sabato 25 maggio 2013

ISLAMICO AI FEDELI: PRENDIAMOCI L’EUROPA FACENDOCI MANTENERE DAGLI EUROPEI



Anjem Choudary, il predicatore islamico

Un predicatore islamico è stato segretamente filmato dal Sun mentre istruisce i propri seguaci, invitandoli a prendere vantaggio dallo stato sociale britannico per finanziare la conquista islamica del Regno Unito.
Nel video si vede Anjem Choudary – questo il nome del predicatore – prendersi gioco in modo beffardo, dei lavoratori britannici che lavorano per guadagnarsi da vivere, mentre loro – i predicatori islamici – lavorano uno o due giorni l’anno e si fanno mantenere dallo stato sociale britannico.
Il resto dell’anno siamo impegnati con il jihad, perché è normale e giusto per noi e per voi prendere soldi dai kuffar – gli infedeli – mentre lavoriamo per occuparli”.
Così prendiamo l’assegno dello stato come Jihadisti . È necessario ottenere sostegno.
E poi ha continuato a dire alla folla dei seguaci: “stiamo andando a prendere l’Inghilterra, i musulmani stanno arrivando.
Ridicolizzando la vita quotidiana dei lavoratori britanni, nel video Choudary dice: “voi trovate persone impegnate a lavorare tutta la loro vita. Si svegliano alle 7. Vanno a lavorare alle 9
Lavorano per otto, nove ore al giorno. Tornano a casa alle sette, e guardano la tv, lo fanno per 40 anni della loro vita, e noi ci facciamo mantenere da loro”.

Choudary , padre di quattro figli, ottiene più di £25.000 – circa 40mila euro – l’anno di benefici, ovvero £8.000 in più della paga dei soldati britannici che combattono e muoiono in Afghanistan. Il video del predicatore è stato segretamente girato durante tre incontri dal quotidiano inglese Sun.
In un’altra riunione a Slough l’infiltrato dal Sun, ha registrato Choudary mentre proclamava che l’Islam è pronto a prendersi l’Europa.
Queste le parole del predicatore: “Ora stiamo prendendo Birmingham e lo stiamo popolando,” ha detto.
Bruxelles è al 30% islamica e Amsterdam lo è al 40%. Bradford è al 17 per cento musulmana”.
Queste persone sono come uno tsunami in corso in tutta Europa. E qui siamo solo all’inizio. La realtà sta cambiando.”
Democrazia, libertà, laicità sono solo idee di kuffar – infedeli – e dobbiamo eliminarle.”

E poi non dite che gli Islamici non sono “chiari” nelle loro intenzioni. Basterà essere consapevoli delle loro reali intenzioni per opporvisi? O continueremo a dare loro contributi – come accade anche in Italia – per favorirne la riproduzione. La loro arma migliore sono le nascite, finanziate in modo autolesionista con il nostro welfare che, in modo vizioso viene sottratto dalla disponibilità delle coppie italiane.
Li aiutiamo nella loro opera di conquista.

Fonte:  Visto su http://voxnews.info, del  19 febbraio 2013

venerdì 24 maggio 2013

FRATEL ARONNE CASSANDRINI


Fratel Aronne Cassandrini

Il 6 febbraio 2013 a Negrar ci ha lasciati fratel Aronne Cossandrini, da tanto tempo missionario in Angola.  Aveva 77 anni. Era fratello di suor. Claudia Cassandrini, delle Povere Serve della Divina Provvidenza.
Ecco le parole usate dal Casante durante il funerale celebrato il 9 febbraio a San Zeno in Monte ...

Siamo qui riuniti come Famiglia Calabriana per celebrare l'eucaristia e dare il nostro ultimo addio a fratel Aronne Cassandrini. Il brano del libro dell 'Ecclesiaste, appena letto, ci aiuta a entrare nel mistero della vita e dell'azione di Dio nel cuore umano e a capire nella fede il tempo che viviamo e il senso della nostra vita quando è vissuta nel Signore: "Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo". Tutto è nelle mani di Dio Padre, tutto è orientato dalla sua Divina Provvidenza. Perché temere? Anche la vita di fratel Aronne è stata una vita vissuta in pienezza, momento per momento, affidandosi nelle mani provvidenti del Padre.

