Quando il Daily Mail parlava di «Piano sostenuto dagli USA
per lanciare un attacco con armi chimiche contro la Siria e dare la colpa al
regime di Assad». [Pino Cabras]
Secondo il britannico "The Economist", una delle
tantissime testate di lord Rothschild, la distruzione della Siria, voluta da
Sion & C., è la realizzazione di un piano ben preciso: la spaccatura di
tutti i paesi vicini all'ombelico del mondo (Israele) secondo linee
etnico-religiose. Nord Est ai curdi, mentre ai fanatici salafiti (gli alleati
de "noialtri) andrà tutta la zona dell'Eufrate, che casualmente
porta 32 miliardi di tonnellate annue di acqua... (vedi "I motivi per la
guerra. Per Obama" di Maurizio Blondet)
Syrialeakes: come dare la colpa ad Assad
Pino Cabras, tratto
da http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=85153&typeb=0&Syrialeaks-come-dare-la-colpa-ad-Assad
Un titolo netto sul “Daily
Mail”, un quotidiano da due milioni di copie in edicola e da tre milioni di
utenti online al giorno: “Piano
sostenuto dagli Usa per lanciare un attacco con armi chimiche contro la Siria e
dare la colpa al regime di Assad”. Il titolo in questione risale al 29
gennaio 2013. L’edizione online del “Daily Mail” ha pubblicato un’interessante
storia – a firma di Louise Boyle –
in grado di gettare la giusta luce investigativa sui tragici attacchi col gas
verificatisi in Siria sette mesi dopo, ad agosto 2013. Ogni tanto, la grande
stampa riporta qualche fatto importante che suona totalmente diverso dal
racconto di fondo, ma quando questo avviene è un fuoco di paglia che viene
subito estinto. Naturalmente, pochi giorni dopo la pubblicazione, l’articolo
era già sparito dagli archivi online del giornale, ma per fortuna non è così
facile fare sparire l’informazione da Internet una volta che vi abbia fatto
capolino. Pertanto siamo in grado di riproporvi l’articolo ed esporre qui i
tratti salienti.
Lo scrittore Roberto
Quaglia parla di «“legge
delle prime ventiquattr’ore”.
Nell’epoca dei mass media, informazioni reali
e significative vengono Siria, la strage compiuta con armi chimiche occasionalmente
riferite al pubblico da giornalisti in buona fede durante le prime ore che
seguono un evento. Poi, una invisibile catena di comando evidentemente si
attiva. E le notizie vere, ma scomode, scompaiono in fretta e per sempre dal
proscenio dei media. Solo le notizie comode – non importa se vere o se false –
rimangono in circolazione. Per capire il mondo diventa quindi particolarmente
interessante soffermarsi proprio sulle notizie soppresse».
Anche per il pezzo di Louise Boyle, è così. Fortuna che c’è
Webarchive. Il sottotitolo dell’articolo della Boyle recita così: “E-mail trapelate da un fornitore della
difesa trattano di armi chimiche dicendo che “l’idea è approvata da Washington”».
Parte il racconto: «Secondo Infowars.com, la e-mail del 25
dicembre è stata inviata dal direttore dell’area di sviluppo degli affari della Britam, David Goulding, al
fondatore della società, Philip Doughty.
Vi si legge:
«Phil … Abbiamo una nuova offerta. Si tratta di nuovo
della Siria. I Qatarioti propongono un
affare interessante e giuro che l’idea è approvata da Washington. Dovremmo
consegnare dell’armamento chimico (“cw” nell’originale, ndt) a Homs, una
g-shell di origine sovietica proveniente dalla Libia simile a quelle che Assad
dovrebbe avere. Vogliono farci dispiegare il nostro personale ucraino che
dovrebbe parlare russo e realizzare una Siria, vittime della guerra scatenata
dalle milizie anti-Assad registrazione video. Francamente, non credo che sia
una buona idea, ma le somme proposte sono enormi. Qual è la tua opinione?
Cordiali saluti, David».
Come interpretare il messaggio? Nell’articolo si riassume
così:
«L’e-mail sarebbe stata inviata da un alto ufficiale a un
appaltatore della Difesa britannica in merito a un attacco chimico “approvato
da Washington” in Siria, da poter attribuire al regime di Assad».
