C’è qualcosa da salvare nel femminismo, l’ideologia che si è
appropriata dei centri antiviolenza? Questa vicenda suggerisce di no.
Più di 30
associazioni femministe spagnole hanno ottenuto la censura di una informativa
ufficiale firmata dalla dott.ssa Tatiana Torrejón Cuéllar per il Consejo
Económico y Social (CES) de la Comunidad de Madrid, un organo consultivo. Il
titolo del documento ufficiale era “Tratamiento de la violencia de género en
España y en la Comunidad de Madrid”.
Il contenuto viene così descritto nel corso di un dibattito
televisivo sulle false denunce: “esponeva i meccanismi di frode stabiliti
per incentivare le denuncie false”. Siamo riusciti ad averne una copia che
pubblichiamo su questo
link e ne traduciamo alcune frasi:
le cifre non sono tanto allarmanti come si pensava
inizialmente. [...]
In questi ultimi anni le norme processuali sono state
interpretate in un percorso favorevole alle vittime di violenza domestica, fra
cui il riconoscere efficacia probatoria in giudizio ad una chiamata al 911.
[...]
Le donne morte per violenza domestica sono in media il 5%
del totale degli omicidi. Vediamo quindi che la percentuale è molto poco
significativa rispetto al totale, pur producendo un grande allarme sociale.
[...]
l’attenzione ed il trattamento che si è prestato a questo
problema non è giustificata da un aumento significativo delle cifre rispetto al
totale degli omicidi, ma piuttosto dall’allarme sociale causato dai mezzi di
comunicazione e la conseguente attenzione dei politici di turno. [...]
Le donne che denunciano il maltrattatore lo fanno perché necessitano di mezzi di protezione contro
future aggressioni e/o per beneficiarsi di alcuni dei privilegi che porta la
legge. [...]
Questo può generare incentivi perversi: che le sedicenti
vittime fingano di esserlo per beneficiare ad esempio di aiuti economici. [...]
Secondo la Legge di Protezione Integrale, la violenza di
genere è una “manifestazione della discriminazione, della situazione di
diseguaglianza e delle relazioni di potere degli uomini sopra le donne”, ed in
base a questa considerazione soggettiva si sviluppa tutto il sistema delle
politiche pubbliche: sfruttamento di prestazioni economiche, benefici sul
lavoro, mezzi di tutela giudiziaria ed istituzionale. [...]
con gli aiuti pubblici si motivano le donne a preferire
dirsi vittime di “violenza di genere” per ottenere tutti i benefici menzionati
con sforzo minimo, piuttosto che a sforzarsi a conseguire un lavoro migliore,
uno stipendio migliore, o migliori condizioni di lavoro. [...]
Occorrerebbe che le vie di accreditazione delle
situazioni di violenza esercitate sulle lavoratrici siano concordanti e
ratificate da una sentenza. Altrimenti si stanno dando incentivi affinché le
donne (lavoratrici in proprio, dipendenti, funzionarie pubbliche e disoccupate)
presentino denunce allo scopo di ottenere alcuni dei benefici menzionati.
In sostanza, l’informativa censurata riconosceva
ufficialmente ciò che giornalisti e magistrati privatamente vanno pubblicamente
denunciando e che era stato profeticamente previsto: una legge sessista che
permette alle donne di proclamarsi vittima senza alcuna prova ottenendo
vantaggi personali considerevoli ha portato ad una epidemia di denunce false,
ed a gravi abusi contro uomini e bambini innocenti.
ORIGINALE IN
SPAGNOLO:
las cifras no son tan alarmantes como se pensaba
inicialmente [...]
han interpretado normas procesales en un sentido favorable a
las víctimas de violencia doméstica, tales como otorgar eficacia probatoria en
juicio a la llamada al 911 efectuada por una víctima de violencia doméstica
las
mujeres muertas por violencia doméstica representan en promedio un 5% con
respecto al total de homicidios. Con estos resultados comprobamos que el
porcentaje es muy poco significativo con respecto al total, y sin embargo
produce una gran alarma social.
La atención y el tratamiento que se le ha prestado, no va en
razón de un aumento considerable de las cifras con respecto al total de
homicidios cometidos en este país, sino más bien por la alarma social causada
por los medios de comunicación y la consiguiente atención de los políticos de
turno
Las mujeres que denuncian al maltratador, lo hacen porque
necesitan alguna medida cautelar para prevenir futuras agresiones y/o porque
requieren beneficiarse de alguno de los privilegios que le brinda la ley.
Esto
puede generar incentivos perversos: que las supuestas víctimas fingan serlo
para beneficar- se de una ayuda económica por ejemplo.
Según la Ley de Protección Integral, la violencia de género
es una “manifestación de la discrimi- nación, la situación de desigualdad y las
relaciones de poder de los hombres sobre las mujeres”, y es sobre esta
consideración subjetiva que descansa todo el conjunto de políticas públicas:
disfrute de prestaciones económicas, beneficios laborales, medidas de tutela
judicial e institucional.
También está la interrogante si con las ayudas públicas se
está motivando a que las mujeres en vez de esforzarse por conseguir un mejor
empleo, una mejor remuneración o mejores condiciones laborales, prefieran ser
víctimas de “violencia de género” para así obtener todos los mencionados beneficios
con menor esfuerzo.
Debería requerirse que las vías de acreditación de la
situaciones de violencia ejercida sobre las trabajadoras –orden de protección e
informe del Ministerio Fiscal– sean concordantes y ratificadas por una
sentencia.De lo contrario, se estarían dando incentivos para que las mujeres
(trabajadoras por cuenta ajena, por cuenta propia, funcionarias públicas y las
que no trabajan) presenten denuncias con el fin de obtener alguno de los
beneficios ya mencionados.
Fonte: Visto su Centri Antiviolenza & Femminismo, del 30
dicembre 2013
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