15 settembre 2013
Pochi si rendono conto che oggi stiamo vivendo la più grande
persecuzione dei cristiani della storia, peggiore persino di quelle subite
sotto gli antichi imperatori romani come Diocleziano e Nerone. Le stime del numero dei cristiani perseguitati
va dai 100 ai 200 milioni. Secondo una
stima, ogni cinque minuti un cristiano viene martirizzato. E la maggior parte
di questa persecuzione avviene per mano di musulmani. Dei 50 paesi che
perseguitano i cristiani, 42 sono di maggioranza musulmana o ad alta
percentuale di popolazione musulmana.
L’entità di questo disastro, le sue origini e le ragioni per
cui viene accolta dalla maggior parte dei media occidentali con una scrollata
di spalle, sono i temi che Raymond
Ibrahim tratta in “Crucified Again”. Conoscendo bene la lingua araba, egli
ha tracciato quello che definisce “una delle storie più drammatiche” del nostro
tempo nei reports e nelle testimonianze che compaiono nei giornali arabi, news
di spettacoli, e siti web, ma che raramente vengono tradotti in inglese o
rilevati dalla stampa occidentale. Ciò
che documenta in questo libro, frutto di meticolose e ben argomentate ricerche,
è una catastrofe dei diritti umani di proporzioni monumentali.
In “Crocifisso Again”,
Ibrahim svolge due inestimabili funzioni per informare le persone riguardo alla
nuova “grande persecuzione”, per usare la stessa etichetta della guerra romana
contro i cristiani. In primo luogo, egli documenta centinaia di esempi
specifici da tutto il mondo musulmano. In questo modo, egli mostra l’estensione
della persecuzione e anticipa eventuali proteste di chi afferma che si tratta
di un problema marginale. Inoltre, Ibrahim commemora le vittime dimenticate, non
permettendo che la loro sofferenza vada persa a causa della indifferenza o
disattenzione dei media e dei funzionari governativi. In secondo luogo, egli
fornisce una spiegazione convincente del perché questi attacchi sono
concentrati nelle nazioni musulmane. In tal modo, egli corregge il deludente
modo di pensare e l’apologetica interpretazione che rovina gran parte della
discussione sulla violenza di ispirazione islamica.
Sono numerosi i rapporti di Ibrahim sulla violenza contro i
cristiani nell’intero mondo musulmano, compresi i paesi come l’Indonesia, che
viene spesso descritto come paese “moderato” e “tollerante”.
Tali attacchi sono così frequenti, perché derivano non solo
dai jihadisti che alcuni occidentali liquidano come “estremisti”, ma anche da una
folla di gente comune, dalla politica del governo e dalle leggi che
discriminano i cristiani. Piuttosto che le reazioni ad hoc per rimostranze
locali, poi, questi attacchi rivelano una costante ideologia di odio e di
disprezzo che trascende le differenze nazionali, geografiche ed etniche.
In Afghanistan, ad esempio, un ordine del tribunale nel
marzo 2010 ha portato alla distruzione dell’ultima chiesa cristiana in quel
paese.
In Iraq, la metà dei cristiani sono fuggiti; nel 2010, una
chiesa cattolica a Baghdad fu bombardata durante la messa, con 58 morti e
centinaia di feriti.
In Kuwait, allo stesso modo, beneficiario come l’Iraq della
potenza americana, la giunta comunale della città Kuwait ha rifiutato il
permesso per la costruzione di una chiesa cattolica. Pochi anni dopo, un membro
del parlamento ha detto che avrebbe presentato una legge per vietare ogni
costruzione di chiese. Una delegazione di kuwaitiani è stato poi inviata in
Arabia Saudita – che vieta legalmente ogni culto cristiano – per consultarsi
con il Gran Muftì, massima autorità sulla legge islamica nel luogo di nascita
dell’Islam, la penisola arabica. Il Mufti ha dichiarato che è “necessario distruggere tutte le chiese
della regione,” una dichiarazione ignorata in Occidente fino alla segnalazione
di Ibrahim.
Immaginate l’indignazione e la veemente condanna dei media
se il Papa cattolico chiedesse la distruzione di tutte le moschee in
Italia. L’assenza di qualsiasi condanna o anche minima reazione occidentale
alla dichiarazione del Mufti è sensazionale. Non c’è limite alla nostra
tolleranza dell’Islam?