Insomma, il classico casus belli da scatenare con un atto
spregevole “sotto falsa bandiera”, da attribuire al nemico. Una cosa
impensabile per la stampa allineata, ma ben presente ai piani alti della
pianificazione bellica. Abbiamo visto ad esempio con quanto candore uno dei
frequentatori di questi piani alti, Patrick
Lyell Clawson, dichiarava la necessità di un simile pretesto, in quel caso
per attaccare l’Iran:
«Francamente, penso che sia molto difficile dare inizio
ad una crisi. E faccio molta fatica a vedere come il presidente degli Stati
Uniti possa davvero portarci in guerra contro l’Iran. Questo mi porta a
concludere che se non si troverà un compromesso, il modo tradizionale con cui
l’America entra in guerra sarebbe nel miglior interesse degli Stati Uniti».
Ossia con un casus belli generato da una provocazione. «Stiamo giocando una partita coperta con gli
iraniani, e potremmo anche diventare più cattivi nel farlo», concludeva il
falco di Washington.
Non sempre il potere si rivela in un modo così sfrontato ed
esplicito. Nell’epoca di Wikileaks e di Edward Snowden, le rivelazioni passano
più spesso attraverso canali elettronici e contro il volere del governo.
L’articolo del “Daily Mail” precisava che «le e-mail sono state diffuse da un
hacker malese che ha anche ottenuto i curricula degli alti dirigenti e le copie
dei passaporti attraverso un server aziendale non protetto, secondo quanto
riferito da “Cyber War News”».
E per far capire quanto i ribelli siriani alleati degli Usa
e del Qatar potessero essere spregiudicati (oltre che ben Faisal Maqdad,
deliberatamente frainteso dai nostri mediaaddestrati)
nell’uso di armi chimiche, l’articolo incorporava anche un video nel quale
questi provavano gli effetti delle armi chimiche sui conigli (il video mostra
immagini particolarmente crude, attenzione).
È quantomeno curioso, per non dire di peggio, che oggi la
grande stampa non ritorni sulla notizia del quotidiano londinese per
approfondirla. Invece succede che tutto venga stravolto dai tamburi della
propaganda bellica. Le pagine online del 28 e 29 agosto 2013 di tutti i
principali quotidiani italiani, ad esempio, titolano che “la Siria minaccia di
colpire l’Europa con le armi chimiche”, distorcendo in totale malafede una
frase di un politico siriano che diceva tutt’altro. Il viceministro degli
esteri Faisal Maqdad criticava infatti i paesi che hanno aiutato «i terroristi»
(ossia i ribelli jihadisti) ad usare le armi chimiche in Siria, ammonendo sul
fatto che gli stessi gruppi nemici di Damasco «le useranno presto contro il
popolo d’Europa». Tradotto: attenta Europa, ti stai allevando da sola le serpi
in seno. La frase era correttamente riportata in mezzo all’articolo. Ma il
lettore osservi qual è invece la cornice scelta da “La Repubblica” e da “La
Stampa” (e tutti gli altri, compreso “Il Fatto Quotidiano”, fanno lo stesso):
“Minaccia siriana: gas colpiranno l’Europa”. “Assad minaccia: useremo i gas”.
“La Stampa” attribuisce addirittura la frase ad Assad
(giusto per fabbricare l’ennesimo Hitler da strapazzare). Proprio Assad, in
un’intervista a un giornale russo ignorata dalle redazioni italiane, due giorni
prima dichiarava:
«A quei politici
vorrei spiegare che il terrorismo non è una carta vincente che si possa
estrarre e utilizzare in qualsiasi momento si voglia, per poi riporla in tasca
come se niente fosse. Il terrorismo, come uno scorpione, ras può pungerti
inaspettatamente in qualsiasi momento. Non si può essere per il terrorismo in
Siria e contro di esso in Mali».
Basta poco per capire che i giornali italiani danno una
copertura della crisi siriana totalmente manipolata e inattendibile. In Italia è ormai impensabile che un
giornalista mainstream possa produrre un articolo controcorrente come quello
del “Daily Mail”.
Ancora oggi, quel giornale britannico, pur in mezzo a
omissioni e distorsioni, in uno dei suoi più recenti articoli manifesta
comunque il sospetto fortissimo che l’attacco chimico non sia opera di chi
vorrebbero farci credere i governi. A Londra i giornali vogliono ancora vendere
qualche copia fra chi non si accontenta della propaganda.
Da noi i giornali non
fanno nemmeno il minimo sindacale per essere comprati. E il lettore si trova in
guerra senza nemmeno sapere perché.
(Pino Cabras, “Syrialeaks, come dare la colpa ad Assad”, da
“Megachip” del 29 agosto 2013).
Fonte: visto su DISINFORMAZIONE.IT
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