L'abside della Chiesa di San Giacomo
Cap. V
GLI EVENTI STORICI SUCCESSIVI
Nelle pagine di questo capitolo storico conclusivo esamineremo i fatti più significativi che hanno caratterizzato la storia della chiesa di S. Giacomo del Grigliano, dall'inizio del XV secolo ai nostri giorni.
Come si è detto, in precedenza, l'8 maggio del 1413, il Comune di Verona affidò le opere esistenti sul Grigliano ai Monaci Benedettini di S. Giustina di Padova. Sotto la guida di questi religiosi, in breve tempo, il luogo raggiunse una prosperità insperata e la chiesa ricevette importanti migliorie. Questo avvenne anche in virtù delle rendite di S. Giacomo di Tomba, di cui i Monaci godevano dal loro arrivo sul Grigliano(1).
Nel 1432 al Santuario di S. Giacomo fu annessa la chiesa di Lepia, situata nei pressi di Vago di Lavagno, in seguito alla soppressione del Monastero delle suore di S. Giuliano che l'avevano in custodia, ritiratesi a Monza(2). Nel 1438 fu nominato priore fr. Apollonio di Mantova e nel 1440 Giuliano da Ferrara(3).
La permanenza dei Benedettini continuò fino al 23 agosto 1443(4), quando un monaco di tale congregazione rinunciò al priorato per essere stato eletto Abate di S. Nazaro(5) e il Comune di Verona nominò allora 5 cittadini, come «governatori di essa chiesa »(6) nella persona di P. Francesco de’ Giusti, Nicola Dalla Cappella, Gabriele Verità, Bartolomeo Pellegrini e Zeno Ottobelli(7).
I cinque Governatori, il 27 agosto dello stesso anno elessero, come economo di S. Giacomo del Grigliano, Donato Dalla Cappella, col salario di 20 lire al mese(8), in attesa di affidare il tempio e le cose pertinenti ad un altro gruppo di monaci.
Nel 1444, il 6 novembre, i cittadini sopraintendenti al Grigliano, affidarono il Santuario con le sue rendite a frate Simon da Camerino, Eremitano e alla sua compagnia, riservando al Consiglio, qualora il luogo fosse abbandonato, facoltà di conferirlo ad altri e ai governatori l'obbligo di provvedere per il culto e l'officiatura(9).
E si giunge cosi al 19 febbraio 1445, data in cui il Comune di Verona conferisce al Santuario di S. Giacomo la dotazione ufficiale e perpetua di chiesa con le sue pertinenze(10). In tale documento dal titolo: «Dotatio Sancti Jacobi », inoltre, si riferisce che la collina, un tempo sterile ed infruttuosa, è ora fertile e produttiva, perché coltivata a viti, olivi e ad alberi da frutto e non fruttiferi, e dove si raccolgono molte uve ed altri prodotti(11).
Il 27 luglio dello stesso anno, la proprietà fu affidata a fra Taddeo da Padova, già dell'Ordine di S. Brigida e ora Canonico Regolare d'Osservanza di S. Agostino, tuttavia, il diritto di giuspatronato rimaneva sempre alla città di Verona(12).
Il 13 maggio 1450 S. Giacomo fu assegnato ai Canonici Lateranensi di S. Salvatore(13) e il Papa Nicolò V, con regolare Bolla, acconsentì all'unione del Monastero dei SS. Filippo e Jacopo in Sacco alla chiesa del Grigliano(14). I Canonici rimasero qui per poco tempo, perché il 10 marzo 1451 il Comune di Verona e i Governatori di S. Giacomo deliberarono di donare il Santuario e i beni annessi ai Monaci Olivetani di Monte Oliveto Maggiore di Siena(15). La congregazione olivetana, fondata dal Beato Bernardo Tolomei nel 1313, era « fra le famiglie religiose, particolarmente italiane, la più osservante, riformata, e esemplare ... che per tutto spargeva odore di santità »(16), tanto che si era diffusa e insediata in varie località italiane, portando, ovunque, lo spirito religioso ed operoso di S. Benedetto. Anche a Verona giunsero alcuni monaci di questa congregazione e si stabilirono nel Monastero di S. Maria in Organo.
