domenica 30 agosto 2020

DISCORSO DI R. KENNEDY A BERLINO.


 

Il testo tradotto….

 

Negli Stati Uniti i giornali dicono che sono venuto qui per parlare con 5.000 nazisti. E domani lo confermeranno esattamente: Che ho parlato con 83.500.000 nazisti.

Quando guardo nella folla, vedo l'opposto dei nazisti. Persone che vogliono un governo diverso, persone che vogliono leader che non mentano loro. Non vogliamo che i leader che fanno indiscriminatamente le regole solo per mantenere il nostro controllo.

Vogliamo politici che si preoccupino della salute dei nostri figli e non del profitto della lobby farmaceutica e del proprio profitto - questo è l'opposto del nazismo.

... Vedo persone di tutte le nazioni, con tutti i colori della pelle, vedo persone che hanno a cuore l'umanità, che sono qui per la salute dei loro figli e per la libertà e la democrazia.

 

I governi amano le pandemie - e le amano per le stesse ragioni per cui amano la guerra, perché permette loro di mettere in atto meccanismi di controllo che altrimenti non accetteremmo mai. Queste sono istituzioni, meccanismi che richiedono la nostra sudditanza. E ora sappiamo che persone come Bill Gates e Anthony Fauci hanno pianificato questa pandemia per decenni, che ora hanno portato su di noi. Ma ora sappiamo che non possono nemmeno spiegare cos'è la pandemia. ... inventano i numeri, inventano una pandemia per farci entrare nella paura. Inventano questi numeri che leggiamo sui giornali, guardiamo in televisione - e quando vediamo questi numeri, ci spaventiamo. 

Non hanno nemmeno un test PCR affidabile. Quello in cui sono bravi è creare paura.

 

All'epoca  si  chiese a Hermann Göhring come la gente segue i nazisti. Diceva: Molto semplice, non ha niente a che vedere con il nazismo. Lo si può fare nel socialismo, nel comunismo, nella democrazia. È la natura umana. Dobbiamo solo far paura alla gente e poi loro ci seguono.

 

Cinquant'anni fa, mio zio J.F. Kennedy venne a Berlino. Berlino era il fronte contro il totalitarismo. E oggi è di nuovo così: Berlino è il fronte contro il totalitarismo. Ed è per questo che oggi ripeto con orgoglio: sono un berlinese. ….

 

E vorrei dire un'altra cosa: non hanno fatto un buon lavoro per proteggere la salute della gente. Ma hanno fatto un 'buon lavoro' per portare il 5G nelle nostre comunità. E hanno creato l'inizio di una moneta digitale - e questo è l'inizio della schiavitù. Perché quando i vostri conti bancari controllano il vostro comportamento. 

 

Vediamo tutti gli spot pubblicitari in televisione che dicono: il 5G sta entrando nelle vostre comunità. E dicono che il 5G sarà portato ovunque, che renderà la nostra vita molto migliore. E il pericolo è che accettiamo solo il 5G. E solo perché possiamo scaricare un video in 5 secondi invece che in 16 secondi E stanno spendendo miliardi di dollari per 5G. Il motivo è la raccolta e il controllo dei dati. È per Bill Gates, Zuckerberg e Lisa... non per noi. Con i suoi satelliti, Bill Gates può monitorare ogni centimetro quadrato del globo. E lo usano per spiarci con il riconoscimento facciale. Tutti questi dispositivi intelligenti - non sono per noi, ma solo per la sorveglianza e la raccolta dati. 

 

Questa pandemia spetta all'élite dettare quello che vogliono che facciamo. Stanno usando la pandemia per monitorare, controllarci. Lo usano per trasferire l'intera ricchezza della popolazione a una manciata di elite e ci impoveriscono.

L'unica cosa tra i nostri figli e loro è questa gente che è venuta a Berlino. E noi diciamo loro: Non avrete la nostra libertà, non avrete i nostri figli e noi salveremo la nostra democrazia.

