giovedì 10 novembre 2011

LETTERA APERTA ALLE VITTIME DEI REATI


La prima vittima di un delitto è chi l’ha commesso  (Dostoevskij)
  
Dovrebbe essere più facile amare che odiare e dovrebbe essere meno doloroso perdonare che chiedere giustizia per pretendere vendetta.

L’uomo dovrebbe essere  più dei reati che ha commesso,  perché il male si sconfigge con il bene e non con altro male.

Nella vendetta, anche quando è prevista dalle legge, non ci potrà mai essere giustizia. Invece può nascere più bene dal perdono che dalla certezza della pena.

Chi cerca giustizia non dovrebbe desiderare il male degli autori dei reati.
Invece molte persone chiedono giustizia, ma in realtà vogliono vendetta perché chi cerca veramente giustizia dovrebbe chiedere solo la verità processuale del reato che ha subito.

Nella vendetta, anche quando è prevista dalle leggi e dal consenso popolare, non ci potrà mai essere giustizia.

Se vuoi veramente punire un criminale, perdonalo, se invece lo vuoi fare sentire innocente, tienilo dentro.
Il perdono ti punisce più di qualsiasi pena.
Per questo molti criminali hanno più paura del perdono che della vendetta sociale.

Una pena senza perdono, senza speranza, senza un fine pena, una pena disumana come il carcere a vita senza possibilità di liberazione,  non potrà mai rieducare nessuno.

L’ergastolo ostativo irrevocabile assume il significato della vendetta come la pena di morte.
Dopo molti anni non dovrebbe importare a nessuno chi eravamo, sarebbe più importante sapere chi siamo adesso.

Neppure Dio potrebbe condannare una persona per sempre.
Se lo facesse, smetterebbe di essere Dio e diventerebbe solo una persona  “perbene” con la fedina penale pulita e che va tutte le domeniche a messa.


 Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto
Agosto 2011 


Fonte: Le urla dal silenzio


Nessun commento: