giovedì 31 maggio 2012

VERONA - SAN MICHELE: SAGRA DELLA MADONNA DI CAMPAGNA


Santuario della Madonna di  campagna,  secolo XVI;   (1909)

Madonna della Campagna, con le giostre e i banchetti, cara sagra veronese, chi si ricorda più di te?
Una volta… c’erano le corriere di Salvetti, cariche  come bastimenti  e i cavalli magri tutti occhi e sonagliere a far la spola  da Porta Vescovo a San Michele.   Che  bei tempi! Solo di marzo e viole per le siepi. Dieci soldi in tasca  e una piccola a fianco, che rosicchiava le galete amaricane, comperate  fuori porta dalla mora dell’ombrellone. Che bei tempi! Tutta la strada era un polverone:  a camminare  rasente il muro, passo passo bel bello, s’arrivava, noi, senza quattrini al sobborgo.
Musiche e tavolini gremiti. Cantastori e mendicanti.  «El mato Venessia»  sulla chitarra cantava canzonette e riempiva il piattino. Ova sode e vin di San Briccio. Che bei tempi!
Sul piazzale  del tempio, baracconi e baracchini. La donna fenomeno; il serraglio senza  fiere; la fotografia a un franco; che gli amanti ci capitavano tutti per fissare la felicità di un’ora, strette le destre per il patto d’eterno amore. Anche il soldato,  l’artigliere, il fantaccino, ci cascava: posa di cinque secondi ecco fatto.
 E le «stroleghe»  di sulla sedie di paglia, come da un pulpito, predicevano  l’avvenire: «Giovanotto tu vivrai fino a ottant’anni. Avrai dieci figli e ti aspetta un’eredità». « Bella ragazza, tu sposerai  il tuo amore ardente e virai felice per cinquant’anni. Gioca 13, 27, 41! »  bei tempi! Che  bei tempi!  L’organetto delle  «barchette»  straziava la Traviata, ma si volova sulle barchette, la  più bella regata. Scoppi di mortaretti. Il bersaglio faceva affari d’oro, per via delle bionde che adescavano i passanti con un sorriso ladro. Tiro al piccione: 50centesimi.
Da una cassetta blindata sporgeva la testa la vittima, e gli occhi imploravano: « Risparmiami». Tum! Tum! Tum! Sbagliato.  Palloncini su tutta la folla  di signore, di signori,  di villici piovuti da tutte le vallate. E teretè,  teretè  di trombette!  E grida di venditori di amarene, proprio  come in un tema di Massinelli.  Sulle tavole improvvisate i litri scorrevano a rvi  dentro le gole accaldate. Quanti idilli, quanti matrimoni combinati alla Madonna della Campagna: E si entrava nel tempio, più per vedere  il coccodrillo,  che per devozione. Oggi, Dal Nero, ha rimesso a nuovo la carcassa, che penderà  dall’alto, con tutti i suoi secoli addosso, ad ammonire: « Vogliatevi bene! Fate presto! Se no, domani anche voi diventerete, inutili come me, anche se riverniciato a nuovo! » .

Il coccodrillo di Madonna di campagna

Ma la Sagra  ha perduto la sua grazia.  È  diventata una
povera sagra  di campagna,  anche se il tram scampanelli, stracarico,  e metta una nota di modernità. Giusto, l’ha uccisa la modernità.
Che ha soppresso le corriere, i carretti infiorati, le carrozze sbilenche.
Per arrivare a una sagra bisogna venirci adagio, bel bello, rosicchiando gallette americane  lungo la via. E avere il cuore colmo di viole e di poesia. Se no,  a che serve?
Non serve di certo al poeta, forse forse perché è vecchio, a trovare il motivo di una canzonetta. E  semmai è una canzonetta di nostalgia:


Fonte: da L’Arena di Verona  di Domenica  18 Marzo 1928  (Telefono direzione e redazione n° 1404)


TERREMOTO/ SALVATORE BARBA, SISMOLOGO INGV: "PLACCA ADRIATICA CONTRO LE ALPI, ALLARME NON ASCOLTATO”


Il terremoto che verrà

"Almeno dal 2009 la Pianura Padana era stata indicata come una delle regioni più a rischio d'Italia. Servono prevenzione e corretta comunicazione"

"Sotto la Pianura Padana ci sono faglie note, che sono lì da centinaia di migliaia di anni e che si spostano. Le carte sismiche già indicavano il rischio, ma nessuno lo ha ascoltato finché non è successa la tragedia. Serve più attenzione sui rischi naturali". Così Salvatore Barba, sismologo dell'Ingv, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, spiega ad Affaritaliani.it le dinamiche del sisma infinito che ha colpito l'Emilia Romagna.