 

 

Link: https://www.youtube.com/watch?v=rZcR8ZTXrV8

 



 

(Testo copiato da Groner Phoenix)

29/08/2020

 

Fonte: da facebook di Fabio Zappala del  30 agosto 2020

Link: https://www.facebook.com/fabio.zappala.7

 

martedì 18 agosto 2020

IL MANCATO ATTENTATO ALL'ARENA DI VERONA.

 

L'Arena di Verona


"Data la pluralità, convergenza e eterogeneità delle fonti, si può dire senz'altro acquisita la prova di una immane strage che qualcuno era pronto a compiere all'Arena di Verona e che qualcun altro ritenne invece di risparmiare al Paese, rimuovendo il micidiale ordigno già piazzato in loco". Queste le parole del P.M. che indagava sulla strage di Piazza della Loggia. 

 

Dalla confessione di alcuni dei protagonisti degli anni di piombo in Italia, emerge che, dopo la strage di Piazza della Loggia, il prossimo obiettivo per un attentato sarebbe stata L'Arena di Verona. È nientemeno che Stefano Delle Chiaie, leader storico di Avanguardia Nazionale, che in una intervista su "L' espresso" del 26 dicembre 1982 dichiara che nei primi mesi del 1975 o poco prima della stagione lirica, in occasione di alcuni lavori di manutenzione, fu collocata una bomba ad alto potenziale all'interno dell'Anfiteatro . Dichiarazione ribadita alla Corte di Assise di Milano il 6 aprile 1987, dopo la sua estradizione dal Venezuela e rivendicando ad Avanguardia il merito di aver materialmente bloccato l'operazione rimuovendo l'ordigno, in netto contrasto con i propositi di altri gruppi del terrorismo nero. Anche i responsabili di Ordine Nuovo erano contrari a questo progetto.

 

Altro personaggio, Angelo Izzo, nel gennaio del 1984. raccontò al Procuratore della Repubblica di Firenze che nel carcere di Trani, Pierluigi Concutelli gli raccontò che lui e uno dei suoi, andò materialmente a Verona a recuperare la bomba e che poi lo stesso Concutelli sequestro' e interrogo uno degli organizzatori dell'attentato.

 

Ultima fonte, Giuseppe Albanese, un detenuto comune che, avendo avuto una certa frequentazione carceraria con vari esponenti della destra eversiva tra cui Concutelli, nel 1984 scrisse un memoriale su vari fatti criminosi tra cui la mancata strage all'Arena di Verona. Scrisse infatti di aver appreso da Gianfranco Ferro che quest'ultimo nell'estate del 1976! andò con altri militanti a Brescia per dissuadere Ermanni Buzzidal compiere l'attentato e ordinandogli di ritirare gli ordigni. Dichiarazione ribadita da Albanese al G.I. di Milano l'11 giugno 1992. 

 

Considerando la grande partecipazione di pubblico durante gli spettacoli, poteva essere una strage forse peggiore di quella della stazione di Bologna, non serve molta fantasia per immaginare lo scenario di panico che si sarebbe creato dopo l'esplosione, e per ultima, molto dopo il dramma umano, i gravissimi danni al nostro bimillenario Anfiteatro. 

 

Foto dal gruppo STORIE ROMANE

 

Fonte: Facebook,  srs di Giuseppe Galvani   del 14 agosto 2020

Lonk: https://www.facebook.com/giuseppe.galvani

 

 

domenica 16 agosto 2020

LA DISTRUZIONE DEI PONTI DI VERONA

 

 


La storia la scrivono i bugiardi vincitori

 

Questa asserzione è il pilastro su cui poggia la storiografia mondiale. Qualunque testo soggiace a questo comandamento. Qualunque storico che scrive, elabora  il proprio pensiero, seleziona fatti ed  eventi, arrivando a mentire anche a se stesso, pur di rispecchiare ed esaltare la propria personalità, carattere e dottrine.