Qui nella sacrestia della chiesa, il 10 marzo 1451, appunto, il Vicario Generale Vescovile di Verona affidò a fra Leonardo Cavalleri di Bologna, a nome degli Olivetani, il possesso del Santuario e delle opere pertinenti e furono subito mandati a S. Giacomo dei Monaci in numero proporzionale alle entrate"
All'arrivo dei monaci le condizioni del luogo non erano molto felici, nonostante le rendite del Monastero dei S.S. Filippo e Jacopo in Sacco e i contributi di S. Giacomo di Tomba(18). Ma dalla fine del '400 alla metà del '700, con l'ausilio del Monastero di S. Maria in Organo che, come si sa, aveva notevoli possedimenti in provincia, con i proventi delle funzioni, delle elemosine e delle beneficienze, i monaci compirono un'azione ammirevole, prodigandosi, tra l'altro: nel miglioramento del tempio, nella bonifica del colle, nel completamento del convento e nella costruzione del campanile.
All'interno della chiesa furono realizzati dipinti e fregi, sull'altar maggiore e sugli altari laterali, in particolare nell'abside centrale, che come « chiesa grande» veniva riservata per le importanti funzioni religiose del I° maggio(19), e del 25 luglio (20). Inoltre, abbandonata ormai l'idea di completare il tempio, secondo il progetto, furono apportate delle modifiche alle absidiole laterali poste a sinistra, riservate ai Monaci.
Intorno al 1555 l'opera degli Olivetani si indirizzò ad un ulteriore miglioramento agricolo dei terreni del colle, che già da oltre mezzo secolo erano stati messi a coltura, ma che in taluni luoghi rimanevano ancora infruttuosi(21).
Cosi l'abate Bernardo e il cellelario Michelangelo vi fecero condurre ben 1334 carrette di terra, cioè una carretta ad ogni « pontezo », in modo da poter ricoprire il suolo tufaceo che affiorava ancora in certi punti(22)
Nel frattempo fu ampliata la costruzione del monastero che qui esisteva in parte dal 1408, quale sede del primo ordine di monaci secolari. Abitavano allora il convento l'abate, il cellelario, il maestro, il sagrista e il cuoco e venivano spesso i visitatori da Verona, ai quali l'abate chiedeva qualche sovvenzione, affinché i monaci potessero vivere(23).
I lavori continuarono con fervore nel 1558 e nel 1559, quando per opera del padre Roberto veronese fu compiuta la costruzione del chiostro e del portico(24) e furono approntate due camere per gli ospiti, la cucina, tre cameroni e il refettorio(25).
Una delle ultime realizzazioni dei Monaci Olivetani, in questo luogo, fu l'innalzamento del campanile barocco, costruito interamente sulla volta dell'absidiola estrema destra, presumibilmente, nella prima metà del XVII secolo.
I Monaci Olivetani si acquistarono grande merito, oltre che per le opere ora considerate, anche per l'aiuto prestato alla popolazione del luogo durante il 1630, l'anno terribile della peste, che mieté molte vittime nella provincia veronese.
Si racconta un episodio, come testimonianza della devozione ancora viva, dopo quasi tre secoli dalla scoperta delle reliquie di Giacomo.
Durante il flagello la popolazione di Lavagno e dei paesi viciniori si rivolse fiduciosa al Santo Apostolo e nella domenica mattina del 27 novembre del 1630 una innumerevole folla orante giunse in pellegrinaggio al tempio del Grigliano e prodigiosamente il morbo cessò. «E chi può negare, scrive il Canobbio, l'intervento della mano di Dio, a cessare della peste quasi per incanto, quando l'aria più umida, calda, nebulosa, oscura, il cielo cupo e piovoso, e mentre in quel mese (novembre) non spirano che venti australi? »(26).
