sabato 31 dicembre 2016

LE DONNE CURIALI: LE PROSTITUTE DELLO STATO PONTIFICIO




Nello Stato pontificio, quando il Papa era anche il Re, le prostitute c’erano eccome, venivano chiamate “donne curiali” perchè dipendevano da una licenza rilasciata dalla Curia romana o dal tribunale  del Cardinale Vicario.

Nel 1500 si calcola fossero circa 13.000 con un’eccezionale concentrazione nella stessa Roma vaticana,  e visto che la Roma di  all'ora aveva 100.000 abitanti esse erano  una buona percentuale.

Comunque non si dica mai che in Italia la prostituzione è vietata a causa della Chiesa,  perchè la morale cattolica sulla prostituzione è sempre stata molto elastica e realistica.

"Sottrai le prostitute al genere umano e ogni cosa sara' sconvolta dalle passioni della lussuria" scriveva sant' Agostino.

 E ancora: "Esse hanno una vita del tutto impura, tuttavia le leggi dell' ordine assegnano loro un posto, sia pure il piu' vile".

Un manuale medievale per confessori recita: "La Chiesa permette l' esistenza delle prostitute e dei loro clienti affinche' non si diffonda una passione sempre piu' grande".

E il domenicano Tolomeo da Lucca: "La donna pubblica e' nella societa' cio' che la cloaca e' nel palazzo: togli la cloaca e l' intero palazzo ne sara' infettato".


Lo stato pontificio investiva i soldi ottenuti con le tasse sulle prostitute in opere pubbliche, moltissimi monumenti e chiese sono stati finanziati con i soldi della prostituzione, che alla fine quindi qualcosa di buono ha prodotto.

Pio IV costruì Borgo Pio con i soldi delle "curiali". Viene spiegato con tutta chiarezza in una bolla dello stesso Papa.
Il Ponte di Santa Maria, l'odierno Ponte Rotto (come racconta Costantino Maes nel suo "Curiosità Romane", Grotta del Libro editore) fu restaurato «similmente, merce' questa sozza, ma pur legittima imposta».  
Nell'archivio della Reverendissima Camera Apostolica si conserva il volume che spiega quanti soldi di tasse furono prelevati alle prostitute per quei lavori.

Altri libri raccontano che la strada presso il Tevere, prossima alla Porta del Popolo, era il principale ingresso alla città fino al XIV secolo. Scorreva in mezzo ai campi, maltenuta e piena di buche. Eppure, presso il Porto di Ripetta c'era un gran traffico di commerci e una strada acconcia sarebbe stata ben vista e utile.
Provvide Leone X: raddrizzò l'attuale via di Ripetta, tagliandola in mezzo ai terreni circostanti e asfaltando tutto. La strada prese il nome del Papa, ma poi tornò a chiamarsi di Ripetta. Dove furono presi i soldi per i lavori? Dalla tassa sopra ai lupanari. Lo racconta l'amministratore signor Corvisieri nelle sue "Posterule Tiberine".
Il veneziano Domenichi, nel suo "Facetie, motti e burle"( Venetia 1588) spiega da dove erano venuti i soldi per la strada asfaltata e narra di una lite tra due donne.
Una era "Giulia la ferrarese", molto nota nella zona e benvoluta da tutti. L'altra era, invece, una nobildonna di una famiglia conosciuta.
La Giulia aveva urtato la nobildonna che aveva reagito con una serie di insulti che tutti avevano sentito. Allora la "ferrarese", senza scomporsi, aveva aggiunto con tutta naturalezza: «Madonna perdonatemi, ch'io so bene che voi avete più diritto di me su questa via che non ho io». Insomma, l'aveva insultata ricordando con che soldi era stata lastricata la strada. E se lo aveva detto lei che era del "mestiere", non rimaneva che farsi grandi risate. Così avevano fatto quelli che avevano assistito allo scambio di battute.
Aggiungo anche che nei vecchi libri sulle tasse alle prostitute, si davano anche indicazioni precise su dove certe ragazze "esercitavano".
Ecco uno degli indirizzi: "La signora Margaritta fiorentina, rossa, a fronte S. Rocco sopra l'arco…".


