lunedì 25 novembre 2013

L’ARGENTINA SI RIVOLTA CONTRO IL MOSSAD

Cristina Fernández de Kirchner



Il destino dell’occidente potrebbe mutare
Maria Poumier, Palestine-solidarité 25 febbraio 2013



La presidente Cristina Kirchner fa infuriare i sionisti, perché l’Argentina e l’Iran hanno concordato una commissione congiunta d’inchiesta sull’attentato del 1994 contro il centro ebraico AMIA, che Israele attribuisce a qualsiasi costo all’Iran.
La situazione è abbastanza unica e può essere spiegata solo se Obama ha incoraggiato l’Argentina a rivolgersi risolutamente all’Iran. Il presidente Obama su questo tema sostiene un’ampia offensiva contro Israele. Tenendo conto del fatto che sembra  negoziare con l’Iran, la Russia e la Siria una Jalta per ridurre in modo permanente l’influenza in Medio Oriente d’Israele, la cui situazione è estremamente pericolosa, e non si può che applaudire al coraggio e all’audacia del presidente degli Stati Uniti.  L’ultimo presidente degli Stati Uniti ad avere affrontato Israele fu J. F. Kennedy…
 In attesa di assassinare Obama, di ridurre in cenere l’Iran e scatenare l’apocalisse in tutto il mondo, gli israeliani esprimono con forza la loro rabbia.

Comunque sia: il leader della comunità locale Burger ha anche pubblicamente minacciato la presidente di un terzo attentato, dopo quelli del 1994 e del 1992 (contro l’ambasciata israeliana). Lei ha risposto con maestria a ciò che tutta l’Argentina ha interpretato come minaccia di morte contro di lei (dopo Arafat e forse Chavez, cosa più plausibile…) “Oh, bene, e come sapete chi siano i mandanti“, gli organi ebraici si sgolano sul tema ora più consensuale tra di essi: il terzo attentato, accade ora, sotto i nostri occhi, ed è l’attentato culturale, gli ebrei argentini sono violati nella loro vita e nella loro essenza, ecc. ecc. In breve, “l’olocausto argentino”, capitolo 3, avrà luogo sotto i nostri occhi in questo momento, nella totale indifferenza del mondo.
Un dettaglio: fu il Mossad ad organizzare i due attentati del 1992 (23 morti) e del 1994 (85 morti), a bloccare l’inchiesta e a porre accuse assurde all’Iran. Ecco lo stato del problema finora, secondo gli stessi specialisti argentini (si veda il contributo di Adrian Salbuchi, Juan Gabriel Labake, José Petrosino del 7 febbraio 2013 da LTV1).

1. Fatti
E’ stato stabilito dal centro di ricerca sugli esplosivi dell’università di Tucuman, che l’esplosione che ebbe luogo nel 1994 avvenne all’interno dell’edificio dell’AMIA. Era sufficiente, del resto, fin dal primo giorno vedere la foto dei danni, i detriti sparsi all’esterno. Diversi testimoni dichiararono che nessun furgone bianco Renault fosse presente sulla scena, contrariamente a quanto affermarono immediatamente gli israeliani. Si stabilì che un agente del Mossad israeliano trasportò in aereo, con la commissione d’inchiesta israeliana, un pezzo del motore che si voleva far credere fosse un relitto dell’autobomba che sarebbe stata guidata da un terrorista arabo. La Renault individuò il pezzo in questione: proveniva da un’auto che non era stata distrutta da una esplosione. Altri detriti “trovati” sulla scena provenivano da altre vetture.
Un testimone argentino vide la persona che, nell’incrocio più vicino, premette il detonatore che provocò l’esplosione. Questa testimonianza fu confermata dalle indagini in Argentina. Il vero terrorista, mai ricercato, era di aspetto europeo, come ad esempio un altro personaggio, il primo a dire agli astanti terrorizzati che l’esplosione era stata causata da un furgone bianco Renault, e che si sfilò dalla scena subito dopo l’esplosione, mettendo a disagio le persone accorse perché non mostrava nessuna emozione e aveva preso tranquillamente il contenuto di una grande borsa, svuotandola e riempiendola nuovamente sul posto, il tutto indisturbato, a causa della confusione generale e dell’indugio delle autorità nel vietare l’accesso al sito. Una settimana dopo, i servizi israeliani scavarono un buco a terra e annunciarono di aver trovato il cratere corrispondente all’autobomba (che non è mai esistita). Gli inquirenti argentini ne risero.
Il giorno dell’esplosione, dei sacchi di cemento erano appena stati rilasciati all’ingresso dell’edificio, non vi fu alcun indagine su ciò, ma un siriano venne successivamente accusato di aver fornito l’esplosivo… un membro di Hezbollah che non sapeva guidare … e si trovava in Libano all’epoca dei fatti.., venne ucciso dagli israeliani due mesi dopo… ma era così onnipresente che avrebbe commesso un attentato suicida a Buenos Aires, con il successo che sappiamo. Nel 1992, ebbe luogo  la ricostruzione della scena: l’attentato contro l’ambasciata israeliana fu immediatamente presentata dagli israeliani come provocata da una autobomba, inesistente, venuta per consegnare sacchi di “cemento”, come nel 1994, e l’esplosione avvenne all’interno dell’edificio.
A quanto pare, si mise il coperchio perché il presidente Menem non aveva interrotto gli accordi di cooperazione con l’Iran dell’Argentina, dopo il primo attacco. Dopo il secondo, divenne più docile e risarcì senza discutere l’AMIA del milione richiesto.

