martedì 24 gennaio 2012

LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA DI SAN GIACOMO AL MONTE GRIGLIANO DI VAGO DI LAVAGNO

Chiesa di San Giacomo

Cap. III

LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA

La notizia della scoperta delle reliquie dell' Apostolo si diffuse rapidamente nelle zone limitrofe e nella provincia veronese, suscitando entusiasmo e fanatismo nella popolazione. In breve tempo giunsero dalle città e dai paesi circostanti numerosi pellegrini per vedere e venerare l'urna con le famose spoglie rinvenute da Filippo da Lavagno(1).

La venerazione per il Santo crebbe soprattutto nei mesi successivi alla scoperta, prova ne sia il fatto che molti devoti facevano elemosine e offrivano doni votivi a S. Giacomo, per la cui intercessione, come riferiscono alcuni storici, si operavano molti miracoli(2).

La grande moltitudine di fedeli che si recava sul Monte Grigliano, la devozione sincera che vi era per il Santo, i miracoli che qui sarebbero avvenuti, manifestarono l'opportunità che sul colle si costruisse una chiesa, in onore delle venerate reliquie, come sostiene Bonaventura Tondi(3).

E poiché le richieste della popolazione si facevano ogni giorno più insistenti, il Comune di Verona decise di intervenire sollecitamente per favorire l'edificazione di questo Santuario, auspicato dal popolo veronese, oltreché dalle autorità religiose(4).

Nella seconda metà del 1395 il Comune, dopo aver acquisito il patrocinio del Monte Grigliano(5), e presumibilmente, anche delle reliquie, data l'urgenza di soddisfare la devozione diffusa, con le offerte raccolte nei mesi successivi alla scoperta, autorizzò l'edificazione di una cappella o di un piccolo oratorio con un altare per custodirvi le reliquie e permettere ai pellegrini di riunirsi in preghiera(6).

All'inizio del 1396, il Comune di Verona, stimolato dall'entusiasmo e dal concorso della popolazione e dall'interessamento delle autorità religiose, per la costruzione di un Santuario in questo luogo, indirizzò al Pontefice del tempo Bonifacio IX, una relazione sugli eventi accaduti, in particolare sulla scoperta delle reliquie e sui miracoli che avvenivano. Inoltre, avanzò la richiesta di poter riedificare, onorevolmente, la chiesa preesistente su questo colle, dotandola di Rettori e Ministri.

Nel frattempo affidò l'incarico di preparare i disegni e il progetto di questo Santuario all'architetto Nicolò da Ferrara.

Il Papa il 9 aprile 1397(7), rispose alla petizione avanzata dalle autorità veronesi con la Bolla « Jus Patronati »(8), mediante la quale concesse al Comune di Verona il giuspatronato nell' edificazione della nuova chiesa e il diritto di nominarvi Religiosi ed Amministratori.

La Bolla, tuttavia, sanciva non tanto l'inaugurazione dei lavori, che si suppone fossero già iniziati nella seconda metà del 1395,  ma bensì il loro proseguimento(9).

Per la data vera e propria d'inizio della costruzione della chiesa, gli autori storici veronesi manifestano alcune divergenze di giudizio, ma il 20 giugno è il giorno maggiormente ricorrente(10).

Se molti fissano tale giorno, come data d'inizio della costruzione, non altrettanto avviene per l'anno. Alcuni, infatti, preferiscono il 1395(11), altri il 1396(12); ed è quest'ultimo l'anno più plausibile (13).

Il 20 giugno del 1396, dunque, alla «presenza di molti Vescovi, Abbati, Sacerdoti e Patrizi veronesi »(14), furono dichiarati aperti i lavori e fu posta la prima pietra del Santuario(15).

La consacrazione dell'altar maggiore avvenne nello stesso anno(16), ma non esistono testimonianze sicure in proposito(17).