Nel 1717, per opera dei Monaci Olivetani, fu restaurata la chiesa(27) e nel 1767, per delibera delle autorità veronesi, il convento degli Olivetani sul Grigliano fu soppresso, ma i monaci abbandonarono, definitivamente, il luogo nel 1771(28).
Negli anni successivi la proprietà del colle fu riacquistata dal Comune di Verona, che decretò di affidare il Santuario alla cura dei sacerdoti del clero secolare, per continuare l'officiatura e l'amministrazione dei sacramenti(29).
Per un certo periodo fu Rettore di S. Giacomo D. Gian Battista Avanzi(30) e il 14 settembre 1787 fu incaricato D. Bartolo Peroni, che riceveva ogni semestre delle indennità per le funzioni religiose(31). Dieci anni dopo il Comune di Verona che disponeva ancora dei beni del Grigliano, dovendo soddisfare dei debiti con i fratelli Faccioli, assegnò loro tutti i fabbricati ivi esistenti con circa 50 ettari di terreno(32).
Ma il 18 luglio 1799 i padri Gian Antonio Guglielmi e Gasparo Gasperi della Congregazione dell'Oratorio dei Filippini, fecero istanza all'autorità veronese per ottenere la custodia del Santuario, con le fabbriche esistenti e i beni annessi, assicurando la celebrazione della Messa e delle officiature religiose; dopo breve tempo il Consiglio del Comune, diede parere favorevole all'istanza dei padri di S. Filippo Neri, concedendo loro il diritto di locazione perpetua del Grigliano(33), ed essi cominciarono subito la loro opera.
Ma nel gennaio del 1801 le truppe imperiali francesi di passaggio nella zona, danneggiarono le costruzioni esistenti e asportarono alcuni beni del luogo(34). I Filippini, nonostante questi tristi eventi, proseguirono nell'opera di recupero e di custodia del Santuario, di amministrazione dei Sacramenti e di assistenza alla popolazione(35).
Dopo pochi anni, purtroppo, ripresero nuovamente i saccheggi e i danni, infatti, nel giugno del 1805, le truppe francesi accampatesi nella zona, entrate in chiesa, distrussero l'altar maggiore, profanarono le reliquie e rovinarono gli altri stabili circostanti(36).
I Filippini cercarono di riparare ai danni subiti, ma per lo stato miserando in cui era ridotto il luogo, rinunciarono alla custodia e all'amministrazione del Santuario. Tuttavia, il 12 dicembre dello stesso anno, 30 abitanti di S. Giacomo avanzarono una istanza al Vicario Generale Vescovile, affinché i padri Filippini ritornassero sul Grigliano, per « riparare la chiesa spogliata, l'altare prosteso, le immagini denudate. »(37). E questi, supplicati dal Vicario Vescovile Francesco Dondio, dopo breve tempo, ritornarono a S. Giacomo, ma la loro venuta in questo luogo suscitò divergenze e contrasti, in particolare con l'arciprete di Lavagno D. Antonio Murari, il quale non voleva permettere che i Filippini celebrassero le funzioni festive a S. Giacomo, poiché ciò ledeva i suoi diritti parrocchiali e aveva proibito ai suoi fedeli di recarsi sul Grigliano per le funzioni religiose.
Allora il Vescovo di Verona, Mons. Andrea Avogadro, sentite le parti, prese le difese dei Filippini e decretò che essi potevano svolgere le attività e le officiature religiose liberamente, ad eccezione di quelle parrocchiali, dato che la chiesa di S. Giacomo aveva acquisito lo Jus Patronatus fin dal 1445 (38). Sorsero poi altre divergenze per la sepoltura dei fedeli nel sagrato della chiesa e ulteriori questioni religiose con il parroco di Lavagno. Così i padri Filippini, nonostante le ripetute suppliche della popolazione, abbandonarono il luogo(39).