A parte l’offesa contro la verità, questo modo di agire è anche una mancanza di rispetto perpetuo nei confronti dei lettori. Devo dire che purtroppo molti lettori  non cercano la verità, ma solo quello che  è conforme  al proprio “pensiero”,  pertanto a loro basta quel genere di storici.

 

 

Un bellissimo ed eclatante esempio di come si “scrive la  storia” lo abbiamo nella nostra bellissima Verona.

 

Nella seconda guerra mondiale, i ponti di Verona furono fatti saltare, con mine, la sera del 25 aprile 1945.

Moltissimi veronesi quella sera non videro cosa stava succedendo, erano per paura  chiusi in casa, ma i fragori e i tremori delle esplosioni li  sentirono, eccome li sentirono, e  a chilometri di distanza.

Beh! Cosa c’è d’eclatante in questa vicenda? 

La cosa clamorosa e che per decenni la storiografia ufficiale, riportò in tutte le pubblicazioni, che la distruzione  dei ponti avvenne la sera del 24 aprile 1945 e, solo dopo quasi 40 anni, qualche autore iniziò a riportare la data esatta della distruzione. 

Perché? Ma come poteva la storiografia ufficiale vincente riportare o ammettere che la sera del 25 aprile, che è il giorno ufficiale della fine della seconda guerra mondiale, Festa Nazionale della Liberazione in una città ormai abbandonata dall’esercito tedesco, due soli militari su un sidecar,  con tutta calma, partendo dal ponte della ferrovia, facevano saltare uno a uno tutti i ponti di Verona? 

Per essere precisi: quasi tutti i ponti di Verona, perché ne rimase in piede uno,  quello della ferrovia, che era quello strategicamente più importante, ma esplosero solo le cariche poste sulla scarpata del ponte ai lati  del fiume. Quel ponte  si chiamava <<Ponte Francesco Giuseppe>> ed era stato costruito dall’ amministrazione Austrica nel  1852 e “forse” questo è bastato per salvarlo.   E poi, dov’erano i partigiani? Bastava un esiguo gruppo di essi per salvare i ponti. Erano spariti? Avevano abbandonato anche loro la città?   O forse a Verona erano stati praticamente inesistenti. E sì che qualcuno ha perfino dato a Verona una medaglia d’oro in onore alla resistenza. 

Di sicuro il giorno dopo Verona era invasa di partigiani,  anzi di  “spartigiani”, gli “spartigiani” della vittoria! La città ora ne era piena, anzi stracolma.

Ma questa è un’altra storia.



 

Per essere sicuri che si mantenesse nel tempo la data esatta della distruzione dei ponti di Verona si pose sul ricostruito  ponte di Castelvecchio una lapide con la seguente scritta: 

 

IL PONTE  SCALIGERO

DISTRUTTO CON MINE DAI TEDESCHI IN FUGA

LA SERA DEL 24 APRILE 1945

PER INIZIATIVA DEL MINISTRO GONELLA

RICOSTRUITO FEDELMENTE SUL TIPO E FORMA DI PRIMA

A CURA DELLA SOPRAINTENDENZA AI MONUMENTI DI VERONA

VIENE INAUGURATO IL 2 SETTEMBRE 1951

 

 




Ai posteri la sentenza

 

 

 

Nicola Cordioli Giorgio Battocchio io avevo sentito raccontare, da chi ci aveva portato a vedere in una uscita la Rondella delle Boccare lo scorso 1 giugno, che i tedeschi avevano messo le cariche sfruttando una barca di una famiglia che vivevano nei pressi. Questi ultimi, mangiata la foglia che qualcosa di grave si stesse compiendo, decisero di nascondere la barca. Le truppe tedesche il giorno dopo, ovvero quello dove avevano deciso di far saltare il ponte, dovettero arrangiarsi in fretta e furia e fecero esplodere solo le cariche poste sulle spalle...