fumare una sigaretta.

Vi è un elevato numero di assenze, di risse, di atti di bullismo e di personale in malattia, mentre gli insegnanti non riescono a fronteggiare un simile livello di indisciplina.

Il prof. Fox., ex dirigente della sezione istruzione nel carcere Edmund Hills, nel Suffolk, era stato nominato a capo della scuola per modificarne la situazione, dopo che l’Ofsted [Office for Standards in Education, il dipartimento governativo inglese per l’istruzione, NdT] aveva trovato inadeguati i suoi progressi.

Così egli ha introdotto una serie di regole rigide. Gli allievi devono rispettare uno standard nell’abbigliamento, che contempla un grembiule nero, una camicia e una cravatta a strisce nere e oro. Devono portare con sé, in ogni lezione, matita, blocco per gli appunti, righello e orari degli insegnamenti. Chi infrange le regole, viene rimandato a casa o obbligato al doposcuola.

Gli alunni che si comportano male in classe, vengono spediti in un centro d’isolamento, dove dovranno leggere restando in silenzio. Ai più giovani viene insegnato a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e vengono loro impartite lezioni di comportamento.

Dice il prof. Fox: “Come possiamo fornire ai ragazzi un apprendimento se non imparano nemmeno a presentarsi a scuola con il materiale necessario?

“Come si può insegnare l’algebra a dei ragazzi che non si presentano nemmeno in orario? Io credo che si debba essere molto, molto duri sulle piccole cose per ottenere che tutto il resto funzioni. Il cambiamento è stato davvero considerevole. Il morale degli insegnanti è alto, non c’è più bullismo e gli allievi sono felici.

“La cosa più importante è che, ora che c’è molta meno gente che disturba le lezioni, gli alunni sono liberi di apprendere. E stiamo instillando loro buone abitudini che li renderanno buoni cittadini e buoni impiegati”.

Julie Terry, 49 anni, di Basildon, ha tre figli nella scuola e afferma: “Il cambiamento è stato considerevole. E’ una svolta completa. E’ tornata la disciplina, le risse quotidiane sono finite”.


FONTE:   srs di Kate Loveys
dal sito del Daily Mail
traduzione di Gianluca Freda

sabato 19 novembre 2011

QUANDO LO VEDRAI



Quando lo vedrai  abbraccialo  e stringilo  forte
e dimentica  almeno per un momento
che un giorno lo perderai

By

 27-9-1976    Calatino


(Verona  Castel San Pietro)

domenica 13 novembre 2011

FANCIULLE INNAMORATE



14 anni sono pochi per essere donna
Tanti per  essere bambina
Abbastanza per essere  innamorate

(Napoli)

venerdì 11 novembre 2011

ALLUVIONE DI GENOVA: ALCUNI DATI PRECIPITATIVI CHE FANNO RIFLETTERE...


Ratei orari assurdi, pioggia veramente eccezionale sia per durata che per intensità. Il responso delle stazioni amatoriali della zona.

Quando si parla di alluvione, di nubifragio o di evento di grande portata, si intende una grossa massa d'acqua che viene riversata al suolo in una zona piu o meno ampia.

La Liguria soffre delle cosiddette "alluvioni lampo". Queste possono interessare zone ristrette di territorio, lasciando magari a secco delegazioni poste anche nelle immediate vicinanze.

La presenza di gole, vallate strette e crinali, altro non sono che un invito per i temporali autorigeneranti. Essi restano spesso bloccati in queste valli, scaricando la loro ira sottoforma di piogge torrenziali.

E' successo lo scorso anno a Sestri Ponente. Quest'anno invece è toccato ad alcune valli dello spezzino ed al levante genovese.

Attorno all'ora di pranzo di venerdì 4 novembre, mentre su Marassi infuriava il finimondo, a Sampierdana non pioveva neppure.

Uno sguardo ai dati delle stazioni amatoriali, a questo punto, è doveroso. Sulla delegazione di Marassi alta e Quezzi i dati pluviometrici sono a dir poco sconcertanti.

La zona piu colpita? Quezzi, indubbiamente! Una stazione posta in zona ha segnato una cumulata di 542mm a fine evento.

Se scendiamo a fondovalle, la stazione meteo di Marassi ha registrato i seguenti valori: 310mm in 2 ore ( dalle 10 a mezzogiorno), con un picco massimo di 50mm in 10 minuti, collocabile tra le 11.30 e le 11.40.

