sabato 30 novembre 2013

LA TIRANNIA ”DEMOCRATICA”





Non può un uomo essere libero in una nazione schiava. La libertà individuale è connessa e dipende molto dal contesto  che la circonda. Non è libertà, l’iperlibertinaggio che viene offerto oggi dal nuovo ordine mondiale.

Non si contesta le singole scelte, e non ci si rende maestri di alcuna morale. Ma riflettiamo esattamente su cosa sia questa libertà che ci viene offerta in un mondo che viene etichettato come il più libero.  Cosa possiamo realmente fare? Avere una vita privata piena di ogni tipo di avventure, potremmo in futuro liberamente drogarci, verranno consentiti i matrimoni omosessuali, potremmo adottare bambini da singles, potremmo spostarci come vogliamo per il mondo, potremmo credere o non credere in tutto.
Ma i nostri paesi dovranno comunque adottare la politica monetaria imposta da altri, non potremmo avere la libertà di codificare comportamenti che urtano la sensibilità dei nostri Popoli, la nostra sovranità in campo legislativo sarà subordinata a scelte fatte da stranieri, chi votiamo conterà di meno del capitale apolide.
E per guardare solo al presente abbiamo la libertà di far morire milioni di persone di fame per avere le rate che divorano il potere d’acquisto dei nostri stipendi, possiamo “sballarci” in cambio di non guardare alla distruzione della nostra millenaria civiltà.
E saremo gli uomini liberi del più libero dei mondi?


Viviamo addirittura in un epoca nella quale un qualsiasi speculatore disonesto si sveglia la mattina fa crollare un mercato per avere ancora più denaro  in un giorno per specularci ancora, di quanto una nazione africana potrà avere in cento anni per mangiare. E ciò costerà ancora posti di lavoro disperazione e miseria anche in occidente.  Viviamo in un mondo nel quale politicanti da réclame televisiva vanno a pontificare del diritto dei mercati a strangolare barbaramente le persone, a calpestare la dignità umana e lo chiamano progresso. Non è male che un popolo venga distrutto al solo scopo di permettere lo smodato arricchimento di pochi singoli, non è male che questi pochi singoli usino il futuro delle persone come se si trattasse di pacchetti d’azione , ma è un abominio, agli occhi dei nostri politici, mettere un freno alla loro avidità.


Mai come in questa epoca gli uomini, i Popoli sono stati più schiavi. Ogni nostra conversazione telefonica è registrata, ogni email, i nostri pur minimi movimenti su internet possono essere   controllati e per decine di anni, l’avidità del mercato schiaccia le nostre speranze, eppure abbiamo l’impressione di essere liberi. Liberi di fare ciò che vogliamo,- ma è ovvio! Crediamo forse  agli schiavi di ogni epoca sia mai stato vietato di accoppiarsi? O crediamo che al padrone di due in catene interessasse se questi due fossero omo o eterosessuali, o che gli impedisse di ballare nei loro alloggi? Questo non interessa ai padroni, anzi…  Balla pure caro schiavo, ubriacati ti forniscono anche la birra, fai tutto quello che vuoi ma non spezzare le catene.


Non discutete il mercato, restate schiavi dei consumi, fregatevene dei popoli oppressi, della vostra cultura annientata, dei soprusi del capitale apolide,  ed in cambio potrete andare a letto con chi preferite, sposare una persona dello stesso sesso, bere, tutto quello che volete  non è la morale che interessa, sono le nuove catene che non vanno spezzate.
Ora  non è questo un giudizio morale, è soltanto una costatazione su ciò che ci consentono di fare ciò che vogliamo in un ambito privato in cambio di poter rinunciare alla libertà vera dei nostri popoli, a patto che non tentiamo di scostarci dal nostro ruolo, che accettiamo l’oppressione dei mercati.


Ammoniva profeticamente il grande Pericle nel proprio discorso: “Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.


Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore”.