Inoltre, è in Egitto – ancora un altro beneficiario del
denaro e del sostegno americano – che le vessazioni e l’assassinio dei
cristiani sono particolarmente intensi. In parte questo riguarda il gran numero
di cristiani copti, i circa 16 milioni di discendenti dei cristiani egiziani
che furono conquistati dagli eserciti arabi nel 640 d.C. Dopo la caduta di
Mubarak, numerose chiese copte sono stati attaccati da folle musulmane.
L’episodio più significativo è la distruzione della chiesa di San Giorgio a
Edfu, nel settembre 2011.
Per dimostrare come la violenza di massa è connessa con la
politica del governo, è stato osservato che il capo dell’unità di intelligence
di Edfu era a capo della folla che distrusse la chiesa. Il governatore che
originariamente approvò il permesso di ristrutturare l’edificio andò in
televisione per annunciare che i “copti hanno fatto un errore” nel cercare di
riparare la chiesa “, e dovevano essere puniti, e i musulmani “non hanno fatto
altro che sistemare le cose.”
La portata di tali persecuzioni, la somiglianza degli
attacchi, e le motivazioni degli aggressori, nonostante le differenze etniche e
nazionali, e il ruolo dei funzionari governativi con la loro complicità, gridano
per una spiegazione. Ibrahim definisce chiaramente le radici storiche e
teologiche di intolleranza musulmana nel capitolo più importante del libro,
“Lost History.”
Contrariamente agli apologeti che attribuiscono questi
attacchi alla povertà, l’oppressione politica, l’eredità del colonialismo, o la
mancata risoluzione del conflitto arabo-israeliano, Ibrahim dimostra che
l’intolleranza verso le altre religioni e l’uso della violenza contro di loro,
è il riflesso della teologia e della giurisprudenza islamica tradizionale.
Ibrahim corregge prima un equivoco storico che ha sostenuto
questo malinteso. Durante la presenza coloniale europea in Medio Oriente,
l’oppressione dei cristiani e delle altre minoranze religiose è stata
eliminata. Questo fu anche il periodo in cui molti musulmani, riconoscendo
quanto più potenti gli europei erano di loro, cominciarono ad emulare i costumi
politici e sociali e le istituzioni delle potenze coloniali. Così abolirono le
leggi delle sharia discriminatorie che stabilirono come “dhimmi”, il modo come
cristiani ed ebrei che vivevano sotto l’autorità musulmana, dovevano essere
trattati.
Nel 1856, per esempio, gli ottomani sotto la pressione delle
potenze europee emisero un decreto che stabiliva che i non musulmani devono
essere trattati allo stesso modo dei musulmani e doveva essere garantita loro
la libertà di culto. Questo periodo di
relativa tolleranza Ibrahim lo definisce il “Golden Age” cristiano in Medio
Oriente.
Purtroppo, come scrive Ibrahim, quel secolo di prosperità
dei cristiani in Medio Oriente, “ha creato confusioni cronologiche ed inganni
intellettuali nel mondo occidentale” che prendono quei “cento anni di pausa
nella persecuzione”, come la norma.
In realtà, quel secolo era un’anomalia, e dopo la prima
guerra mondiale, gli atteggiamenti tradizionali islamici e le dottrine
iniziarono a riaffermarsi; un movimento che ha accelerato negli anni 1970. Il
risultato fu la scomparsa del cristianesimo nella terra della sua nascita.
Nel 1900, il 20 per cento del Medio Oriente era cristiano.
Oggi, lo è meno del 2 per cento.
Dopo aver corretto il
nostro distorto punto di vista storico, Ibrahim espone poi le dottrine
dell’Islam che giustificano e che hanno reso possibili tali persecuzioni
durante i 14 secoli di scontro tra musulmani e i non-musulmani.
Le origini si trovano nel Corano, che i musulmani ritengono
essere le parole di Dio.
Gli “infedeli” sono definiti come “quelli che dicono che
Allah è uno dei tre” o che “Allah è il Cristo, [Gesù] figlio di Maria” . Così,
secondo il Corano, essi devono essere eliminati o soggiogati.
