di Sergio Di Cori Modigliani
Siamo tutti d'accordo sul fatto che l'Italia sia un paese
anormale.
E' talmente anormale e conflittuale (in maniera infantile)
che già a questo punto non è più possibile mettersi d'accordo e trovare una
sintonia armonica, perchè si comincia a litigare tra fazioni contrapposte sul
significato da attribuire al termine "anormale".
Qualche decennio fa, i sociologi statunitensi coniarono il termine
"fattore Nimby", acronimo che sta per Not-In-My-Back-Yard,
qualcosa come "Non Nel Giardinetto Di Casa Mia". Questo termine,
ormai diffuso a livello di massa, è diventato il simbolo discriminante tra la
coscienza consapevole della cittadinanza e il narcisismo individualista di chi
si lancia in battaglie ideologiche e politiche a condizione che non riguardino
se stessi, la propria famiglia, i propri amici, parenti, partito, fazione,
movimento, territorio, comune, ecc.
In questo siamo davvero maestri.
E il fattore Nimby aumenta, inevitabilmente, la
conflittualità tra tutti.
Al Nimby, bisogna appaiare un altro fattore, che corre in
parallelo.
Nel 1996, l'autrice statunitense Connie Willis, la più
celebre scrittrice vivente di fantascienza, pubblicò un romanzo dal titolo
"Il fattore invisibile", nel quale i due protagonisti lavoravano per
una fantomatica organizzazione governativa con il compito di identificare e
trovare il "quantum" della socialità collettiva, per l'appunto il cosiddetto
fattore invisibile, ovvero quello specifico dispositivo dell'inconscio
delle masse che produce e determina l'immaginario collettivo, tale per cui a un
certo punto le gonne delle donne diventano cortissime, dopo sei anni si
allungano di dodici centimetri, mentre si allungano i capelli dei maschi di
cinque centimetri e dopo dieci anni va di moda, invece, la calvizie. Così via
dicendo. Nel divertente racconto, il consorzio di multinazionali che aveva
ordinato questa ricerca, voleva (e doveva) prevedere quale tipo di mode si
sarebbe diffusa per essere in grado di manovrare il desiderio della gente
spingendola poi ad acquistare degli specifici prodotti.
Quello splendido romanzo di fantascienza, in verità, era un
delizioso libro comico, intriso di satira politica sofisticata, che ruotava
intorno a questa strana e tuttora inspiegabile magia della mente umana, quel
fattore invisibile impossibile da decifrare prima, per la potenza della sua
creatività originale. Si tratta di una spinta propulsiva misteriosa, che spinge
-tanto per fare un esempio- nella conservatrice e austera Gran Bretagna del
1966 un gruppo di ragazze a gettarsi in una via della city di Londra, e armate
di cartelli e megafoni, bruciare davanti alla folla esterrefatta dei
reggipetti, sostenendo che "bruciare i reggiseni è il passaporto verso la
libertà delle donne". Per un caso accidentale del destino, assolutamente
fortuito, proprio in quel momento passava lì davanti un taxi, dentro al quale
c'erano John Lennon e Paul Mc Cartney, pieni di pacchi, che andavano a visitare
la nonna malata di Paul. Trovarono la scena esilarante e davvero stimolante. Fu
una grande ispirazione. Rimasero a dormire dalla vecchietta. La notte, insieme,
scrissero una canzone "obladì obladà life goes on bra" (trad.:
"obladì obladà, la vita scorre su un reggipetto"). Poco tempo dopo,
usciva il disco dei Beatles, che vendette circa 40 milioni di copie. Sedici
mesi dopo, nel mondo occidentale, crollava per un -46% la vendita al consumo di
reggiseni presso il pubblico di consumatrici tra i 13 e i 33 anni.
Nessuno seppe mai perchè si verificò tale evento che lanciò
una moda.
E', per l'appunto, il fattore invisibile di cui parla
la Willis.