Per una quindicina di minuti si è tenuto un rateo orario superiore a 500mm/h con una punta massima di 576mm/h attorno a mezzogiorno.

Sono indubbiamente valori che fanno riflettere. Indubbiamente si poteva fare molto di piu in campo preventivo, ma quando il cielo decide di riversare a terra una simile cascata...e per di piu in una vallata stretta...spesso l'uomo giace impotente davanti alla furia della natura.


Fonte: srs Paolo Bonino, da Meteolive del 7 novembre  2011

giovedì 10 novembre 2011

LETTERA APERTA ALLE VITTIME DEI REATI


La prima vittima di un delitto è chi l’ha commesso  (Dostoevskij)
  
Dovrebbe essere più facile amare che odiare e dovrebbe essere meno doloroso perdonare che chiedere giustizia per pretendere vendetta.

L’uomo dovrebbe essere  più dei reati che ha commesso,  perché il male si sconfigge con il bene e non con altro male.

Nella vendetta, anche quando è prevista dalle legge, non ci potrà mai essere giustizia. Invece può nascere più bene dal perdono che dalla certezza della pena.

Chi cerca giustizia non dovrebbe desiderare il male degli autori dei reati.
Invece molte persone chiedono giustizia, ma in realtà vogliono vendetta perché chi cerca veramente giustizia dovrebbe chiedere solo la verità processuale del reato che ha subito.

Nella vendetta, anche quando è prevista dalle leggi e dal consenso popolare, non ci potrà mai essere giustizia.

Se vuoi veramente punire un criminale, perdonalo, se invece lo vuoi fare sentire innocente, tienilo dentro.
Il perdono ti punisce più di qualsiasi pena.
Per questo molti criminali hanno più paura del perdono che della vendetta sociale.

Una pena senza perdono, senza speranza, senza un fine pena, una pena disumana come il carcere a vita senza possibilità di liberazione,  non potrà mai rieducare nessuno.

L’ergastolo ostativo irrevocabile assume il significato della vendetta come la pena di morte.
Dopo molti anni non dovrebbe importare a nessuno chi eravamo, sarebbe più importante sapere chi siamo adesso.

Neppure Dio potrebbe condannare una persona per sempre.
Se lo facesse, smetterebbe di essere Dio e diventerebbe solo una persona  “perbene” con la fedina penale pulita e che va tutte le domeniche a messa.


 Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto
Agosto 2011 


Fonte: Le urla dal silenzio


mercoledì 9 novembre 2011

ECCO COS’È L’ERGASTOLO OSTATIVO: 80 ANNI, MALATO DI TUMORE, ANCORA IN CARCERE ED IN ISOLAMENTO


Questa è la VERA storia di Salvatore Liga, un ergastolano ostativo, attualmente detenuto a Spoleto, a cui nei mesi scorsi hanno diagnosticato un tumore maligno. Quest’uomo ha 80 anni, sta su una sedia a rotelle  ed è in isolamento in carcere.

Signori, questo è l’ERGASTOLO in Italia, questa è LA CERTEZZA DELLA PENA!
Dedicato a tutti coloro che dicono di voler  giustizia e pretendono vendetta: ecco a voi un vecchio, malato terminale destinato a morire in carcere, perché l’ergastolo ostativo perdona meno del tumore. 
In fondo l’ex Ministro Alfano lo gridava nelle piazze lo scorso anno: “I giovani invecchieranno e i vecchi moriranno in carcere”. Questi sono i nostri politici, questa è la nostra giustizia. Non conosco cosa abbia portato Salvatore
Liga  a ”guadagnarsi” l’ergastolo, so però che questa giustizia che applichiamo in nome della nostra sicurezza (che paura potrà mai fare un vecchio malato di 80 anni, su una sedia a rotelle???)  non è migliore degli assassini che vuole rieducare.

