1. Tutte le guerre sono guerre di banchieri
Allora, se è vero quello che è stato scritto, cioè che “All
wars are bankers’ wars” (“Tutte le guerre sono guerre di banchieri“,
che tradotto in tre parti, che potete
trovare qui: 1,
2
e 3),
anche questa dovrebbe essere una guerra che soddisfa le ambizioni dei
banchieri: eliminare cioè dalla carta geografica tutti quegli stati che si
permettono di avere una banca centrale pubblica, non privata e controllata
dall’elìte finanziaria di poche famiglie mondiali, a tutti i costi, anche se
gli stati interessati sono piccoli, perchè comunque con il loro esempio
potrebbero stuzzicare la fantasia dei popoli che non si assoggettano a questa
prassi.
E in effetti, una rapida conferma di questo si trova
facilmente: ad esempio in questo
articolo di Nicoletta Forcheri su Stampalibera, o in questo video di
Albamediterranea, sulla proprietà e indipendenza della banca centrale siriana.
2. La guerra alla Siria era da tempo pianificata
Bene. Ma… se fosse un caso? Se fosse cioè che l’attacco, e
l’indipendenza della banca centrale siano una coincidenza?
Togliamoci allora anche questo dubbio. In questo video il
generale in pensione Wesley Clark racconta di come, già pochi giorni
l’attentato dell’11 Settembre, fosse chiara, all’interno dell’amministrazione
USA, l’intenzione dell’attacco all’Iraq; al quale sarebbero seguiti gli
attacchi ad altri paesi, fra i quali Libia e Siria. Mission Accomplished.
Riprendiamo alcune parti dell’intervista dal sito Democracy Now (traduzione a cura di googletranslate):
About ten days after 9/11, I went through the Pentagon
and I saw Secretary Rumsfeld and Deputy Secretary Wolfowitz. I went downstairs
just to say hello to some of the people on the Joint Staff who used to work for
me, and one of the generals called me in. He said, “Sir, you’ve got to come in
and talk to me a second.” I said, “Well, you’re too busy.” He said, “No, no.”
He says, “We’ve made the decision we’re going to war with Iraq.” This was on or
about the 20th of September. I said, “We’re going to war with Iraq? Why?” He
said, “I don’t know.” He said, “I guess they don’t know what else to do.” So I
said, “Well, did they find some information connecting Saddam to al-Qaeda?” He
said, “No, no.” He says, “There’s nothing new that way. They just made the
decision to go to war with Iraq.” He said, “I guess it’s like we don’t know
what to do about terrorists, but we’ve got a good military and we can take down
governments.” And he said, “I guess if the only tool you have is a hammer,
every problem has to look like a nail.”
So I came back to see him a few weeks later, and by that
time we were bombing in Afghanistan. I said, “Are we still going to war with
Iraq?” And he said, “Oh, it’s worse than that.” He reached over on his desk. He
picked up a piece of paper. And he said, “I just got this down from upstairs” —
meaning the Secretary of Defense’s office — “today.” And he said, “This is a
memo that describes how we’re going to take out seven countries in five years,
starting with Iraq, and then Syria, Lebanon, Libya, Somalia, Sudan and,
finishing off, Iran.”
Circa dieci giorni dopo l’11/9, ho passato il Pentagono e
ho visto il Segretario Rumsfeld e vice segretario Wolfowitz. Scesi le scale
solo per dire ciao ad alcune delle persone in comune personale che lavorava per
me, e uno dei generali mi ha chiamato dentro Egli disse: “Signore, hai avuto
modo di venire a parlare con me un secondo. “dissi,” Beh, sei troppo occupato.
“Ha detto,” No, no. “, dice,” Abbiamo preso la decisione che stiamo andando in
guerra con l’Iraq. “Questo è stato il o intorno al il 20 di settembre. Ho
detto, “Stiamo andando in guerra con l’Iraq? Perché? “Lui disse:” Io non lo so.
“Ha detto,” Credo che non sanno che altro fare. “Allora ho detto:” Beh, hanno
trovato alcune informazioni di collegamento Saddam ad al-Qaeda? “Ha detto,” No,
no. “, dice,” Non c’è nulla di nuovo in questo modo. Hanno appena preso la
decisione di andare in guerra con l’Iraq. “Lui ha detto,” Credo che sia come
non sappiamo cosa fare con i terroristi, ma abbiamo un buon esercito e possiamo
abbattere i governi. “E lui dissi, “credo che se l’unico strumento che hai è un
martello, ogni problema ha a guardare come un chiodo.”
Così sono tornato a vederlo un paio di settimane più
tardi, e da quel momento ci bombardavano in Afghanistan. Ho detto, “Stiamo
ancora andando in guerra con l’Iraq?” Ed egli disse: “Oh, è peggio di così.” Si
allungò sulla sua scrivania. Prese un pezzo di carta. E lui ha detto: “Ho
appena ricevuto questo giù dal piano di sopra” – che significa il Segretario di
Difesa – “. Oggi” Ed egli disse: “Questo è un memo che descrive come stiamo
andando a prendere sette paesi in cinque anni, partendo con l’Iraq, e poi la
Siria, il Libano, la Libia, la Somalia, il Sudan e ha concluso a rete, l’Iran.
“
In
quest’altro video, che riprende sostanzialmente la stessa parte
dell’intervista, alla fine si nota come, tramite cartina geografica, gli USA
stiano attaccando gli stati della regione che non accettano “l’amicizia” di
questo ingombrante alleato.
Quindi risulta evidente come l’aggressione alla Syria fosse
stata messa in conto molto tempo fa, almeno una dozzina d’anni (ma
probabilmente anche molto prima, se le informazioni uscirono, almeno
all’interno degli ambienti militari, una dozzina d’anni fa).
3. La stessa sorte di Gheddafi
Come si può vedere bene e capire da questo video, la stessa
sorte era toccata a Gheddaffi, ancora più colpevole, oltre che di stare sopra
un mare di petrolio, di proporre una moneta africana slegata dal dollaro ma
soprattutto basata sull’oro, il gold
dinar.
4. Una scusa futile (per ascoltatori boccaloni)
Ovviamente, la “scusa” della lezione ad Assad non regge.
Non solo Putin ha sputtanato Obama all’ONU, mostrando immagini dai satelliti che
mostrano razzi partiti dalle zone controllate dai ribelli salafiti, ma il
buon senso ci dice che solo un pazzo commetterebbe un crimine così efferato
proprio nel momento in cui stanno arrivando gli ispettori ONU. Un po’ come
se una famiglia affidataria riempisse di botte il piccolo proprio quando stanno
per arrivare gli assistenti sociali a controllare se va tutto bene.
5. Giornalisti criminali perchè complici di criminali
Ma i nostri mezzi di informazione, i giornalisti pagati, i
giornali che campano solo grazie ai sussidi pubblici, queste cose non le
dicono. Si vergogneranno? Faranno fatica
a guardarsi allo specchio? Gli verrà da vomitare al solo pensiero della loro
complicità coi carnefici?
Speriamo. Almeno avrebbero una possibilità di cambiare
strada, prima o poi.
Fonte: visto su STAMPA LIBERA del 29 giugno 2013
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