Cristina Fernández de Kirchner
Il destino dell’occidente potrebbe mutare
Maria Poumier, Palestine-solidarité 25
febbraio 2013
La presidente Cristina Kirchner fa infuriare i sionisti,
perché l’Argentina e l’Iran hanno concordato una commissione congiunta d’inchiesta
sull’attentato del 1994 contro il centro ebraico AMIA, che Israele attribuisce
a qualsiasi costo all’Iran.
La situazione è abbastanza unica e può essere spiegata solo
se Obama ha incoraggiato l’Argentina a rivolgersi risolutamente all’Iran. Il
presidente Obama su questo tema sostiene un’ampia offensiva contro Israele.
Tenendo conto del fatto che sembra negoziare con l’Iran, la Russia e la
Siria una Jalta per ridurre in modo permanente l’influenza in Medio Oriente
d’Israele, la cui situazione è estremamente pericolosa, e non si può che
applaudire al coraggio e all’audacia del presidente degli Stati Uniti. L’ultimo presidente degli Stati Uniti ad avere
affrontato Israele fu J. F. Kennedy…
In attesa di assassinare Obama, di
ridurre in cenere l’Iran e scatenare l’apocalisse in tutto il mondo, gli
israeliani esprimono con forza la loro rabbia.
Comunque sia: il leader della comunità locale Burger ha
anche pubblicamente minacciato la presidente di un terzo attentato, dopo quelli
del 1994 e del 1992 (contro l’ambasciata israeliana). Lei ha risposto con
maestria a ciò che tutta l’Argentina ha interpretato come minaccia di morte
contro di lei (dopo Arafat e forse Chavez, cosa più plausibile…) “Oh, bene,
e come sapete chi siano i mandanti“, gli organi ebraici si sgolano sul tema
ora più consensuale tra di essi: il terzo attentato, accade ora, sotto i nostri
occhi, ed è l’attentato culturale, gli ebrei argentini sono violati nella loro
vita e nella loro essenza, ecc. ecc. In breve, “l’olocausto argentino”,
capitolo 3, avrà luogo sotto i nostri occhi in questo momento, nella totale
indifferenza del mondo.
Un dettaglio: fu il Mossad ad organizzare i due attentati
del 1992 (23 morti) e del 1994 (85 morti), a bloccare l’inchiesta e a porre
accuse assurde all’Iran. Ecco lo stato del problema finora, secondo gli stessi
specialisti argentini (si veda il contributo di Adrian Salbuchi, Juan Gabriel
Labake, José Petrosino del 7 febbraio 2013 da LTV1).
1. Fatti
E’ stato stabilito dal centro di ricerca
sugli esplosivi dell’università di Tucuman, che l’esplosione che ebbe luogo nel
1994 avvenne all’interno dell’edificio dell’AMIA. Era sufficiente, del resto,
fin dal primo giorno vedere la foto dei danni, i detriti sparsi all’esterno.
Diversi testimoni dichiararono che nessun furgone bianco Renault fosse
presente sulla scena, contrariamente a quanto affermarono immediatamente gli
israeliani. Si stabilì che un agente del Mossad israeliano trasportò in
aereo, con la commissione d’inchiesta israeliana, un pezzo del motore che si
voleva far credere fosse un relitto dell’autobomba che sarebbe stata guidata da
un terrorista arabo. La Renault individuò il pezzo in questione:
proveniva da un’auto che non era stata distrutta da una esplosione. Altri
detriti “trovati” sulla scena provenivano da altre vetture.
Un testimone
argentino vide la persona che, nell’incrocio più vicino, premette il detonatore
che provocò l’esplosione. Questa testimonianza fu confermata dalle indagini in
Argentina. Il vero terrorista, mai ricercato, era di aspetto europeo, come ad
esempio un altro personaggio, il primo a dire agli astanti terrorizzati che
l’esplosione era stata causata da un furgone bianco Renault, e che si
sfilò dalla scena subito dopo l’esplosione, mettendo a disagio le persone
accorse perché non mostrava nessuna emozione e aveva preso tranquillamente il
contenuto di una grande borsa, svuotandola e riempiendola nuovamente sul posto,
il tutto indisturbato, a causa della confusione generale e dell’indugio delle
autorità nel vietare l’accesso al sito. Una settimana dopo, i servizi
israeliani scavarono un buco a terra e annunciarono di aver trovato il cratere
corrispondente all’autobomba (che non è mai esistita). Gli inquirenti argentini
ne risero.