Fratel Aronne Cassandrini è nato a San Martino Buon Albergo (Vr) il 3 febbraio 1942. Da piccolo ha ricevuto una solida formazione alla vita cristiana nella sua famiglia. Essendo il figlio più grande, ha dovuto lavorare subito ed è stato capace di apprendere molte abilità. Da giovane ha conosciuto fratel Vittorino, attraverso il quale ha scoperto lo spirito puro e genuino dell'Opera dal quale è rimasto affascinato. Possiamo dire che la prima esperienza di fr. Aronne con la spiritualità di don Calabria è avvenuta con lo Spazio Fiorito Mariano alla scuola di fr. Vittorino, da lui sempre considerato un maestro di vita. Fu in quel contesto che nacque la sua vocazione alla vita religiosa. Dopo un periodo di esperienza, nel 1987 è entrato a San Zeno in Monte come postulante e poi ha iniziato il noviziato nello stesso anno, quando aveva già 45 anni. Ha fatto la sua prima professione l'8 settembre 1988 (a settembre avrebbe celebrato il 25°) e nel 1991 ha fatto la prima professione triennale.

Aveva un amore tutto particolare per la "casa" e questo l'ha dimostrato in tutte le strutture dell'Opera in cui ha vissuto. Dopo la professione è rimasto un breve periodo presso la comunità di via Roveggia e poi ha vissuto quasi tutta la sua vita religiosa come missionario in Angola in varie comunità (Uige, Huambo, Luanda) a parte un periodo di 5 anni trascorso come missionario in Brasile. Solo negli ultimi mesi ha dovuto lasciare l'Angola, in seguito al manifestarsi di una grave malattia. Ha vissuto anche quest'ultimo periodo difficile con molta serenità. Tutte le volte che andavo a trovarlo rimanevo edificato dalla sua tranquillità, proprio lui che per natura era sempre stato un po' ansioso.

Nella pagina del vangelo di questa celebrazione, che è il cuore da dove è nata la spiritualità Calabriana, troviamo la certezza di un Dio Padre Provvidente che pensa alle piccole e grandi cose della nostra vita, mentre noi siamo chiamati a cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia. La fede e l'affidamento nelle mani di Dio ci aiutano a vivere la nostra vita nella piena certezza che non sono le preoccupazioni che riempiono il cuore dell'uomo, ma la capacità di riconoscere Dio come Padre di tutti.

Con riferimento a questi testi della Sacra scrittura, vorrei ora tratteggiare alcune caratteristiche proprie della vita di frate l Aronne:

- uomo che viveva ogni cosa al momento giusto. Per tutto c'era il suo momento. Era molto meticoloso nelle cose che portava avanti con tanta responsabilità e precisione;

- uomo dell'accoglienza e del servizio nascosto. Lo ricordo soprattutto in questi anni in Angola, nella casa di accoglienza a Luanda, sempre attento ai bisogni dei fratelli e delle persone che frequentavano la casa. Coltivava un grande amore per la casa e cercava di trasmettere questo amore ai giovani in formazione;

- uomo di preghiera e interiorità. Pur essendo sempre immerso nell'attività e nel servizio, nutriva ogni giorno la sua vita interiore con la preghiera, meditazione della parola e celebrazione dell'eucaristia. Cercava nella giornata momenti di silenzio e riflessione personale. Mai perdeva l'occasione di parlare di Dio alle persone e parlare a Dio delle situazioni delle persone;

- si mostrava sempre felice per la sua scelta di vita come consacrato e lo testimoniava con il sorriso. Viveva l'autenticità della vita consacrata e soffriva molto quando non vedeva negli altri una forte convinzione della loro consacrazione. Viveva lo spirito dell'Opera nella ricerca quotidiana del regno di Dio nell 'umiltà e nascondimento;

- si è sempre dato da fare per le varie attività della casa, con generosità e altruismo. Trovava sempre una soluzione ai problemi, anche quando erano grandi come ai tempi della guerra civile in Angola; 

il suo carattere sensibile lo portava a coinvolgersi nei problemi delle persone e ad essere molto unito alla sua famiglia.

