di Fabrizio Fiorini
Affrontare le questioni di politica monetaria e – in
particolar modo – trattare dell’aspetto della proprietà della moneta espone a
una serie di critiche, il più delle volte interessate, volte a mettere in
discussione il rigore scientifico della metodologia giuridico-politica
nell’analisi del fenomeno che, a detta degli economisti, dovrebbe e potrebbe
essere trattato solo da loro.
Dicono: “La moneta è tema economico, se lo affronta un
giurista è come se un gommista si occupasse di cardiochirurgia”. Dicono
ancora: “la matematica non è un’opinione”. Bene, allora guardiamola, questa
“matematica”.
E’ dunque risaputo che se guadagno 1000 e spendo 1500, a
fine mese mi sono indebitato. Per evitare questo spiacevole inconveniente si
hanno davanti due possibilità: a) spendere meno; b) guadagnare di più.
Aumentando, quindi, le mie entrate, o riducendo le mie uscite, il mio debito
potrà ridursi o – sa sarò particolarmente virtuoso – azzerarsi. Questo per
quanto attiene a un “debito privato”. E per il debito pubblico? Dovrebbero
valere le stesse regole. Andiamo a vedere.
I fatti:
1) le tasse aumentano e gli organismi di esazione operano
con un’efficienza usuraia; il mondo delle piccole e medie imprese ha lanciato
l’allarme: si rischia l’ “ingorgo fiscale” essendosi accumulate, da qui alla
fine dell’anno, ben 28 (ventotto) scadenze fiscali;
2) i tagli allo stato sociale sembrano oramai dei colpi
d’ascia, e non risparmiano neanche i settori tradizionalmente considerati più
sensibili: per il Fondo della Sanità, ad esempio, per effetto della Legge di
stabilità, nel prossimo biennio sono previste riduzioni di circa 1,2 miliardi;
3) poi c’è il miracolo dell’immigrazione, la “risorsa”. Il
ministro Kyenge è stato chiarissimo: gli allogeni regolarizzati sul nostro
territorio pagano otto miliardi di contributi all’Inps;
4) non dimentichiamo, infine, il nuovo corso della politica
nazionale, improntato all’onestà e alla morigeratezza dei costumi: i
parlamentari del Movimento 5 Stelle, ad esempio, e bontà loro, hanno restituito
oltre un milione e mezzo di euro degli stipendi e delle sovvenzioni al loro
movimento, facendoli confluire in un “fondo di ammortamento del debito
pubblico”.
Benissimo, allora, facciamo due conti. Abbiamo una voce di
riduzione delle uscite (i tagli alle spese dello Stato, allo stato sociale) e
ben tre voci di entrata: l’inasprimento fiscale, la “risorsa” del lavoro degli
stranieri e il ridimensionamento delle spese di mantenimento della cosiddetta
Casta.
Il debito pubblico, pertanto, “se la matematica non è
un’opinione” come dicono gli economisti, avrebbe dovuto ridimensionarsi
notevolmente. Invece, secondo i dati Eurostat, nel secondo trimestre del 2013
questo non solo non si è stabilizzato, ma è addirittura aumentato fino a
toccare quota 133,3% del Pil, piazzandosi sul secondo gradino del podio europeo
dopo quello stabilmente occupato da quel che resta della Grecia. L’ammontare
complessivo del debito è di 2076 miliardi di euro. Com’è possibile? Perché gli
economisti non ce lo spiegano? Forse perché non sanno (o non vogliono sapere)
che gran parte del nostro debito sono interessi sulla moneta che ci viene
prestata per scambiare i nostri beni e i nostri servizi?
Manca completamente – per assuefazione e per propaganda – la
percezione dell’enormità del problema. Basti pensare al motivo per cui il
governo sembra abbia deciso per la sospensione della seconda rata dell’Imu.
Dove ha trovato i due miliardi di copertura? Dal fatto che anziché dover pagare
i soliti 91 miliardi annui di interessi sulla moneta dovremo pagarne solo 89:
dal solo 2%, quindi, degli interessi annui sul signoraggio bancario, riusciamo
a pagare le imposte sulla casa di tutti i cittadini italiani.
Altro che il “milionuccio” e mezzo dei parlamentari
grillini! Avrebbero fatto meglio, in tutta sincerità, a usarli per far girare
un po’ l’economia nei locali della movida notturna capitolina. Avrebbero magari
assunto un paio di camerieri in più. Non ci occorrono briciole, non ci occorre
l’elemosina. Ci serve la sovranità su ciò che è nostro, sulla nostra moneta,
sulla nostra economia, sul nostro futuro.
Fonte: visto su Rinascita del 28 ottobre 2013
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