Il giorno dell’esplosione, dei sacchi di cemento erano appena stati
rilasciati all’ingresso dell’edificio, non vi fu alcun indagine su ciò, ma un
siriano venne successivamente accusato di aver fornito l’esplosivo… un membro
di Hezbollah che non sapeva guidare … e si trovava in Libano all’epoca
dei fatti.., venne ucciso dagli israeliani due mesi dopo… ma era così
onnipresente che avrebbe commesso un attentato suicida a Buenos Aires, con il
successo che sappiamo. Nel 1992, ebbe luogo la ricostruzione della scena:
l’attentato contro l’ambasciata israeliana fu immediatamente presentata dagli
israeliani come provocata da una autobomba, inesistente, venuta per consegnare
sacchi di “cemento”, come nel 1994, e l’esplosione avvenne all’interno
dell’edificio.
A quanto pare, si mise il coperchio perché il presidente Menem
non aveva interrotto gli accordi di cooperazione con l’Iran dell’Argentina,
dopo il primo attacco. Dopo il secondo, divenne più docile e risarcì senza discutere
l’AMIA del milione richiesto.
2. Investigazioni
Il presidente Menem, di origine
siriana, cercava di ingraziarsi gli israeliani. Così compì il suo primo viaggio
presidenziale a Tel Aviv, e non a Damasco, come aveva promesso per attirare i
voti dei mediorientali. Acconsentì a lasciare campo libero agli investigatori
israeliani, come nel 1992. Israele lo ringraziò a suo modo qualche anno dopo,
accusandolo di essere complice nell’attentato, come capo di una “rete locale”
per il contrabbando di armi dalla Siria…
Al giudice Galeano un agente
israeliano pretese di accusare un rivenditore di auto di aver fornito
l’autobomba (inesistente), dando 400.000 dollari al concessionario
affinché si prestasse al gioco, e a sua volta accusasse la polizia argentina
(all’opposizione del partito del presidente Menem). Questa scena fu filmata (da
accoliti dei poliziotti coinvolti), all’insaputa delle due persone in
questione! Fu trovata nell’agenda del concessionario la parola “Iran”, scritta
con una grafia diversa dalla sua, e fu messo sotto sorveglianza alcuni giorni
prima dell’attacco. Insomma, fin dall’inizio, fu scelto per il ruolo di capro
espiatorio, colpevole di aver fornito l’autobomba. Ma reagì efficacemente fin
dall’inizio, e ne uscì vivo! Divenne il leggendario Telledin, che gli argentini
chiamano il “Lee Oswald” del caso, facendosi dieci anni di prigione, dopo di
che fu scagionato da tutte le accuse e rilasciato, mentre il giudice è stato
semplicemente rimosso.
Nel 2002, quando Israele e Siria sembrarono giungere ad
un accordo sulla questione del Golan, la pista iraniana venne riattivata. Un
avvocato fu incaricato di riprendere da zero le indagini, rispondendo alle
richieste d’Israele di perseguire l’ex presidente dell’Iran, l’attuale ministro
della Difesa, l’incaricato d’affari presso l’ambasciata iraniana a Buenos e
altre persone ugualmente rispettabili. Uno di loro, l’ambasciatore
Soleimanpour, fu arrestato dall’Interpol a Londra, e poi venne rilasciato e
risarcito perché non c’era uno straccio di prova per accusarlo. L’Argentina
dovette pagare 280.000 dollari in spese legali e risarcimento. Il procuratore,
ancora attivo, continuò a chiedere l’estradizione di sette iraniani, ma ancora
senza fornire uno straccio di prova alle autorità iraniane affinché potessero giudicare
e decidere se assicurarli alla giustizia argentina. I cosiddetti testimoni che
identificarono gli iraniani, erano 12 mujahidin del movimento
terrorista, esplicitamente riconosciuto come tale da molti Paesi, ricercati
dall’Iran; uno di loro è un prigioniero della CIA, attualmente in
Germania.
Resta inteso che le associazioni delle vittime sono disperate dalla
giustizia argentina: l’indagine del primo attentato fu semplicemente
abbandonata, non appena la pista del furgone si rivelò solo una bufala d’Israele,
ma manipolate a dovere, queste associazioni non considerano ancora un’altra
spiegazione per la loro disgrazia se non il locale antisemitismo neo-nazista,
che secondo gli studiosi costantemente ordirebbero complotti con il supporto
occulto di una serie di governi.
3. Le relazioni Argentina-Iran
L’Argentina aveva
ottimi rapporti commerciali con l’Iran, e dagli anni ’90, il volume delle
esportazioni argentine verso l’Iran e più che raddoppiato. Ciò ha comportato un
periodo continuo tra l’Iran dello Scià e l’Iran di Khomeini, di vendita di armi
e tecnologia nucleare. Tuttavia, sotto la pressione degli Stati Uniti, nel
1989, l’Argentina interruppe la cooperazione nucleare con l’Iran, che si
rivolse alla Cina. Ecco, agli israeliani restava insopportabile che gli
attentati non avessero modificato per nulla il flusso globale commerciale!
