di LEONARDO FACCO
Se le tasse sono un furto – e in Italia lo sono – non
pagarle è legittima difesa. Guai a dirlo, però, passereste per i soliti
criminali, che non vogliono dare allo Stato (ladro per antonomasia) il frutto
del loro lavoro, indispensabile per mantenere milioni di parassiti, che quando
non pasteggiano a ostriche e champagne, si fanno rimborsare anche i 50 cents
che spendono per andare al cesso.
Nel frattempo, la
pressione fiscale sta stracciando ogni record, le spese delle zecche
di cui sopra (e delle loro clientele) crescono e quel poco che rimane
della classe di produttori di ricchezza muore. Per ovviare a cotanto furto
legalizzato, c’è chi se ne va o se ne è andato. Chi, invece, ha scelto di
scendere per le strade (accadrà
il 9 dicembre) per cacciarli, chi evade quel che riesce ad evadere e chi
adotta altre strategie elusive. Di seguito, ne elenchiamo sei, che per
“l’Unità di Informazione Finanziaria” sono definite le più diffuse “piaghe che
affliggono l’Italia”, veri e propri “schemi di evasione”, i più
utilizzati.
1. Conti correnti personali per aziende - Uno
degli schemi che ha ricevuto più segnalazioni (oltre 5mila delazioni nel 2012)
è quello che prevede l’utilizzo di conti correnti privati per operazioni svolte
da una società. Il meccanismo è il seguente: un’azienda versa su conti correnti
intestati ad amici e parenti parte dei propri ricavi, evitando così di
fatturarli all’interno del bilancio. La mancata inclusione nel bilancio
determina quindi che le tasse a carico della società si frazionino tra più
soggetti, diminuendo quindi l’ammontare delle tasse da pagare al Fisco. La
parte deviata sui conti correnti dei privati diventa quindi la somma che
l’azienda elude.
2. Carte elettroniche – Negli ultimi anni c’è stato
un vero e proprio boom. Secondo il Rapporto dell’Unità di Informazione
Finanziaria, queste carte vengono utilizzate spesso in modo illecito, grazie ad
una loro caratteristica di base e cioè la scarsa tracciabilità. Il che dimostra
che la demogocica battaglia sull’eliminazione del contante (lo confermano loro
stessi) è solo una pagliacciata, una misura che sottintende per altre cattive
intenzioni da parte dello Stato. Questa tecnica delle carte elettroniche
permette infatti di mettere in atto scambi meno controllati, soprattutto quando
esse vengono collocate per via telematica. Internet rende molto più difficile
l’identificazione degli intestatari, il che permette ai soggetti che intendono
eseguire operazioni illecite di utilizzare più facilmente prestanome ignoti al
Fisco.
3. Fondi - Altro tipo di schema volto ad evadere le
tasse, implica l’utilizzo di fondi che, soggetti allo scudo fiscale, vengono
poi re-investiti mediante operazioni in conto corrente. Anche in questo caso,
la somma viene frazionata tra più intermediari, rendendo difficile il controllo
da parte del Fisco.
4. Denaro contante - Le care vecchie banconote non
tramontano mai a prescindere. Secondo la UIF, l’utilizzo di contante,
soprattutto per operazioni riguardanti grosse somme di denaro, è uno dei
maggiori indicatori di evasione. Quando circola troppo denaro cash, spesso
dietro si nasconde il “sommerso”. Nel rapporto si sottolinea inoltre la
pericolosità di: «contesti di operatività bancaria presumibilmente
riconducibili al settore degli appalti». Corruzione insomma.
5. Fatture - Altro classico intramontabile sono le
fatture false emesse per operazioni inesistenti. In altre parole, io faccio una
fattura per certificare una prestazione che non ho mai eseguito. Caso limite,
ma parecchio diffuso. Ma per evadere il Fisco, non c’è bisogno di inventarsi
niente. Molto spesso infatti viene utilizzata una via di mezzo che consiste
nella sovra-fatturazione o nella sotto-fatturazione. Un esempio su tutti può
essere l’aumento della cifra indicata (da 50 a 100 euro e così via). Questo
aumento permette infatti non solo di dedurre maggiormente i costi, ma anche di
accedere a detrazioni più cospicue.
6. Paradisi fiscali – Ultimo schema di evasione
segnalato dalla UIF è l’utilizzo da parte di molti imprenditori dei cosiddetti
paradisi fiscali, di quei luoghi che garantiscono un prelievo di tasse quasi
nullo e che proteggono i loro “clienti” mediante il segreto bancario. È la
stessa UIF a spiegare come funziona: i ricavi vengono cumulati nel Paese
d’origini e poi trasferiti in società di comodo situate alle isole Cayman,
Bermuda, Barbados, ecc.
Come ha scritto il primo ministro di Singapore, Lee
Hsien Loong, “l’obiettivo del governo deve essere di rendere l’evasione
fiscale non conveniente, non tanto tramite la repressione quanto attraverso
l’abbassamento dei tributi a livelli tali da rendere non convenienti
economicamente gli artifici contabili”. Pensate che quei poco di buono che
stanno al governo comprendano un ragionamento tanto semplice quanto di buon
senso? Vi rispondo io: no! Alfano, in tv, ha detto: “Ogni volta che
prendo una decisione di governo penso ai miei due figli”. Anche io lo faccio, ogni volta che evado.
Avanti tutta con la rivolta, non c’è alternativa!
Fonte: visto su L’Indipendenza del 20 novembre 2013
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