03 Ottobre 2013
Secondo la ricostruzione dell'autorevole periodico francese Le
Nouvel Observateur, all'alba di sabato 31 agosto scorso, la Francia era
pronta a lanciare il primo bombardamento sulla Siria.
Il presidente Hollande è stato avvisato di una telefonata in
arrivo da parte del presidente Usa Barack Obama e, sicuro dell'inizio
dell'offensiva, riunisce il ministro della difesa, dell'interno, degli esteri,
il capo di stato maggiore delle forze armate, il capo dei servizi segreti
civili e militari all'Eliseo.
Si tratta di un vero e proprio consiglio di guerra, nel
quale deve essere approvato il piano già predisposto dai militari francesi, che
prevedeva un bombardamento notturno con inizio alle tre di notte, quando la
popolazione civile dorme, per colpire le batterie antimissile, i centri di
comando della quarta armata siriana e i depositi di armi chimiche, come già
anticipato da clarissa.it.
Lo strumento bellico prescelto sono i caccia-bombardieri
Rafale, che devono attraversare lo spazio aereo internazionale, per lanciare,
evitando di violare lo spazio aereo turco, i missili da crociera Scalp, in
grado di colpire un bersaglio a 250 chilometri di distanza, raggiungendo obiettivi
nella Siria occidentale, inclusa Damasco. Secondo il piano, le forze aeree
francesi erano in grado di operare in piena autonomia, senza bisogno del
supporto logistico statunitense.
Era pronto anche un piano "politico-psicologico", dato che il presidente Hollande intendeva
pubblicare un documento denominato "Sintesi
nazionale delle informazioni declassificate", che avrebbe contenuto le
vere o presunte prove francesi della responsabilità siriana nell'attacco
chimico, un documento destinato ad essere pubblicato l'indomani, domenica, sul
giornale francese Journal de Dimanche.
Secondo i francesi, il giorno J (quello dell'attacco) era
giunto, seguendo una pianificazione avviata esattamente una settimana prima,
quando Obama e Hollande avevano analizzato le possibili "punizioni"
riservate al regime di Assad: subito dopo, i rispettivi stati maggiori si erano
messi al lavoro per pianificare tutte le fasi dell'attacco ed allertare i
propri dispositivi bellici.
Il voto alla Camera dei Comuni inglese del lunedì, comincia
a rappresentare un primo segnale di difficoltà politica, così come il permanere
del veto di Mosca e Pechino al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, senza che
Parigi Londra e Washington arrivino a raccogliere, tra i membri del Consiglio,
i sei voti necessari per dare una legittimazione internazionale all'attacco.
Il giovedì, il consigliere di Obama, Susan Rice, conferma
tuttavia a Paul Jean-Ortiz, consigliere diplomatico del presidente Hollande,
che, nonostante queste difficoltà diplomatiche, gli Usa vanno avanti; ancora il
giorno seguente, venerdì 30 agosto, il segretario di Stato John Kerry conferma
a Laurent Fabius, ministro degli esteri francesi, la determinazione americana a
colpire. Hollande e Obama si sentono ancora in quella giornata e, anche se il
presidente Usa precisa di non avere ancora preso la decisione finale, tutto fa
pensare che l'azione di forza sia ormai certa.
Giunge invece alle 18:15 di quel giorno l'attesa telefonata
di Obama, che contiene per i dirigenti francesi una vera e propria doccia
fredda, per il fatto che il presidente americano informa i francesi che, dopo
la petizione di 186 parlamentari di non colpire, ha deciso di fermare l'azione
militare. Un attonito Hollande è costretto a ordinare ai militari di richiamare
gli aerei, mentre si comincia a pensare che una secondo possibilità cada
intorno al 15 settembre, vale a dire tra il voto dei parlamentari americani e
l'apertura dell'Assemblea generale dell'Onu: "dopo sarà molto difficile,
se non impossibile", concludono i francesi.
Il presidente russo Vladimir Putin, resistendo alle
pressioni Usa, chiuderà anche questa possibilità di attacco. La pace in Medio
Oriente, almeno per ora, è salva.
Fonte: visto su Clarissa.it del 3 ottobre 2013
Link: http://www.clarissa.it/editoriale_n1911/La-Francia-era-pronta-a-colpire-la-Siria-il-31-agosto-scorso
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