Sarebbe stato ovviamente assurdo, da parte dell’Iran, organizzare gli attentati
di Buenos Aires, mentre l’Argentina era il suo primo partner commerciale
latino-americano.
Nel 2006, nonostante il clamoroso fallimento dell’accusa
contro Soleimanpour nel 2003, Israele ottenne una vittoria quando la
presidente Kirchner accusò pubblicamente il governo iraniano stesso, cosa
tanto grave quanto rara. Accettando la costituzione di una commissione
congiunta Iran-Argentina, il governo argentino compie veramente una svolta di
180°, dopo vent’anni di obbedienza alle diverse ingiunzioni israeliane, e a
proprie spese. Il ministro degli Esteri Hector Timmerman vi svolge un ruolo di
primo piano. Ebreo e figlio di un famoso intellettuale di sinistra che ha
combattuto la dittatura militare, è diventato assai critico nei confronti
d’Israele, tenendo conto del fatto che gli ebrei argentini vivono in Argentina,
e gli israeliani non dettano legge in Argentina…
I governi di Argentina e Iran
hanno da tempo firmato il trattato internazionale di cooperazione nella lotta
contro il terrorismo; gli israeliani non possono ottenere che l’una o l’altro
si blocchino, non le leggi nazionali vigenti, pur di provocare un casus belli.
Come afferma il professor Juan Gabriel Labaké, gli attentati del 1992 e del
1994 furono gli ultimi di una serie di 17 attentati false flag organizzati e
commessi da Israele a partire dagli accordi di Oslo, tutti con simili aspetti tecnici
(il primo ad affermarlo, indicandone la logica sionista in azione, fu il
ricercatore Nestor Ceresole, morto improvvisamente dopo gravi disturbi
gastrici, nel 2003). Il risultato immediato fu un’esperienza traumatica per
alcuni argentini, ebrei e non ebrei, che vennero spediti su un “percorso
mentale già tracciato” o come ha detto Art Oliver nel contesto dell’11
settembre, in un’”operazione di terrore”.
Non c’è due senza tre: per quasi 20
anni furono paralizzati dalla paura, in attesa di qualcosa di peggiore dei due
attentati “antisemiti”. Ma ora il giornale di sinistra Pagina 12
sostiene le iniziative del governo, certamente sostenute a loro volta
dall’amministrazione Obama, e il costo politico dei crimini d’Israele contro
l’Argentina potrebbe essere enorme… Una responsabilità particolare dei leader
della comunità complici nell’assassinio di un centinaio di persone, ebrei e non
ebrei, tra cui un prete cattolico (nell’attentato del 1992) e poi dei feriti,
rimane da stabilire con precisione. Ma il ministro Timmermam indica Rubén
Beraja, il Madoff argentino, condannato e imprigionato per aver suscitato la
crisi finanziaria del 2003 in Argentina, per appropriazione indebita della
banca da lui fondata e finanziata dai fondi pensione, noto truffatore ma autorità
religiosa e presidente del DAIA, all’epoca dei fatti (il CRIF locale
responsabile dell’amicizia Argentina-Israele). Il ministro Timmerman ha
aggiunto che coloro che si oppongono oggi alla commissione congiunta di
indagine, agiscono come il sinistro Beraja… lo stesso che aveva distribuito enormi mazzette per
depistare le indagini. Tuttavia, è sorprendente l’aspetto “arabo” di una false
flag montata in modo incredibilmente sciatto. Certo, la forza del Mossad
non è l’arte del camuffamento, ma l’arte mafiosa dell’uccisione indiscriminata
e della corruzione. E l’umanità essendo quella che è, questa arte ha i suoi
limiti.
Il Congresso argentino deve approvare la futura costituzione della
commissione mista, che sarà occasione per l’Iran d’identificare i veri
colpevoli, rimanendo assai poco discreti. La stampa iraniana riporta i punti in
comune tra le operazioni di Buenos Aires e il recente attentato false flag in
Bulgaria. Uccidere dei comuni ebrei non ha mai fermato il Mossad,
presumendo sempre che ciò spingerà verso Israele gli ebrei non abbastanza
sionisti per i suoi gusti. “Il recente attentato terroristico contro gli
ebrei in Bulgaria, è uno scenario simile, grazie a cui Israele ripete le false
accuse contro il movimento di resistenza libanese Hezbollah, chiedendo
all’Unione europea di mettere il gruppo nella lista delle organizzazioni
terroristiche. Quindi, la commissione Iran-Argentina potrebbe mostrare la
verità sulle operazioni terroristiche false-flag e le infide macchinazioni
d’Israele degli ultimi 20 anni.” (Tehran
Times)
Continua…
Traduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora
Fonte: Da Aurora del
25 febbraio 2013
Fonte: da Palestine
Solidaritè del 25 febbraio 2013
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