Ecco la stora vera di Salvatore Liga raccontata con le parole del nostro Carmelo Musumeci. Nessuna copertina, nessun Tg per lui, nessun grande giornale darà voce alla sua storia, ci pregiamo di farlo noi : “Dal Dentro” Una storia vera

La dove cresce il dolore è terra benedetta. Un giorno o l’altro, voi tutti riuscirete a capire cosa significa questo. (Oscar Wilde)

In carcere capita spesso che si possa osservare meglio gli altri che se stessi.
E scrivendo si può essere la voce di chi non ha neppure più la forza di avere voce.
Questa è una storia vera che nessuno scriverà mai in un giornale e mai nessuno racconterà in televisione.
Questa è una storia vera che rimarrà prigioniera nelle celle, nei cortili e nelle sezioni dell’Assassino dei Sogni (il carcere,  come lo chiamo io).
Io ci provo a fare evadere questa storia dalle sbarre della mia cella per farla conoscere aldilà del muro di cinta, al mondo dei “buoni”.
Questa è la storia di Salvatore Liga, detenuto nel carcere di Spoleto in Alta Sicurezza, 80 anni compiuti l’estate scorsa, vecchio malato e stanco.
E destinato con certezza a  morire in carcere perché è stato condannato alla pena dell’ergastolo ostativo a qualsiasi beneficio,  se al suo posto non ci mette un altro.
L’ultima volta che l’ho visto era questa estate e si muoveva a malapena nel cortile del carcere con due stampelle sotto le ascelle.
Stava sotto il sole seduto in una panchina di cemento armato tutto l’orario del passeggio a prendersi l’ultimo sole della sua vita.
Poi un giorno non l’avevo più visto.
In seguito avevo saputo che gli avevano trovato un tumore maligno allo stomaco e l’avevano trasferito d’urgenza in un centro clinico carcerario.
Proprio l’altro giorno ho saputo che era ritornato, l’avevano operato,  ma che adesso non riusciva più a camminare e gli hanno dato una sedia a rotelle.
Oggi, da un suo paesano, ho saputo che per Salvatore Liga le disgrazie non sono finite perché gli hanno applicato un residuo d’isolamento diurno.
A che serve e a chi serve applicare ad un povero vecchio in fin di vita una misura così sadica e vessatoria?
Molti forse non sanno che l’isolamento diurno è una pena che si dà normalmente quando si è condannati alla pena dell’ergastolo e che ti costringe a non fare vita comune con i tuoi compagni.
Che altro aggiungere,  se non che il carcere non dovrebbe essere uno strumento di tortura, mortificazione, un luogo di violenza istituzionale e una fabbrica di emarginazione.
E se siete dei credenti, aggiungo solamente che Gesù nelle sue predicazioni non chiedeva giustizia ma perdono.  Visto però i risultati, credo che Gesù abbia perso solo tempo a venire su questa terra.

Carmelo Musumeci. Spoleto ottobre 2011
Fonte: Le urla dal silenzio

martedì 8 novembre 2011

Lettera al Presidente della Repubblica Napolitano: preferirei avere il diritto ad una pena di morte


Al Presidente della Repubblica
Onorevole Giorgio Napolitano

Noi ergastolani della Casa di Reclusione di Carinola (CE) ci rivolgiamo a Lei per rappresentarLe la condizione in cui siamo costretti a scontare le nostre pene da quando siamo stati privai di ogni beneficio penitenziario e della stessa liberazione condizionale.

Nei fatti, nei nostri confronti, l’articolo 27 della Costituzione repubblicano è stato sostituito con l’articolo 22 del codice della dittatura fascista: “La pena dell’ergastolo è perpetua”. Una sostituzione che ha riportato le carceri al loro linguaggio punitivo, la cui situazione è stata definita da Marco Pannella: “una riproposizione morale e istituzionale della Shoah”. E mai definizione fu più appropriata per descrivere la nostra attuale condizione, perché noi vediamo morire ogni giorno una parte di noi stessi, senza che per noi possa nascere una nuova possibilità.

Questa condizione fa sentire ognuno di noi come quei cadaveri dimenticati all’interno degli appartamenti, che alla lunga ammorbano di miasmi irrespirabili l’intero condominio, perché la mancanza di speranza di possibilità nuovo colpisce noi, ma ammorba anche la società del sentimento della pena vista come una vendetta.

Un sentimento che non è solo contrario al Diritto, ma è anche una negazione dello stesso. Una negazione che ci costringe a vivere privi di speranza, anche dopo che il nostro passato,  nelle nostre intimità, non potrebbe più fare parte del nostro futuro.