Che cosa sta succedendo sotto la Pianura Padana?
"Ci sono faglie note, che sono lì da centinaia di migliaia di anni, che si muovono verso nord. E' l'Appennino che si sposta, creando faglie compressive sotto la pianura. Altre faglie si trovano anche al piede delle Alpi, e queste si spostano invece verso sud. Di faglie sotto i sedimenti padani ce ne sono diverse, centinaia di chilometri. Questi terremoti avvengono perché c'è sforzo nella crosta attorno ad esse".

Come è posizionata la placca adriatica?
"C'è un lembo che parte dal Friuli, passa dal lago di Garda e prosegue sotto la Lombardia, scende sotto l'Appennino e sotto Liguria, continua lungo la dorsale ferrarese e arriva al mare ad Ancona. Infine scende verso la Puglia. Tutte le zone intorno a questa faglia sono sismiche, con terremoti possibili sia dal lato tirrenico che da quello adriatico. Questa placca spinge verso nord e va a collidere con le Alpi".

Come mai finora la Pianura Padana veniva considerata area non a rischio o comunque a basso rischio?
"Queste non sono mai state faglie "silenziose". Hanno sempre causato terremoti dall'epoca storica fino a quella recente. Negli ultimi mesi, precisamente dal luglio 2011, c'è stata una serie di terremoti abbastanza forti sparsi nella Pianura Padana, che non hanno creato danni. I terremoti nella zona di 

Ferrara sono cominciati a fine 2009. Se andiamo più indietro, anche a inizio secolo ci sono stati terremoti. Nel Cinquecento la città è stata evacuata per quattro anni".

E allora come mai questo "errore di valutazione"?
"Dipende da come la stampa e l'opinione pubblica prendono le informazioni divulgate. Noi nel 2009, in collaborazione con la "Le scienze" (vedi gallery in alto ) facemmo una mappa in cui l'Emilia Romagna aveva una probabilità tra il 55 e il 65% di terremoto forte, una delle regioni italiana con la probabilità più alta. Il problema è che, finché non c'è il dramma, non ci si chiede che cosa possa succedere in Italia. Opinione pubblica, mass media e politica recepiscono l'allarme solo 'dopo'.  I giornali dovrebbero tenere delle rubriche periodiche fisse sui rischi naturali, per tenere alta l'attenzione".

Le carte sismiche andrebbero riviste, come dice qualcuno?
"Tutto si può migliorare. Certo, oggi rispetto a tre anni fa le rifaremmo più precise. Ma ci sono cose che sappiamo da vent'anni e che ancora non sono entrate nella testa delle persone. Vuol dire che un problema di comunicazione c'è".

Ci sono altre zone, come la Pianura Padana, non adeguatamente allertate?
"In tutta Italia, direi, manca l'allerta adeguata. Ogni territorio ha le sue caratteristiche e solo il Parlamento può fare le verifiche necessarie. C'è in corso un’indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia, che è cominciato alcuni mesi fa e che terminerà ad ottobre. A questo proposito oggi si riunisce la Commissione alla Camera: questi sono i casi in cui verificare quanto la risposta degli enti locali sia adeguata alla pericolosità reale. A sensazione, ripeto, nessuna regione è realmente adeguata. Serve un'imposizione della politica, anche se le cose imposte dall'alto non sempre funzionano. E' importante che anche i territori si muovano dal basso. Per esempio, tutti abbiamo ormai chiaro il sistema di sicurezza delle automobili: cinture, airbag, revisione periodica, controllo della pressione delle gomme. C'è stata una campagna pubblicitaria che ha sensibilizzato i cittadini. Bisogna fare lo stesso con i rischi sismici". 

Come proseguirà lo sciame sismico in Emilia?
"Purtroppo non si può dire. La situazione è imprevedibile. Potrebbe finire oggi oppure durare altri mesi. Abbiamo esempi di sequenze che durano molto a lungo. In Irpinia ci furono after-choc fino a tre anni dopo, a L'Aquila un anno e mezzo dopo, in Friuli mesi dopo. La situazione è così variabile che l'unica cosa possibile da fare è pianificare una lunga gestione della crisi e poi, nel caso non siano necessari, evitare gli interventi previsti".