Certamente non si può ammettere che in pochi mesi la chiesa fosse già ultimata da permettere la consacrazione dell'altar maggiore, semmai che nel corso del 1396 fosse già ultimata la costruzione di una cappella o di un'absidiola.

Dalla fine del 1396 all'inizio del XV secolo i lavori per l'edificazione del tempio, in onore delle reliquie di S. Giacomo, procedette con grande celerità, prova ne sia il fatto che nel 1400 e precisamente il 20 febbraio era già terminata l'absidiola mediana destra, ora sacrestia(18), e nel 1401 era ultimata anche l'absidiola mediana sinistra, ora cappella confessioni(19).

Nel 1407, le 5 absidi della chiesa erano in parte edificate; all'absidiola estrema destra o cella campanaria e a quella mediana adiacente, ne erano state aggiunte altre tre: l'abside centrale e le due absidiole a sinistra(20).

Successivamente sul colle del Grigliano, vicino alla chiesa, fu realizzato un convento per i religiosi, custodi del Santuario o un monastero per qualche ordine di monaci secolari(21).

L'amministrazione dei lavori, sia della chiesa che del monastero, era sempre sotto il patrocinio del Comune di Verona. Infatti, nel 1410, poiché Nicolò Montagna aveva rifiutato di rimanere solo, come « rettor fabrice Ecclesiae sancti Jacobi» dal momento che il suo collega Pietro Bertolini si era recato a Bologna, sono nominati quali collaboratori, Cristoforo di Maestro Aimerico e Giovanni da Tarengo, affinché «dicta fabrica prosequi possit »(22)
.
L'anno seguente il Consiglio dei Dodici delibera che sia designato « gubernator et rector» di S. Giacomo del Grigliano, Pietro Bertolini, già priore di S. Giacomo di Tomba, al quale è lasciata facoltà di impiegare le elemosine elargite dai fedeli «pro fabrica diete ecclesie» (23).

In questo periodo, sotto la direzione di Pietro Bertolini, si pensa che i lavori di costruzione della chiesa siano proseguiti(24), anche perché questo era l'intento del Comune di Verona e dei fedeli(25.)  

L'8 maggio del 1413 il Consiglio dei Dodici e dei Cinquanta delibera di affidare la chiesa e il piccolo monastero esistenti ai Monaci Benedettini di S. Giustina di Padova, i quali si impegnarono di « sovvenire il popolo nelle necessità corporali »(26) e dichiararono di portare a compimento la costruzione iniziata(27).

Ma ormai, avendo il Pontefice Gregorio XII, successore di Bonifacio IX, posto delle riserve sulla autenticità delle reliquie e sulla fama dei miracoli ed essendo venuto meno l'interessamento delle autorità cittadine, diminuì anche l'entusiasmo, il fervore e il contributo economico della popolazione.  Cosicché i lavori che già andavano a rilento non furono più proseguiti.  Solo negli anni successivi la  costruzione, che si limitava alle cinque absidi, fu completata ed aperta al culto.


NOTE

1)  Degna di nota è la narrazione fatta da Bonaventura Tondi, a questo proposito: «alla notizia si riempirono tutti di giubilo divoto.  Spedirono immantinente avviso alla città e alle castella circonvicine, che avevano trovate l'ossa di S. Giacomo Apostolo sul Monte Grigliano.  Divulgatasi quella nuova i Veronesi e i convicini a stuolo confluirono colà per vedere e venerare quel sacro pegno ... » (B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 176).

2)  «... Idio per glorificare il suo servo si compiacque operare molti miracoli in quelle ... ,. (B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 176).
«Riconosciuto per il corpo di detto Santo, e comprobatosi dalla grandezza de' molti miracoli, che seguirono, concorse da ogni parte numero infinito di gente ... » (L. MOSCARDO, Historia ... , pag. 252).
«... Corse là una infinita moltitudine di persone a visitare que' Santissimi corpi, delle quali molte, che da diverse incurabili infermità erano oppresse, essendosi devotamente a que' Santi avvotate furono miracolosamente liberate» (G. DALLA CORTE, Dell'Istorie ... , pag. 322).
å
3) «... accrescendosi ogni giorno il concorso a quel sacro Deposito con l'esibizione di molte limosine fatte da fedeli, la città ebbe per bene di fabbricare ivi una sontuosa chiesa in onore del Santo»  (B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 176).