Durante il suo ultimo ricovero all’ospedale, quando le forze glielo permettevano, non lesinava di visitare i malati o gli amici che sapeva ricoverati. Eccolo il 29 settembre 2012 a congratularsi  per il lieto evento  della nascita di Lorenzo, con la mamma Chiara e la nonna  Marina.


Mi ha impressionato molto, ad esempio, la grande vicinanza dei suoi familiari in questo ultimo periodo di malattia. Questo l'ha confortato tanto;

sentiva profondamente sua la vocazione missionaria. Come fratel Vittorino è stato per lui un maestro di vita, io credo che anche la sua vita sarà un esempio che attirerà nuove vocazioni alla vita consacrata e missionaria.

Oggi fr. Aronne ci lascia una testimonianza molto bella di vita vissuta nell'umiltà, semplicità e nel servizio ai più poveri e bisognosi, come tanti nostri fratelli e sorelle che ci hanno preceduto. Grazie, Padre, per la vita del nostro fratello che ora continua a vivere in Te nell'eternità e in mezzo a noi con la sua intercessione.
P. Miguel Tofful


MESSAGGIO DALLA DELEGAZIONE MOMO MUXIMA

Abbiamo ricevuto con molto dolore la notizia della morte del nostro amato fratello Aronne Cassandrini, membro per tanti anni della nostra Delegazione Momo Muxima. Ha donato tutta lo sua vita a questa missione, consacrando ad essa gli anni della sua maturità. É venuto in Angola, mandato dall’ obbedienza, subito dopo lo sua prima professione religiosa. Ha sempre servito il Signore accogliendo con fede e amore chi più aveva bisogno, assumendo i lavori più umili della casa, realizzandoli con competenza, dedicazione e tanto amore.
Ha amato molto i suoi fratelli, soprattutto quelli angolani, prestando loro vere attenzioni evangeliche. Ha amato i poveri che ha servito come Gesù e vedendo Gesù in tutti loro. Ha confidato e si é affidato  al nostro Padre Celeste. La sua morte é una finestra che si apre alla vita, é fonte di tante speranze.

Abbiamo la certezza che é in paradiso, ricevendo il premio dei giusti, e che dal cielo intercede per noi. In particolare chiediamo che interceda perchè lo vocazione del Fratello Consacrato, che lui ha vissuto con totale dedicazione, continui ad essere una realtà meravigliosa per lo Chiesa, per l'Opera e in particolare per lo nostra Delegazione.

Ringraziamo tutta l'Opera, i familiari, sor. Claudia, per il dono di fr. Aronne missionario in Brasile e in Angola. Grazie, fr. Aronne ...
I tuoi fratelli della Delegazione Mamo Muxima (luanda, 8 febbraio 20131)

Fonte: srs di M. Cunico, da L’AMICO  di marzo e aprile 2013  (n°2),



RICORDO DI FRATEL ARONNE

Aronne con Marina Rose


Verona, 9 febbraio 2013

Ciao Fr. Aronne,
Tu sei tornato alla casa del Padre, ma sono certa che da lassù ci aiuterai ancora come sapevi fare solo tu. In questi giorni i ricordi affiorano alla mente: Angola 1993 ... guerra, fame, miseria umana. Tu riuscivi ad organizzare cibo, vestiti e altro ancora per i 50 ragazzi seminaristi a Luanda. Erano ragazzi lontani dalle loro famiglie, dai loro villaggi, alcuni da tempo non avevano più notizie dei loro cari. Nelle feste importanti e per i loro compleanni, riuscivamo anche a festeggiare con tombole ricche di premi (per modo di dire); ricordo che abbiamo fatto anche le frittelle (dove abbiamo trovato gli ingredienti solo Dio lo sa).

