Ansa – Ha ventuno anni e da quando ne aveva 17 porta il
velo. Era una studentessa di Storia all’università di La Manouba prima di
sentire il richiamo della religione e di partire per la Siria, convinta dal
giovane che aveva sposato con un matrimonio ”orfi” (di fatto vietato
perchéprivo di ogni valore di ufficialità) e che, arrivati a destinazione, l’ha
abbandonata perchè il suo compito di passeur era finito.
Per lei, che ha raccontato la sua storia al settimanale
tunisino al Mijhar, e’ cominciata un’odissea che si sintetizza in un solo
numero: 152, quanti sono stati i combattenti che, con la formula del ‘jihad al
nikah’, ha sposato, anche solo per poche ore.
Il racconto della ragazza, che è tornata in agosto dalla
Siria dopo un anno, in stato interessante di sei mesi, ha come conclusione la
morte del suo ultimo ”sposo”, un ragazzo, tunisino come lei, passato per le armi
dai miliziani di al Nusra, la stessa sorte di tanti suoi connazionali verso i
quali gli appartenenti alla fanatica formazione armata nutrono da sempre
sospetti, frammisti a disprezzo, tanto da utilizzarli come carne da cannone se
c’é da andare all’attacco delle postazioni lealiste.
La giovane ha raccontato che lei, come le altre ‘schiave del
sesso’ venute dalla Tunisia, doveva avere rapporti con almeno cinque miliziani
alla settimana, con le quali si uniscono con il ‘jihad el nikah’, pensando in
questo modo di spianarsi la strada verso il paradiso. La ragazza ha anche
riferito che molte delle sue ‘consorelle’ soffrono di malattie veneree, che non
riescono a curare per l’assenza dei necessari farmaci nelle zone di guerra.
Fonte: visto su AD
ANALISI DIFESA del 29 settembre 2013
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