A questo binario parallelo, Nimby e Invisibile,
bisogna aggiungere una terza dimensione, che cambia a seconda delle nazioni: la
percezione del sistema. E' il motore che produce l'export e l'import,
lanciando mode e consuetudini abitudinarie, basata su un miscuglio di
molteplici fattori che mescolano pregiudizi e stereotipi a intuizioni e
sensazioni, e determinano il lancio di fortissime categorie che provocano il
successo commerciale o meno di un prodotto, lanciano una moda, propagandano una
nazione; con una spinta talmente forte da perforare l'immaginario collettivo
delle masse condizionando il proprio giudizio, quindi il desiderio, infine il
proprio impulso automatico all'acquisto.
Sempre in quegli anni (altro esempio) e sempre a Londra, un
geniale pubblicitario della Mackenzie & Fitch, che se la doveva vedere con
un importante industriale dell'acciaio, in spaventosa crisi di vendita in
seguito alla concorrenza imprevista di italiani, francesi e tedeschi, gli fece
una curiosa proposta:
"Dovrebbe pensare a vendere ciò che noi inglesi abbiamo
e nessuno ha al mondo".
L'industriale chiese che cosa fosse. E il pubblicitario
rispose: "la pioggia".
Gli spiegò la potenza del valore aggiunto della pioggia
inglese e lo convinse del fatto che la percezione planetaria
spingeva la gente a ritenere che nessuno come i londinesi potesse essere così
esperto e preciso nel salvaguardarsi dalla pioggia. Lo convinse a riconvertirsi
producendo ombrelli, banali ombrelli firmati. L'industriale, disperato,
accettò. E lanciò la Knirps. Due anni dopo apriva uno stabilimento in Scozia
con 2000 addetti, quattro anni dopo raggiungeva la cifra di vendite di 100
milioni di ombrelli nel mondo. Da allora è diventata una delle più potenti
multinazionali al mondo.
Come funziona la percezione planetaria del Sistema Italia,
oggi?
Perchè non riusciamo più a imporci come un tempo?
Che cosa manca alle nostre merci per essere competitive come
un tempo?
Siete davvero convinti che sia il "costo del
lavoro" la cosiddetta "produttività" o "lo spread" che
riduce lo spazio di concorrenza e affligge la diffusione nel mondo del Made in
Italy?
Non è così.
Si tratta di una crisi politica.
Una crisi di Valori.
Soprattutto, la crisi
del valore aggiunto.
La nostra classe dirigente, con la complicità dell'intera
cupola mediatica, insiste nel presentare -soprattutto attraverso i talk show-
una realtà che può essere risolvibile leggendo grafici, ascoltando cifre
sciorinate da ragionieri, aumentando o diminuendo una aliquota, mentre il
pianeta prosegue per la sua strada cavalcando l'immaginario collettivo.
I consumatori planetari non vivono nella realtà impiegatizia
di Giovanni Floris, bensì in un mondo popolato da icone pop subliminali.
Il Sistema Italia vende ipocrisia,
questa è diventata la nostra merce di scambio riconoscibile.
E questo è il cancro che corrode nelle sue fondamenta la
spina dorsale del sistema.
Nell'età del web, dei social networks, della velocità
neutronica della comunicazione, salvo restando l'esistenza dei soliti
truffatori, è sempre più arduo e difficile ingannare la gente. E' ormai troppo
facile essere scoperti, smascherati, sbugiardati, denudati, identificati.
Vince comunque il prodotto più aderente alla realtà, anche
in termini politici, soprattutto secondo i parametri economici. E' uno dei
Grandi Paradossi della generazione digitale che cresce e vive dentro la
virtualità: sul mercato la virtualità non conta nulla, ha valore la realtà.
Perchè se la pera che io compro non ha il sapore della pera io non la compro
più, è ovvio.
Sei giorni fa in una importantissima riunione internazionale
a New York del WTO (World Trade Organization) il consorzio di nazioni che
gestisce lo scambio commerciale planetario ha diffuso le classifiche sulla
"percezione planetaria"
dei consumatori rispetto ai singoli stati.