Con te abbiamo cucito le vesti bianche (con lenzuola vecchie arrivate con il container dall'Italia) per i nostri sacerdoti, perché quando uscivano dalla Missione per andare a celebrare le S. Messe nei villaggi, venissero riconosciuti, con la speranza che fossero più "protetti" dalle aggressioni. Erano tempi duri di guerra.

Poi negli anni è sorta la prima scuola, l'ospedale, sempre all' interno delle mura della Missione di Luanda. Sei riuscito ad insegnare alle signore,  che cominciavano a lavorare con noi, come usare la prima lavatrice, come aggiustare, attaccare i bottoni, fare il pane. Per qualche festa siamo riusciti a fare la pizza per tutti. Io venivo in missione in Angola tranquilla, anche se c'era la guerra, perché con te vicino tutto era fattibile.  Fare le "divise" per le donne delle pulizie, della cucina, del personale della scuola e dell'ospedale. Discutevamo solo sul modello da eseguire ... Organizzare ed abbellire tante nuove cappelline, con teli africani e fiori, la tua genialità in questo campo era unica.

Huambo 2003: bambini (da strada) che arrivavano al cancello della Missione, affamati e traumatizzati da quella guerra che non finiva mai. Quanti salti mortali per riuscire a trovare cibo e vestiario, ma con te era possibile. Con quei pochi soldi che portavo dall'Italia, andavamo al mercato (nelle piazze, Rochi Santeiro) ci voleva anche un'ora, causa buche, polverone oppure grandi piogge. Ci procuravamo viveri (cipolle, patate e cavoli) e tessuti.

Mi fermo qui perché le cose belle da dire su questa esperienza quasi ventennale condivisa con te, sarebbero ancora tante. Ti prego solo di non lasciarci qui da soli, da lassù continua a camminare in "cordata" con noi come quando andavamo (anni 89-90) sui ghiacciai (Cevedale- Adamello) con quel gruppetto di Fratelli "temerari" .

In questi ultimi mesi, quando venivo a trovarti a Negrar, i nostri discorsi andavano sempre a: "Ti ricordi quella volta a Luanda (o a Huambo)", e il saluto di commiato era "sempre avanti ma in cordata".

Tu ora sei arrivato alle Alte Vette del Cielo, aiutaci perché noi qui stiamo ancora arrancando. Grazie per come sei stato Fratello Povero Servo, per tutta la Congregazione e per noi laici che abbiamo avuto il dono di incontrarti.

Graziella C.
Fonte: da L’AMICO di maggio-giugno 2013 (n°3)



giovedì 23 maggio 2013

LIBRO ISRAELIANO CHE INCITA AL MASSACRO DEI NON EBREI DIVENTA BESTSELLER


Il  rabbino Yitzhak Shapiro 8 a destra)

GERUSALEMME – Un rabbino ebreo ha pubblicato un libro che dà il permesso di uccidere i non ebrei, tra cui neonati e bambini, che possono costituire una minaccia reale o potenziale per gli ebrei o Israele. “E’ lecito uccidere i Gentili, ovvero i non-ebrei, anche se non sono responsabili diretti di una minaccia“, ha affermato il rabbino Yitzhak Shapiro, responsabile religioso della colonia Yitzhar nella Cisgiordania occupata, nel suo libro “La Torah del Re“. Egli sostiene che i goyem (un epiteto dispregiativo per i non ebrei), può essere ucciso se minaccia Israele. “Se uccidiamo un Gentile che ha peccato o ha violato uno dei sette comandamenti – in quanto noi abbiamo a cuore i comandamenti – non c’è niente di sbagliato nell’omicidio.
Shapiro, che è a capo di una piccola scuola talmudica presso l’insediamento di Yitzhar vicino a Nablus, afferma che il suo editto “è pienamente giustificato dalla Torah e dal Talmud.”


