sabato 23 novembre 2013

ECCO COME FREGARE IL FISCO TIRANNICO: I SEI 6 MODI PIÙ USATI




di LEONARDO FACCO

Se le tasse sono un furto – e in Italia lo sono – non pagarle è legittima difesa. Guai a dirlo, però, passereste per i soliti criminali, che non vogliono dare allo Stato (ladro per antonomasia) il frutto del loro lavoro, indispensabile per mantenere milioni di parassiti, che quando non pasteggiano a ostriche e champagne, si fanno rimborsare anche i 50 cents che spendono per andare al cesso.

Nel frattempo, la pressione fiscale sta stracciando ogni record, le spese delle zecche di cui sopra (e delle loro clientele) crescono e quel poco che rimane della classe di produttori di ricchezza muore. Per ovviare a cotanto furto legalizzato, c’è chi se ne va o se ne è andato. Chi, invece, ha scelto di scendere per le strade (accadrà il 9 dicembre) per cacciarli, chi evade quel che riesce ad evadere e chi adotta altre strategie elusive.  Di seguito, ne elenchiamo sei, che per “l’Unità di Informazione Finanziaria” sono definite le più diffuse “piaghe che affliggono l’Italia”, veri e propri “schemi di evasione”, i più utilizzati.

1. Conti correnti personali per aziende - Uno degli schemi che ha ricevuto più segnalazioni (oltre 5mila delazioni nel 2012) è quello che prevede l’utilizzo di conti correnti privati per operazioni svolte da una società. Il meccanismo è il seguente: un’azienda versa su conti correnti intestati ad amici e parenti parte dei propri ricavi, evitando così di fatturarli all’interno del bilancio. La mancata inclusione nel bilancio determina quindi che le tasse a carico della società si frazionino tra più soggetti, diminuendo quindi l’ammontare delle tasse da pagare al Fisco. La parte deviata sui conti correnti dei privati diventa quindi la somma che l’azienda elude.

2. Carte elettroniche – Negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom. Secondo il Rapporto dell’Unità di Informazione Finanziaria, queste carte vengono utilizzate spesso in modo illecito, grazie ad una loro caratteristica di base e cioè la scarsa tracciabilità. Il che dimostra che la demogocica battaglia sull’eliminazione del contante (lo confermano loro stessi) è solo una pagliacciata, una misura che sottintende per altre cattive intenzioni da parte dello Stato. Questa tecnica delle carte elettroniche permette infatti di mettere in atto scambi meno controllati, soprattutto quando esse vengono collocate per via telematica. Internet rende molto più difficile l’identificazione degli intestatari, il che permette ai soggetti che intendono eseguire operazioni illecite di utilizzare più facilmente prestanome ignoti al Fisco.


3. Fondi - Altro tipo di schema volto ad evadere le tasse, implica l’utilizzo di fondi che, soggetti allo scudo fiscale, vengono poi re-investiti mediante operazioni in conto corrente. Anche in questo caso, la somma viene frazionata tra più intermediari, rendendo difficile il controllo da parte del Fisco.

4. Denaro contante - Le care vecchie banconote non tramontano mai a prescindere. Secondo la UIF, l’utilizzo di contante, soprattutto per operazioni riguardanti grosse somme di denaro, è uno dei maggiori indicatori di evasione. Quando circola troppo denaro cash, spesso dietro si nasconde il “sommerso”.  Nel rapporto si sottolinea inoltre la pericolosità di: «contesti di operatività bancaria presumibilmente riconducibili al settore degli appalti». Corruzione insomma.

5. Fatture - Altro classico intramontabile sono le fatture false emesse per operazioni inesistenti. In altre parole, io faccio una fattura per certificare una prestazione che non ho mai eseguito. Caso limite, ma parecchio diffuso. Ma per evadere il Fisco, non c’è bisogno di inventarsi niente. Molto spesso infatti viene utilizzata una via di mezzo che consiste nella sovra-fatturazione o nella sotto-fatturazione. Un esempio su tutti può essere l’aumento della cifra indicata (da 50 a 100 euro e così via). Questo aumento permette infatti non solo di dedurre maggiormente i costi, ma anche di accedere a detrazioni più cospicue.

6. Paradisi fiscali – Ultimo schema di evasione segnalato dalla UIF è l’utilizzo da parte di molti imprenditori dei cosiddetti paradisi fiscali, di quei luoghi che garantiscono un prelievo di tasse quasi nullo e che proteggono i loro “clienti” mediante il segreto bancario. È la stessa UIF a spiegare come funziona: i ricavi vengono cumulati nel Paese d’origini e poi trasferiti in società di comodo situate alle isole Cayman, Bermuda, Barbados, ecc.

Come ha scritto il primo ministro di Singapore, Lee Hsien Loong, “l’obiettivo del governo deve essere di rendere l’evasione fiscale non conveniente, non tanto tramite la repressione quanto attraverso l’abbassamento dei tributi a livelli tali da rendere non convenienti economicamente gli artifici contabili”. Pensate che quei poco di buono che stanno al governo comprendano un ragionamento tanto semplice quanto di buon senso? Vi rispondo io: no!  Alfano, in tv, ha detto: “Ogni volta che prendo una decisione di governo penso ai miei due figli”.  Anche io lo faccio, ogni volta che evado. Avanti tutta con la rivolta, non c’è alternativa!


Fonte: visto su L’Indipendenza del  20 novembre 2013


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