Fonte: liberamente tratto da srs di Wladimiro Settimelli, l’Unita’ del 27 luglio 2004

p.s

Per finire, nel cinquecento, non dobbiamo dimenticare che   dopo  il selciato di Piazza del Popolo, anche la Basilica di San Pietro fu finanziata da una imposta sulla prostituzione che fruttò una somma quattro volte superiore a quella ricavata dalla vendita di indulgenze.



lunedì 26 dicembre 2016

IMMAGINE DEL CRISTO DI SAN GIORGIO IN BRAIDA


NOTIZIE STORICHE DELLA IMMAGINE DEL CRISTO CHE SI VENERA NELLA CHIESA DI  S. GIORGIO IN BRAIDA

Il Cristo Benedicente della Chiesa di San Giorgio in Braida


Questa narrazione è tratta da un antiche originali testimonianze risalenti alla fine del 1800. Ora l’immagine di Cristo si trova nella chiesa di San Giorgio. I prodigi compiuti dal Cristo Crucifero sono ricordati da 140 tavolette, dovute alla devozione popolare Le stesse sono state recentemente restaurate e collocate in opportune bacheche. Per numero di pezzi la collezione di S. Giorgio è seconda solo a quella della Madonna della Corona.


"Alla infinita Sapienza e bontà di Dio piacque fin dal principio del mondo manifestarsi all’uomo per mezzo dei miracoli, affinché lo avesse con più viva fede a riconoscere e confessare per suo Creatore. Ora siccome tra i prodigi da Dio operati nella sua Chiesa, ve n’ha un gran numero che si attiene al culto delle sante Immagini, ragion vuole che dove alcuna di coteste Immagini sia per tal modo venuta in grande  venerazione, non se ne lasci perire col tempo la memoria, ma se ne tramandino alla posterità. Tale si è la miracolosa Immagine del CRISTO, di cui s’intende ora a tessere un succinto ragguaglio. 


Il Cristo prima del restauro in una fotografia del marzo 2012


Nella storia di Verona si legge che verso l’anno 1445, un soldato della Repubblica Veneta dipinse sulle mura della città sopra l’intonaco di un baluardo, di facciata alla Chiesa di S. Giorgio in Braida, l’immagine di Gesù Cristo in atto di portar la sua croce. La santa Effigie è tutta a color verde, giacché a condurla non altro che semplice erba ebbe alla mano quel pio soldato, avvezzo a trattare la spada forse più che il pennello. Or questi, com’ebbe condotto a termine il suo lavoro, prese ad onorare il Divin Salvatore. 


Il Cristo "restaurato" in una fotografia del dicembre 2016


Continuossi in questa divota pratica fino a tanto che infermandosi fu raccolto all’Ospitale della Misericordia.  Quivi l’infermo, ragionava sovente del suo Gesù da sè dipinto sul baluardo di S. Giorgio e narrava i celestiali favori da Lui ricevuti: sicché mise quella santa Effige in grandissima estimazione.  Finalmente consumato dagli anni più che dalle malattie il buon vecchio chiuse quivi in pace i suoi giorni.
 Ad esempio di quel pio soldato alcune donnicciuole del vicinato si recavano anch’esse sul terminar del giorno in quel solitario luogo ad orare. Ora avvenne, che ad una di coteste donne cadesse malato un suo tenero figlioletto e poichè per nessun rimedio umano potea recuperarlo, piena di fede e colle lagrime agli occhi si prostrò dinanzi a questa Santa Immagine e fece a Gesù la sua orazione; e Gesù rimandolla consolata della grazia perché ritornata a casa trovò il suo figliolino rifatto, allegro, e quasi istantaneamente guarito.
Si sparse per la città la notizia del prodigioso risanamento e tosto crebbe il  concorso, la divozione e la fede dei supplichevoli; e Gesù onorato in quella sua Immagine incominciò a dispensare largamente nuove grazie e ad operar meraviglie.
Non molto dopo con elemosine raccolte dalla pietà dei divoti si potè chiudere il baluardo in forma di cappellina a volta massiccia e adornarlo di dentro di lampade, che di notte ardevano dinanzi alla prodigiosa immagine.