Non era oggi come allora l’abdicazione all’interesse verso la cosa pubblica del cittadino, la dimenticanza dei propri fratelli  l’obbiettivo dei veri Tiranni? Non è oggi la stessa falsa libertà a far sentire l’odierno schiavo l’uomo più libero al mondo, a far prosperare la dittatura del capitale?


Fonte: visto su STAMPA LIBERA del 29 novembre 2013


ECCO COME NEL 2011 UE E FMI FECERO FUORI BERLUSCONI







Quando giorni fa, nel suo lungo intervento davanti ai giovani di Forza Italia, Silvio Berlusconi ha affermato di essere stato una spina nel fianco di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy molti hanno storto il naso. “E’ la solita boutade elettorale di un uomo disperato che prova a raccogliere consensi, gettandosi sulla demagogia antieuropeista”,  hanno pensato. Eppure, stavolta, sembra non essere così. E ci sono diversi elementi che lo confermano.

Molti, infatti, sono i personaggi che negli ultimi mesi, seppur indirettamente, hanno “aiutato“ Berlusconi, smontando la favola della mancanza di credibilità internazionale  del suo ultimo governo e del presunto rischio default corso dall’Italia nel novembre 2011.

Primo fra tutti Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea. Per capire chi è davvero l’economista fiorentino, è sufficiente ricordare che, nel giugno 2011, il governo Berlusconi dovette chiedergli pubblicamente le dimissioni dal board della Bce.

Subito dopo la nomina di Mario Draghi a presidente della Banca centrale europea, al posto di Jean-Claude Trichet, i membri di nazionalità italiana erano saliti a due (su un totale di sei), mentre la Francia non aveva più alcun rappresentante. S’innescò così un braccio di ferro tra il governo e Bini Smaghi, che di dimettersi non voleva saperne. La querelle durò diversi mesi, fino a quando il 10 novembre 2011, due giorni dopo le dimissioni del governo Berlusconi IV, Bini Smaghi lasciò il suo incarico per consentire la nomina di un rappresentante francese.

Nel suo libro “Morire d’austerità”, Bini Smaghi, convinto sostenitore dell’Euro e dell’Europa (dettaglio che va precisato, affinché nessuno pensi che si tratti degli improbabili vaneggiamenti di un fanatico antieuropeista) scrive chiaramente che Berlusconi, così come l’ex presidente greco George Papandreou, pagò caramente la sua posizione sempre meno favorevole alla moneta unica. “Non è un caso – scrive Bini Smaghi – che le dimissioni del primo ministro greco Papandreou siano avvenute pochi giorni dopo il suo annuncio di tenere un referendum sull’euro, ipotesi rigettata dagli altri paesi, e che quelle del presidente del Consiglio Italiano Berlusconi siano anch’esse avvenute dopo che l’ipotesi di uscita dall’euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi degli altri paesi dell’euro“. Un passaggio piuttosto chiaro, che lascia pochi dubbi all’immaginazione.

E che viene in qualche modo confermato dalle rivelazioni del giornalista italiano Fabrizio Goria. Nel luglio 2013, in un articolo intitolato “Italy on the brink: the hidden story of the 2011 near collapse and analogies with today”, pubblicato sul sito della London School Economy and Political Science, Goria ha scritto che nell’ottobre 2011, poco prima delle dimissioni del governo guidato da Silvio Berlusconi, José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, comunicò all’allora Ministro dell’Interno Roberto Maroni l’intenzione di “staccare la spina” al suo governo.

Barroso avrebbe detto a Maroni che Berlusconi sarebbe stato “attaccato da tutti i fronti, da ogni politico europeo” pur di portare a termine questo obiettivo. “Il delitto perfetto si è consumato al G20 di Cannes”, ha scritto Goria. “Dapprima con le risatine fra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sulla credibilità del governo in carica”. Poi con le dichiarazioni rilasciate da Barroso, dove il presidente della Commissione Europea affermava che l’Italia aveva deciso “di sua iniziativa di chiedere al Fondo monetario internazionale di monitorare i suoi impegni”. A chiudere il cerchio ci pensò Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, che disse:”L’Italia ha invitato il Fmi a verificare ogni trimestre, in collegamento con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, l’attuazione delle misure”.