E nelle altre regioni d'Italia?
"Ci sono aree in cui c'è molta energia accumulata: Puglia, Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata, Abruzzo. Anche Veneto. Ma non è possibile fare previsioni con precisione. Bisogna prendere subito provvedimenti per la prevenzione".

Fonte: srs di  Maria Carla Rota, da affari italiani.it del 30 maggio 2012

mercoledì 30 maggio 2012

TERREMOTO EMILIA - I VIGILI DEL FUOCO : NO A PARATA 2 GIUGNO; MANDATE INVECE I POMPIERI NELLE ZONE DELL’EMERGENZA



I tagli colpiscono anche i controlli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro

Roma – mercoledì, 30 maggio 2012

COMUNICATO STAMPA
L’USB P.I. Vigili del Fuoco chiede la sospensione della parata del 2 giugno e chiede che i lavoratori del Corpo nazionale non vengano mandati ad esibirsi in una sfilata, ma a prestare la loro opera di soccorso tecnico urgente alla popolazione delle zone terremotate.

Per l’USB VV.F., i Vigili del Fuoco sono un ente sociale, che non ha mai avuto alcun motivo di partecipare a parate militari o carnevalesche. Ancora più incomprensibile ed inaccettabile in questo momento la scelta di impegnare un folto gruppo di lavoratori  per la sfilata del 2 giugno, lasciando al contempo alcune zone terremotate prive di operatori.

Non basta dichiarare il lutto nazionale per mettere a tacere la coscienza sulla tragedia che sta colpendo l’Emilia. Non serve “mostrare i muscoli” con una parata, quando il nostro Paese viene messo in ginocchio dai debiti ed il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco subisce continui tagli lineari. Oggi, infatti, il soccorso tecnico urgente alla popolazione è assicurato solo ed esclusivamente con il raddoppio dei turni del personale  VV.F. e con la certezza che i lavoratori non saranno retribuiti, perché il Dipartimento non ha fondi e si appresta a nuovi tagli lineari.

Tagli che oggi si dimostrano drammaticamente irresponsabili, in quanto hanno anche contribuito a rendere sempre più precaria la sicurezza nei luoghi di lavoro, come risulta dalla lugubre conta dei lavoratori morti in Emilia. In questo momento i Vigili del Fuoco sono il primo ente preposto alla incolumità privata e pubblica a ricercare la catena di responsabilità  di chi ha autorizzato la lavorazione in capannoni con travi poggiate sui pilastri senza essere ancorate. Come lavoratori si interrogano, ed interrogano quella politica che fino a ieri considerava la  sicurezza come un onere per le imprese e ha fatto in modo di ridurre, se non eliminare, i controlli per garantirla.

L’USB P.I. Vigili del Fuoco chiede dunque al Presidente della Repubblica ed al Governo di porre fine alle  parate  e di considerare i lavoratori del Corpo Nazionale per la loro professionalità.

Fonte: USB. coordinamento nazionale vigili del fuoco di mercoledì  30 maggio 2012

IN EMILIA SONO CROLLATI I CAPANNONI INDUSTRIALI. MA È NORMALE CHE SIANO CROLLATI? CERTO!



Facendo i soliti “conti del marito della serva”,  si trova che   le località interessate dal terremoto erano  classificate fino al 2003/2005 zone NC  NC sta  per zona sismica non classificata,  ovvero: dormite sicuri che non esistono problemi!) 
Pertanto se si va a vedere i paesi interessati  sono tutti:

Finale Emilia NC
Modena NC
Mirandola NC
Bondeno NC
Carpi NC
Correggio NC
San Felice sul Panaro NC
Ecc. ecc. ecc. ecc.

Le Province di Modena e Ferrara NON ERANO CLASSIFICATE SISMICHE, pertanto i capannoni sono crollati, “forse”  perché non c'era l'obbligo, la necessità e i parametri  per progettarli in maniera adeguata a resistere  ad un sisma che non sarebbe “mai” dovuto arrivare,  essendo una zona  considerata suppergiù con la stessa staticità di un tavolo da biliardo.  

Di cosa si parla quando ci si chiede con fare persecutorio: "Chi ha costruito quei capannoni?" “È  da suicida costruirli così”.
La domanda semmai dovrebbe essere: "Quando hanno costruito quei Capannoni?".
La naturale iperstaticità di una costruzione in muratura sta consentendo a molte abitazioni civili di aver evitato  il peggio.

