DI VALERIO PASSERI
Siamo
in democrazia. Sentiamo costantemente questa affermazione come risposta
a qualsiasi questione che possa mettere in discussione il governo eletto dal
popolo e il suo operato. Essa è una certezza imperturbabile, nulla la può
minare.
Nonostante ciò può risultare arduo dare una definizione
generale al termine democrazia, poiché ne esistono molti tipi in tutto il
mondo. Possiamo però trovare dei caratteri generali comuni a tutte: sovranità
popolare, suffragio universale, pacifiche elezioni, principio di maggioranza,
cambiamento dei governi, responsabilità dei governanti davanti ai governati.
La storia insegna che il
maggior pericolo per una democrazia è il tramutarsi nel suo esatto opposto,
ovvero in uno stato totalitario, una dittatura. La dittatura è una
forma di governo in cui tutti i poteri sono incentrati nelle mani di un solo
uomo e degli uomini a lui fedeli.
A differenza delle monarchie e tirannie del passato però, la
dittatura è fondata come la democrazia sul consenso popolare, prima di
passare, e solo se si è "costretti", alla repressione con la forza.
Troviamo quindi al centro di due forme di governo opposte, che sono accomunate
solo dall'esser nate assieme alla società di massa, un carattere comune,
l'opinione pubblica.
Quando tutto il popolo, o la gran parte, vuole cacciare il
dittatore, in un modo o nell'altro esso viene spodestato, quando un governo non
ha più i consensi della maggioranza esso viene rimpiazzato. Ovvio che i
meccanismi sono molto diversi, ma il risultato generale possiamo dire esser
molto simile.
Tutto questo discorso può sembrar avere solo aspetti
positivi, il popolo è sempre sovrano, la maggioranza vince sempre. Eppure va
considerata un'altra forma di governo che pur mantenendo gli stessi caratteri
descritti prima di democrazia ne ha degli altri comuni alla dittatura. E'
definita da alcuni "post-democrazia" o addirittura
"contro-democrazia". In essa l'opinione
pubblica è solo un canale di consensi, non serve a moderare l'attività politica
dei suoi rappresentanti.
Il campo d'azione dell'individuo e della società intera è
una scelta tra opzioni definite da chi detiene il potere, non può proporre
nulla di nuovo. Il
cittadino elettore non è parte attiva della politica, ma solo un consumatore,
ha l'unico potere di scegliere cosa "acquistare" dal cesto della
politica mettendo una croce sulla scheda, il suo campo d'azione termina uscito
dalle urne. Lo stato non detiene più le sovranità che gli spetterebbero come
quella monetaria o sui mezzi di comunicazione. "Pubblico
sovrano" diventano parole vuote adatte solo a talk o reality show. In
uno stato come questo, chi
detiene il controllo sul maggior numero di media, può facilmente
manipolare l'opinione pubblica, quindi il consenso ed il voto.
Teorici della democrazia come Tocqueville avevano, già due
secoli fa', compreso lucidamente molto
di tutto questo. Egli stesso scrive a riguardo: "...vedo una folla
innumerevole di individui simili ed eguali, che incessantemente si ripiegano su
se stessi per procurarsi piccoli e volgari piaceri, di cui riempiono la propria
anima. Ognuno di essi, ritratto in disparte, è come estraneo al destino di
tutti gli altri... Al di sopra di
costoro si eleva un potere immenso e tutelare, che, da solo si incarica di
assicurare loro piaceri e di vegliare sulla loro sorte. E' assoluto, capillare,
regolare, previdente e dolce... gli piace che i cittadini siano contenti, a
condizione che pensino solo ad essere contenti... prevede ed assicura la
soddisfazione dei loro bisogni...".
Tutto questo è quindi definibile come una sorta di "dittatura
sociale" che è assai più temibile di quella politica almeno per
quanto riguarda l'aspetto temporale. Se nella mente della maggioranza delle
persone si creano nuovi
stereotipi e mode che fanno si da mantenere un consenso
"semi-libero", poiché indotto, a favore del governo in
questione, esso diventerà molto più duraturo di quello imposto con la forza e
più difficilmente spodestabile.
Anche se siamo in democrazia, non pensiamo che questo da
solo assicuri la nostra libertà, la democrazia è una condizione indispensabile
ma non sufficiente. E'
essenziale informarsi, diventare persone consapevoli e diffondere questa
conoscenza, non tenerla per se' per magari sentirsi superiori. Che
qualcosa abbia il consenso della maggioranza non vuol dire sia la migliore, ma
se la maggioranza è consapevole, è più facile che lo sia.
Fonte: visto su Ecco Cosa Vedo del 3 gennaio 2011
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