Qualche giorno fa Hans-Werner Sinn, presidente dell’istituto di ricerca congiunturale tedesco, Ifo-Institut, durante il convegno economico “Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013″ organizzato a Berlino dal quotidiano “Sueddeutsche Zeitung”, ha rivelato che Berlusconi aveva avviato in sede europea le trattative per uscire dalla moneta unica.

“Sappiamo che, nell’autunno 2011, l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha avviato trattative per far uscire l’Italia dall’Euro”, ha detto Sinn, la cui figura per importanza e strategicità è paragonabile a quella del presidente dell’Istat. Ed è proprio in quel periodo che l’ultimo governo guidato da Berlusconi iniziò a vacillare. Le defezioni dalla maggioranza si fecero sempre più frequenti e improvvise, lo spread iniziò a salire sempre di più, i giornali e l’opinione pubblica effettuarono una tale pressione che il governo fu costretto alle dimissioni, aprendo la strada alle politiche austere dell’ex commissario europeo, Mario Monti.

Ad arricchire la vicenda, circa la “fastidiosa” presenza di Berlusconi ai vertici del governo italiano, ci ha pensato anche l’ex premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero, un socialista che con Berlusconi ha poco a che vedere. Lunedì scorso a Madrid, Zapatero ha presentato il suo libro “Il dilemma, 600 giorni di vertigini”, dove racconta con dovizia di particolari “la peggiore crisi economica vissuta dalla Spagna dalla metà del novecento”.

Zapatero ha ripercorso l’ultimo anno e mezzo del suo secondo mandato per giustificare alcune scelte difficili e ammettere gli errori commessi, rivelando alcuni retroscena inediti sulle pressioni ricevute nel 2011 dalla Germania al fine di accettare pesanti aiuti da parte del Fondo Monetario Internazionale in cambio della cessione di una quota di sovranità. “Furono tre i tentativi di Angela Merkel per indurmi ad accettare gli aiuti”, ha spiegato Zapatero nella conferenza stampa di presentazione del libro. “Il più pressante dei tre si verificò nel novembre 2011, al vertice del G20 di Cannes, in piena crisi del debito sovrano, perchè accettassimo aiuti per 50 miliardi alla Spagna e per 85 miliardi all’Italia”.

E ha ricordato “tutta la pressione esercitata sull’Italia” in una storica cena del 3 novembre, alla presenza dei capi di Stato e di governo di Germania, Francia, Italia e Spagna, del presidente della Commissione Europea, Jose’ Manuel Barroso, del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, della direttrice del Fmi Christine Lagarde e del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

“Ricordo – ha detto Zapatero – un clima molto critico nei confronti dell’Italia, ma la resistenza esercitata dal governo italiano fu da autentico catenaccio. Mi è rimasta impressa una frase che il ministro dell’economia Giulio Tremonti, ripeteva nei corridoi: ‘Conosco migliori forme di suicidio che chiedere aiuti’”. Alla fine si giunse a un compromesso, con la supervisione del Fmi sugli impegni di riforme assunte dall’Italia con l’Unione Europea. “La cosa certa – ha aggiunto – è che da lì a poco, ci sarebbero stati effetti trascendentali sul governo italiano, con le dimissioni di Silvio Berlusconi e l’incarico al nuovo esecutivo tecnico presieduto da Mario Monti”. Un caso?

Fonte: visto su QELSI QUOTIDIANO del 30 novembre 2013

TRATTATO DI LISBONA. DITTATURA EXTRA EUROPEA




di Gianni Lannes


Altro che elezioni. Si perde tempo con Bersani, Vendola, Berlusconi, Monti & Grillo, Ingroia e Di Pietro. Centro, destra & sinistra: il risultato non cambia, perché sono marionette nella mani di un sistema di potere implacabile.

