Il sindaco Stefano Negrini
Capannoni per i maiali in importanti zone archeologiche e ricoveri per attrezzi agricoli trasformati in industrie
Terremoto nella Bassa: sei arresti e 84 indagati per presunti abusi edilizi. il sindaco di Gazzo Veronese, Stefano Negrini, l'ex segretario comunale Antonio Tambascia, il responsabile dell'ufficio tecnico del Comune e tre componenti della commissione edilizia, sono stati posti agli arresti domiciliari. L'accusa è quella di associazione per delinquere finalizzata a compiere reati contro la sede pubblica e la pubbliCa amministrazione in materia di abusi edilizi. Il provvedimenti sono stati emessi dal gip di Verona Taramelli su richiesta del pm scaligero Ballarin. Sono però 84 gli indagati nell'inchiesta della Procura: tra questi persone legate a studi privati ed esterni che facevano da prestanome.
Quando la polizia, intorno alle 10.30 di ieri, carica sull’auto un infagottato e provatissimo sindaco Stefano Negrini, arrestandolo per una sfilza di reati legati ad almeno tre anni di abusi edilizi - salvo novità che emergeranno nelle indagini che sono ancora in corso - è già il culmine di una giornata campale per Gazzo.
Una giornata che fa tremare dalle fondamenta il paese: amministrazione, imprenditori, ex amministratori come Fausto Fraccaroli, privati cittadini; 84 persone, tutte indagate per aver ottenuto e concesso licenze edilizie per costruire, o ampliare immobili.
Il sindaco viene prelevato dal suo studio, in via Bersai a Nogara, dopo che è stato svuotato di tutto: computer e ogni documento della sua attività privata di geometra. Alle 10.30 lo studio è completamente vuoto. Tre ore prima, però, 100 uomini della sezione di Polizia giudiziaria della Procura, della Questura, del Corpo forestale con il suo nucleo di polizia, erano in giro per Gazzo a perquisire abitazioni e studi e a sequestrare documenti e recapitarne altri, di tenore assai diverso.
L’ordine del sostituto procuratore Pier Umberto Vallerin era infatti quello di dare esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari: oltre al sindaco, sono agli arresti anche Vittorino Baldi, responsabile dell’ufficio tecnico, il geometra Massimiliano Marconcini, assessore, e Antonio Persi, l’ingegner Alessandro Accordi, tutti membri della commissione edilizia. Una parte degli uomini del nucleo investigativo della polizia Forestale intanto eseguiva il sesto ordine di custodia cautelare, a Foggia, nei confronti di Antonio Tambascia, segretario comunale per 11 anni, dimessosi pochi mesi fa per tornare in Puglia.
La sfilza di reati contestati ad arrestati e indagati è lunghissima: associazione per delinquere e falso in atto pubblico, elusione continuata e in concorso delle normali procedure autorizzatorie, abuso d’ufficio, falso ideologico, violazioni di norme edilizie che sarebbero state commesse soprattutto utilizzando procedure «privilegiate» in commissione edilizia per la concessione di permessi di costruzione in zone agricole e di interesse ambientale e approvate senza seguire le procedure previste. Oltre alla violazione dell’articolo 6 della legge regionale che regola le edificazioni in zone agricole.
Ci si chiede come in questi anni sia stato possibile, per esempio, che un allevamento intensivo di 2.600 maiali sia sorto in zona di interesse archeologico, o come un allevamento di polli (abbattuto dopo una lunghissima querelle giudiziaria) sia stato eretto a distanze irregolari dalle abitazioni e ancora, come i rustici siano diventati villette o come privati, che non avevano mai visto in vita loro una vanga da contadino, abbiano potuto costruirsi magazzini per gli attrezzi per la campagna che poi si trasformavano in capannoni artigianali o industriali.