Ma con i capannoni non è così!
Progettati per i SOLI CARICHI GRAVITATIVI  (ante 2003/2005), con tegoli semplicemente APPOGGIATI e pilastri con armature chiaramente sottodimensionate  per l'energia che hanno dovuto sopportare in questi giorni alcuni ...NON HANNO NATURALMENTE  RETTO!.



NOTIZIA DELL'11 MAGGIO DEL 1976, SUBITO DOPO IL TERREMOTO DEL FRIULI: NON SI SVOLGERÀ LA PARATA MILITARE DEL 2 GIUGNO



Roma. La parata militare del 2 giugno, quest'anno, non si svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Forlani, con una nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del Friuli e per far si che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via dei Fori imperiali.

Fonte: Messaggero Veneto (notizia dell'11 maggio 1976)

"PENSO A UN GIORNALISMO NON SILENZIOSO MA NEPPURE AD ALTA VOCE": TONI CAPUOZZO A 360° AL GIARDINO DELLE IDEE


Toni Capuozzo (secondo da destra)

"Ho cominciato a fare il giornalista di guerra non giovanissimo, avevo trent'anni, l'età nella quale ti senti infrangibile, credi di poter spaccare il mondo" ha esordito così il giornalista e volto noto televisivo Toni Capuozzo di fronte ad una sala delle Muse esaurita in ogni posto.
"Ben presto avvicinandomi alle guerre mi sono reso conto che troppo spesso non si tiene conto di che cosa significhi essere privati di ogni speranza" ha continuato ricordando i suoi reportage dai territori dell’ex Jugoslavia.
"Mi sono avvicinato a storie di dolore, di abbandono, ha conosciuto gli sguardi della paura, di bambini senza genitori, di vecchi lasciati ai margini" ha tenuto a precisare di fronte a un pubblico attento e silenzioso.
Emozioni forti fin dai primi minuti al Giardino delle IDEE.
L'impressione è quella di incontrare l'amico della porta accanto, un testimone oculare dei principali conflitti mondiali degli ultimo trent'anni che racconta con onestà e partecipazioni emotiva quello che ha visto.
Il racconto di Capuozzo si fa intenso, profondo, in certi tratti commovente.
"La guerra è difficile da raccontare" ribadisce "i nostri figli sono abituati a giocare con la guerra con i videogiochi, vedono la guerra in TV quasi come un film, lontana, neppure così cruenta".
Ricorda che le guerre non nascono soltanto dalla follia o per interessi economici ma anche da conflitti interiori, dall’incapacità di relazionarsi, di dialogare.
"E’ importante non essere arroganti nei confronti della realtà, capire che cambiare il proprio punto di vista è una virtú" aggiunge "riuscire ad affermare, vorrei che tu fossi qua per dirti che avevi ragione è  fondamentale".
La guerra è quindi si figlia dei mercanti d'armi ma soprattutto è figlia dell'incapacità di avvicinarsi al prossimo con umiltà, amore, altruismo.
Alcune guerre sono finite ma tante guerre continuano in tutto il mondo.
Guerre che portano terrore, dolore.
"Parliamo lingue diverse e non ci capiamo ma riusciamo ad insultarci conoscendo la stessa lingua" ricorda con decisione.

Barbara Bianconi chiede se da inviato di guerra ci sia spazio per la paura.
"Abbiamo bisogno di avere paura, di misurarci, per capire quanto teniamo a noi stessi, agli affetti che ci circondano" risponde il dr. Capuozzo e continua “ogni guerra mi ha lasciato qualcosa e tutte insieme mi hanno insegnato quanto sia importante la pace".
Tanti applausi quando ricorda che "il giornalismo può salvare alcuni ma rovinare tanti".
"La mancanza di responsabilità, il gusto di arrivare prima degli altri, il non rispetto delle persone" ribadisce "ecco che cosa probabilmente sta trascinando il giornalismo verso una deriva pericolosa".
Capuozzo crede profondamente nell'onestà del giornalista, nella capacità di non avere pregiudizi e di avere dubbi.
Crede che davanti a certe realtà sia nobile affermare “non so che cosa pensare".
Che occorra dar voce alle persone invisibili, a tutti coloro che nel nostro paese lavorano alla notte, che vogliono andare avanti nonostante la crisi, che lottano, che crescono figli.
"Penso quindi ad un giornalismo non silenzioso ma neppure ad alta voce, penso ad un giornalismo fatto in punta di piedi ma mai con la bocca cucita" afferma ricevendo un lungo e intenso applauso da tutto il pubblico.
Oggi c'è davvero poca curiosità nel giornalismo e molta morbosità.
L’incontro si conclude così come era iniziato, con tanti applausi e con il pubblico il fila al desk libreria per acquistare il libro.
Alcuni giovani prendono appunti, altri sono entrati in sala con tutti i vecchi libri di Toni Capuozzo.
Tutti sono in fila per un autografo.
Un giornalista molto amato.
Un incontro conclusivo per questa straordinaria stagione invernale del Giardino delle IDEE pieno zeppo di emozioni.