«Le nazioni dell'Europa dovrebbero essere guidate verso il superstato senza che i loro popoli sappiano cosa sta accadendo. Ciò si può ottenere tramite passi successivi, ognuno mascherato da uno scopo economico, ma che porterà alla fine e irreversibilmente alla federazione» parola di  Jean Monnet, padre fondatore dell'Unione Europea.

Il Trattato di Lisbona è un crimine contro l’umanità: tra l’altro, sommato al trattato di Prum ed al trattato di Velsen, ha reintrodotto sotto mentite spoglie la pena di morte nel vecchio continente (alla voce NATO, ossia USA). Noto anche come Trattato di riforma, firmato per l’Italia da Romano Prodi e Massimo D’Alema (designati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) il 13 dicembre 2007 (entrato in vigore il primo dicembre 2009), ha apportato ampie modifiche al Trattato sull'Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea, ribattezzato Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Rispetto al precedente Trattato, quello di Amsterdam, esso abolisce i "pilastri" della democrazia popolare, provvede a togliere la sovranità del Popolo di tutti gli Stati membri e dà potere assoluto a banchieri ladri, criminali ed assassini. Capitolo finale: Eurogendfor, sotto il diretto controllo della NATO.




Mediante il  “Trattato di Lisbona” le carte costituzionali dei Paesi europei sono state annullate, compresa la Costituzione repubblicana promulgata nel 1948.
Di conseguenza: venuta meno la norma fondamentale su cui si reggeva la Repubblica italiana, c’è stato un golpe silenzioso, senza spargimenti di sangue ben prima che andasse in onda la farsa del governo di Mario Monti (già al soldo di banche e potentati segreti anglo-americani). Provate a chiedere lumi a qualche costituzionalista italico, semplicemente distratto. Il comico Benigni che interpreta la Costituzione a modo suo, ci fa o ci è? Chi l'ha assoldato per recitare un copione adulterato che non risponde alla realtà?

In Italia, a causa delle elezioni politiche anticipate e della volontà di alcuni gruppi parlamentari di non procedere alla ratifica a camere sciolte, nonostante un appello informale in questo senso fosse stato fatto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il disegno di legge presentato dal Governo Prodi II non fu votato. Il nuovo Governo Berlusconi IV ha dovuto quindi ripresentare un disegno di legge per procedere alla ratifica. Tale disegno di legge è stato in seguito approvato definitivamente dal Parlamento il 31 luglio 2008, promulgato dal presidente della Repubblica il 2 agosto 2008 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie Generale numero 185 dell'8 agosto 2008 (Supplemento Ordinario 188).

Anche nel Belpaese si è levata qualche autorevole ma sparuta voce di critica. L'ex ministro e insigne giurista Giuseppe Guarino, ordinario di diritto amministrativo all'Università di Roma, ha diffidato dal ratificare il trattato così com'è, perché esso codificherebbe un sistema di "governo di un organo" o "organocrazia". Il professor Guarino ha esposto la sua critica in una conferenza pubblica a Firenze il 19 maggio 2008, alla presenza di costituzionalisti, esperti e amministratori. Il trattato viola almeno due articoli della Costituzione italiana, l'Articolo 1 ("La sovranità appartiene al popolo") e l'Articolo 11 (L'Italia "consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie"). Riguardo a quest'ultimo, le condizioni di parità sono violate dal fatto che paesi come la Gran Bretagna e la Danimarca, membri del trattato, sono esonerati dalla partecipazione all'Euro. Così essi possono, ad esempio, fissare il tasso d'interesse in modo vantaggioso per loro ma svantaggioso per gli altri firmatari del trattato.
Inoltre, osserva Guarino, il Trattato di Lisbona aumenta sensibilmente i poteri della Commissione Europea. Ad esempio, nel caso della procedura di infrazione del Patto di Stabilità, stabilita dall'articolo 104, la Commissione finora aveva solo il potere di notificare l'avvenuta infrazione al Consiglio dei Ministri dell'EU, che poi decideva se avviare la procedura o meno. Nella nuova versione, sono stati introdotti tre piccoli cambiamenti che spostano quei poteri in seno alla Commissione. Non sarebbe saggio approvare il trattato, riproponendosi di cambiare in seguito le sue parti sbagliate, ha osservato il professor Guarino. Ciò sarebbe di fatto impossibile, dato che occorre l'unanimità.