Questa condizione produce dentro di noi sofferenze destinate a durare un’intera vita, mentre quelle procurate dalla pena di morte durano solo il tempo dell’esecuzione. Ed è perché siamo coscienti di questo che, molti di noi, tra una fine spaventosa e uno spavento senza fine, come una pena che non finirà MAI, preferirebbero avere concesso il diritto ad una pena di morte, come facoltà cosciente, se non altro per liberare i propri affetti dal grave peso della propria condizione.

Signor Presidente, non serve dire a parole che la pena di morte nel nostro paese non esiste. Per noi c’è, ed uccise. Lentamente, ma ci uccide. Anche se non applicata in sentenza, viene applicata ogni giorno sostituendo il patibolo con l’ergastolo ostativo.  Viene applicata con certezza, una certezza contraria ai valori tanto sbandierati, ma poco praticati, della nostra Costituzione. Valori negati del tutto nei nostri confronti, da quella sorta di neorazzismo che ha fatto affermare l’idea che la Giustizia, il Diritto e la stessa Costituzione, quando riguardano noi, sono qualcosa di ben altro di ciò che appartiene alla nostra cultura. Dal momento che sul FINE PENA MAI, alle condizioni in cui lo scontiamo noi, si potrebbero usare tutti gli argomenti che si usano per l’eutanasia.

Un neorazzismo che ha prodotto nei nostri confronti differenziazioni di pene effettive da scontare, che nemmeno nelle più tetre dittature sarebbero tollerate.

Basti dire, infatti, che oggi per lo stesso reato – omicidio – e la stessa condanna scritta in sentenza – ergastolo – noi siamo esclusi da ogni beneficio e dalla stessa liberazione condizionale, che era stata introdotta prima dei benefici.  Mentre chi non sottostà alle esclusioni previste dall’art. 4bis dell’Ordinamento Penitenziario, dopo dieci anni di pena scontata, se lo merita, può cominciare a godere delle misure alternative al carcere, e dopo 26 finire di scontare l’ergastolo. Una differenziazione che non ha niente a che fare con la lotta al crimine, né con la sicurezza attuale dei cittadini; valori che non si garantiscono negando la speranza  a chi avrebbe sbagliato in epoche lontane, e avrebbe dato prova di avere riflettuto sul male fatto agli altri, ai propri affetti, e a se stesso.

Quando ce lo meritiamo, non serve negarci ogni speranza. Servirebbe, invece una nuova via che possa portarci a farci carico del futuro che è  nelle nostre speranze, assumendocene precise responsabilità. Solo così ognuno di noi avremmo modo di “PENSARE E PESARE” sul proprio futuro. “Un pensiero e un peso” che ci farebbe sentire “Patria” la legge, che ci darebbe la possibilità di avere donata ancora un po’ di vita, anche in base ai nostri propositi futuri. Non sarebbe astratto e nemmeno folle pensare di farci partecipare al futuro che è nelle nostre speranze, attraverso anche la verifica di nostri propositi e non in base alle attuali burocrazie demenziali che non forniscono mai elementi reali su di noi. Una verifica che ci darebbe la possibilità di ridiventare amici della comunità cui apparteniamo e non continuare ad esserne un peso.

Ma per poter ridiventare amici e collaboratori della comunità servirebbe una prospettiva della pena che non sia vista solo come castigo, ma come un Diritto, il Diritto di potere mettere a frutto ciò che ognuno di noi sente di essere diventato dopo decenni di sofferenze e privazioni affettive. Dopo il rifiuto di quelle regole di vita che ci avevano impedito di stare in contatto con le nostre vere identità, speriamo di poter sottostare a un diritto equo e uguale per tutti, che ci consenta di sperare nel futuro.

Senza questa speranza perdiamo definitivamente ogni ragione per desiderare di continuare a vivere.

Tanto volevamo rappresentarLe, auspicando che ci giunga da Lei una parola di speranza.

Gli ergastolani della Casa di Reclusione di Carinola
15 dicembre 2010
.
Fonte: Le urla dal silenzio

lunedì 7 novembre 2011

ODOARDO SPADARO: NINNA NANNA DELLE DODICI MAMME


Ninna nanna popolare toscana (ma con varianti un po' in tutta Italia) che lo "chansonnier" fiorentino Odoardo  portò al successo. Probabilmente è una delle sue tre canzoni più conosciute, assieme a "Micragna's-Les-Bains" e, ovviamente, "La porti un bacione a Firenze".


