Mentre prosegue il confronto politico sull’aumento di un
punto dell’Iva, l’Italia finisce nel mirino della Commissione Ue per la
lentezza dei rimborsi dell’imposta alle aziende che ne hanno diritto. Un
fenomeno che contribuisce anche a determinare il fallimento di imprese che
devono già fare i conti con la crisi e i ritardi nei pagamenti dei crediti
vantati nei confronti della pubblica amministrazione. A decidere di incalzare l’Italia
su questa delicata materia è stato il commissario Ue responsabile per la
fiscalità, Algirdas Semetas. Il quale, dopo mesi e mesi di scambi di
lettere e informazioni tra Bruxelles e Roma, ha deciso di rompere gli indugi e
proporre l’apertura di una procedura d’infrazione che, secondo quanto appreso
dall’Ansa, il collegio dei commissari approverà mercoledì prossimo e renderà
pubblica giovedì.
«Anche quando le imprese vantano un diritto
incontestabile ad ottenere il rimborso dell’Iva già pagata – hanno spiegato
fonti della Commissione – l’operazione avviene generalmente, nella migliore
delle ipotesi, solo due anni dopo la presentazione della relativa domanda. E
spesso il pagamento slitta ulteriormente a causa della mancanza di fondi in
tesoreria». Ed anche il termine massimo di quattro anni fissato
dall’amministrazione italiana per effettuare i rimborsi appare, come ha già
avuto modo di stabilire la giurisprudenza della Corte di giustizia Ue,
«irragionevolmente eccessivo».
Da qui l’iniziativa assunta dalla Commissione, che
contesta all’Italia la presunta violazione di alcune delle disposizioni della
direttiva 112 del 2006 in materia fiscale. Ma anche l’aver messo in campo norme
che – consentendo l’accesso a una corsia preferenziale per i rimborsi in casi ‘eccezionali
solo alle aziende già attive da almeno cinque anni – discrimina e certamente
non incentiva la nascita di nuove iniziative. Nel complesso, si osserva poi a
Bruxelles, si è in presenza di un sistema che contribuisce a fare dell’Italia
il Paese con la più alta quota di Iva dovuta e non incassata. Mercoledì quindi
Bruxelles, salvo colpi di scena, procederà a dare l’ok all’invio all’Italia di
una lettera di messa in mora, primo passo di una nuova procedura d’infrazione
che potrebbe concludersi – ma i tempi sono lunghi – con il deferimento alla
Corte di giustizia Ue.
Fonte: visto su L’Indipendenza
del 23 settembre 2013
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