domenica 13 maggio 2012

CUORE DI MAMMA. IDA MAURI, MAMMA DI BOSSI DIFENDE "L'UMBERTO": FA BENE A STARNE FUORI

Ida Mauri, madre di Bossi

Stefano Zurlo per Il Giornale.it

Dietro il cancello si vede una vecchia corte lombarda. Ida Valentina Mauri non si muove da lì e tiene a bada la troupe: «Andate via e non fatemi fotografie». La signora porta in modo spavaldo i suoi quasi novantaquattro anni - compleanno a giugno - e fino a ieri difendeva in modo altrettanto strepitoso la propria riservatezza.

Tutti hanno conosciuto la mamma di Berlusconi, Rosa, scomparsa quattro anni fa, ma la mamma dell'Umberto pare, con il rispetto dovuto, un meteorite arrivato da chissà quale astro.
E invece basta andare a Samarate, non lontano da Malpensa, per risalire l'albero genealogico del leader della Lega. E per scoprire che la mamma è il vero scudo alle inchieste che piovono da tutte le parti. Non indietreggia. Anzi: sfodera una grinta e un piglio insospettabili, meglio di Alberto da Giussano.

«Umberto ha fatto bene a dimettersi -afferma senza tentennamenti - a tutti gli altri interessa solo la cadrega. Il cadreghin». A Bossi Umberto no: «I miei figli quella mano - dice riferendosi a quelli che le mani le allungano per rubare - non ce l'hanno». La signora che tace da una vita, sbuca nel momento più difficile, forse il più opportuno solo per una madre che non fa calcoli. E dice quel che deve dire, dopo aver taciuto per una vita. I soldi portati via? «Prima di parlare bisogna essere sicuri».

E lei è pronta a mettere una mano e anche l'altra sul fuoco. E a rompere per qualche secondo il silenzio che aleggia su Samarate, località ignota alla geografia della politica italiana. Racconta il nipote Matteo Brivio, assessore ai lavori pubblici nel piccolo comune e architetto: «I nonni, Ida e Ambrogio, che è morto nell'89, vennero qui da Cassano Magnago negli anni Cinquanta: mia mamma Angela, che è nata nel 1951, era piccola quando ci fu il trasloco». Ambrogio Bossi, il capofamiglia, lavorava come operaio in un'azienda tessile di Gallarate, l'Alceste Pasta, la mamma Ida era portinaia; poi c'erano i tre figli: Umberto il primogenito, classe 1941, Franco, che è del '47 e Angela, la più piccola.


Tanti anni dopo, Ida Mauri in Bossi è ancora al suo posto di combattimento. E dall'alto dei suoi anni fa dell'ironia su Umberto: «Ha fatto bene a dimettersi, a starne fuori, perché c'ha già la sua età. Che si riposi».
Ida indossa una camicetta chiusa fino all'ultimo bottone e sopra un grembiule da lavoro, quasi un distintivo per tante donne della sua età. L'aspetto è curato, i modi ruvidi ma gentili. E i messaggi diretti, senza tanti giri di parole. Quando il giornalista de La7 Lorenzo Morelli, inviato del programma In onda, le chiede se Umberto abbia preso il suo carattere, lei replica brusca: «Ha preso il carattere che sa rispondere».
La signora Ida non dà proprio l'impressione di vivere di ricordi e nemmeno della gloria riflessa del figlio. Un vicino, viste le telecamere, si fa coraggio e prova stuzzicare i giornalisti: «Voi non sapete che questa signora è una persona famosa». «Stai zitto», lo mette a tacere lei. Ha i piedi ben piantati per terra, Ida, sembra lontana le mille miglia dai lussi sibaritici del Palazzo, miscela l'italiano con espressioni dialettali. E difende Umberto, e già che c'è Angela e Franco, come solo una madre: «I miei figli quella mano non ce l'hanno». Insomma, i Bossi hanno le mani pulite. E una grande voglia di normalità: «Mio figlio è un figlio normale, come tutti gli altri».

 Poche frasi, non un'intervista, tirate fuori a fatica, come fa il dentista. Senza costruire biografie piegate alla retorica del dopo: «Quando stava in casa con noi Umberto era rispettoso con i genitori, studiava». Punto. Poi prova ad allontanare la troupe: «Voi cercate Angela, ma Angela non c'è, è a Milano, andate via, non perdete tempo e non tornate a cercarci». «Mia mamma Angela - spiega Matteo - abita qui a Samarate, vicino alla nonna, ma lavora a Milano dove ha un negozio. E tutte le mattine va in città. Sì, è una pendolare coma tanti».

 Nel '96 Angela e il marito Pierangelo Brivio avevano fondato un loro partito, Alleanza lombarda, in un duello mortale con la Lega. In un'intervista corale a Sette ne avevano dette di tutti i colori sull'Umberto. «È dall '87 che non gli parlo - aveva sibilato la sorella - è uno che un giorno dice una cosa e un giorno un'altra». 

Poi, non contenta, aveva affondato il colpo: «Mi ha rovinato anche il giorno del matrimonio. Mi aveva promesso il servizio fotografico. E invece venne tutto sfocato». E il consorte aveva aggiunto perfido: «Stiamo parlando di uno che ha organizzato tre feste di laurea senza mai essersi laureato».

Poi però Angela è rimasta vedova, con due ragazzi da mantenere, Matteo e Cinzia, e si è riavvicinata a Umberto e alla Lega. Matteo è un lùmbard doc, senza tentazioni eretiche, anche se sorvola sull'attualità: «Non rilascio dichiarazioni». Racconta solo l'episodio che cambiò la vita dei Bossi moltissimi anni fa: «Il bisnonno, il papà di Ida, ebbe un incidente: era alla guida di un carro e si scontrò con un motociclista che fu ferito gravemente. Per risarcirlo la famiglia fu costretta a vendere i terreni che possedeva a Cassano Magnago e i nonni si trasferirono a Samarate». L'altro episodio è cronaca di questi giorni

Fonte: srs di di Stefano Zurlo da il giornale del 15 aprile 2012

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