Fonte:  da Informarezzo del 27 maggio 2012-05-27

martedì 29 maggio 2012

TERREMOTO EMILIA: ESCALATION SISMICA SENZA PRECEDENTI!


Verona:  la pendola fermata dal sisma  alle ore 9.00

Verona 29 maggio 2012:  sveglia con il terremoto
Dalle ore  9.00, del 29 maggio  una violento terremoto di 5.8 scala Richter  con epicentro Mirandola, ha riaperto un violento sciame sismico in Emila.  Sembra che si sia attivato una  nuove fronte di faglie instabili.

Sequenza sismica



Alle ore 09:00 circa terremoto magnitudo 5,8 Scala Richter
Epicento: Medolla - profondità: 10km circa

Alle ore 12:56 terremoto magnitudo 5,4 S.Richter
Epicentro: S.Possidonio vicino Mirandola

Alle ore 13:00 circa terremoto magnitudo 5,2 S.Richter
Epicentro: Tra Novi e S.Possidonio

Alle ore 16:39 t. magnitudo 3,9-4,0 S.Richter
Epicentro: Nei pressi di Alberica - profondità: 20km circa

Alle ore 17:31 t. magnitudo 4,7 Scala Richter
Epicentro: 2,5km da San Benedetto Po - Profondita' 2 km.
La scossa avvertita distintamente in tutta la regione.



INTERCETTAZIONE CHOC AGLI ZINGARI: «VENITE IN ITALIA, GIRANO I SOLDI E TUTTI RUBANO»



Arrestate in tutta la Toscana 18 persone di etnia rom e sinti. Recuperati preziosi per oltre centomila euro. L’operazione condotta dalla questura di Pistoia

Così vedono gli zingari il nostro paese. Telefonando all’estero, gli arrestati avrebbero invitato parenti e conoscenti  a raggiungerli nel nostro Paese perché “qui girano i soldi” e perché “tutti rubano”.  Anche per gli uomini della mobile di Pistoia che hanno messo a segno l’operazione, lo stupore è stato grande: udire direttamente quanto sia alto il livello di impunità percepito da certe popolazioni, che a quanto pare, qui si possono permettere qualsiasi tipo di scorribanda.
Perché questo è nei fatti: in Italia non c’è alcuna certezza della pena. I tempi della giustizia, notoriamente lunghissimi, offrono un regime di semi impunità per tutti. Durante l’operazione sono stati recuperati preziosi per migliaia e migliaia di euro. Sono stati ritrovati circa 1,4 chilogrammi di oro (costituito da 82 orologi da taschino e 400 monili) e centinaia di piccole pietre preziose.  La cultura familiare del furto è ciò che è emerso in questa vicenda visto che, per la Polizia, «intere famiglie erano dedite sistematicamente alla realizzazione di furti. Sin dal mattino iniziava la ricerca degli obiettivi da colpire e spesso all’azione partecipavano marito, moglie e figli».

Fonte: da informarezzo del 23 maggio 2012

lunedì 28 maggio 2012

TERREMOTO EMILIA «POCHI AIUTI DOPO IL TERREMOTO.
QUI CI SENTIAMO ABBANDONATI» - DIMENTICATI NO! - IERI MATTINA NEL BAR DEL PALARENO, DOVE DORMONO GLI SFOLLATI, È ARRIVATA LA GUARDIA DI FINANZA A CONTROLLARE GLI SCONTRINI.