Dodici mamme sopra un panca
stavan facendo una cuffia bianca,
una cuffietta piena di fiocchi
dodici cuffie per i marmocchi,
per i marmocchi non giunti ancora
ma che ben presto, forse all'aurora.
avrebber messo il capino biondo
in faccia al sole, in faccia al mondo.

Dodici mamme sopra una panca
la ninna nanna che mai non stanca
cantarellavano ai bei poppanti
dodici mamme, dodici canti.
Dormono tutti dentro la cuna,
dodici bimbi guardan la luna,
la candeluccia si sta smorzando
dodici mamme stanno vegliando.

Dodici veglie preghiere a Dio
Dio buono vigila il bimbo mio
passano i giorni, passano gli anni
passan le fasce, le cuffie e i panni
spuntano i denti un giorno in fretta
il nome mamma poi si balbetta.
Si chiede il pappo, la minestrina
un po' per volta, poi si cammina.

Passano gli anni velocemente
restan le mamme che amaramente
pensano a quando, sui suoi ginocchi,
dondorellavano i bei marmocchi.
Un giorno scuotesi tutta la terra,
romba il cannone, questa è la guerra,
dodici mamme son trepidanti
con gli altri partono dodici fanti.

Dodici vecchie sopra una panca,
come la neve la testa è bianca,
dodici vecchie testine bianche
vegliano sempre ma non son stanche.
Dodici mamme, dodici cuori,
dodici affetti, mille dolori.
Dodici pianti, così va il mondo,
dodici attese, nessun ritorno.

Fonte: srs di Odoardo Spadaro

sabato 5 novembre 2011

COME COMPORTARSI IN CASO DI ALLUVIONE

Alluvione  a Monteforte


COME COMPORTARSI IN CASO DI ALLUVIONE

NORME CORPOTAMENTALI

Le grandi piene fluviali sono lente a propagarsi, il livello delle acque aumenta gradualmente (ore o giorni) e in genere lascia il tempo di prepararsi a salvaguardare i beni esposti ad allagamenti e mettersi in salvo, chiudere vie di comunicazione e ponti, con un'informazione da parte degli enti preposti sufficientemente anticipata e precisa.
Nel caso delle piene-lampo (flash floods) è invece fondamentale la conoscenza di elementari norme di autoprotezione, perché le onde di piena su torrenti montani in forte pendenza, le frane e le colate detritiche, sono fenomeni rapidissimi e non permetto- no di attendere avvisi esterni. La protezione civile interviene in questi casi solo a soccorrere le vittime e ripristinare le condizioni di normalità, e l'unica protezione efficace è quella che si mette in atto da soli.

1)       Dopo un primo avviso di attenzione bisogna informarsi costantemente sull'evoluzione meteorologica, e non fidarsi solo delle voci, ma ricorrere alle fonti ufficiali dei servizi meteo. Rispettate sempre le disposizioni degli enti locali e di protezione civile preposti alla gestione dell’emergenza.

2)       Ogni Comune deve disporre di un piano di protezione civile e dovrebbe informare i cittadini sull'ubicazione dei rifugi, dei centri di raccolta e delle zone a rischio. Pretendete di conoscere queste cose quando si è tranquilli nelle giornate di sole, non quando si è in emergenza. La sicurezza si prepara giorno per giorno, non bisogna né sottovalutarla né burlarsene, verrà tutta utile nei minuti più importanti della vostra vita!

3)       Non bisogna farsi prendere dal panico: primo obiettivo è salvare la vita e non farsi male.

4)       Mai combattere con l'acqua e i detriti, sono più forti loro. Un'automobile galleggia in poco più di 30 cm d'acqua, nonostante pesi oltre una tonnellata: l’acqua può spazzarvi via come fuscelli se tentate di opporvi!

5)       Non entrate mai nell'acqua in movimento con un'automobile anche se vi sembra di conoscere la strada, meno che mai in un sottopassaggio allagato: negli ultimi 6 anni ci sono state in Italia 10 vittime che potevano essere facilmente evitate, l'incidente peggiore a Prato nell'ottobre 2010, 3 donne cinesi annegate. Il sottopassaggio è una trappola, sta a voi evitare di entrarci.