Un altro eminente costituzionalista tedesco, il professor
Albrecht Schachtschneider, ha sviluppato una lezione dal titolo "La legittimazione della pena di morte e dell'omicidio" in cui sostiene che il Trattato di Lisbona nel suo continuo sostenere una cosa e rimandare ad altra contraria attraverso il richiamo alle "Spiegazioni della Carta dei Diritti Fondamentali" legittima la pena di morte e l'omicidio "per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un'insurrezione" e "per atti commessi in tempo di guerra o in caso di pericolo imminente di guerra". 

La pena di morte scatta in caso di rivolte popolari. Il professor Schachtschneider, uno dei quattro giuristi che stilarono uno storico esposto contro il Trattato di Maastricht, ha spiegato come la pena di morte venga reintrodotta alla chetichella. Non è citata nel testo del trattato, ma in una nota di una nota a piè di pagina. E chi accetta il Trattato di Lisbona accetta con ciò anche la Carta dell’Unione Europea,la quale proclama:"La pena di morte è abolita", ma poi rimanda ad una nota a piè di pagina, in cui si legge: "Eccetto che in caso di guerra, di disordini, di insurrezione".

Inoltre, il trattato di Velsen, concede potere di vita e di morte ad Eurogendfor, la gendarmeria europea, fuori dal controllo della magistratura e del parlamento.

L'Unione Europea è stata fondata su menzogne e inganni ai più alti livelli del governo. Questa scia di inganni è continuata sin dall'inizio e si è momentaneamente fermata giovedì 13 dicembre 2007 a Lisbona, Portogallo, dove i maggiordomi degli Stati membri di questo blocco commerciale hanno firmato il Trattato di Riforma dell'Unione Europea.
Esso sostituisce la Costituzione UE respinta nel 2005 sia dalla Francia che dall'Olanda. Angela Merkel, il cancelliere tedesco, e l'ex presidente francese Giscard D`Estaing sono tre i tanti ministri europei che hanno confermato che il Trattato non è altro che la Costituzione sotto un altro nome. Le uniche differenze sarebbero l'abbandono dal nuovo documento di quegli articoli relativi alla bandiera, all'inno e al motto dell'Europa unita. Eppure solo due giorni prima dell'evento storico a Lisbona 16 Stati membri sono usciti allo scoperto e hanno chiesto un emendamento del trattato e il reinserimento di quei tre articoli, trasformando perciò il trattato nell'originale costituzione. Essi vogliono anche imporre la moneta unica a tutti quegli Stati membri che ancora mantengono le loro monete nazionali e suggeriscono che una Giornata Europea diventi una vacanza celebrativa.

Il leader dello United Kingdom Independence Party, Nigel Farage ha detto: "Il totale inganno che viene imposto è alla fine pienamente visibile. I tentativi patetici di affermare che questa non era la Costituzione sono stati spazzati via. Ritornano la bandiera, l'inno e il motto. Significa che quello che era il 96% dell'originale Costituzione è ora il 100%. Non sentiremo più parlare del Trattato di Riforma. Questa è la Costituzione UE respinta che torna in tutta la sua magnificenza".