Nel 1816 la proprietà del colle ritornò ancora nelle mani dei fratelli Faccioli e precisamente di Antonio. Questi il 20 luglio dello stesso anno scrisse al Vescovo Innocenzo Liruti: «sarebbe di gran conforto al sottoscritto che ora possiede quel tempio e ai terrazzani se quel tesoro (delle ossa), fosse ridonato all'antico suo luogo, perciò prega l'E.V. affinché voglia interessare padre Bonomi a rimettere quelle reliquie, obbligandosi il sottoscritto per sé ed eredi di conservarle con religione, culto e decoro »(40).
Il 27 luglio con sollecita obbedienza il Padre Bonomi portò in Vescovado la cassetta di legno con le preziose spoglie dell' Apostolo, legata e sigillata. «Alle ore 4 e mezzo dello stesso giorno su legno a due cavalli, coperta di damasco limoncino e tovaglia di lino bianca» accompagnata da D. Bonomi e altri giunse a S. Giacomo, « v'era molta gente, il clero di Lavagno con l'arciprete D. Murari. Fu posta sul tabernacolo» (4). Successivamente chiusa in una cassa di ferro fu sistemata nell'altare(40).
I fratelli Faccioli, attraverso vari traslati e successioni serbarono la proprietà del luogo fino al 1857(43).
Dopo alcuni anni il colle e le sue pertinenze fu acquistato da Pietro Gonzales e poi da Rosa Libanti. Proprio in questo periodo la chiesa di S. Giacomo fu segno di un importante contrasto. Sorse l'interrogativo, come si potesse trovare sul Monte Grigliano il corpo dell'Apostolo Giacomo, se lo stesso era venerato da lungo tempo in Spagna nella città di Compostella. Lo stesso Vescovo di Compostella, nel 1883, presentò la questione al Pontefice Leone XIII, che l'anno successivo rispose a questa interrogazione con gli « Acta Apostolice Sedis », minacciando di scomunica quanti ritenevano che il corpo di S. Giacomo non si trovasse in Spagna a Compostella(44).
Nel 1895 i nuovi proprietari furono i fratelli Milani che edificarono la Villa omonima, in stile archiacuto, conferendole un originale carattere gotico-moresco ed inoltre crearono il parco che ancor oggi dà suggestione ed amenità al luogo(45).
Nel 1936 il Santuario con le sue pertinenze, fu acquisito dai fratelli Battiato Ignazio e Bartolo(46) che, attirati dalla bellezza del luogo e animati da entusiasmo per il Santuario, ricco di tante memorie, al loro arrivo, « si danno subito a ripulire, riordinare e ad effettuare importanti restauri sia alla chiesa che alla villa» (47).
Dopo la guerra, quando la chiesa e la villa furono migliorate in modo decoroso, vennero donate alla Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, fondata da D. Giovanni Calabria. La presa di possesso avvenne il 25 luglio 1951, festa di S. Giacomo Apostolo.
In questi ultimi anni hanno preso l'avvio ulteriori lavori di adattamento e sistemazione, allo scopo di rendere il luogo più funzionale ed accogliente. Degni di nota sono: la creazione di un grande giardino antistante al Santuario e alla villa, la realizzazione di una moderna cripta nel seminterrato della absidiola estrema destra(48), dove nel 1976 fu collocata l'urna con le reliquie, ed infine l'attuazione di restauri all'interno della chiesa.
Ora in questo luogo di pace e di serenità, denominato « Oasi di S. Giacomo », si tengono esercizi spirituali, incontri di studio per Sacerdoti e laici ed assemblee dei membri della Congregazione dell'Opera di D. Calabria (Tav. n. 4).
NOTE
1) Il 5 gennaio 1414 fu stabilito che l'assegno consistente in 250 ducati fosse continuativo (Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Cons. Val. 56, f. 240 r.); il 19 febbraio 1421 l'assegno suddetto fu revocato e poi ridotto a 150 ducati (Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Cons. Val. 57, ff. 2 r. 3 v.), per altri 5 anni.
