Guardo ai contorsionismi intellettuali della maggior parte
dei nostri politici con un misto di stupore, meraviglia e incredulità.
Resto sempre basito, attonito di fronte a quell’arte del
dire e del non dire, quella capacità da autentici paraculi di sostenere una
tesi facendo finta di perorare il suo esatto opposto.
E la mia cinica disillusione aumenta, al punto che non me ne
cruccio più, ogni volta che mi rendo conto che la disonestà intellettuale è una
vera e propria arte: quella di saper trovare il modo di dare ragione a
qualcuno, essendone costretti, facendo in modo che sembri che in realtà ha
invece torto. Chapeau!, sul serio. Clap clap! Se mamma mi avesse
fatto altrettanto insensibile al comune senso del pudore, ora sarei già
presidente del Consiglio.
Facciamo un esempio: Casini. Oggi scrive
una lettera al Corriere. Il titolo è emblematico: “Meno vincoli per
sconfiggere il populismo“. Inizia così: “Caro direttore, uno spettro si
aggira per l’Europa. È quello del populismo e dell’antieuropeismo!“.
La retorica di Casini parte inequivocabile: gli
antieuropeisti (o i populisti, che sono terminologie intercambiabili) sono il
male assoluto e bisogna liberarsene.
Come ce ne liberiamo? Non c’è dubbio: bisogna andare in
Europa a sbattere i pugni, perché i parametri stringenti e inflessibili sono
una cosa demenziale, perché non è vero che se usciamo dall’euro sarebbe un
problema nostro (pura propaganda) ma sarebbe soprattutto un problema dei
tedeschi, perché i trattati europei vanno ridefiniti, perché se noi li violiamo
sforando su quel limite del 3% ci sono altri che tuttavia li violano in molti
altri modi anche peggiori, perché la politica deve tornare ad avere il
predominio sull’economia e sulla finanza, perché guardate per esempio il
Giappone, perché i fondi salva stati li abbiamo pagati troppo, perchè infine se
non risolviamo tutto questo avremo solo fatto “un grande regalo ai vecchi e
nuovi populismi”.
Ma cosa vogliono, in sostanza, quelli che queste prostitute
della politica chiamano antieuropeisti e populisti?
Incredibilmente, le stesse cose che (solo oggi) vuole anche
Casini: vogliono andare in Europa a sbattere i pugni (ma i ferventi adepti
dell’europeismo a tutti i costi non dicevano che era pura demagogia?),
contestano i parametri stringenti (come il
famoso limite del 3%), sostengono che se usciamo dall’euro il
problema non è nostro ma della Germania, chiedono di ridefinire i trattati
europei a
partire dal MES e dal Fiscal
Compact, perché non è vero che siamo noi a violare i trattati ma
è per esempio la Germania, difendono il
primato della politica sull’economia e sulla finanza, mostrano come il
Giappone, con un altissimo debito pubblico, tutto
sommato se la cavi egregiamente con la sua moneta sovrana, contestano il
costo esorbitante dei trattati europei e il fatto che i nostri soldi finiscano
nelle tasche dei ricchi paesi del nord e così via.
Ma come? Tu dici che per l’Europa si aggira uno spettro e
che bisogna assolutamente scongiurare la sua manifestazione, e per combatterlo
proponi di sposare tutte le sue tesi? Sarebbe come dire che l’invenzione del
telefono è il male assoluto e va contrastata con ogni mezzo, per esempio
telefonando tutti a più non posso.
La realtà è che, alla fine, la battaglia politica la stiamo
vincendo noi. E loro lo sanno. Così, da bravi camaleonti della politica,
esperti nell’arte di restare a galla spiegando le vele nella direzione del
vento, hanno capito da dove arriva la bufera e si mettono in scia.
Il risultato è che Casini, Letta e tutti quelli che dicono
di voler combattere i populismi piegandosi in realtà alla volontà politica
di maggioranze sempre più numerose, nel loro goffo tentativo di non dover
ammettere la sconfitta, fanno come la famosa parodia degli ispettori di
polizia, che dopo avere ascoltato con studiata disattenzione le argomentazioni
ragionevoli dei loro assistenti sul campo, li interrompono con un gesto
perentorio, fingono di essere colti da un’improvvisa illuminazione e ripetono
pari pari quanto già suggerito loro dal sottoposto, spacciandolo come una loro
intuizione geniale.
p.s. dov’era il Corriere della Sera, che oggi
sopra la lettera di Casini pubblica anche un articolo dal titolo “L’Unione
Europa non può ignorare gli squilibri che aiutano la Germania”, quando
liquidava con un
trafiletto di cinque righe e mezza a pagina 7 la ratifica italiana del
Fiscal Compact e del Mes? Chi ha sbagliato, chi si è piegato alle dinamiche del
potere disinformando i cittadini, ne paghi ora le conseguenze e si dimetta
responsabilmente.
Fonte. visto su Byoblu del 13 novembre 2013
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