Il primo ministro danese Anders Fogh Rasmussen ha deciso contro qualunque referendum sul trattato, lasciando la sua ratifica al Parlamento danese. Egli ha detto ai giornalisti che il trattato era una "cosa buona per la Danimarca".  La Danimarca aveva pianificato un referendum sulla Costituzione nel 2005, ma in seguito ai voti negativi di Francia e Olanda il voto era stato annullato. Il ministro della giustizia danese ha concluso che il trattato non minaccia la sovranità danese. Rasmussen ha detto: "Quando si perde sovranità è necessario un referendum, ma quando non si perde alcuna sovranità sarà il Parlamento a ratificare il testo". Ha anche confermato i piani di tenere un altro referendum sulla moneta unica, l'euro, e sull'opportunità di porre termine alle 'rinunce' relative a difesa, giustizia e affari interni, decise a Maastricht. Per la cronaca: lo stesso Rasmussen è stato nominato segretario generale della NATO il 4 aprile 2009, due giorni prima della strage (309 morti ufficialmente, anche se in realtà sono 360) provocata in Abruzzo da un terremoto artificiale del Patto Atlantico, sotto l’egida USA.

Bene, consideriamo le implicazioni; se uno Stato nazione sovrano non controlla più la sua economia, difesa, sistema di giustizia e politica interna, può essere davvero ancora chiamato uno Stato nazione sovrano? 

L'elite finanziaria e politica d'Europa ha lavorato per questo momento sin dalla fine della seconda guerra mondiale. In ogni Stato membro le personalità possono differire, ma la retorica è sempre la stessa: 'Nessuna perdita di sovranità, è buono per la gente, è buono per l'economia eccetera eccetera'.

Qual è la differenza tra questo documento e l'originale Costituzione? L'avvocato tedesco Klaus Heeger, ricercatore e consulente legale del gruppo Democratico Indipendente del Parlamento europeo ha tracciato le seguenti conclusioni a riguardo dei due documenti.
Secondo la sua analisi «la Costituzione garantiva alla UE 105 nuove competenze. Anche il trattato garantisce 105 nuove aree di competenza. Rimangono fuori i simboli UE (bandiera, inno e motto) ma entra il cambiamento climatico. Le rimanenti 104 aree rimangono le stesse: si tratta della Costituzione UE sotto un altro nome».
  
Il Trattato è il documento UE più segreto e più velocemente redatto ad oggi. L'opposizione e la comprensione sul fatto che la UE sia un nascente Stato di Polizia stanno crescendo e loro, i cospiratori, sanno che la velocità è vitale. Tony Blair (affiliato al Club Bilderberg) lo sottoscrisse nel giugno 2007 come sua finale pugnalata nella schiena della Gran Bretagna. I ministri degli esteri si dichiararono d'accordo sui suoi termini nel settembre 2007 e, 2 mesi dopo, il 13 dicembre, i rappresentanti di ciascun Stato membro firmarono il documento, e ora, tutto ciò che rimane è la ratifica e il fatto sarà compiuto.

I nostri Parlamenti nazionale sono diventati superflui dal momento che tutto il potere residuo è stato trasferito a Bruxelles. Significa la fine formale di tutte quelle storiche nazioni europee che sono stati membri della UE. Le ambasciate nazionali nel mondo sono ora sotto il controllo dei burocrati UE. Le vecchie regioni e province saranno unite e combinate in 'Regioni Amministrative UE'. L’amalgamazione delle Kommunes danesi è un esempio preventivo di ciò, insieme con i Parlamenti 'delegati' di Scozia e Galles, che verranno presto raggiunti dallo sradicamento dell'Inghilterra e la creazione di simili assemblee regionali in tali luoghi.

La UE ha ottenuto proprietà di polizia, esercito, armi nucleari, riserve monetarie e del petrolio del Mare del Nord come spiegato nel documento del trattato. Gli appartenenti alla nostra polizia e alle forze armate dovranno prestare giuramento di lealtà alla UE. Se si rifiuteranno verranno licenziati. La UE ha il completo controllo di tutte le questioni militari, equipaggiamenti e stabilimenti.

