di Sergio Di Cori Modigliani
Un mio lettore pensante (che si firma Serylam) in un suo
commento, conclude il suo intervento così: “Io per adesso qui e in
moltissimi altri siti vedo solo discussioni sui principi, sui massimi sistemi e
su ciò che è giusto o sbagliato. Mi piacerebbe leggere qualcuno che mi spiega
"come" pensa di riuscire a coinvolgere il famoso 99% con argomenti
diversi da: "perché è giusto così", "perché io vi restituisco il
senso".
E’ una maniera argomentata di sintetizzare il disagio collettivo
che, inevitabilmente, finisce per sfociare nella madre di tutte le domande:
“Ok, abbiamo capito, le chiacchiere stanno a zero…allora, che si fa?”.
Non sono un leader politico, e quindi non sono in grado di
rispondere (con efficacia e un immediato programma esecutivo) a questa domanda
che appartiene a tutti noi. Il mio obiettivo dichiarato (e quello dei miei
post) consiste nell’allargare lo spettro del confronto e degli interrogativi e
arrivare, per l’appunto, insieme ad altri umani cittadini, a trovare un Senso
Comune che faccia scattare un meccanismo di creatività che poi sfocerà in
azioni precise e contundenti. Penso, quindi, che sia importante avere
informazioni su ciò che accade e su come funzionano i meccanismi dell’esercizio
del potere. Se non sappiamo con esattezza matematica come è fatta e òpera la
macchina tritatutto non sarà facile né possibile disinnescarne il
funzionamento.
Essendo la collettività (prima ancora di essere massa)
anche la somma di tutti gli individui che la compongono, penso che il primo
passo consista in un atto individuale e soggettivo, nel riconoscere i propri
comportamenti, usi, abitudini, e modificarli prendendo atto della situazione,
in modo tale da essere pronti a “essere collettività” su una posizione attiva e
forte, e non soltanto passiva e dipendente, cioè massa al seguito.
La settimana che inizia oggi ci prospetta una situazione
generale in occidente che in questa fase io considero decisiva. Non so se sia
un caso, una strategia, una scelta. Oppure si tratta di quella che Hegel
chiamava “l’astuzia della Storia”.
Perché ci sono un cumulo di scadenze elettorali che
collimano e quindi sarà possibile avere una esatta verifica sul campo che
chiarirà la situazione generale. Le votazioni in Francia per le presidenziali
(sì al burattino della Merkel oppure no?); le elezioni in Grecia; le elezioni
in Irlanda; la decisione “ufficiale e burocratica” della BCE rispetto al Regno
d’Olanda in data 4 maggio (che ha detto “no all’austerity” e ha sciolto il
parlamento andando alle elezioni anticipate a settembre creando un precedente
fondamentale in Europa); la decisione ufficiale e burocratica della Unione
Europea il 7 maggio riguardo la Romania che in data 25 aprile ha bocciato il
piano di austerità, ha sfiduciato il governo e ha clamorosamente contestato le
lettere di Mario Draghi rispedendole al mittente; lo stato di salute e di lotta
di “occupy wall street”; il rinnovo dei consigli di amministrazione in Goldman
Sachs, Merryl Lynch e Royal Bank of Scotland dove falchi e colombe si
affronteranno tra di loro all’ultimo sangue; la nota ufficiale dei mercati
internazionali sull’autentico stato di salute o meno delle banche italiane; e
dulcis in fundo: le elezioni amministrative in Italia.
Tant’è che entro l’8 maggio, comunque vada a finire,
sappiamo come si stanno mettendo le cose in termini di reazione sia da parte
del 99% che da parte dell’1%.
Dagli Usa arrivano due notizie importanti, la prima di
sapore ultra-pragmatico, l’altra, invece, di carattere
strategico-organizzativo.
Quella pragmatica ha a che vedere con le modalità di
reazione della gente comune al nefasto strapotere delle banche, ed è la prova
tangibile di quanto possano influire i movimenti se e quando sono impegnati in
attività pratiche piuttosto che nella elaborazione di slogan o scontri
ideologici inutili quanto ridicoli.
Al convegno di Rimini organizzato da Paolo Barnard sulla MMT
era stato invitato un docente di economia, il prof. Blake, che aveva esordito
così nel suo intervento: “Le banche hanno tanti amici: istituzioni, classe
politica, finanza. Hanno soltanto un nemico: voi. Voi tutti siete il vero
terrore delle banche”. Qualcuno aveva applaudito, e la stragrande maggioranza
degli ascoltatori l’aveva considerato come uno slogan ad effetto per strappare
un facile applauso di consenso dal loggione dell’antagonismo di massa.
Non era così.
Loro sono una cultura pragmatica.
Blake è noto in Usa per questa sua frase, che gli americani
hanno applicato alla lettera considerandola una traccia da seguire.