2. Investigazioni
Il presidente Menem, di origine siriana, cercava di ingraziarsi gli israeliani. Così compì il suo primo viaggio presidenziale a Tel Aviv, e non a Damasco, come aveva promesso per attirare i voti dei mediorientali. Acconsentì a lasciare campo libero agli investigatori israeliani, come nel 1992. Israele lo ringraziò a suo modo qualche anno dopo, accusandolo di essere complice nell’attentato, come capo di una “rete locale” per il contrabbando di armi dalla Siria…
Al giudice Galeano un agente israeliano pretese di accusare un rivenditore di auto di aver fornito l’autobomba (inesistente),  dando 400.000 dollari al concessionario affinché si prestasse al gioco, e a sua volta accusasse la polizia argentina (all’opposizione del partito del presidente Menem). Questa scena fu filmata (da accoliti dei poliziotti coinvolti), all’insaputa delle due persone in questione! Fu trovata nell’agenda del concessionario la parola “Iran”, scritta con una grafia diversa dalla sua, e fu messo sotto sorveglianza alcuni giorni prima dell’attacco. Insomma, fin dall’inizio, fu scelto per il ruolo di capro espiatorio, colpevole di aver fornito l’autobomba. Ma reagì efficacemente fin dall’inizio, e ne uscì vivo! Divenne il leggendario Telledin, che gli argentini chiamano il “Lee Oswald” del caso, facendosi dieci anni di prigione, dopo di che fu scagionato da tutte le accuse e rilasciato, mentre il giudice è stato semplicemente rimosso.
Nel 2002, quando Israele e Siria sembrarono giungere ad un accordo sulla questione del Golan, la pista iraniana venne riattivata. Un avvocato fu incaricato di riprendere da zero le indagini, rispondendo alle richieste d’Israele di perseguire l’ex presidente dell’Iran, l’attuale ministro della Difesa, l’incaricato d’affari presso l’ambasciata iraniana a Buenos e altre persone ugualmente rispettabili. Uno di loro, l’ambasciatore Soleimanpour, fu arrestato dall’Interpol a Londra, e poi venne rilasciato e risarcito perché non c’era uno straccio di prova per accusarlo. L’Argentina dovette pagare 280.000 dollari in spese legali e risarcimento. Il procuratore, ancora attivo, continuò a chiedere l’estradizione di sette iraniani, ma ancora senza fornire uno straccio di prova alle autorità iraniane affinché potessero giudicare e decidere se assicurarli alla giustizia argentina. I cosiddetti testimoni che identificarono gli iraniani, erano 12 mujahidin del movimento terrorista, esplicitamente riconosciuto come tale da molti Paesi, ricercati dall’Iran; uno di loro è un prigioniero della CIA, attualmente in Germania.
Resta inteso che le associazioni delle vittime sono disperate dalla giustizia argentina: l’indagine del primo attentato fu semplicemente abbandonata, non appena la pista del furgone si rivelò solo una bufala d’Israele, ma manipolate a dovere, queste associazioni non considerano ancora un’altra spiegazione per la loro disgrazia se non il locale antisemitismo neo-nazista, che secondo gli studiosi costantemente ordirebbero complotti con il supporto occulto di una serie di governi.