La  tendopoli di San Carlo  

In settemila senza casa. «Da soli non possiamo farcela, questa terra deve ripartire». Capannoni crollati, 20 indagati

SAN CARLO DI SANT'AGOSTINO (Ferrara) - Sotto gli aceri del campo sportivo giocano a briscola in quattro, un bambino avvolto in una coperta di pile sta per essere svegliato da un labrador che ha voglia di giocare, l'agente scelto Giuseppe Panda aiuta uno studente a fare i compiti e la signora Antonella Guerra parla per tutti, pragmatica e asciutta. «Siamo qui da domenica: una decina tende, tre camper, sette macchine; la notte sono di più, non si fidano a dormire a casa. Martedì ho festeggiato 50 anni con una pizza alla nutella, pioveva a dirotto, ci siamo messi sotto quella tettoia e nella casupola di legno di fronte agli spogliatoi. La Sancarlese Calcio ci fa usare anche la cucina, sono stati bravi, tanta solidarietà da chi è vicino. Ma diciamo la verità: siamo terremotati di serie B. È venuto il signor Monti con otto auto blu e qui non si è fermato».

IL CAMPO - Suo marito, Donato Testoni, «il Don» del gruppo partito con ventidue persone che ora sono cinquantasette, è a casa. Cerca di trasferire quante più cose nel garage, prima che sia firmata l'ordinanza di evacuazione. Da fuori la villetta sembra non aver subito danni, saltano all'occhio soltanto i mucchi di sabbia e melma usciti dal suolo dopo il terremoto. Dentro, però, sembra sia esplosa una bomba. In cucina il pendolo è per terra, di traverso, la cameretta si è «staccata» dal resto dei locali, i solai sono spaccati, il bagno è pieno di crepe, in salotto le ante della credenza sono spalancate e per terra ci sono cocci di bicchieri e piatti. «Passiamo la notte in tende da campeggio, ma abbiamo bisogno di dormire in sicurezza. Non vogliamo andare via da San Carlo, i nostri vecchi non prendono medicinali perché la comunità è solida, siamo uniti e questo va salvaguardato. Però chiediamo di essere aiutati. Il nostro campo è nato spontaneamente, tutti sapevano che eravamo lì, eppure siamo stati censiti solo ieri. Non chiediamo soldi adesso. Ma ci sono bambini che ancora dormono in macchina».

«TRATTATI MALE» - I numeri sono freddi: cinquemila senza lavoro, quasi settemila sfollati in 12 campi di accoglienza, 46 palestre e affini, quattordici hotel. Ma basta andare in uno qualunque dei comuni colpiti dal sisma domenica scorsa per rendersi conto di cosa è successo in Pianura padana. Cristina Silvagni è dovuta andare in albergo con il marito e i due figli. In piedi nella piazza di Stellata non è diplomatica: «Il governo vuole darci un contributo di cento euro a persona. Bene, lo scriva: è una schifezza. Io ne pago seicento di mutuo. Siamo stati trattati un po' male, mi pare. Pure i telegiornali hanno quasi smesso di parlare di noi. Con l'Abruzzo fu diverso: forse ci volevano più morti». Vicino a lei c'è Paolo Menghini, è agricoltore. Lui dorme nella Golf con la moglie e il figlio, in un'altra auto la figlia ventiquattrenne. «La sera ci spostiamo in campagna, di giorno resto in piazza, temo gli sciacalli». La sua casa è vicinissima all'Oratorio di San Domenico, dove il campanile è pericolante. «Il mio appartamento non aveva subito danni, ma siccome la chiesa è transennata io non posso tornarci. Il bello, anzi il brutto di questa storia, è che non sono ancora venuti a mettere in sicurezza il campanile». Ed è qui che interviene Marino Poggioli, 80 anni, gli occhi azzurri che si infiammano quando dice: «Gli do tre giorni di tempo: al quarto ci salgo io lassù e butto giù le pietre una per una».

«SIAMO IMPOTENTI» - Dieci chilometri più in là, a Scortichino. Paolo e Michele Anderlini ci aspettano fuori dal capannone bianco dove finora hanno prodotto serramenti in alluminio. Seicento metri quadrati distrutti dal tetto che ha ceduto. Se ci si affaccia dentro per un secondo non è possibile individuare i due furgoni schiacciati, figuriamoci i macchinari da lavoro e gli attrezzi. È Paolo a parlare: «I vigili del fuoco ci hanno detto che la struttura è inagibile: grazie, ce ne eravamo accorti. Nessuno ti dice cosa devi fare, qual è la procedura. Ogni giorno facciamo avanti e indietro in Comune. E siamo fermi, impotenti». Altri dieci chilometri, Casumaro, frazione di Cento. Il sindaco Piero Lodi aggiorna i dati. «Stanno per arrivare altre 100 persone da San Carlo, adesso il campo raggiungerà il limite di 280 ospiti. Ce ne sono altri due da cinquanta posti, più i piazzali assistiti dove dorme chi ha paura di nuove scosse. Il nostro rischia di essere il terremoto dimenticato. L'attenzione mediatica sta svanendo. Non siamo gente che ama fare notizia. I centesi sono abituati a rimboccarsi le maniche. Io stesso ho avuto difficoltà a censire quelli che avevano bisogno di aiuto perché molti hanno fatto da soli, senza aspettare. Ho sgridato un gruppo ad Alberone perché si è costruito il campo autonomamente. Ma da soli non ce la possiamo fare, questo è un distretto produttivo vero, non si può aspettare troppo per farlo ripartire».