Infatti, in data 28 aprile, il movimento “occupy wall
street” ha comunicato ufficialmente l’esito dell’inizio della
campagna d’inverno: 57 miliardi di dollari che un numero di correntisti
statunitensi valutato intorno a diverse centinaia di migliaia di persone
(alcuni sostengono diversi milioni) ha prelevato dalle principali banche dove
avevano un conto corrente e l’hanno chiuso di punto in bianco. I soldi
prelevati sono stati depositati in nuove banche nate come funghi, le cosiddette
“Union Banks” (trad.: banche sindacali solidali) piccole, locali, legali. Tali
banche, per statuto, non possono investire in attività finanziarie,
devono comunicare a ogni correntista per iscritto come investono i soldi,
prestano il danaro alle imprese che assumono al tasso dello 0,75% (praticamente
gratis) perché acquistano il danaro dalla Banca centrale allo 0,25% e si
prendono soltanto lo 0,50% di guadagno; i massimi dirigenti non possono
guadagnare come stipendio più di una certa cifra (credo si aggiri intorno ai
250.000 dollari all’anno) e la banca offre gratis servizio di consulenza per la
gestione di business planning, creative innovation, costruzione di cooperative
di lavoro finalizzata ad attività sociali. Nel novembre del 2011, “occupy wall
street” aveva avvertito l’inizio di tale operazione. Le banche, attraverso la
FDIC (l’organo che raduna tutte le banche americane) si erano subito mosse e
avevano accantonato la cifra di 5 miliardi di dollari per far fronte a questi
ragazzacci: questa era la massima cifra che pensavano sarebbe stata portata
via. Hanno sbagliato il calcolo per un 1000%. Entro il 30 giugno si prevede che
altri 60 miliardi di dollari verranno prelevati e spostati su micro-banche
locali ad uso delle singole contee (sarebbe il corrispondente statunitense dei
nostri comuni). E’ ancora poco, ma funziona. Crea mercato, crea lavoro, crea
occupazione, lancia un segnale, ma soprattutto capovolge psicologicamente (lo
considero importantissimo) il meccanismo per cui non ci si sente più vittime
passive della tecno-finanza, bensì operatori attivi del proprio destino. E’ una
scelta legata al libero arbitrio. Basta volerlo fare.
La seconda notizia dagli Usa ci comunica che per la prima
volta nella Storia, il 1 maggio verrà celebrato con uno sciopero federale
nazionale di tutte le categorie. E’ la prima volta dal 1932 che accade. Non si
conosce l’esito, è una novità assoluta. Gli organizzatori pensano che porteranno
a Chicago almeno 50.000 persone e altrettante a New York, Miami e San
Francisco. L’FBI sostiene che non arriveranno a 1000. Lo sapremo il 2 maggio.
Un’altra notizia di oggi, invece, riguarda l’Italia. Ha a
che vedere con Beppe Grillo.
Anzi.
Ha a che vedere con la reazione della sinistra democratica a
Beppe Grillo.
Di una inaudita violenza di toni.
Beppe Grillo, ieri domenica 29 aprile, è andato a fare
campagna elettorale a Palermo, la città italiana dove –è noto anche ai bambini-
i partiti sono uffici di collocamento su base clientelare: tu voti il mio
candidato io trovo lavoro a tuo figlio; tu non fai domande e non ti impicci e
tua moglie ha i buoni pasto per l’asilo, ecc. Non mi sembra una informazione
rivoluzionaria. E’ ciò che ha sostenuto nel suo comizio Beppe Grillo. Il PD e
soprattutto Sel si sono indignati. E da entrambi i partiti è partita
l’indicazione di passare da “demagogo” a “mafioso” che mi sembra davvero
indicativo sull’attuale clima italiota.
Ecco, qui di seguito, che cosa ha detto Beppe Grillo.
Ed ecco che cosa ha detto Claudio Fava, responsabile della
cultura di Sel, a nome di Nichi Vendola.
BEPPE GRILLO:
“Qui, lo sappiamo tutti, ha sempre regnato la mafia. Ma la
mafia non ha mai strangolato i suoi clienti, mica sono stupidi: si limita a
prendere e pretendere il pizzo. Ma qua vediamo un’altra mafia che strangola la
sua stessa vittima: sono i partiti che non offrono né futuro né sviluppo né
garanzie di legalità per i cittadini. Vogliamo nomi e cognomi di chi sta
portando al macello il paese”. In seguito, ha indetto una conferenza stampa
commentando il comportamento dei partiti: “lasciateli pure sfogare, son ragazzi
burocratizzati questi funzionari di partito: non appena rimarranno senza
televisioni, senza giornali e senza i poliziotti che sono ormai stanchi di far
da scorta a quelli che fanno il burlesque –e i iscrivono la notte di nascosto
al movimento 5 stelle- allora saranno costretti a confrontarsi con i
cittadini”.