3. Le relazioni Argentina-Iran
L’Argentina aveva ottimi rapporti commerciali con l’Iran, e dagli anni ’90, il volume delle esportazioni argentine verso l’Iran e più che raddoppiato. Ciò ha comportato un periodo continuo tra l’Iran dello Scià e l’Iran di Khomeini, di vendita di armi e tecnologia nucleare. Tuttavia, sotto la pressione degli Stati Uniti, nel 1989, l’Argentina interruppe la cooperazione nucleare con l’Iran, che si rivolse alla Cina. Ecco,  agli israeliani restava insopportabile che gli attentati non avessero modificato per nulla il flusso globale commerciale! Sarebbe stato ovviamente assurdo, da parte dell’Iran, organizzare gli attentati di Buenos Aires, mentre l’Argentina era il suo primo partner commerciale latino-americano.
Nel 2006, nonostante il clamoroso fallimento dell’accusa contro Soleimanpour nel 2003, Israele  ottenne una vittoria quando la presidente Kirchner accusò pubblicamente  il governo iraniano stesso, cosa tanto grave quanto rara. Accettando la costituzione di una commissione congiunta Iran-Argentina, il governo argentino compie veramente una svolta di 180°, dopo vent’anni di obbedienza alle diverse ingiunzioni israeliane, e a proprie spese. Il ministro degli Esteri Hector Timmerman vi svolge un ruolo di primo piano. Ebreo e figlio di un famoso intellettuale di sinistra che ha combattuto la dittatura militare, è diventato assai critico nei confronti d’Israele, tenendo conto del fatto che gli ebrei argentini vivono in Argentina, e gli israeliani non dettano legge in Argentina…
I governi di Argentina e Iran hanno da tempo firmato il trattato internazionale di cooperazione nella lotta contro il terrorismo; gli israeliani non possono ottenere che l’una o l’altro si blocchino, non le leggi nazionali vigenti, pur di provocare un casus belli. Come afferma il professor Juan Gabriel Labaké, gli attentati del 1992 e del 1994 furono gli ultimi di una serie di 17 attentati false flag organizzati e commessi da Israele a partire dagli accordi di Oslo, tutti con simili aspetti tecnici (il primo ad affermarlo, indicandone la logica sionista in azione, fu il ricercatore Nestor Ceresole, morto improvvisamente dopo gravi disturbi gastrici, nel 2003). Il risultato immediato fu un’esperienza traumatica per alcuni argentini, ebrei e non ebrei, che vennero spediti su un “percorso mentale già tracciato” o come ha detto Art Oliver nel contesto dell’11 settembre, in un’”operazione di terrore”.
Non c’è due senza tre: per quasi 20 anni furono paralizzati dalla paura, in attesa di qualcosa di peggiore dei due attentati “antisemiti”. Ma ora il giornale di sinistra Pagina 12 sostiene le iniziative del governo, certamente sostenute a loro volta dall’amministrazione Obama, e il costo politico dei crimini d’Israele contro l’Argentina potrebbe essere enorme… Una responsabilità particolare dei leader della comunità complici nell’assassinio di un centinaio di persone, ebrei e non ebrei, tra cui un prete cattolico (nell’attentato del 1992) e poi dei feriti, rimane da stabilire con precisione. Ma il ministro Timmermam indica Rubén Beraja, il Madoff argentino, condannato e imprigionato per aver suscitato la crisi finanziaria del 2003 in Argentina, per appropriazione indebita della banca da lui fondata e finanziata dai fondi pensione, noto truffatore ma autorità religiosa e presidente del DAIA, all’epoca dei fatti (il CRIF locale responsabile dell’amicizia Argentina-Israele). Il ministro Timmerman ha aggiunto che coloro che si oppongono oggi alla commissione congiunta di indagine, agiscono come il sinistro Beraja… lo stesso che aveva distribuito enormi mazzette per depistare le indagini. Tuttavia, è sorprendente l’aspetto “arabo” di una false flag montata in modo incredibilmente sciatto. Certo, la forza del Mossad non è l’arte del camuffamento, ma l’arte mafiosa dell’uccisione indiscriminata e della corruzione. E l’umanità essendo quella che è, questa arte ha i suoi limiti.
Il Congresso argentino deve approvare la futura costituzione della commissione mista, che sarà occasione per l’Iran d’identificare i veri colpevoli, rimanendo assai poco discreti. La stampa iraniana riporta i punti in comune tra le operazioni di Buenos Aires e il recente attentato false flag in Bulgaria. Uccidere dei comuni ebrei non ha mai fermato il Mossad, presumendo sempre che ciò spingerà verso Israele gli ebrei non abbastanza sionisti per i suoi gusti. “Il recente attentato terroristico contro gli ebrei in Bulgaria, è uno scenario simile, grazie a cui Israele ripete le false accuse contro il movimento di resistenza libanese Hezbollah, chiedendo all’Unione europea di mettere il gruppo nella lista delle organizzazioni terroristiche. Quindi, la commissione Iran-Argentina potrebbe mostrare la verità sulle operazioni terroristiche false-flag e le infide macchinazioni d’Israele degli ultimi 20 anni.” (Tehran Times)
Continua…

Traduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora


Fonte: Da Aurora del  25 febbraio 2013

Fonte: da Palestine  Solidaritè del 25 febbraio 2013


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