VENTI INDAGATI - Nel Campo 3 di Finale Emilia, Lucio Vincenzi, artigiano di 54 anni, prende il fresco seduto fuori dalla tenda. Ha lavorato tutto il giorno a Ferrara per rimettere in sesto l'appartamento di un amico. La sua famiglia è composta da sette persone. «Casa nostra è intatta, ma non metto in pericolo la vita dei miei. Ci sono ancora troppe scosse, meglio dormire qui». Daniele Monari, il vicesindaco, scongiura: «Siamo preoccupati per i troppi drammi familiari e per lo stop alla produttività. Non potete smettere di aiutarci». In serata arriva la notizia che sono venti gli indagati per il crollo dei capannoni di Tecopress, Sant'Agostino Ceramiche e Ursa di Bondeno, che ha causato quattro delle sei vittime del sisma (non più sette: la donna tedesca che si pensava avesse avuto un infarto è stata stroncata da un edema polmonare). Il sindaco di Sant'Agostino Fabrizio Toselli non ha molto da aggiungere: «La nostra zona ha sempre dato allo Stato una parte importante del Prodotto interno lordo. Ora è giusto che il governo dia a noi. Non possiamo essere dimenticati».
Dimenticati no, infatti. Ieri mattina nel bar del Palareno, dove dormono gli sfollati, è arrivata la Guardia di Finanza a controllare gli scontrini.

Fonte: srs di Elvira Serra; da IL CORRIERE   DELLA SERA.it  del  26 maggio 2012

domenica 27 maggio 2012

TERREMOTO IN EMILIA: LA TERRA SI È ALZATA DI 15 CENTIMETRI!



Il  terremoto in Emilia Romagna ha provocato un sollevamento del terreno il cui valore massimo è pari a circa 15 centimetri. Questi i dati rilevati dai satelliti radar di Cosmo-SkyMed dell’Asi hanno mostrato la deformazione della superficie, permettendo ai ricercatori di Cnr-Irea e Ingv di fare le prime valutazioni sulla zona colpita.

Nell’emergenza post terremoto infatti il Dipartimento della Protezione Civile, fin dalle primissime ore dopo il sisma, ha coinvolto l’Asi Agenzia Spaziale Italiana, il Cnr-Irea Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente e l’Ingv Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, per la programmazione di nuove acquisizioni radar dai satelliti della costellazione Cosmo-SkyMed al fine di disporre, in tempi molto rapidi, di informazioni circa la deformazione crostale connessa alle scosse sismiche di maggiore energia: tipo di deformazione, entità ed estensione del territorio interessato. Grazie alle informazioni satellitari è stato possibile completare il quadro della situazione dell’area colpita dal sisma.
I dati sul sollevamento dell’area studiata pari a circa 15 centimetri concordano con quelli dei sismologici, rilevano gli esperti, e mostrano un piano di rottura principale immergente verso Sud lungo il quale la parte meridionale di questo settore della Pianura Padana si è accavallato sul settore settentrionale (faglia di sovrascorrimento). L’ultima acquisizione dei satelliti Cosmo-SkyMed sulla zona interessata dal sisma è avvenuta la sera del 19 maggio, poche ore prima dell’evento. Per poter calcolare la deformazione del suolo è necessario attendere che uno dei satelliti ripassi esattamente sulla stessa orbita. L’Agenzia Spaziale Italiana ha immediatamente predisposto l’acquisizione del primo passaggio utile post-terremoto, avvenuto nella serata del 23 maggio. I dati sono stati prontamente elaborati da un team di ricercatori coordinati da Eugenio Sansosti del Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Stefano Salvi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Fonte: da terrarealtime.blogspot.it del  25 maggio 2012