CLAUDIO FAVA:
“Beppe Grillo parla come un mafioso senza essere nemmeno
originale. Gli stessi argomenti prima di lui sono già stati utilizzati da Vito
Ciancimino e da Tano Badalamenti. Beppe Grillo è un mafioso. E come l’ultimo
dei mafiosi non ha nemmeno il coraggio di confrontarsi pubblicamente sulle sue
patetiche provocazioni”.
Più tardi è intervenuto ufficialmente anche il PD su una
specifica frase di Grillo che è la seguente: “È un sistema che sta
collassando, la gente ha meno soldi, questo è un Paese finito. Riprendiamoci
questo cazzo di Stato, perché l’alternativa c’è. O un salto nel buio con il
Movimento 5 Stelle o un suicidio assistito con questi qua”.
La risposta è stata data da un certo Nico Stumpo. Costui è
il responsabile dell’organizzazione dei DS dal 2003 e cura gli investimenti nel
mezzogiorno dei soldi che i DS –partito com’è noto estinto- seguita ad avere da
parte dello stato, cioè i soldi delle vostre tasse. Se andate in rete a vedere
la sua biografia e soprattutto la sua faccia (la fisicità ha un suo Senso) si
rimane sbigottiti: sembra il clone di Belsito, anzi, sembra Sabina Guzzanti che
imita Belsito.
NICO STUMPO ha replicato ai suoi elettori:
“Non è vero che i partiti sono corrotti e che usano i soldi
dei cittadini. E’ falso. Beppe Grillo è un ciarlatano, non ha la minima idea di
ciò che sta dicendo. E’ un volgare pifferaio. C’è in Grillo una povertà
culturale che gli italiani non meritano, perché i veri democratici sanno che
esiste il PD che garantisce la tenuta del sistema democratico: noi siamo la
vera alternativa. Grillo fa ridere. Noi siamo l’alternativa”.
Questo è il clima che si respira in Italia, oggi.
Ecco perché (e qui rispondo al mio lettore) è necessario
apprendere o riapprendere i meccanismi dell’argomentazione, l’elaborazione dei
concetti, e usufruire della cultura e dei cosiddetti “massimi sistemi” per
ritrovare il Senso e il Significato che in questo paese si è perso, altrimenti
sarà impossibile costruire qualsivoglia forma di opposizione pragmatica ed
efficace. Se Claudio Fava va in giro a sostenere per conto di Nichi Vendola che
Beppe Grillo è un mafioso, vuol dire che chiunque è autorizzato a dire
qualunque cosa su chicchessia. Significa che la sinistra italiana ha perso il
Senso, oltre che della misura, anche della realtà. Che il rappresentante dei
DS, Nico Stumpo (lo ripeto: sono sovvenzioni statali ad una formazione politica
che non esiste più perché si è sciolta. E’ INSENSATO, lo capisce anche un
bambino di 5 anni) un soggetto politico deputato alla gestione di soldi
surreali, se ne vada in giro per la Sicilia sostenendo che non esiste la
corruzione, vuol dire cercare di spingere gli italiani verso una deriva dove è
stato abolito il Senso delle cose. Questo non è un paese normale, è un paese
malato di idiozia collettiva masochista, con l’aggiunta negativa dell’esercizio
costante di corruttela collusiva e consociativa. Non possiamo permetterci
ancora né grandi manovre, né proposte intelligenti, né programmi alternativi,
perché dobbiamo vedercela con la nostra piccola realtà surreale e paradossale,
quotidiana e locale. Ecco perché insisto e seguiterò ad insistere sulla
assoluta necessità di ritrovare prima la coniugazione del Senso. A questo serve
la Cultura, i grandi classici, i pensatori che hanno contribuito a farci
comprendere la realtà.
La vergognosa affermazione di Claudio Fava dimostra che la
cosiddetta sinistra democratica ha completamente perso la testa.
Chi intende costruire un’autentica alternativa, deve invece
ritrovarla, la testa.
Senza idee e senza Cultura, una qualunque azione rimarrà
sempre priva di Senso.
Claudio Fava dovrebbe andare a rileggersi l’ultima
intervista rilasciata dal compianto giudice Paolo Borsellino “chi sa, parli:
questa è la discriminante oggi. Chi sa, deve parlare e deve dire come stanno le
cose e deve fare i nomi, altrimenti la democrazia verrà definitivamente
obnubilata dal controllo della criminalità organizzata”.
Dopo essersela riletta per bene potrebbe andare a farsi una
passeggiata nelle Puglie e andare a chiedere ragguagli al suo leader politico
sui rapporti economici tra la regione da lui amministrata e l’ospedale San
Raffaele a Milano. Sì, quello di Don Verzè.
Di sicuro non era un amico di Beppe Grillo.
Come suggerisce il Senso, caro Claudio Fava: dimmi con chi
vai e ti dirò chi sei.
Fonte: srs di Sergio Di Cori Modigliani, da sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/
del 1 maggio 2012
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