lunedì 7 ottobre 2013

C’È UN CUORE CHE BATTE NEL CUORE D’ITALIA: LIBERIAMOCI DAI SIGNORI DEL DENARO, LIBERIAMOCI DAGLI USURAI FINANZIARI




























Tommaso d’Aquino



di Francesco Filini


La crisi dell’euro, o dei cosiddetti “debiti sovrani”, che sta flagellando il Vecchio Continente, si caratterizza per un assurdo specifico molto particolare: l’artificiale rarefazione monetaria nell’economia reale, voluta e imposta dal sistema speculativo finanziario internazionale. L’anemia monetaria nell’economia reale, ovvero la mancanza di denaro circolante (sotto qualsiasi forma: cartamoneta, assegni, transazioni elettroniche, ecc..), innesca l’inevitabile spirale recessiva che porta alla progressiva e sistematica chiusura delle partite IVA. Il denaro – si sa – è il sangue del mercato: se ad un corpo comincia a mancare sempre più sangue le cellule prima si ammalano, poi muoiono quelle periferiche e successivamente collassa tutto l’organismo. Il corpo è l’organismo sociale, le cellule siamo noi, il sangue è il denaro.



Quando un’organismo sociale complesso, come la nostra Italia o come l’Europa, necessita di sangue perché le cellule si ammalano sempre di più e non sono più capaci di espletare la loro funzione di scambio, quest’organismo è costretto a chiedere delle “trasfusioni” a chi vende l’uso del sangue.  Chi vende l’utilizzo del sangue oggi è il cosiddetto mercato finanziario (composto essenzialmente da cartelli bancari di ogni sorta, società di assicurazioni, società multinazionali), che dispone di infinite sacche di liquido vitale perché è capace di crearne dal nulla all’infinito: basta un ordine di Mario Draghi e la Banca Centrale Europea con un semplice “bit” elettronico mette a disposizione del mercato finanziario tutta la liquidità di cui esso necessita. 
Ma quando l’organismo chiede una trasfusione non si ha di una comune transazione commerciale, ma un prestito. Il mercato finanziario infatti non cede la proprietà del denaro agli Stati, ma attraverso la formula del prestito ad interesse ne vende l’utilizzo, l’uso. Il grande filosofo nonché Dottore (dimenticato) della Chiesa Cattolica, Tommaso d’Aquino, nelle sua immensa opera Summa Theologica, spiegava che esistono beni destinati al loro consumo (come ad esempio il grano e il vino) e beni il cui uso non consiste nel consumo (ad esempio l’uso della casa). Il denaro è un bene di consumo.
Ma ascoltiamo le parole del Santo d’Aquino:

[...] tali sono, p. es., il vino che consumiamo usandolo per bere, e il grano che consumiamo usandolo per mangiare. Perciò in queste cose l’uso non va computato come distinto dalle cose stesse, poiché la concessione dell’uso implica la concessione della cosa.  Quindi per tali cose il prestito determina un passaggio di proprietà. Se quindi uno volesse vendere il vino separatamente dall’uso del vino, venderebbe due volte la stessa cosa, oppure venderebbe un’entità inesistente. È chiaro, quindi, che commetterebbe un peccato di ingiustizia. E per lo stesso motivo commette un’ingiustizia chi presta il vino o il grano chiedendo due compensi, cioè la restituzione di una cosa equivalente e in più il prezzo dell’uso, denominato usura.

L’usura è quindi il prezzo dell’uso di un bene il cui utilizzo è vincolato al consumo: non si può dare del vino o del grano “in affitto”,  ovvero chiedere del compenso per il bene che si cede e chiederne un altro per l’uso dello stesso, perché equivarrebbe a chiedere due compensi: la restituzione del bene e l’utilizzo dello stesso: in questo senso, su determinate fattispecie, non si può scindere l’oggetto dal suo utilizzo. Cosa invece ammissibile per altre tipologie di beni:

Ci sono invece altre cose il cui uso non consiste nel loro consumo: l’uso della casa, p. es., consiste nell’abitarla, non già nel distruggerla. Perciò in questi casi si può concedere l’una o l’altra delle due cose: p. es. uno può concedere a un altro la proprietà della casa riservandosene però l’uso per un certo tempo; o viceversa uno può concedere l’uso conservando la proprietà. E così è possibile percepire un compenso per l’uso della casa, ed esigere oltre a ciò la restituzione della casa stessa: come è evidente nei contratti di conduzione e di locazione.