Già alcune settimane
fa, quelle classifiche, erano state pubblicate in tutto l'occidente (Italia esclusa) con dibattiti seguiti e
alimentati da sociologi, psicologi, esperti di comunicazione, filosofi,
semiologi, scrittori, per cercare di comprendere la nuova realtà
dell'immaginario collettivo nel nostro pianeta. E' l'aspetto decisivo dei
sistemi, perchè è quello sul quale poggia la produzione dell'immaginario
collettivo, del quale gli economisti nostrani e i ragionieri ossessionati da
grafici e spread non parlano mai pensando che la situazione italiana la
si possa cambiare con una Legge, aumentando o diminuendo una tassa, uscendo o
rimanendo nell'euro, votando Pd o votando PDL.
Nel 1993, nella classifica che ci riguarda e che segnala le
prime tre "pulsioni automatiche" prodotte nel consumatore
internazionale, ai primi tre posti il Sistema Italia aveva:
1) Cibo, 2) Eleganza,
3) Arte.
Così ci vedevano, così ci vivevano, questo venivano a
cercare.
Nel 2003, ai primi tre posti avevamo:
1) Terme naturali, 2)
Spiagge, 3) Moda.
Nel 2013, ai primi tre posti abbiamo:
1) Adulazione e ipocrisia,
2) Wellness, 3) Insulto gratuito.
La nuova classifica ha immesso l'Italia nella zona più
deprimente (insieme alla Corea del Nord, lo Zimbabwe, la Colombia, la
Thailandia) quella in cui vincono elementi della psicologia e della
comportamentalità che ottundono e coprono qualunque altra attività di carattere
economico e produttivo:
(Corea del Nord 1) Ottusità ideologica inaccettabile;
Zimbabwe 1) Corruzione insostenibile;
Colombia 1) Violenza gratuita;
Thailandia 1) Esistenza generalizzata della
schiavitù).
Così viene percepita la nostra nazione.
Non c'entra affatto il costo del lavoro nè la produttività.
Il Made in Italy non esiste più, perchè il pianeta non
considera più la nazione e il Sistema Italia come un luogo attendibile e
affidabile. L'Italia è vissuta e vista come un paese dove non c'è mai la
possibilità di sapere se l'interlocutore sta dicendo la verità oppure mente
perchè nel nostro paese sono stati abbattuti i parametri di riferimento del
concetto di fiducia, coerenza, rispetto delle regole, senso della Legge.
Quindi, il mondo si fida meno di un prodotto italiano perchè
è portato a pensare che ciò che c'è scritto sulla fascetta di quello specifico
prodotto non è detto che corrisponda alla verità oggettiva.
Siamo stati
identificati come un paese di truffatori, bugiardi, falsificatori.
In data 18 febbraio 2013 il Financial Times pubblicava con
enfasi le dichiarazioni di Mario Monti "Silvio Berlusconi è un cialtrone
irresponsabile che ha portato l'Italia sull'orlo del baratro e della
bancarotta".
La stessa testata, con altrettanta enfasi pubblicava le
dichiarazioni di Mario Monti in data 28 aprile 2013: "Silvio Berlusconi è
il più grande politico che l'Italia abbia mai avuto, è l'unico statista. Lui è
il più bravo e solido tra tutti quanti". Agli inglesi va bene, facilita la
concorrenza dei loro prodotti; chi berrà mai più una bibita italiana in
Inghilterra? Una settimana fa, a Londra, il presidente della
Saatchi&Saatchi, la più importante multinazionale della pubblicità al
mondo, parlando dell'Italia, sosteneva che "L'Italia è ancora terra di
capitani d'industria, valga per tutti Diego Della Valle, davvero un formidabile
imprenditore di successo. Certo è che le sue meravigliose scarpe, al 100% made
in Italy, hanno un marchio dall'indubbio suono britannico. Non so se i
consumatori oggi acquisterebbero scarpe con un nome italiano".