2) G.B. BIANCOLINI, Chiese, pag. 236.
3) G.B. BIANCOLINI, Chiese, pag. 236.
4) Archivio di Stato di Verona, B. - MONCELESIO, Municipalia Magnificae Civitatis Veronae Decreta, (ab anno 1405 usque ad annum 1623), Val. 140, f. 378.
5) Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Cons. 23 agosto 1443, Vol. 58,
f. 181 v.
6) G.B. BIANCOLINI, Chiese ... , pag. 236.
7) Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Serie Processi, Busta 49, N° 642.
8) Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Cons. 27 agosto 1443, Vol. 58, f. 182 v.
9) Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Cons. 6 novembre 1444, VoI. 59, f. 64 r. Archivio di Stato di Verona, B. MONCELESIO, Municipalia Magnificae Civitatis Veronae Decreta, Vol. 140, f. 379.
10) R. BAGATA, Antiqua Monumenta ... , pag. 24.
-G.B. BIANCOLINI, Chiese ... , pag. 236.
-S. LANCELLOTTI, Historiae Olivetanae ... , pag. 336.
11) Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Cons. 19 febbraio 1445, Vol. 59, ff. 75 e segg.
12) Archivio di Stato di Verona, B. MONCELESIO, Municipalia Magnificae ... f. 379.
13) G.B. BIANCOLINI, Chiese ... , pag. 236.
14) La Bolla Papale è trascritta negli Atti del Consiglio del Comune di Verona (Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Cons. 13 maggio 1450, Vol. 60, ff. 43 r. e 43 v.).
15) «Electi Monaci Sancti Benedicti Monte Oliveto pro Sancti Jacobi de Grigiano cum annexione redditum Ecclesie S. Philippi et Jacobi in Sacco per Breve Nicolai quinti per Com. et Gubernator loci predicti tenere debeat sufficientem numerum Monacorum et eorum quidam in Regulari observantia ... » (Archivio di Stato di Verona, B. MONCELESIO, Municipalia Magnificae ... ff. 379-380). R. BAGATA, Antiqua Monumenta ... , pag. 24; S. LANCELLOTTI, Historiae Olivetanae ... , pag. 334; B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 178.
16) B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 178.
17) B. MONCELESIO, Municipalia Magnificae ... f. 380.
18) G. TRECCA, Appunti..., pag. 16.
19) Festa di S. Filippo e Giacomo.
20) Festa di S. Giacomo Apostolo.
21) Si ricordi il documento «Dotatio Sancti Jacobi » del 19 febbraio 1445, già cit. esistente nell'Archivio di Stato.
22) G. TRECCA, Appunti..., pag. 15.
23) G. TRECCA, Appunti..., pag. 16.
24) G. TRECCA, Appunti ... , pag. 16.
25) Un disegno topografico all'Archivio dei Frari di Venezia mostra oltre al portico esistente lungo il muro del convento, altri due lati del chiostro a sud e ad ovest attorno al cortile.
26) F. DAL FORNO, Storia e Arte ... , pag. 44.
27) Come risulta da una lapide con un'epigrafe dedicatoria, collocata sul sagrato della chiesa.
28) G. TRECCA, Appunti..., pag. 15.
29) Busta S. Briccio di Lavagno, Biblioteca Capitolare di Verona.
30) G. TRECCA, Appunti..., pag. 21.
31) Busta S. Briccio di Lavagno.
32) Busta S. Briccio di Lavagno.
33) Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. S. Fermo Minore n° 658, 659.
34) Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. S. Fermo Minore n° 659.