IL SISMA EMILIANO ERA PREVEDIBILE. ATTENTI ALLE ANOMALIE AL SUD: PREVISTO TERREMOTO CATASTROFICO AL SUD ITALIA ? INTERVISTA AD ALESSANDRO MARTELLI



Il terremoto che ha colpito domenica 20 Maggio l’Emilia Romagna e ucciso 7 persone era prevedibile per una serie di anomalie analizzate. Lo rivela un‘intervista fatta al professore Alessandro Martelli, Direttore del Centro Enea di Bologna. L’ingegnere sismico, apprezzato esperto di fama nazionale e non solo, rivela un rischio ulteriore molto più grave che potrebbe adesso colpire il sud

Direttore, era prevedibile il terremoto in Emilia? Ci sono state analisi precedenti?
Si, era stato previsto. Ci sono dei “cosiddetti” strumenti di previsione che sono fatti in diversi Paesi, in Italia li fa l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e l’Università di Trieste. In base al verificarsi di possibili anomalie nelle tre zone italiane, nord, centro e sud vengono emessi degli allarmi. E’ un po’ come misurare la temperatura corporea e vedere se hai la febbre.

E sono stati emessi allarmi?
Si, in marzo è stato diramato un allarme per la zona nord perché era stato stimato un movimento del terreno di magnitudo maggiore del 5,4. C’erano notevoli probabilità che a nord sarebbe arrivato un terremoto. La regione allarmata era questa anche perché c’erano stati terremoti vicini, nel Garda, nel veronese, poi a Parma. L’algoritmo dell’analisi mostrava che era fortemente probabile.

E come mai nessuno lo sapeva?
Si  tratta di metodologie sperimentali. Gli allarmi non vengono divulgati ma comunicati a un gruppo di esperti nazionali . Nella Commissione Grandi Rischi si sapeva, ne abbiamo propria parlato il 4 maggio.

E cosa è stato fatto in proposito per preparare all’evento?
Se ne discusse anche perché questo tipo di analisi non sono accettate da tutti i sismologi. Io posso solo dire che la Commissione Nazionale Grandi Rischi era informata dai primi di marzo.

Sono previste altre scosse in Emilia?
Non si può dire. Ha ragione Gabrielli (Capo del Dipartimento della Protezione Civile, ndr) che bisogna attendere e stare attenti. Ci potrebbero essere solo scosse di assestamento come scosse più forti. Non occorre arrivare a conclusioni senza avere tutti gli elementi.

Ma cosa bisognerebbe fare in questi casi?
Non si possono immediatamente evacuare delle zone per mesi ma di sicuro si può verificare le strutture strategiche,  e organizzare la protezione civile, informare la popolazione su come si deve comportare.

Ma che sia andata come è andata… non l’allarma?
Certo! Più del nord adesso però mi preoccupa il sud. Per il nord c’erano stati due studi. Uno allarmava per un  eventuale terremoto e l’altro no. Ed è arrivato il terremoto in Emilia. C’è un allarme per il sud più grave in arrivo perché lì sono stati applicati tre modelli di studio. Tutti e tre danno l’allarme rosso. Quindi questo preoccupa oltretutto perché prefigura un eventuali terremoto molto violento.

Ma lei non aveva denunciato tempo fa che in Italia, al sud, esistono stabilimenti industriali potenzialmente soggetti a rischio di incidente rilevante in caso di terremoti?
Si, hanno sostanze potenzialmente pericolose in elevate quantità. Sono impianti chimici, ci sono stabilimenti che contengono serbatoi di gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas o LNG), altri serbatoi di stoccaggio di grandi dimensioni, rigassificatori…

Ma qual è  il problema tecnico di questi impianti?
Il problema è che le scelte progettuali degli impianti sono state lasciate ai gestori e, generalmente, non è noto, per i diversi stabilimenti, se e quali criteri antisismici siano stati adottati. Poi c’è il rischio da maremoto, evento raro, ma non impossibile (vedi l'incidente di Fukushima, ndr) e che, quando si verifica, è devastante: questo rischio appare del tutto trascurato negli impianti chimici italiani situati in prossimità delle coste, e in aree sismiche come ad esempio a Milazzo o se penso ai serbatoi sferici situati a Priolo-Gargallo, sono alquanto pessimista e preoccupato. Manca In Italia una specifica normativa per la progettazione antisismica degli impianti chimici.

Fonte:  srs di Antonio Amoros  da Affari italiani.it  di lunedì  21 maggio 2012