L'oratorio del Cristo in una  fotografia del febbraio 2016


Dal 1445 al 1583 tante furono le grazie ed i miracoli ottenuti, che le pareti d’intorno erano tutte coperte a ribocco di tavolette votive ossia quadretti dipinti ed appesi a perpetua memoria dei ricevuti favori e quasi tutti per essere stati liberati da malattie incurabili e mortali. Intorno a questo tempo i fedeli cominciarono ad accorrere a schiere dai vicini paesi e ad onorare con divote processioni, con voti ed offerte la sacra Immagine di Gesù portante la Croce e ciò per implorare or la pioggia ed ora la serenità.



Dall’anno 1668, S. Giorgio in Braida fu convertito in Parrocchia In sull’entrare del nostro secolo, disceso Napoleone dalle Alpi e impadronitosi dell’alta Italia, permise Iddio, a punizione dei nostri peccati, che fossero soppressi i Conventi, gli oratori e molte Chiese: l’oratorio del CRISTO, dove la sacra Effige era stata incorporata, venne anch’essa in poter del demanio il quale ne fece mercato, come soleva di tutti i beni tolti alla Chiesa, rilasciandolo al maggior offerente. Ciò avvenne l’anno 1810 e diciotto anni dopo, cioè nel 1828, fu interamente atterrato e distrutto.
 Ma la miracolosa Immagine del CRISTO rimase, come per miracolo, intatta anzi sempre ben conservata e custodita.
Correva l’anno 1836 quando per la costruzione dei nuovi forti in Verona dominata dagli Austriaci doveansi demolire alcune vecchie mura della città, nonchè il baluardo di San Giorgio. Sotto quei rottami adunque, tra quelle macerie dovea anche restare avvolta e sepolta l’antica e miracolosa Immagine. Ma Gesù benedetto non lo permise e fu salva. Adunque si chiese primieramente il permesso di trasportarla nel Santuario e il Maggiore del Genio militare vi acconsentì di buon grado. 
Quindi fu commessa l’impresa ad un vecchio capo-mastro veronese. Quel muro era un ammasso irregolare di minuti rottami mescolati con assai grosse pietre legate da un cemento si gracile, che sgretolava tutto da sè per modo che levando un sasso, precipitavano gli altri.  Bello era vedere la moltitudine del popolo, che attonito e silenzioso stava a mirare il felice procedimento dell’opera.  
Finalmente, era la santa Immagine al suono di tutte le campane, condotta come in trionfo dentro il grandioso Tempio di San Giorgio, preceduta e seguita con festa dal divoto popolo. Quivi esposta nel mezzo alla pubblica venerazione, rimasevi per lo spazio di circa sei anni, cioè fino a tanto che nel 1842 al 26 Ottobre fu di là trasportata nel luogo dove al presente si trova e questo è quel medesimo Oratorio dove anticamente era stata posta.

Quella croce che Gesù reca sulle spalle e con tanto amore porta, c’invita alla pazienza; quella destra sollevata a benedirci ci conforta a speranza.



L'oratorio del Cristo in una fotografia del dicembre 2016


Il Santuario è sempre aperto, non solamente nei dì festivi, ma in ogni altro giorno, così la mattina come la sera. Vi si accede per una porta laterale all’altare di S. Giuseppe. Grazie alle offerte generose dei parrocchiani il predetto Santuario, correndo l’anno 1886, fu tutto rimesso a nuovo.

(La storia del Cristo è una libera versione dello scritto di un ignoto; editore G.Zannoni 1895)


Fonte: da  BORGOTRENTO  VERONA del  2 luglio 2010


sabato 24 dicembre 2016

LA FORZA DI UNA NAZIONE È L’IDENTITÀ



Non è vero che la terra è di tutti.
Troppo comodo.
La terra è di chi ci ha sputato sangue per renderla fertile, di chi ha sacrificato la vita per difenderla, di chi l’ha amata e resa un giardino.
Quando altri popoli e altre razze avranno fatto altrettanto con la terra loro, allora si potrà parlare di terra di tutti.
Non è giusto, né umano e nemmeno cristiano che io lavori e tu usufruisca.

