Assenteismo ed evasione fiscale: legittima difesa,
ecco perché
(Terza guerra
mondiale parte VI)
di Alessandro De Angelis
Immaginate che un ladro a fine mese venga a rubarvi il
vostro stipendio per intero e, non contento, vi applichi anche degli interessi
sullo stipendio che vi ha rubato che non potrete ovviamente ripagargli. Un bel
giorno verrà poi a chiedervi la vostra casa in quanto gli siete debitori degli
interessi che non gli avete dato.
A questo punto andate da un giudice per cercare di risolvere
la faccenda ma questo vi dà torto e vi fa notare che ci sono leggi che il ladro
ha fatto emanare dai politici affinché sia legalizzato il suo furto nei vostri
confronti condannandovi inoltre a pagare le spese processuali. Il ladro, oltre
che i politici, ha corrotto anche i mezzi d'informazione che non parlano della
vicenda e per quanti sforzi facciate non vi resta altro da fare che nascondere
parte dello stipendio che mensilmente vi ruba per poter almeno sopravvivere. Ma
il ladro è furbo e vi manda controlli da parte della Guardia di Finanza per
accertamenti.
In una situazione del genere in uno Stato democratico siete
colpevoli, oppure innocenti? Innocenti direte voi, è ovvio. Bene, allora noi
non viviamo in uno Stato democratico ma sotto una dittatura travestita da
democrazia; vediamo perché il commerciante ha solamente l'evasione fiscale come
arma di difesa ed il dipendente pubblico – che è impossibilitato ad evadere –
solamente l'assenteismo.
Nel 1971, con la fine degli accordi di Bretton Wood, il denaro perse la sua controvertibilità con l'oro. A
quel punto il denaro cartaceo aveva perso il suo valore, essendo
impossibilitato il cittadino ad andare in banca per chiedere il corrispettivo
in oro del denaro che poteva chiedergli in cambio.
Fino al 1971 le banche mettevano al passivo il denaro che
stampavano, ma dopo questa data avrebbero dovuto accreditarlo, in quanto il
valore del denaro era indotto dal popolo che decideva di accettarlo come
strumento di misura del valore dei beni e dei servizi che produceva. Invece le
banche centrali continuarono ad addebitarlo allo Stato – e quindi al popolo –
con un'usura del 200% più interessi, esattamente come il ladro di cui parlavo
all'inizio con il vostro stipendio.
Cosi l'8 marzo 1993 Giacinto Auriti, docente di diritto,
denunciò il governatore della Banca d'Italia Azeglio Ciampi e Fazio per truffa,
istigazione al suicidio, usura e associazione a delinquere. Il procuratore
della Repubblica di Roma, Ettore Torri,
lo chiamò dicendogli che egli aveva dimostrato l'elemento materiale del reato,
ma che mancava il dolo, perché così era sempre stato, tanto da diventare una
prassi.
Tornando al parallelo iniziale, è come se voi denunciate il
ladro che vi ruba tutto lo stipendio ed il giudice lo assolve dicendo che sono
ormai anni che vi ruba e quindi – invece che essere un'aggravante – la
consuetudine a rubarvi estingue il reato. Sì – potreste giustamente obiettare –
ma se la Banca d'Italia è un ente di diritto pubblico non vi è reato. Invece no, perché il 29 gennaio 1992, viene
emanata la legge 35/92 Amato-Carli per la privatizzazione di istituti di
credito e di enti pubblici.
Banca d'Italia viene privatizzata in palese violazione con
l'art. 3 del suo statuto, che recita: “In ogni caso dovrà essere assicurata
la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della banca da
parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto
di voto sia posseduta da enti pubblici”.
Non bastasse, il 7 febbraio 1992 viene varata la legge 82
con cui il ministro del Tesoro Guido
Carli (ex governatore di Banca d'Italia) attribuisce alla Banca d'Italia la
“facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più
concordare con il Tesoro”, cosicché, da questo momento, è Banca d'Italia a
decidere per il nostro stato il costo del denaro, ovvero gli interessi con cui
ripagare la stampa del denaro.
Successivamente, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il ministro degli
Esteri Gianni De Michelis e il
ministro del Tesoro Guido Carli firmano
il trattato di Maastrich, con cui viene istituito il sistema europeo di banche
centrare (SEBC) e europea (BCE), che ha il compito di emettere la moneta unica
(Euro) e di gestire la politica monetaria.