4)  Il Trecca giustifica l'interessamento delle autorità civili veronesi verso S. Giacomo, in questi termini: «Dopo le guerre dei signorotti che perduravano ancora, era una caratteristica dei Comuni veramente popolari, favorire e promuovere opere di pietà verso Dio e il prossimo, quindi sorsero santuari e istituti di beneficienza, e Verona che primeggiò sempre in tale gara, moltiplicò ospizi per i pellegrini, ospedali per gli infermi, orfanotrofi e brefotrofi ai trovatelli sempre sotto la protezione di Santi e Santuari. Era, quindi naturale che alla scoperta delle reliquie di un apostolo, alla fama dei miracoli, all'accorrere dei pellegrini, il Comune di Verona considerasse tutto ciò come un appello al suo intervento» (G. TRECCA, Appunti..., pag. 10).

5)  A conferma di ciò ecco quanto scrive il Sandri: « Tutto questo fa pensare che il Comune di Verona, nel 1395, volendo dotare l'erigendo tempio di S. Giacomo Apostolo, acquistasse da detto notaio Dosso de Brandelli la possessione che egli aveva ricevuto in dono dall'Ardimenti» (G. SANDRI, S. Giacomo del Grezzano ... , pag. 80).

6)  R. BAGATA, Antiqua Monumenta ... , pag. 24).
V. BERTOLINI, Alcune note ... ,  pagg. 13-14).

7)  G.B. BIANCOLINI, Chiese ... , pag. 235.

8)  Il testo originale di questo importante documento è andato perduto, ma rimane una copia trascritta negli Atti del Consiglio del Comune di Verona, col titolo: « Datatio Sancti Jacobi de Grigiano»   datata 19 febbraio 1445, e una trascrizione presente nella Busta di S. Briccio di Lavagno della Biblioteca Capitolare di Verona.
Ecco i punti principali tradotti dal testo latino: «Bonifacio Vescovo, servo dei Servi di Dio, ai diletti Figli, Popolo e Comune della città di Verona, Salute ed Apostolica Benedizione. L'affetto di sincera devozione che portate a Noi e alla Chiesa romana, esige che Noi acconsentiamo ai Vostri voti, specialmente a quelli che riguardano la riparazione delle chiese e l'aumento del culto divino. Perché dunque, come affermava la vostra supplica, era stata fondata e costruita sul Monte Grigliano, già da tempo, come dimostrano le fondamenta, una chiesa intitolata a S. Giacomo Maggiore... e per i meriti dello stesso beato Giacomo, come pienamente si crede, molti miracoli egli operò ed opera e accorre per devozione gran moltitudine ... e  Voi avete proposto di riedificare onorevolmente la detta chiesa e sufficientemente dotarla, nonché di eleggere Rettori e Ministri in perpetuo, che vi officiassero, e supplicaste che ci degnassimo concedere il giuspatronato e il diritto di presentare i Rettori e gli Amministratori... Noi elogiando il lodevole proposito Vostro a tenore della presente elargiamo la licenza e con la presente la concediamo ... A nessuno, pertanto, sia lecito infrangere e contraddire a questa pagina della Nostra concessione. Che se qualcuno presumerà di attentare a ciò sappia che incorrerà l'indignazione di Dio Onnipotente e dei SS. Pietro e Paolo. Data a Roma presso S. Pietro, il 9 aprile,  anno ottavo del Nostro Pontificato ».

9)  «Nel mille trecento novantasette da Bonifacio IX Pont. fu conceduto al Comune di Verona il « Jus Patronatus» della chiesa ... colla facoltà di continuare la fabbrica» (G.B. BIANCOLINI, Chiese ... , pag. 235).