Qui si fa riferimento a una tipologia di beni che non hanno il consumo come fine esclusivo, ma l’utilizzo degli stessi: esattamente come l’argenteria, una casa, un’automobile o qualsiasi altro bene che si può dare in affitto, è lecito chiedere un compenso per l’utilizzo per un determinato periodo di tempo. Questo non è ammissibile per qualsiasi oggetto utilizzato come denaro:


Usurai


Ora il danaro, come insegna il Filosofo [Ethic. 5, 5; Polit. 1, 3], è stato inventato  principalmente per facilitare gli scambi: quindi l’uso proprio e principale del danaro è il consumo o la spesa che di esso viene fatta negli scambi. E così è di per sé illecito il percepire un compenso per l’uso del danaro prestato, cioè per l’usura. Quindi, come l’uomo è tenuto a restituire le altre cose ingiustamente acquistate, così è tenuto a farlo per il danaro ricevuto come usura o interesse.”

Da qui nasce la dura condanna del Dottore della Chiesa Cattolica all’usura sul denaro, un’attività illecita deprecabile che va contro la giustizia e contro la natura, e che alla lunga comporta enormi squilibri sociali. Questa è l’attività di chi vende l’uso del denaro ad interesse, questa è l’attività degli usurai.



Ma torniamo all’organismo sociale. Essendo questo costretto a chiedere perpetuamente sangue in prestito che dovrà di continuo restituire con gli interessi (ed è evidente nel momento della restituzione sarà costretto a chiedere nuovi prestiti per sopravvivere), l’intero organismo perde la sua indipendenza e consegna le sue sorti in mano a chi ha il totale controllo del sangue. E’ come se attaccassimo un corpo umano ad un macchinario che nello stesso tempo immette ed estrae sangue, comportandosi come un cuore artificiale i cui battiti vengono scanditi artificialmente da chi, comodamente seduto dietro il macchinario, apre o chiude a seconda della sua convenienza i rubinetti che regolano il fluire del plasma.

E’ chiaro ed evidente che ad ogni chiusura della valvola d’immissione ed una contestuale apertura massima della valvola di drenaggio, il corpo subirà un salasso e cadrà catatonico in crisi cardio-respiratoria. Questo è quello che sta accadendo in Europa, nell’epoca del dominio assoluto dei signori del denaro. Da qualche tempo hanno deciso di chiudere i rubinetti del credito e di aprire quelli dell’estrazione che accade attraverso spietate e complesse valvole che vanno sotto il nome di fiscal compact, esm, ecc…


Ed è altrettanto chiaro che il corpo catatonico, anemico e in crisi cardio-respiratoria, sarà disposto a tutto pur di non perire, anche a cedere interi pezzi di organi. Ed è proprio quello che sta accadendo oggi: i servi dei signori del denaro chiamano quest’espianto d’organi in vari modi: liberalizzazioni, dismissione del patrimonio pubblico, cessione di assets delle società partecipate, ecc…

Una volta che si ha ben chiaro qual’è lo stato di salute dei popoli, degli organismi sociali complessi, e quali siano le aspettative di vita alle condizioni che abbiamo descritte, è il caso di risalire all’origine del problema e chiedersi perché un organismo complesso non sia in grado di produrre da sé il sangue invece di prenderlo continuamente in prestito da qualcuno.

Una rapida e banale analisi del sangue, ci svelerà come sia impossibile che il plasma circolante in qualsiasi organismo non sia di proprietà dello stesso, basta guardare la natura per rendersene conto. Se si pensa poi che il denaro oggi nasce senza costo e senza riserva, si capirà facilmente che a creare delle cifre dietro un computer o a stampare pezzi di carta colorati con delle cifre sovraimpresse, è capace benissimo anche uno Stato, come infiniti esempi storici lo dimostrano. 

 Questa CARTO-NOTA (chiamarla BANCO-NOTA è un errore) fu emessa dalla Repubblica Italiana e non dalla Banca d’Italia, dimostrazione evidente come uno Stato possa produrre da sé il denaro, senza indebitarsi chiedendolo in prestito alle banche


Basta rendersi conto che il corpo malato sul letto di cui parlavamo prima, deve prendere solo un po’ di coraggio e staccare i tubi di quel cuore artificiale che pompa e drena sangue e scoprire il cuore interno all’organismo vive di luce propria. 
Serve solo coraggio e autocoscienza. Non siamo parassiti, siamo uomini, siamo un popolo. Siamo i popoli. Quando questo sentimento si desterà risorgeremo come l’araba fenice, scrollandoci di dosso pidocchi, sanguisughe, usurai di ogni sorta.


Fonte: Da Il Rapporto Aureo del 9 agosto 2013
Fonte: visto su  STAMPA LIBERA del  5 ottobre 2013




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