venerdì 18 maggio 2012

L’IMU DI MARIO MONTI: UN DISASTRO IMMOBILIARE.


Di Marco Della Luna

Il Censis stima che l’IMU produca una perdita di valore degli immobili italiani tra il 20 e il 50%, cioè tra 800 e 2.000 miliardi di Euro, stimando 4.000 il patrimonio ante IMU. E’ come se una serie di bombardamenti avesse distrutto un edificio e un terreno su tre.
Quindi Monti, ha fatto un danno di circa 1.500 miliardi al patrimonio privato e pubblico del paese, per incassarne 47.
Ha fatto un danno di 2/3 del debito pubblico, senza ridurre il debito pubblico, ma aggravandolo e peggiorando il rapporto tra valore dei risparmi e debito pubblico e privato.
Ha colpito in tal modo l’unico punto forte della situazione finanziaria italiana: il buon rapporto tra debito (pubblico e privato) e patrimonio (pubblico e privato).
Davvero un genio dell’economia! Non basta la nomina a Senatore a Vita per alti meriti verso la patria. Merita un premio Nobel.

Il danno così cagionato da Monti e da chi lo sostiene non sta solo nella perdita di ricchezza nazionale, perché la svalutazione degli immobili ha ben altri effetti:
1) Rende più difficile e meno fruttuosa la via di ridurre il debito pubblico vendendo il patrimonio immobiliare dello Stato;
2) Taglia il valore delle garanzie immobiliari date da imprese e cittadini alle banche, quindi taglia il credito e l’attività economica;
3) Deprime il mercato immobiliare, già depresso da circa cinque anni;
4) Fa chiudere i cantieri delle costruzioni in corso, per la ragione al punto 2) e al punto 3);
5) Fa chiudere o fallire molte imprese edili, con ricadute negative (insolvenze, cessazione degli ordinativi) sull’indotto e sull’occupazione, quindi anche sugli ammortizzatori sociali;
6) Moltiplica la recessione e la rende irreversibile, perché le recessioni e le riprese dei sistemi economici sono guidate e sostenute dal settore delle costruzioni, come ultimamente vediamo nel caso del Regno Unito.

Possiamo facilmente immaginare che cosa sarebbe successo, che so, a Sarkozy, se avesse fatto una cosa simile alla Francia. Gli italiani, diversamente dai francesi, sono un popolo-materasso. Monti ha coalizzato intorno a sé le forze del privilegio e delle rendite – partiti, banchieri, monopolisti, grandi burocrati strapagati – per portare avanti un politica senza investimenti e senza rinnovamento e senza crescita, di sola recessione, tassazione, disoccupazione e pagamento di interessi agli stranieri e di sostegno alla speculazione bancaria.

Ma a chi può giova questa sua politica anti-italiana? Solo a un ceto bancario che vuole il paese ridotto in miseria e alla disperazione per far incetta delle sue ricchezze reali prezzi stracciati e approfittare del bisogno della gente per imporre tagli di diritti e ulteriore sottomissione al capitale di sfruttamento straniero.
Solo a un disegno di sottomissione dell’Italia e di altri paesi europei al capitalismo soprattutto tedesco, e di loro riduzione a un ruolo servile di subcontinente europeo, di serbatoio di lavoro a basso costo e bassa qualificazione, a un mercato di sfogo per prodotti di basso prezzo e bassa qualità. La riforma Fornero, in diversi sensi, ne è un assaggio concreto.
E se leggete l’ultimo libro di Nino Galloni, Chi ha tradito l’economia italiana?, avrete la storia, ben documentata, di come gli interessi economici stranieri, sin dagli anni ’60, si sono ingeriti nella politica italiana per bloccare la crescita della nostra economia, il risanamento delle nostre finanze, anzi per sabotarle e porre l’Italia in condizioni di dipendenza.
Monti può essere in buona fede – non conosco il suo animo, non posso condannarlo– ma di fatto agisce come un Nemico a tutti gli effetti. Se si vuole sopravvivergli, bisogna considerarlo per quello che è e fa, assieme alle forze e ai partiti collaborazionisti, che lo sostengono e lo votano per interesse. Il suo governo sta facendo più danni materiali della precedente occupazione tedesca, quella di cui si festeggiava e ieri la ricorrenza della fine; e, suicidio dopo suicidio, rischia di fare anche altrettante vittime di quella, se lo si lascia andare avanti.
Alle elezioni amministrative, non votate per i collaborazionisti.

Fonte: srs di Marco Della Luna;  da StampaLibera del 27 aprile 2012

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