10)  La Cronaca Parisiana ne pone il cominciamento il 20 giugno: «... et eo anno... et die XX junii fuit incepta ecclesia sancti Jacobi super dicto monte» (P. DA CEREA, ms. cito  f. 22 r.).  Condivide l'ipotesi di Paride da Cerea anche l'Anonimo del XVI secolo, che nel ms, 2897 ammette che: « Item di vinti de zugno fu comenzà la sua gesia da la pila che va al altar grando stagando di dreto e guarda verso Verona a man drita»  (ANONIMO, ms. cito f. 42 r.). Inoltre, sono concordi nel preferire tale data il M°  Marzagaia e Pier Zagata.

11)  Un anonimo postillatore all'opera del Marzagaia, scrive: «... incohatum 20 junii 1395 (M° MARZAGAIA, De Modernis Gestis ... , pag. 26). Il 1395 è accettato anche dal Bagata (R. BAGATA, Antiqua Monumenta ... , pag. 24) e dall'Ughelli (F. UGHELLI, Italia Sacra, VoI. V, Venezia 1717, col. 901).

12)  Nella Cronaca di Paride Da Cerea viene riportato il 1396, come data d'inizio dei lavori e condividono la stessa affermazione Pier Zagata, Ludovico Moscardo e Gerolamo Dalla Corte.

13)  A conferma dell'ipotesi che il 1396 sia l'anno più probabile, Virginio Bertolini scrive: «Se siamo nel vero quando poniamo il 24 maggio 1395 la scoperta delle reliquie del Santo; non ci pare che sia possibile tanta celerità nell'iniziare la costruzione della nuova chiesa il 20 giugno seguente.
Ammettiamo pure l'entusiasmo, il concorso della folla e tutte le sollecitudini possibili, ma sembra poco probabile che in soli ventisette giorni si decida la costruzione da parte delle autorità cittadine, si trovi l'architetto, questi prepari il progetto di un tempio tanto imponente, si portino sul luogo i materiali e sia dia inizio ai lavori» (V. BERTOLINI, Alcune note ... , pag. 9).

14)  B. TONDI, L'Oliveto delucidato ... , pag. 176.

15)  Questa cerimonia avvenne alla presenza del Vescovo Picenino di S. Teuteria e del Vescovo di Chioggia, venuto qui per voto, al fine di ottenere la guarigione da una grave malattia che lo tormentava, secondo quanto afferma il ms. 896 della Cronaca Parisiana. È dello  stesso avviso Pier Zagata quando dice: «e si la consacrò il Vescovo Picenin de S. Taltera e ghera il Vescovo de Chioza, il quale se gera avodado per una malattia" (P. ZAGATA, Cronica ... , pag. 18).
Il Dalla Corte, invece, fornisce altri particolari: «alla presenza di molta folla, dopo l'essersi cantata solennemente una devota messa per il Vescovo di Piacenza, che in quei dì per certi suoi affari si ritrovò in Verona, le diedero cominciamento ... » e la posa della prima pietra, continua lo storico, fu eseguita dallo stesso Vescovo (G. DALLA CORTE, Dell'Istorie ... , pag. 322). Anche il Moscardo afferma che la prima pietra fu collocata dal Vescovo di Piacenza (L. MOSCARDO, Historia ... , pag. 252).
(L'espressione « episcopum piceninum » o «picenin,. dovrebbe avere il significato di « placentinum» dato che molti storici lo identificano con il Vescovo di Piacenza).

16)  L. MOSCARDO, Historia ... pag. 252.
F. UGHELLI. Italia Sacra ... , col. 90l.

