martedì 12 novembre 2013

LE TASSE SONO UN FURTO, NEGANO IL DIRITTO DI ESSERE PROPRIETARI



Ci sono solo tre modi per acquisire la ricchezza in una società libera.
Per via ereditaria, che si verifica quando qualcuno ti dona ricchezza.  
Per via economica, quando si scambia una abilità, un talento, un bene, la conoscenza, il sudore, l’energia o la creatività con un acquirente disponibile.
E il modello mafioso, il quale si verifica quando un uomo con una pistola, dice: «dammi i soldi o ti accadrà qualcosa»
In quale modello opera il governo?  Perché glielo abbiamo permesso?


Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano dell’articolo Taxation Is Theft di Andrew P. Napolitano, ex giudice della Corte Superiore del New Jersey, commentatore ed opinionista presso Fox News Channel. Ha scritto sette libri sulla Costituzione americana. (Traduzione di Luca Fusari)

Con un codice fiscale che supera le 72 mila pagine di lunghezza e che richiede più di sei miliardi di ore personali all’anno per determinare il reddito imponibile dei contribuenti, con l’IRS diventata un’autorità temuta in sé, e con un governo che continua ogni anno ad estrarre sempre più ricchezza da ogni contribuente americano, è da meravigliarsi che lo scorso 15 aprile fosse un giorno di terrore in America?. Le tasse sulla previdenza sociale e le imposte sul reddito hanno perseguitato tutti noi fin dalla loro istituzione nel secolo scorso, e alcuni politici sono stati disposti a definire questi stratagemmi per quello che sono: furto.

Il Governatore del Texas Rick Perry ha creato grande clamore, tra i vari fautori dello statalismo durante le primarie presidenziali repubblicane dello scorso anno, quando ha chiamato la previdenza sociale uno schema Ponzi. Aveva ragione. E’ stata una truffa fin dal suo inizio ed è ancora oggi una truffa.

Quando la previdenza sociale venne istituita nel 1935, fu destinata a fornire assistenza finanziaria minima a coloro i quali erano troppo anziani per lavorare. E’ stata inoltre istituita al fine di rendere gli elettori dipendenti dai Democratici di Franklin Delano Roosevelt. FDR copiò l’idea dal sistema stabilito in Italia da Mussolini. Il piano era quello di avere una piccola contribuzione da parte di alcuni lavoratori e datori di lavoro da porre in un fondo per i lavoratori custodito dal governo. Al momento della sua adozione, l’aspettativa di vita media degli americani era di 61 anni di età, ma la previdenza  sociale non si attivava fino all’età di 65 anni. Così, il sistema fu orientato a prendere i soldi dal lavoratore americano medio senza che gli fossero più restituiti.

Nel corso del tempo, l’aspettativa di vita è cresciuta e ha superato i 65 anni, il cosiddetto fondo fiduciario è stato rivisto in quanto il sistema pagava più denaro di quello che stava prendendo, proprio come uno schema Ponzi. FDR chiamò la previdenza sociale una «polizza assicurativa», ma in realtà è diventato un risparmio forzato. Tuttavia la banca depositaria dei fondi, il Congresso, ha rubato i risparmi e li ha spesi. E il valore del risparmio è stato ridotto dall’inflazione.




Oggi, il meglio che si possa sperare di ricevere dalla previdenza sociale, quale effettivo suo potere d’acquisto, sono 75 centesimi per ogni dollaro stanziato come contributo. Questo rende la previdenza sociale peggiore di uno schema Ponzi. È possibile uscire da un investimento di Ponzi, invece non si può uscire dalla previdenza sociale. Chi rimarrebbe cliente di una banca che restituisce solo il 75% dei propri risparmi depositati?.

La Costituzione non consente ai federali di rubare i soldi degli americani, ma i federali li rubano lo stesso. In uno dei dibattiti presidenziali dei Repubblicani dello scorso anno, un giovane ha chiesto al moderatore di porre la seguente domanda ai candidati: «Se guadagno un dollaro, quanto di esso ho diritto a mantenere?». La domanda è stata rivolta ad uno dei candidati, il quale non sapeva cosa rispondere, sicché il moderatore cambiò poi tema. Solo il congressista Ron Paul ha dato una seria risposta post-dibattito alla domanda del giovane: «tutto».

Ogni documento ufficiale fondativo del governo, dalla Dichiarazione di Indipendenza alla Costituzione degli Stati Uniti, pronunciati nei giuramenti da tutti coloro i quali lavorano per il governo, indicano che l’esistenza del governo è in funzione del popolo. La Dichiarazione proclama anche che il governo ottiene tutti i suoi poteri dal consenso dei governati. Se credi in tutto questo come lo credo io, allora proprio come noi non abbiamo il potere di prendere la proprietà del nostro vicino e distribuirlo contro la sua volontà, dobbiamo far sì di impedire al governo l’esercizio di tale analogo potere. Detto diversamente, proprio come tu non hai la legittimità morale e legale nel prendere la mia proprietà, così il governo non dovrebbe essere  autorizzato a fare altrettanto.




Ecco un esempio che avrai già sentito. Sei seduto a casa di notte e senti un bussare alla porta. Apri la porta e un ragazzo con una pistola puntata ti dice: «dammi i soldi che voglio darli ai meno fortunati». Pensi che sia pericoloso e un folle, così ti precipiti a chiamare la polizia, ma proprio allora scopri che lui è la polizia, ed lì per raccogliere le tasse.

Gli artefici della Costituzione americana tutto questo lo avevano capito. Per 150 anni, il governo federale è stato impegnato nella compravendita di territori, delegando ai singoli Stati  i servizi resi. Ha respinto la visione hamiltoniana che i federali debbano prendere tutto ciò che volevano, e ha seguito il primo principio jeffersoniano: gli scambi commerciali sono morali solo quelli completamente volontari.

Questo ha funzionato bene fino a quando i progressisti hanno preso il controllo del governo nel primo decennio del XX° secolo. Questi hanno convinto gli americani ad approvare, nelle loro legislature statali, la ratifica del XVI° emendamento, il quale è stato progettato per tassare la ricchezza dei ricchi e ridistribuirla. Hanno promesso al popolo americano che l’imposta sul reddito non avrebbe mai superare il 3% del reddito e sarebbe stata applicata solo al 3% dei proprietari. Com’erano stolti  o ingannatori…

Eppure l’imposizione di una tassa federale sul reddito è molto più che prendere da chi lavora e guadagna e darlo a coloro che non lo fanno. Ed è molto più di un rubinetto atto a riempire il trogolo federale. Alla sua base vi è una presunzione terrificante. Si presume che in realtà non possediamo la nostra proprietà. Si accetta la nozione marxista che lo Stato possieda tutte le proprietà e che questo ci permetta di mantenere e utilizzare tutto ciò che abbiamo, in modo tale da non rivoltarci nelle strade. Chi ruba e usa qualunque cosa può politicamente farla franca. E’ credibile questo?.

Ci sono solo tre modi per acquisire la ricchezza in una società libera. Per via ereditaria, che si verifica quando qualcuno ti dona ricchezza. Per via economica, quando si scambia una abilità, un talento, un bene, la conoscenza, il sudore, l’energia o la creatività con un acquirente disponibile. E il modello mafioso, il quale si verifica quando un uomo con una pistola, dice: «dammi i soldi o ti accadrà qualcosa» In quale modello opera il governo? Perché glielo abbiamo permesso?.



Fonte: visto su L’Indipendenza  del  28 aprile 2013




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