35) A conferma di ciò vi è una testimonianza degli abitanti del Grigliano dell' 11 giugno 1801, convalidata dal Notaio Pellesina, in cui si dice: « ... affermano che v'è continua amministrazione della penitenza e dell'Eucarestia, conservandosi sempre il SS.mo. Quotidiana la Messa, discorso festivo, intersolemnia sopra il Vangelo. Dottrina cristiana nel dopo pranzo per uomini e donne, catechismo dopo le classi, il Rosario, Solennità: S. Jacopo, La Natività e il Nome di Maria, S. Filippo Neri, S. Luigi e S. Gaetano. Assistenza agli infermi senza aggravia» (Busta S. Briccio di Lavagno, Biblioteca Capitolare di Verona).
36) Nella Busta di S. Briccio di Lavagno della Biblioteca Capitolare di Verona si conserva ancora una relazione del padre Michele Angelo Bonomi e altri' testi, dal titolo: « Inquisitio canonica super, ossibus S.ti Jacobi Maioris Apostoli, olim in capsa ferrea intus mensam altaris maioris ecclesia noncupata S.ti Jacobi de Grigliano» del I° settembre 1807. In tale documento il padre Bonomi, allora Presbitero dell'Oratorio e Procuratore della Congregazione dei Filippini, racconta come avvennero i fatti del 1805. Ecco in sintesi ciò che è scritto in questa relazione, presentata al Vice Generale Capitolare D.
Gualfardo Rodolfi: «Agli ultimi di ottobre del 1805, presa la parte di Verona a sinistra dell'Adige, l'esercito francese si diresse verso gli accampamenti austriaci dell'Imperatore Carlo d'Austria, in prossimità di Caldiero. Sul Grigliano vi erano i PP. Bartolomeo Tolasi, Ferringhi, Bongiovanni, Apostoli e il chierico Martinelli, i quali all'arrivo dei francesi fuggirono. I soldati irruppero in chiesa, devastando ogni cosa; spezzarono l'altar maggiore e vi trovarono le tre urne (inserite l'una nell'altra) e, infranti i sigilli della Curia e del Comune, aprirono la prima cassa di ferro, la seconda di legno di cipresso e così la terza di cirmo, che conteneva le reliquie dell' Apostolo. Ai primi di novembre, ritiratosi Carlo d'Austria, terminò la battaglia, il padre Michele Angelo Bonomi, la domenica mattina del 3 novembre, passando tra le soldatesche francesi, si recò al Grigliano. Qui, chiamati alcuni testimoni: Giuseppe Castegin, Girolamo Composta e Francesco Ruffo, raccolse le ossa che si trovavano nella cassa di ferro, fra le macerie dell'altare e per terra, le avvolse in una tela e le portò con sé a Verona, conservandole con cura nella sua cappella »,
37) G. TRECCA, Appunti..., pag. 23.
38) Decreto del 19 agosto 1809, Busta S. Briccio di Lavagno, Biblioteca Capitolare di Verona.
39) G. TRECCA, Appunti. .. , pag. 24.
40) Busta S. Briccio di Lavagno.
41) G. TRECCA, Appunti ... , pag. 27.
42) Da tre pergamene dei Papi Pio VII, Pio VIII, Pio IX, rispettivamente del 1822, 1830 e 1861, risulta la concessione dell'indulgenza plenaria ai fedeli che si recano nella chiesa di S. Giacomo del Grigliano, durante il mese di agosto (Archivio S. Giacomo del Grigliano).
43) G. TRECCA, Appunti..., pago 27.
44) F. DAL FORNO, Storia e Arte ... , pag. 44.
45) In questo parco fino a venti anni fa, vi erano dei gruppi statuari, fra i quali una scultura raffigurante: Ercole e il leone Nemeo, probabile opera dello Schiavi.
46) G. TRECCA, Appunti..., pag. 30.
47) L. ZINAGHI, Il Santuario e l'Oasi di S. Giacomo in Vago Veronese, stralcio da: L'Amico dei Buoni Fanciulli, Verona 1968, pagg. 5·6.
48) Un tempo cimitero.
Fonte: da srs di Marcello Campara, LA CHIESA DI S. GIACOMO DEL GRIGLIANO, Regnum Dei Editrice, Verona; dicembre 1978