(Luisa Piccinini, Ferrara 9 novembre 2015)


venerdì 23 dicembre 2016

ELEZIONI IN OLANDA, SONDAGGIO BOMBA: IN TESTA IL PARTITO DELLA LIBERTA’ DI WILDERS CHE VUOLE L’USCITA DALLA UE

Geert Wilder


AMSTERDAM – OLANDA – La destra nazionalista olandese guidata dal segretario Geert Wilders, è in testa ai sondaggi per le elezioni politiche di marzo 2017 nei Paesi Bassi. Secondo il sondaggio pubblicato ieri, il Partito della Libertà (in sigla PVV), fieramente contrario all’islamizzazione dell’Olanda e all’arrivo di migranti e anche profondamente contrario all’Unione europea, conquisterebbe 33 dei 150 seggi del Parlamento olandese, diventando così il primo gruppo parlamentare. Attualmente, il Partito della Libertà ha eletto in Parlamento 12 deputati, ma secondo i risultati del sondaggio a marzo dell’anno prossimo triplicheranno.

Invece il Partito liberale del premier in carica, Mark Rutte, arriverebbe al secondo posto con 25 seggi, un netto calo rispetto ai 41 attuali e questo gli impedirebbe di tornare a governare l’Olanda.

Il sondaggio condotto settimanalmente dall’autorevole Istituto di Maurice de Hond dimostra come il processo a carico di Wilders – accusato artatamente secondo molti olandesi di insulti razzisti e istigazione di odio a sfondo razziale – abbia aumentato i consensi attorno alla sua figura piuttosto che limitarli.

Il partito di Wilders era già in testa dall’anno scorso nei sondaggi, grazie al carisma del suo leader ma soprattutto al programma politico capace di dare concrete risposte agli olandesi per placare l’insofferenza arrivata alle stelle verso l’enorme flusso clandestino di migranti africani e mediorientali in arrivo in Europa e l’astio sempre più forte verso la Ue, ormai vista come una feroce nemica dell’Olanda.

Il programma elettorale di Wilders prevede al primo punto in caso di vittoria alle elezioni politiche che si terranno, come detto, nel mese di marzo del 2017, la “Nexit”, ovvero l’uscita dell’Olanda dall’Ue sulla scia della Brexit. E il contemporaneo referendum per uscire dall’euro.
Attualmente il liberale Rutte governa in coalizione con il Partito laburista e dispone di una maggioranza esigua di 75 seggi. Il sondaggio rileva però che solo 10 seggi verranno conquistati dal partito laburista nel voto di marzo e questo per Rutte sarà la fine del suo governo con l’ascesa al potere di Wilders

Il verdetto a carico di Wilders, che si rifiuta di scusarsi per le sue parole perchè ritiene che sia un processo-farsa messo in piedi strumentalmente solo per danneggiare il Partito della Libertà, è atteso per il 9 dicembre. Se giudicato colpevole rischia verosimilmente una condanna a 5mila euro di multa, che a questo punto diventerà una medaglia al valore, al posto di una punizione.

Il fatto per il quale Wilders è accusato risale al marzo 2014, quando durante un comizio elettorale per le amministrative all’Aia, nell’arringare i suoi sostenitori, Wilders ha promesso di allontanare i marocchini di troppo in Olanda. Wilders ha aizzato la folla chiedendo: “Volete più o meno marocchini in città?”. “Meno! meno! Meno!”, hanno risposto le migliaia di sostenitori presenti e lui ha continuato: “Bene, ora ce ne occupiamo”.

Come lo farà, il Partito della Libertà lo ha nel suo programma nel caso di vittoria: espulsioni di tutti i clandestini, chiusura di tutti i circoli islamici e messa al bando di tutte le organizzazioni islamiche legate alle tante moschee di estremisti che sono state aperte in Olanda. Moschee che saranno tutte chiuse e i relativi imam espulsi. Inoltre, saranno espulsi – esattamente come sta facendo il governo Merkel in Germania – tutti i migranti arrivati per ragioni economiche e non certo perchè “profughi”. In cima alla lista di questi migranti, in Olanda, ci sono migliaia e migliaia di marocchini che – appunto – non arrivano da un Paese in guerra o colpito da calamità e che in Marocco saranno estradati.

Ma la vera rivoluzione di Wilders non sarà solo riportare l’ordine in Olanda: sarà prima di tutto dar vita al referendum per far uscire l’Olanda dalla Ue e dall’euro. Se vincerà le elezioni, Wilders ha promesso che sarà tenuto prima dell’estate. A cavallo, quindi, tra le presidenziali in Francia e le politiche in Germania.

Il 2017 promette d’essere un anno indimenticabile, forse addirittura di più del 2016.




Redazione Milano


Fonte: Il Nord del 28 novembre 2016