mercoledì 15 maggio 2013

L’INUTILITÀ DI VIVERE ONESTAMENTE




Come possiamo imporre regole certe al mercato quando, lo stesso, per definizione, è l’atto costitutivo dell’illegalità e del profitto ad ogni costo e con ogni mezzo?

Come possiamo appellarci alla politica quando, la stessa, che avrebbe il compito e l’onere di ridurre le disparità fra le classi sociali, diversamente le acuisce?

Come possiamo credere in un Sistema, che guarda al risparmio dei cittadini e all’applicazione delle regole civili come ad una calamità?

Come possiamo sperare nell’intervento misericordioso della Chiesa cattolica che, proprio in virtù dei principi fondanti idi equità, giustizia e libertà, caratterizza la sua vocazione e missione, quando la stessa, spartisce con il potere, vizi, perversioni, privilegi e impunità?

Come possiamo, in fine, minimamente immaginare una rivolta di popolo che restituisca dignità e decoro a questo paese quando, gli stessi individui non sono in grado di rinunciare alla più effimera dipendenza e insulso privilegio,
disertando, così, ogni più remoto barlume di solidarietà?

Per tutti questi motivi, “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia inutile.  Una tale disperazione, avvolge questo paese da molto tempo.” (C.A.)

Fonte: visto su  STAMPA LIBERA del  7 maggio 2013

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