Il 4 gennaio 2004 si scoprono le quote di partecipazione di
Banca d'Italia che è in mano, per il 95%, a banche private, mentre solo il 5% è
ancora in mano allo stato attraverso l'INPS.
Nel 2006 il governo Prodi
modifica lo statuto 3 di Banca d'Italia che la voleva un ente di diritto
pubblico.
Come avete potuto vedere, il ladro-banchiere aveva corrotto
la classe politica che si era però inguaiata in quanto nell'emanare queste
leggi aveva ceduto la sovranità monetaria violando due articolo fondamentali
della costituzione:
l'art. 1 (“La sovranità appartiene al popolo, che la
esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”)e
l'art. 11 (“L'Italia […] consente in condizioni di parità
con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento
che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni”) e l'art. 11 della costituzione consente
limitazioni – ma non cessioni! –
della sovranità nazionale, che inoltre, per quanto riguarda la sovranità
monetaria, non è stata ceduta neanche in condizioni di parità, poiché le quote
di partecipazione non sono paritarie e vi fanno inoltre parte stati, come
l'Inghilterra, che non fanno parte dell'euro, ma che partecipano alle decisioni
di politica monetaria del nostro stato.
I rischi che correvano erano enormi, difatti il codice
penale 241 recita:
“Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il
territorio dello Stato, o una parte di esso, alla sovranità di uno stato
straniero, ovvero a menomare l'indipendenza dello Stato, è punito con l'ergastolo”;
oltre l'art. 283 del codice penale recita:
“Chiunque commette un fatto diretto a mutare la
costituzione dello stato o la forma del governo con mezzi non consentito
dall'ordinamento costituzionale dello stato, è punito con la reclusione non
inferiore ai 12 anni.”
Infatti i nostri cari politici hanno ceduto un potere
indipendente e sovrano del nostro stato ad un organismo privato ed anche
esterno allo Stato stesso.
Rendendosi conto della gravità di questi reati, il 24
febbraio 2006 con la legge n. 85 introducono le “modifiche al codice penale
in materia di reati d'opinione” e verranno modificati proprio gli art. 241,
riguardanti gli attentati contro l'indipendenza, l'integrità e l'unità dello
stato, 283, relativo all'attentato contro lo stato, 289, che riguarda
l'attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali,
ovvero attentati alle istituzioni democratiche del nostro stato.
A questo punto l'ipotesi del vi – anzi ci – vengono a rubare
tutto lo stipendio più interessi è diventata realtà e quindi visto che il
nostro Stato si dice democratico, non volendo ammettere la dittatura che ci è
stata imposta grazie ai politici traditori, è lecito esercitare la legittima
difesa, che deve essere garantita anche dai vari corpi di Stato quale Guardia
di Finanza, Polizia, Carabinieri ecc.
L'unica arma di legittima difesa che ha il commerciante è
l'evasione fiscale, mentre il dipendente pubblico l'assenteismo e questo, si
badi bene, solamente per limitare i danni, il resto si farà dichiarando il
debito detestabile in quanto contratto con una truffa che ha inoltre
danneggiato lo Stato nella figura dei cittadini – e non certo dei politici –,
riappropriandoci infine della sovranità monetaria attraverso una Banca del
popolo.
Una volta imparata la lezione, ricordatevi che chiunque
venga a proporvi titoli di Stato, ovvero titoli di debito, vuole fregarvi.
Occhio perciò a non farvi trarre in inganno dal caro Paolo Barnard con la MMT,
dove non si richiede la sovranità monetaria e dove si propone una smisurata
emissione di titoli di Stato che genereranno interessi verso chi è più ricco e
può comprarli a scapito del popolo che aumenterà sempre più il suo divario di
ricchezza con i ricchi.
Invitiamo infine tutti gli interessati all'evento – che si
terrà a Morcone (BN) il 12 e 13 ottobre 2013 presso l'Auditorium di san
Bernardino – “La più grande truffa di tutti i tempi”, dove il
sottoscritto relazionerà sia sabato che domenica sulla truffa del debito
pubblico, sulla causa e sulla risoluzione della crisi. Parteciperanno il
senatore Marra, il deputato Sibilia e tanti altri intellettuali di primissimo
livello, con la moderazione di Salvo Mandarà. Gli interventi saranno riprodotti
in diretta streaming.
Alessandro De Angelis scrittore e ricercatore antropologo
Fonte: visto su NOCENSURA del 9
ottobre 2013
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