L’editto anti-goyem sembra venire in risposta all’arresto da parte della polizia israeliana di un terrorista ebreo che ha confessato di aver ucciso due pastori palestinesi in Cisgiordania. Il terrorista, un immigrato di origine americana di nome Yaakov Teitel, aveva anche confessato di aver tentato di assassinare personalità ebraiche di sinistra. La Polizia sionista ha considerato l’arresto un risultato importante nella lotta al terrorismo ebraico, che gli esperti sostengono vive di editti religiosi emessi da rabbini affiliati al campo religioso-sionista.
Quasi 16 anni fa, un terrorista ebreo di nome Yigal Amir aveva assassinato l’allora premier israeliano Yitzhak Rabin.
Inoltre, numerosi palestinesi innocenti sono anche stati assassinati a sangue freddo dai terroristi ebrei.
Nel 1994, Baruch Goldstein, un terrorista ebreo, aveva ucciso 29 fedeli musulmani all’interno della moschea di Al-Ibrahimi nella città di al-Khalil.


L’editto controverso, è sostenuto da numerosi rabbini affiliati al cosiddetto campo nazional-religioso del sionismo, così come il seminario talmudico a Gerusalemme Ovest, noto come Merkaz Ha’rav.
Tra i rabbini che hanno pubblicamente sostenuto l’editto sono Yitzhak Ginsburg e Yaakov Yosef.  Ginsburg aveva scritto un opuscolo per glorificare l’assassino e terrorista ebreo-sionista Goldstein; quest’ultimo fu definito “figura santa.”
Il punto di vista di Shapiro, su come i palestinesi e i non ebrei in generale, dovrebbero essere trattati, secondo la legge religiosa ebraica (halacha), è ampiamente condiviso nella società  sionista e nei media di Israele.
Durante l’assalto israeliano contro Gaza qualche tempo fa, Mordecahi Elyahu, una delle principali figure rabbiniche in Israele, ha esortato l’esercito a non astenersi dall’uccidere bambini nemici al fine di salvare la vita dei soldati israeliani. Aveva anche chiesto al governo israeliano di effettuare una serie di bombardamenti a tappeto dei centri abitati palestinesi a Gaza. “Se non si fermano dopo che noi uccidiamo 100 palestinesi, allora dobbiamo ucciderne un migliaio. E se non si fermano dopo che noi uccidiamo mille palestinesi, allora dobbiamo ucciderne 10.000. Se ancora non si fermano, noi dobbiamo ucciderne 100.000, anche un milione, se fosse necessario“.


Secondo Israel Shahak, autore di “Storia ebraica: il peso di tremila anni“, il termine “esseri umani” nella legge ebraica si riferisce esclusivamente agli ebrei.
Molti rabbini ortodossi ebraici, in particolare nel campo nazional-religioso, vedono le convenzioni internazionali che condannano l’uccisione deliberata di civili e la distruzione di abitazioni civili, come rappresentanti della “morale cristiana”, non vincolanti per gli ebrei.
 Nel 2006, il Consiglio rabbinico degli insediamenti ebraici in Cisgiordania ha esortato l’esercito “a ignorare la morale cristiana e sterminare il nemico a nord (Libano) e a sud (Striscia di Gaza)”.
Tali disposizioni manifestamente razzisti e odiosi, non sollevano le proteste in Israele, né tra gli intellettuali, né nella società in generale.

Fonte: EUTtimes
Traduzione di Ali Reza Jalali

Fonte: visto su Stato e Potenza del  19 maggio 2013
Link: http://www.statopotenza.eu/7309/libro-israeliano-che-incita-al-massacro-dei-non-ebrei-diventa-bestseller



P.S.  Gio'

Anche per i musulmani uccidere un Kafiruna (pagano, non musulmano) con il quale non si è stretto nessun patto di alleanza, non è un  delitto. Lo riaffermava un ayatollah  dell'Iran alcuni anni fa.