Il versetto più significativo che fa da guida al trattamento
musulmano dei cristiani e egli ebrei comanda ai musulmani di fare guerra contro
gli infedeli fino a che non sono conquistati, costretti a rendere omaggio, e
riconoscere la loro umiliazione e sottomissione.
Nel VII secolo, il secondo califfo, Omar bin al-Khattab,
promulgò le “Condizioni di Omar”, che specificano nel dettaglio come i
cristiani dovrebbero essere trattati. Queste condizioni vietano la costruzione
di chiese o la riparazione di quelle esistenti, le processioni religiose in
pubblico, l’esibizione di croci, pregare vicino a dei musulmani, fare proselitismo,
e ostacolare la conversione all’Islam, oltre alle norme che regolano come
cristiani devono vestire, comportarsi, e come trattare i musulmani. “Se si
rifiutano”, disse Omar, ” la spada sia senza clemenza.” Queste regole hanno
sempre determinato il trattamento dei cristiani per 14 secoli, e i musulmani
citano regolarmente la violazioni di queste regole come giustificazione per i
loro attacchi. Come ha detto un sceicco saudita recentemente durante un sermone
in una moschea, “Se loro [i cristiani] violano queste condizioni, non hanno
alcuna protezione.”
Dal Marocco all’Indonesia, i cristiani sono attaccati e
uccisi perché presumibilmente hanno cercato di ristrutturare una chiesa, per
proselitismo tra i musulmani, o per bestemmia contro Maometto – tutti i motivi
coerenti con le ingiunzioni coraniche codificate in leggi ed i curricula dei
libri di testo scolastici. Sia la dottrina islamica che la storia mostrano la
continuità del motivo che c’è dietro la persecuzione dei cristiani di oggi.
Come scrive Ibrahim, “gli stessi precisi modelli di persecuzione sono evidenti
da un capo all’altro del mondo islamico – in terre che non condividono la
stessa lingua, la razza o la cultura – che condividono solo l’Islam”. Ma la
sapienza comunemente accettata nell’Occidente, oggi nega questa evidente
verità. Le ragioni di questo atteggiamento riempirebbero un altro libro. Come
Ibrahim sottolinea, la corruzione della storia, nelle accademie e nei libri di
testo delle scuole elementari ha sostituito la verità storica con vari
melodrammi nei quali i colonialisti e gli imperialisti occidentali hanno
oppresso i musulmani. Questi e altri pregiudizi hanno portato i media
occidentali ad ignorare o distorcere la violenza di ispirazione islamica, come
si può vedere nella copertura del movimento nigeriano jihadista “Boko Haram”.
Questi jihadisti hanno annunciato pubblicamente il loro scopo di ripulire la
Nigeria dai cristiani come la sharia stabilisce, tuttavia la copertura dei
media occidentali ignorano costantemente questo obiettivo e descrivono il
conflitto come un “ciclo di violenza”, in cui entrambe le parti sono ugualmente
colpevoli. Come Ibrahim conclude, anche quando i media occidentali riportano
notizie sulla violenza contro i cristiani , “usano un arsenale di giochi di parole,
di frasi fatte, di opportune omissioni, e relativismo morale” per promuovere la
favola anti-occidentale che “la violenza musulmana e l’intolleranza sono il
prodotto di nulla e di tutto – la povertà, le rivendicazioni politiche e
storiche, o le dispute territoriale – tutto, eccetto l’Islam “.
All’interno della comunità musulmana mondiale, c’è una
guerra civile tra chi vuole adattare il mondo moderno alla loro fede, e coloro
che vogliono fare guerra al fine di ricreare un passato perduto di dominio
musulmano.
Non ci soffermiamo ancora sugli aspetti più spiacevoli
dell’Islam, dal momento che tali aspetti sono esattamente ciò che i musulmani
devono cambiare se vogliono godersi la libertà e la prosperità che provengono
dall’ ordine politico fondato sui diritti umani e sulla tolleranza inclusiva.
“Crucified Again” di Raymond Ibrahim è una risorsa inestimabile per aver detto
la verità che potrebbe promuovere tale cambiamento.
di Bruce S. Thornton
(Morning Star News)
Fonte: visto su NOTIZIE EVANGELICHE.COM del 15 settembre 2013
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