17)  Ludovico Moscardo sostiene che tale consacrazione fu fatta dal frate eremitano Benedetto Bolognese e dal Vescovo di Massa (suffraganeo del Vescovo veronese Jacopo Rossi), e soggiunge che alla consacrazione suddetta coadiuvò anche il Vescovo di Chioggia «venuto per sodisfare un voto per gratia ricevuta da N.S. con l'intercessione di questo Santo» (L. Moscxmo, Historia ... , pag. 252).
Si può supporre che il Vescovo di Chioggia, presente come infermo all'inaugurazione dei lavori, sia venuto qui nuovamente per gli atti di grazia, dopo aver ottenuto la guarigione.

18)  Il completamento di questa parte di costruzione, iniziata con l'edificazione dell'absidiola estrema destra, è dimostrato da un'iscrizione leggibile sulla cornice superiore di un affresco, strappato dalla cappella mediana e ora collocato al primo piano della villa Milani, che dice: «1400. 20 febbr ... ».

19)  Come risulta da un'iscrizione leggibile sulla cornice superiore dell'affresco strappato dalla cappella mediana e ora posto nell'abside maggiore.

20) Una pergamena del 5 settembre 1407, riferentesi all'erigenda chiesa, riporta il termine « hedificate », cioè costruita a sufficienza da poter essere usata per il culto (Archivio di Stato di Verona, Fondo S. Maria in Organo, Busta 26, perg. 2112).

21)  Come risulta da un documento del 3 maggio 1408, dove si legge: «... parlatorio monasterii  et conventus Sancti Jacobi de Monte Griiano» (Archivio di Stato di Verona, Fondo S. Maria in Organo, Busta 26, pergamena 2127).
Anche il Biancolini ammette la presenza di alcuni secolari, in questo periodo, alla cui cura fu affidata la chiesa (G.B. BIANCOLINI, Chiese ... pag. 236).

22)  Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Consiglio, 10 febbraio 1410, Vol. 56, ff. 131 v., 134 r. 147 V.

23)  Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Consiglio, 15 dicembre 1411, Vol. 56, ff. 182 v., 186 r., 192 V.
Carlo Cipolla, a proposito di questo afferma: «Il Bertolini, nell'atto di accettare l'incarico, pose parecchie condizioni che furono accettate e che vanno dirette a dargli libertà d'azione negli affari» (C. CIPOLLA, Le reliquie ... , pag. 23).

24)  La parola «fabrica» menzionata in precedenza, indica costruzione e non amministrazione, infatti il Cipolla sostiene che «lavoravasi tuttora nella chiesa, poiché qui la parola fabbrica, indica qualcosa di più che amministrazione in forma indeterminata» (C. CIPOLLA, Le reliquie ... , pag. 23).

25) Essi affluivano a S. Giacomo e facevano elemosine per la chiesa, particolarmente nei mesi di maggio e luglio, in occasione delle ricorrenze festive dei SS. Filippo e Giacomo del  l° maggio e di S. Giacomo del 25 luglio.

26)  C. CIPOLLA, Le reliquie ... , pag. 24.

27)  Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Consiglio, 8 maggio 1413,  Vol. 56, ff. . 225 v.,  226 r.  Archivio di Stato di Verona, B. MONCELESIO, Municipalia Magnificae Civitatis Veronae Decreta (ab anno 1405 usque ad annum 1623), Vol. 140, f. 378.   Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Serie Processi, Busta 49, n° 642, Regesto Atti del Cons. 8 maggio 1413.
Tra le richieste dei Monaci vi era il desiderio di stabilire la regolare osservanza delle funzioni religiose in onore di S. Giacomo, le necessità di ampliare il monastero esistente e di spostare ai piedi del Monte l'osteria vicina alla chiesa, definita «obrobrium dei et tam gloriosi santi» (Archivio di Stato di Verona, Ant. Arch. Veron. Atti del Cons. VoI. 56, f. 226 r.).


Fonte:  srs di MARCELLINO CAMPANA da La chiesa di S. Giacomo del Grigliano, nella storia e nell’arte veronese;  Regnum Dei Editrice, Verona1978



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