Triste ma vero.
La fondazione del Gran Regno d'Ipocritania, ben
rappresentata da Letta e Alfano, sta tutta qui.
Il nostro miglior imprenditore vince perchè vende scarpe
italiane con un nome inglese.
Il povero Della Valle, consapevole della situazione, lancia
un marchio che non faccia "sentire" l'odore dell'Italia per evitare
di essere identificato con il sistema nazionale.
Per poter accedere ai mercati internazionali dobbiamo
nasconderci sotto mentite spoglie pur di non farci riconoscere.
E' l'ipocrisia il vero cancro economico dell'Italia.
La crisi trova in questo concetto la sua chiave di
comprensione ultima.
Quella che consente a Mario Monti di dire ciò che ha detto.
Quella che ha consentito di far dire a Nichi Vendola il 28
novembre del 2012 che:
"Renzi
rappresenta la farsa macabra della democrazia, rappresenta il fulcro della
destra iper-liberista all'attacco" e
poi il 28 settembre del 2013: "Renzi è il miglior candidato in assoluto a
interpretare le istanze della nuova sinistra assetata di una narrativa diversa,
originale, che lui ben rappresenta".
Quella che ha consentito Enrico Letta di sostenere in data
29 aprile 2013 "abbiamo avviato l'eliminazione del finanziamento pubblico
ai partiti" e poi in data 2 agosto 2013 dar via al finanziamento pubblico
ai partiti sostenendo "che si tratta di un modello equo di democrazia per
impedire che siano i privati e i prepotenti a finanziare i partiti".
Quella che ha consentito al Ministro della Sanità, Beatrice
Lorenzin, di sostenere nello stesso giorno, due settimane fa, alle ore 13.30
"Non mi identifico più con il PDL e ho preso formalmente la distanza dalla
scelta di Berlusconi che considero sbagliata e siamo in molti a prendere le
distanze da lui" e alle ore 18.30 "Non esiste nessuna crisi nel PDL,
siamo compatti e uniti dietro al presidente. Berlusconi è un vero gigante, non
ha mai sbagliato, siamo tutti dietro di lui".
La crisi vera (non quella finta) del Sistema Italia sta
tutta qui, nella impossibilità di poter affrontare un qualsivoglia tema,
argomento, legge, dispositivo, materia, seguendo dei parametri comuni di
riferimento, perchè il Regno
d'Ipocritania ha abolito il concetto di coerenza, di rispetto della
legalità, della verità oggettiva. Ogni personalità politica, in Italia, è
autorizzata a smentire se stessa senza che nessun giornalista, nessun collega,
nessun votante, chieda immediatamente un rendiconto di tale contraddizione e la
denunci come vizio.
Sta a tutti noi cercare di cambiare questo paese, a
condizione di essere d'accordo almeno su un punto base, che andrebbe
sottoscritto da tutti, piddini, pidiellini, montiani, pentastellati, credenti e
atei, laici e integralisti, uscendo fuori dalla logica Nimby: "il paese è
anormale e la sua anomalia consiste nell'aver elevato l'ipocrisia e il falso a
norma costituita; ciascuno di noi ha il dovere di denunciare i propri
polli".
Si parte da qui, dal minimo comun denominatore.
Prendendo atto della realtà per ciò che essa è in termini
economici e politici reali, non virtuali.
Siamo fuori dalle nazioni evolute.
Siamo fuori dai parametri democratici.
Siamo esclusi ormai dai consessi internazionali che contano.
Nessuno crede più neppure a una parola ufficiale della
nostra classe dirigente.
Lo dicono dovunque.
Lo dicono soprattutto le cifre.
Il Made in Italy produce ipocrisia e falsità.
Dobbiamo abbattere questa oscena barriera di inciviltà
esistenziale.
E' l'attuale dirigenza politica a produrre la crisi
economica, non il contrario.
E' una bella differenza!
Fonte: visto su Libero Pensiero: la casa degli italiani
esuli in patria
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