Nessun mistero. Piuttosto, secondo l’accusa, molti «trucchi» e tutti ben orchestrati, almeno secondo quanto è stato riferito nel corso della conferenza stampa dal dirigente della Mobile Marco Odorisio e dal vice questore aggiunto Paolo Colombo, comandante reggente della Forestale di Verona mentre spiegavano i contorni dell’operazione «Gaio», dall’antico nome di Gazzo.
Di gaio però, c’è ben poco in questa vicenda di aggressione al territorio, di cementificazione di aree verdi tutelate e di zone archeologiche. Vi sarebbero invece - stando ai tre anni di esame di una mole elevatissima di documenti - salti a pié pari di valutazioni di impatto ambientale, omissioni di produzione di documenti fondamentali, come i pareri della Sovrintendenza o di elaborati tecnici dove si dice dove andavano a finire - ad esempio - le deiezioni degli animali.
E ancora, distanze di legge dalle abitazioni di attività imprenditoriali modificate addirittura nelle mappe catastali, approvazioni di varianti al Piano regolatore generale ad hoc per trasformare zone del paese a seconda delle richieste di edificazione, uso di tecnici «prestanome» per presentare progetti in commissione edilizia perché non risaltassero i conflitti di interesse tra il progettista e colui che approvava un elaborato.
Le complicità che sarebbero emerse dalle indagini sono fittissime e coinvolgerebbero anche imprese costruttrici di case o capannoni abusivi: gli investigatori hanno calcolato che quasi il 70 per cento delle ditte che si occupavano di edilizia erano «complici» di tecnici e di amministratori.
Fonte: srs di Daniela Andreis, da L’Arena di Verona di giovedì 29 gennaio 2009, cronaca, pagina 10/11
È stato l’unico vigile del Comune ad aprire le porte del municipio ai colleghi della polizia giudiziaria
Gazzo è un paese piccolo e ha un vigile solo che si chiama Graziano Fava. Quando ieri alle 7.15 l’agente Fava con il suo mazzo di chiavi tintinnanti è andato ad aprire le porte del municipio c’era già un sacco di gente ad aspettarlo. Ma non era giorno di scadenze particolari. Difatti tutti quegli uomini erano poliziotti della questura, agenti della Forestale e carabinieri di Gazzo. Erano lì prestissimo perché già sapevano il lavoro «grosso» che dovevano fare: svuotare gli uffici del sindaco, dell’edilizia pubblica e privata e prelevare carte anche da altri servizi del Comune. Un lavoro lungo e certosino: gli agenti hanno riempito scatoloni su scatoloni di faldoni e visionato file e prelevato anche qualche hard disk di computer. Insomma, tutto quello che potrà servire alla magistratura per completare l’indagine che, come abbiamo detto, coinvolge tantissimi. Il dossier predisposto dalla procura è formato da 147 pagine.
Chi entra in municipio è esterrefatto. Chi vi lavora un poco meno. Di fronte alla «casa pubblica» c’è il bar della signora Teresa, l’attuale compagna del sindaco Stefano Negrini. Anche la donna sembra presa dallo stesso fatalismo dei dipendenti comunali, ma forse è solo un suo modo di difendersi dalla tegola che è piombata in testa a lei e al suo compagno. Il «botto» è arrivato alle «sette meno un quarto», ha detto, «si sono presentati e hanno perquisito la casa. Non so altro, però, perché stavo uscendo per venire ad aprire il bar. Sto aspettando che qualcuno mi chiami e mi dica qualcosa», conclude guardando il cellulare appoggiato sotto il bancone. Nel pomeriggio il bar non ha riaperto.
