Pochi giorni fa, in occasione delle commemorazioni in
ricordo del prof. Luigi Spaventa, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio
Visco, ha tenuto un discorso sullo stato attuale dell’economia italiana
cercando di spiegare quali sono i fattori critici che ci hanno portato a questa
depressione stile 1929.
Non fatevi illusioni: la responsabilità della
situazione attuale non è né dell’euro, né degli altissimi tassi d’interesse che
lo Stato paga alle banche sul suo debito, e neppure la globalizzazione
selvaggia sembra aver avuto un ruolo determinante nella distruzione del nostro
sistema industriale ponendoci in competizione con miliardi di asiatici
sottopagati e disposti a tutto per un pugno di riso. Nossignori.
Le cause della situazione attuale secondo Visco sono: la
bassa produttività dell’industria, il deficit di concorrenza e poi infine
l’anomalia italiana dell’evasione fiscale.
Roba da non credere! Sembra di sentire il ritornello di
Grillo della passata campagna elettorale: la colpa è dei politici,
dell’evasione, della corruzione…
Prendiamo quindi spunto dalla relazione del Governatore per
provare a chiarire un concetto importante riguardante l’evasione fiscale
italiana, “l’anomalia” come la definisce Visco.
Per sgomberare subito il campo
da possibili fraintendimenti specifichiamo che l’evasore fiscale non è un
cittadino modello, non è un esempio da imitare ed il suo comportamento è
socialmente ripugnante.
Per meglio capire perché non è colpa dell’economia sommersa,
dell’evasione fiscale se stiamo affondando come paese e come sistema
produttivo, iniziamo a riportare qualche dato sulle presunte nefandezze dei
contribuenti italici.
Non sembra una ”anomalia” tutta italiana come vorrebbe
intendere il Governatore; siamo i primi in classifica ma gli altri paesi
seguono a ruota.
Queste cifre fornite dalla Corte dei Conti sono quelle su
cui poi si basano tutte le azioni di contrasto a livello internazionale
all’evasione fiscale.
Bisogna tuttavia rilevare che, da uno studio pubblicato su
Bloomberg, l’economia sommersa negli USA si aggira sui 2.000 miliardi di
dollari, ovvero il 18% del PIL, cifra assolutamente ragguardevole che, come sosteneva
Milton Friedman “è molto importante per il benessere di una nazione” .
Dunque supponiamo che per intercessione divina, si riuscisse
a recuperare il 100% dell’evasione fiscale, 180 miliardi di euro. Finalmente
chi si è arricchito per anni senza versare nulla al fisco, allo Stato, vivendo
come un parassita, pagherà tutto sino all’ultimo centesimo. Era ora!!!
In linea di principio è giusto che ciascuno corrisponda al
mantenimento dello stato sociale versando una quota del proprio reddito,
secondo le proprie disponibilità. Tuttavia, è fondamentale rilevare che questi
180 miliardi sono presenti nel settore famiglie – imprese (IF) sottoforma di
risparmi,consumi,depositi, investimenti,…
Sottrarre al sistema IF una tale cifra equivarrebbe a
spegnere i motori di un elicottero in volo: crash!!!
Questo perché, come più volte spiegato, il sistema economico
è basato sulla moneta ed è la quantità di moneta presente nel sistema a
determinare il livello di benessere di un Paese che usiamo solitamente definire
con l’acronimo PIL.
Il PIL infatti altro non è che la somma delle transazioni
monetarie che avvengono all’interno di uno Stato; se di colpo si togliesse la
moneta, cosa accadrebbe al PIL? Crash !!
Al fine di semplificare la comprensione del perché la lotta
all’evasione sia inutile e figlia solo di una campagna mediatica volta e creare
odio ed intolleranza nel Paese, cerchiamo di comprendere come funziona un
sistema economico nel suo complesso.
Quello che vorrei far osservare è che, in primo luogo, il
sistema Imprese + Famiglie (IF) è un sistema chiuso rispetto alla capacità di
creare moneta.
La quantità di moneta all’interno del sistema IF è sempre la
stessa; non aumenta né diminuisce; semplicemente si ridistribuisce tra i
diversi componenti la struttura economica( cioè, famiglie ed imprese).
Al suo interno, vengono scambiati prodotti e servizi tra gli
operatori generando differenti flussi di reddito che potranno dar luogo a
fenomeni di accumulazione di moneta (risparmio).
