lunedì 11 novembre 2013

ECOMAFIE: INCROCI, PARALLELISMI E SUBORDINE





E mo’ me lo voglio togliere un sassolino.

All’epoca avevo fatto un’indagine, mai scritta né pubblicata, in seguito a un report della Gabanelli sullo scandalo dei rifiuti nei campi flegrei e litorale domizio attorno a Napoli.

Avevo già scoperto da tempo che funziona così: una ditta riceve la commessa e poi da in subappalto alla mafia, la quale viene incriminata di tutti i mali. 

In realtà succedette così: la Jacorossi Imprese SpA riceve la commessa dalla Regione Campania (nel 2001) con tanto di finanziamento, 117 di milioni di euro, e un capitolato: assumere 380 lavoratori socialmente utili per bonificare i terreni dei campi flegrei e litorale domizio, e per organizzarne la raccolta (http://www.caleno24ore.it/wordpress/1503/la-controversa-storia-della-jacorossi-la-societa-proprietaria-dellilside.html).

La Jacorossi che fa? Assume i 380 lavoratori costringendoli a incrociarsi le braccia e dopo cinque anni li licenzia, in barba alla convenzione. Non organizza la raccolta e non bonifica i terreni, anzi subappalta a ditte più o meno mafiose per inquinare ancora di più i terreni.

Piccolo hic: la Gabanelli aveva omesso di dire che subito dopo avere ricevuto la commessa dalla Regione Campania, praticamente nello stesso anno 2001, la Jacorossi Imprese SpA, controllata della Fintermica Spa della famiglia Jacorossi, costituiva prima una impresa comune con una controllata di Gaz de France (appartenente al governo francese) tramite la sua filiale, la Cofathec Servizi: la Cofathec  & Jacorossi Progetti Spa, e poi tale impresa comune veniva acquisita per oltre il 50% da Cofathec Servizi nel 2003, e cioé la Francia che ne acquisisce il controllo almeno al 75% (delibere AGCM http://www.agcm.it/concorrenza/concentrazioni/open/41256297003874BD/5C01FB5B3C1560F4C1256B020039B99C.html e http://www.agcm.it/concorrenza/concentrazioni/open/41256297003874BD/6CF7E4F4147640F9C1256CC20044A57E.html).

Onde per cui era la Francia che controllava quell’impresa che inquinava i terreni attorno a Napoli intascando i nostri fondi pubblici e utilizzando la nostra “mafia locale” per portare a termine questo lavoro criminoso, criminale e assassino.

Piccolo dettaglio “strano”: la Jacorossi, si legge nella delibera dell’impresa comune, cede i suoi asset materiali e immateriali siti in Italia e in Israele… Cioè per ordine decrescente di responsabilità: Francia, Jacorossi, politici e, in subordine, mafia.

Delle 350 mila tonnellate di rifiuti tossici solo 40 mila furono trasportati per essere infoiati tra Napoli e Caserta nel modo descritto dal Casalese in questo articolo, http://www.cronacaflegrea.it/pozzuoli-rifiuti-tossici-seppelliti-ho-detto-dove-stanno-ma-non-bonificano-perche-costa-troppo/.
In subordine: la mafia manovalanza della Francia.
Cofathec Servizi, che all’epoca era una controllata di Gaz de France e che acquisisce la Jacorossi Imprese,   adesso è scomparsa in Cofely, dopo essere diventata una controllata del gruppo nato dalla mega fusione dei franco-rotti GAZ DE FRANCE SUEZ.
Tale fusione fu autorizzata dall’antitrust di Bruxelles in barba a qualsiasi buonsenso, logica e normativa antitrust, nel 2008.

Si può quindi pacificamente affermare che l’aumento di mortalità dovuto a tumori, malformazioni e malattie degenerative nei terreni inquinati “dalla mafia” non fu solo colpa di mafia e politici camerieri, ma sicuramente del governo francese che schermato dalle scatole cinesi operava nell’ombra, e che all’epoca della commessa era un grosso player della impresa comune Jacorossi Imprese/Cofathec. La linea di comando occulta che intascava e impartiva gli ordini.

Presumibilmente i Rothschilds subentrano poi, quando le malefatte sul terreno sono state fatte e per inciso i terreni sono diventati a buon mercato, sempre che Albert Frère, loro fedele alleato, sia il loro effettivo prestanome (in GDF – Suez).
Infatti Albert Frère, che è l’azionista di riferimento del colosso nato dalla mega fusione Gaz de France Suez avvenuta nel 2008, condivide (?) con i Rotschilds la proprietà del castello vitivinicolo Domaines Lafite Rothschilds…notoriamente dei Rothschilds…ma dichiaratamente di Albert Frère: che fanno, i rotti, prestano la proprietà come fa la regina d’Inghilterra che dopo cent’anni se la riprende?
La catena di comando invisibile è quindi: i Rothschilds – “invisibili” proprietari di Domaines Lafite, Albert Frère, “prestanome” o fedele alleato in GDF Suez (controllante la Jacorossi?,  la Francia, Jacorossi Imprese (e famiglia Jacorossi), i politici e, in subordine, la “mafia”.  
A livello dei politici si può tranquillamente aggiungere la magistratura bancaria che non fa il suo dovere esattamente come i giornalisti non fanno le indagini.


Fonte: visto su SATAMPA LIBERA del 22 ottobre 2013


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