I partiti politici saranno aboliti, aggiornati o riallineati. Saranno consentiti solo partiti pan-europei. Partiti indipendentisti saranno di fatto fuorilegge dal momento che, in base alla sentenza del 1999 della Corte Europea di Giustizia (caso 274/99), è illegale la critica alla UE. Persino prima del voto irlandese, le notizie da Bruxelles indicano che sono già a buon punto piani per eliminare ogni gruppo euroscettico all'interno del Parlamento europeo. La UE ha il diritto legale di chiudere Parlamenti nazionali e assemblee, nonché dis ciolgiere governi..
Molta gente rimarrà disoccupata dal momento che diventerà universale il diritto UE di 'riaddestrare' qualcuno a proprie spese ad un nuovo lavoro (comprendente l'acquisto di un certificato che conferma tale riaddestramento). Centinaia di migliaia di piccoli negozi saranno costretti a chiudere a causa di un infinito numero di impraticabili e ingestibili regole UE.

Circa 107 mila leggi europee criminalizzeranno molti, dal momento che aderire a questa enorme quantità di legislazione è impossibile. Saremo sottoposti a frequenti multe e persino all'arresto come risultato della nostra inevitabile ignoranza. Considerate i seguenti esempi: dal gennaio 2006 è diventato illegale riparare le proprie tubature domestiche, apparecchi elettrici o persino la propria macchina. Se comprate una barca lunga più di 6 piedi costruita dopo il 1999 dovrete pagare l'equivalente di 4000 sterline o passare sei mesi in prigione. Mentre lo Stato di polizia UE flette sempre più i suoi muscoli ognuno di noi vivrà nella paura e sotto la minaccia di arresto o processo per ognuna di una miriade di infrazioni, anche quelle minori.

Alle grandi aziende naturalmente le cose andranno bene, perché utilizzeranno una massiccia immigrazione dall'interno e dall'esterno della UE, pagando salari minimi agli immigrati a spese delle popolazioni indigene, forzando verso il basso i salari. Inoltre queste aziende avranno praticamente un monopolio sull'impiego, insieme al governo, e saranno capaci di dettare condizioni sui termini di impiego senza paura di un contraddittorio.

I maggiori impieghi governativi e l'inevitabile corruzione che accompagneranno questo monopolio creeranno una nuova divisione di classe che assicurerà che i ricchi e i loro compagni di viaggio diventeranno più ricchi, mentre la maggioranza della popolazione declinerà verso la povertà. Le tasse aumenteranno per pagare la massiccia crescita della burocrazia.
Non vi sarà correzione degli errori tramite canali democratici locali, perché non ci sarà più alcuna democrazia locale. O, per quel che conta, alcuna democrazia in assoluto. I Governi Amministrativi Regionali UE non saranno eletti (guardate il piano di regionalizzazione della UE sul sito ufficiale). Il nostro solo voto sarà per l'impotente Parlamento europeo. Saremo governati dei membri non eletti della Commissione Europea che non hanno, a nessun livello, alcuna responsabilità verso la gente.

Se faremo dimostrazioni o proteste potremo essere catturati e spostati verso un'altra regione europea. Il mandato di arresto europeo e una varia legislazione introdotta in tutt'Europa dall'11 settembre danno alle autorità potere assoluto su di noi. L'uccisione degli innocenti Philip Prout e Jean de Menezes è completamente legale in base alla legge europea. L'intimidazione e le crescenti invettive anti islamiche in tutt'Europa ricordano il trattamento degli ebrei nella Germania precedente la guerra. Uno Stato Europeo Federale diventerà un posto molto spiacevole in cui vivere.

Dopo la federazione, nel corso dei 15 anni, l'Europa potrebbe crollare sotto il peso della sua stessa burocrazia e corruzione. Ci sarà così poca produzione che nessuna tassazione sarà capace di supportare il macchinario governativo vasto, inetto, corrotto e inefficiente. Molti saranno ridotti alla povertà o sulla soglia della morte per fame. La completa mancanza di qualunque bilanciamento e controllo, lascerà aperta la porta a qualunque possibile dittatura.
L'Unione Europea, mostruosa come è, non è niente più che una pietra miliare verso un governo mondiale. Quanti leader politici e giornalisti in Europa  sono membri di organizzazioni segrete come il Bilderberger, la Trilateral Commission, il Club Of Rome e il Royal Institute For International Affairs.