Quindi, fatto 100 il valore del reddito prodotto in un anno,
vi è una percentuale di questo ( ad esempio il 10%) che non viene
sistematicamente reinvestito nel sistema, ma al contrario viene risparmiato ed
investito magari in BTP o nell’acquisto di case e terreni.
Il risparmio, sia ben chiaro, non è di per sé una componente
negativa, ma se si sottrae una quantità pari a 10 immobilizzandola, per
l’anno successivo, la produzione di reddito potrà essere di solo 90 (
100-10=90).
Questo dunque accade perché c’è una parte della
popolazione, che accumula in modo improduttivo ricchezza, senza
rimetterla nel sistema.
Questo “buco” che si viene a determinare di 10
chiamato”output gap”, viene di regola colmato dalla concessione di credito da
parte del sistema bancario a famiglie ed imprese ( cioè immettendo nuova moneta
nel sistema ) e dallo Stato, che attraverso i Deficit di bilancio, immette
anch’esso liquidità nel sistema IF.
Dunque, se le banche concedessero prestiti per un
ammontare di 5 e lo Stato realizzasse un Deficit del 5 %, avremmo colmata la
differenza di 10 che era stata sottratta al sistema, che potrebbe così tornare
a produrre ricchezza pari a 100 (cioè, 90+5+5=100).
In questa condizione, la domanda è dunque tornata a crescere
rispetto ad il valore di 90; la produzione delle imprese sale e con essa
l’occupazione e la produzione di reddito complessivo.(PIL)
Ora cosa sta accadendo in Italia, in Grecia, Spagna,
Portogallo e tra poco anche in Francia?
Accade che sia il sistema bancario ( attraverso la riduzione
del credito a famiglie ed imprese), sia lo Stato (attraverso politiche di
Austerity e pareggio di bilancio) non riescono più a riportare la domanda a
100, ed anzi, stanno progressivamente realizzando l’obiettivo opposto.
Infatti, cresce la percentuale di tesaurizzazione della
ricchezza che viene accumulata e non spesa o reinvestita nel mercato( per
paura, pessimismo si tende a non spendere anche quando si potrebbe); in
aggiunta a ciò, l’imposizione fiscale ed il pagamento di debiti ed interessi al
settore bancario compromette la stabilità del sistema che viene a
trovarsi in condizioni di grave sofferenza determinando una ulteriore perdita
di moneta nel sistema IF.
Quindi a fronte di una progressiva fuoriuscita di moneta dal
sistema IF, non vi è una adeguata immissione di nuova moneta in grado di
stabilizzare l’economia, che così va in Depressione, situazione nella quale, lo
ripetiamo, si ha una caduta della produzione, diminuzione dei prezzi,
sottoutilizzazione degli impianti produttivi, discesa degli investimenti,
riduzione del reddito disponibile. E’ la nostra condizione attuale, nulla di
sconvolgente.
Il perdurare di una situazione in cui la moneta viene di
fatto sottratta al sistema IF porta ad un progressivo ed irreversibile declino
della produzione industriale ( oggi siamo tornati ai livelli del 1990 e andremo
sempre peggio…) non perché non ci sia voglia di lavorare,oppure i giovani sono
schizzinosi (come andava dicendo senza pudore qualche ex- ministro) e rifiutano
posti di lavoro, non ci sono le tecnologie, le idee o i capannoni:
manca la domanda perché manca la moneta nel sistema imprese- famiglie poiché
questo non può crearla, può solo scambiarla, investirla o risparmiarla.
Ci si avvia dunque verso una lunga depressione
economica in cui i beni reali ( immobili, aziende, attività commerciali,..)
perdono di valore rispetto alla moneta che invece, causa la rarità, aumenta di
valore ( ed è ciò che sta accadendo adesso, infatti gli immobili
diminuiscono giustamente di valore, la capitalizzazione delle aziende pure,…).
Cosa accadrebbe se altri 180 miliardi di euro venissero
trasferiti dal sistema IF allo Stato od al sistema bancario ? Sarebbe la fine,
il collasso dell’economia. Altro che 1929!!
Chi immetterebbe nuova moneta nel sistema? Non il sistema
bancario italiano che utilizza i programmi europei per acquistare titoli del
debito (BTP) e che ad oggi non ha restituito un solo centesimo di quanto
ottenuto; non lo Stato, che grazie al cappio del Fiscal compact, si è impegnato
a ridurre di 50 miliardi l’anno la spesa pubblica per i prossimi venti anni.
Poveri noi!! E’ iniziato il conto alla rovescia.
Fonte: visto su IO
AMO L’ITALIA del 4 ottobre 2013
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