6)       Anche a piedi non si entra mai in acqua in movimento se è superiore a 20 centimetri, perché la corrente vi può facilmente travolgere. Inoltre ci possono essere voragini o tombini aperti nascosti dall'acqua fangosa, nei quali potreste essere inghiottiti.

7)       Non rimanete in locali bassi, garage, seminterrati, ma trasferitevi ai piani alti, eventualmente chiedendo ospitalità ai vicini. Se la casa è a rischio frana, trasferitevi in luogo sicuro.

8)       Preparate uno zainetto di sopravvivenza in luogo facile da raggiungere, pronti a prenderlo con voi in caso di evacuazione: bottiglie d'acqua potabile, cibo conservabile, cambio biancheria e oggetti per igiene personale, fotocopia documenti, torcia a pile o lampada frontale (controllate che le batterie siano cariche), carta e penna, radio e telefonino con carica batteria, medicine e pronto soccorso, stivali di gomma.

9)       Poi pensate alla casa: spostate documenti, libri, oggetti di valore e mobili da cantine e piani terra ai piani alti, parcheggiate le auto lontane da corsi d'acqua.

10)     Ma soprattutto, rimanete vigili e attenti: molti incidenti capitano perché nelle giornate a rischio facciamo di tutto per continuare a vivere come nei giorni normali, invece bisogna concentrarsi, ascoltare i rumori sospetti, osservare cosa accade nei fiumi, prepararsi materialmente e psicologicamente a salvarsi con le proprie forze senza aspettare aiuti improbabili: per definizione, un'emergenza è qualcosa nella quale nulla funziona e nessuno potrebbe aiutarvi.

Consigli per autoproteggersi in caso di alluvione (siti italiani e internazionali):









Inoltre, informazioni in tempo reale su:

http://www.nimbus.it/  .-  Società Meteorologica Italiana onlus / Rivista Nimbus

http://www.facebook.com/smi.nimbus    - Pagina facebook della Società Meteorologica Italiana



ALLUVIONE;  SE SI HA TEMPO  RICORDARSI ANCHE DI:

Se si vive in zone soggette a fenomeni alluvionali occorre adottare alcuni comportamenti che saranno utili in caso di emergenza e per la salvaguardia della propria e altri incolumità.

Per motivi di prevenzione, è utile avere sempre in casa, riuniti in un punto noto a tutti i componenti della famiglia, oggetti di fondamentale importanza in caso di emergenza (particolarmente in caso di evacuazione forzata), quali:



- chiavi di casa

- medicinali necessari per malati o persone in terapia

- valori (contanti, preziosi)

- impermeabili leggeri o cerate

- fotocopia dei documenti di identità dei componenti della famiglia

- vestiario pesante di ricambio

- carta e penna

- scarpe pesanti

- generi alimentari non deperibili

- kit di pronto soccorso

- vi sono anche bambini e/o anziani

- radio a batterie con riserva

- coltello multiuso

- torcia elettrica con pile di riserva


COSA FARE PRIMA DI UN POSSIBILE FENOMENO ALLUVIONALE

I Sindaci dei comuni dotati di un proprio Piano Comunale di Emergenza informeranno tempestivamente la popolazione ed attiveranno tutte le procedure previste al fine di assicurare, nell'ambito del proprio territorio comunale, il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione stessa.

Chi abita o lavora in edifici inondabili, qualora ritenga di trovarsi in una situazione di rischio o sia stato emanato, da parte degli enti competenti, un messaggio di ALLERTA (pre-allarme) deve adottare tutte le misure preventive consigliate (vedi elenco seguente). E' cautelativamente preferibile concentrare in quel momento anche le operazioni previste per la fase di ALLARME o EVENTO IN CORSO. E' fondamentale ricordare che la differenza tra l'ALLERTA e l'ALLARME, o evento in corso, può essere minima e di difficile previsione: è sufficiente che la pioggia si concentri in una zona ristretta per dal luogo a fenomeni improvvisi di esondazione.

Prestare attenzione alle indicazioni fornite dalla radio, dalla TV o dalle autorità, anche tramite automezzi ben identificabili (Polizia, Carabinieri, Vigili Urbani, Croce Rossa, Volontariato, ecc.)

Salvaguardare i beni collocati in locali allagabili, solo se in condizione di massima sicurezza

Assicurarsi che tutti gli abitanti dello stabile siano al corrente della situazione

Se si abita a un piano alto, offrire ospitalità ai nuclei familiari che abitano ai piani sottostanti

Se si risiede ai piani bassi, chiedere ospitalità ai vicini di sopra

 Porre delle paratie a protezione dei locali situati al piano strada e chiudere/bloccare le porte di cantine o seminterrati

Porre al sicuro la propria autovettura in zone non raggiungibili dall'allagamento

Se si corre il rischio di allagamento, rimanere preferibilmente in casa

E' importante insegnare ai bambini il comportamento da adottare in caso di emergenza, come chiudere il gas o telefonare ai numeri di soccorso

COSA FARE IN CASO DI ALLARME O DI FENOMENO ALLUVIONALE IN CORSO

Ricorda che

· L’acqua è fortemente inquinata e trasporta detriti galleggianti che possono ferire o stordire.

· Macchine e materiali possono ostruire temporaneamente vie o passaggi che cedono all’improvviso.

· Le strade spesso diventano dei veri e propri fiumi in piena.

IN CASA

Se si risiede ai piani bassi in zone inondabili, occorre rinunciare a mettere in salvo qualunque bene o materiale, specie nelle cantine e nei garage. Trasferirsi immediatamente in ambiente sicuro, ai piani alti, senza usare l’ascensore. Eventualmente chiedere ospitalità ai vicini dei piani superiori

Aiuta gli anziani ed i disabili del tuo edificio a mettersi al sicuro.

Evitare la confusione, fare il possibile per mantenere la calma, rassicurare coloro che sono più agitati, aiutare le persone inabili e gli anziani

Se possibile, staccare l'interruttore centrale dell'energia elettrica, chiudere la valvola del gas e l’impianto di riscaldamento.

Non bere acqua dal rubinetto di casa: potrebbe essere inquinata.

FUORI CASA

Ricordarsi che è molto pericoloso transitare o sostare lungo gli argini dei corsi d'acqua, peggio ancora sopra ponti o passerelle per vedere la piena o nei sottopassi.

Evitare di intasare le strade andando a prendere i propri figli a scuola: i ragazzi sono assistiti dal personale incaricato di protezione civile

Usare il telefono solo per casi di effettiva necessità per evitare sovraccarichi delle linee telefoniche.

Se sei in gita o in escursione, affidati a chi è del posto: potrebbe conoscere aree sicure.

Se sei solo allontanati verso i luoghi più elevati e non andare mai verso il basso.

Evita di passare sotto scarpate naturali o artificiali.

Una volta raggiunta la zona sicura, prestare la massima attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità di protezione civile, attraverso radio, TV o automezzi ben identificabili della Protezione civile

Prima di abbandonare la zona di sicurezza, accertarsi che sia dichiarato ufficialmente il CESSATO ALLARME

IN AUTOMOBILE

Evitare l'uso dell'automobile se non in casi indispensabili. Se tuttavia vi trovate in auto, non tentate di raggiungere comunque la destinazione prevista, è opportuno invece trovare riparo presso lo stabile più vicino e sicuro.

Evitare le strade collocate tra versanti molto ripidi.

Evitare le strade vicine ai corsi d’acqua. 


Fai attenzione ai sottopassi che si possono allagare facilmente.
 




E alla fine…  pregate tutti i Santi che conoscete! 
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DOPO


Raggiunta la zona sicura, presta la massima attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità di protezione civile, attraverso radio, TV e automezzi ben identificabili della protezione civile;

Evita il contatto con le acque. Sovente l’acqua può essere inquinata da petrolio, nafta o da acque di scarico. Inoltre può essere carica elettricamente per la presenza di linee elettriche interrate;

Evita le zone dove vi sono ancora correnti in movimento;

Fai attenzione alle zone dove l’acqua si è ritirata. Il fondo delle strade può essere indebolito e potrebbe collassare sotto il peso di un’ automobile;

Getta i cibi che sono stati in contatto con le acque dell’alluvione;

Presta attenzione ai servizi, alle fosse settiche, ai pozzi danneggiati. I sistemi di scarico danneggiati sono serie fonti di rischio.
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Se alla fine non ti è successo nullo, ringrazia il Cielo e mettiti a disposizione  del prossimo.