Viviamo in un'età in cui le persone sembrano avere abdicato in favore del governo a tutte le responsabilità riguardanti le proprie esistenze. Ciò è successo sin dalla fine della seconda guerra mondiale, ma il processo è significativamente accelerato dagli anni '80. Questa irresponsabilità sociale ci ha portato a Lisbona il 13 dicembre 2007, dove i nostri cosiddetti leader hanno firmato per cedere i nostri antichi diritti e libertà in nome del loro grande piano, ossia il nuovo ordine mondiale. Se rimaniamo seduti senza far nulla il resto delle nostre vite diventerà un incubo per nostra stessa responsabilità, perché, in fin dei conti, saremo noi ad avere messo i nostri diritti e le nostre libertà nelle mani dei lupi.

Se, poi, teniamo in considerazione che dei 27 Paesi dell'Unione Europea, 22 fanno anche parte della NATO, si constata un intreccio di identificazione della nuova alleanza militare con la NATO. 


La Repubblica (31 luglio 2008) - «Trattato di Lisbona, l'Italia ratifica la Camera approva all'unanimità Berlusconi, presente in aula, soddisfatto per il consenso generale Frattini: "Speriamo entri in vigore prima delle elezioni europee" Trattato di Lisbona, l'Italia ratifica la Camera approva all'unanimità

ROMA - L'Italia ha ratificato il trattato di Lisbona. Un lungo applauso bipartisan ha accompagnato il sì della Camera che, come il Senato, ha approvato all'unanimità il trattato. L'unica eccezione arriva dai banchi della Lega Nord: i deputati del Carroccio al momento della proclamazione sono rimasti seduti in silenzio. Un atteggiamento che ha provocato la reazione di Emanuele Fiano (Pd) che si è alzato in piedi per urlare contro i leghisti.
Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, "l'approvazione unanime è l'espressione di una bella pagina dell'antica tradizione parlamentare del nostro Paese che è co-fondatore dell'unione europea". Il premier Silvio Berlusconi, presente in aula, in una nota esprime "grande soddisfazione per il voto all'unanimità". Il presidente del Consiglio ha sottolineato "il contributo dell'Italia al rilancio dell'Europa che sta attraversando una fase di difficoltà. L'auspicio - prosegue - è che il voto di oggi possa servire anche agli altri paesi che ancora devono completare l'iter parlamentare". Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, parla di "bell'esempio che l'Italia dà al resto d'Europa". Per il titolare della Farnesina "il trattato è uno strumento non una soluzione. Con la sua approvazione - prosegue - togliamo l'alibi a chi non vuol fare camminare in avanti l'Europa". Frattini ha poi auspicato che "il trattato entri in vigore prima delle elezioni europee del prossimo anno". La speranza che tutti i paesi ratifichino il trattato prima delle elezioni europee è condivisa anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha espresso tutta la sua soddisfazione per il voto di oggi: "L'approvazione unanime della legge di ratifica del trattato di Lisbona rappresenta un titolo d'onore per il parlamento italiano e un fattore di rinnovato prestigio per il ruolo europeo del nostro paese".

Più critico il giudizio della Lega Nord che ha approvato il trattato votando sì con riserva. Per il capogruppo alla Camera, Roberto Cota, "abbiamo toccato il punto più basso dell'Europa dei burocrati, oggi dobbiamo dare la spinta per una Europa diversa"».

Cosa c'è sotto? Leggete attentamente e lo scoprirete:

 approfondimenti:









Fonte: srs di  Gianni Lannes, da SU LA TESTA del  8 febbraio 2013