Nel locale, mattiniero come tutti i preti di campagna, c’è don Piergiorgio Mortaro, parroco di Macaccari e Roncanova, che saluta sbracciandosi. Quando gli chiediamo come l’ha presa questa storia del paese che si ritrova il sindaco arrestato, alza le spalle e si guarda le scarpe: «Abbiamo due datori di lavoro diversi, però entrambi siamo chiamati a fare il nostro dovere», dice. Evangelico. Ma la parabola che ha portato alla paralisi la vita amministrativa non è edificante, anche se di edifici si tratta. Gazzo è una piccola perla per l’ambiente, dentro com’è al parco Tartaro-Tione e con le sue ricchezze archeologiche e storiche. Tanto è vero che mancava un soffio per ottenere dalla Regione il via a un progetto pilota di Comune museale. Ora lo sa Dio cosa succederà. D.A.
I RETROSCENA. La bufera era attesa
da almeno venti giorni, il terremoto giudiziario non ha colto di sorpresa gli avversari politici storici del primo cittadino
A innescare l’inchiesta i ripetuti esposti della minoranza «Un partito degli affari si era impadronito del Comune»
Il terremoto giudiziario che si è abbattuto sul sindaco di Gazzo, Stefano Negrini, sull’assessore Massimiliano Marconcini, sull’ex segretario comunale Antonio Tambascia, sul responsabile dell’ufficio tecnico Vittorino Baldi e sui componenti della commissione edilizia Antonio Persi e Alessandro Accordi era nell’aria da almeno una ventina di giorni, da quando la minoranza del Patto aveva inviato l’ennesimo esposto zeppo di dettagli su presunti atti illegittimi che sarebbero stati commessi dal sindaco nel tentativo di sanare con il «Pati» i progetti da lui firmati nell’arco degli ultimi anni.
«Il sistema si è radicato sul territorio in quasi 15 anni», commenta Giampaolo Boninsegna, uno dei principali firmatari delle decine di esposti inviati in Procura dai consiglieri di minoranza del «Patto per Gazzo». «È una questione morale e non politica. In tutto questo tempo è entrata nella testa dei cittadini l’idea che si può fare tutto, anche ciò che è illegittimo o illegale. Basta andare dalla persona, dal tecnico, dal politico giusto. Tutti sanno e sapevano, nonostante sequestri di immobili, abbattimenti degli stessi e condanne. Tutto ciò non ha fatto modificare minimamente l’atteggiamento di chi ha voluto continuare nella reiterazione. Con questo non posso che esprimere amarezza e dispiacere per quanto ha subito il territorio, hanno subito i cittadini e ora sta accadendo, sul piano personale, a cittadini e amministratori coinvolti».
A settembre del 2008 Boninsegna, dopo uno scontro verbale con Negrini al termine di un Consiglio comunale particolarmente infuocato, ha rassegnato le dimissioni da capogruppo del Patto lasciando quindi il suo posto tra le file della minoranza che rimane tutt’oggi scoperto.
Uno scontro quello tra i due politici avversari che ovviamente aveva come oggetto del contendere le rimostranze del sindaco sugli esposti che la minoranza aveva inviato in Procura.
Ad aspettarsi l’intervento della magistratura per far luce sulle presunte illegittimità commesse da Negrini c’è anche Roberto Mazzali, attuale capogruppo del Patto.
«Ricopro il ruolo di capogruppo da pochi mesi», spiega il consigliere di Minoranza. «Erano anni e anni che noi dicevamo che qualcosa non andava nel sistema degli affari di Gazzo. Alla magistratura abbiamo sempre segnalato tutto quello che a nostro avviso era illegale o illegittimo e l’ultimo nostro esposto sulle irregolarità del Piano di assetto urbanistico intercomunale ha evidenziato con chiarezza cose scandalose. Basti pensare a tutto l’elenco delle aree che sono passate da agricole a residenziali per sanare gli edifici che il sindaco intendeva far passare come magazzini e invece erano abitazioni. Occorre ricordare poi anche l’annosa faccenda dei tre capannoni avicoli in località Paglia progettati da Negrini e dichiarati illegittimi da quattro sentenze della magistratura (Tar e Consiglio di Stato). I capannoni sono stati demoliti solo quando oramai il Consiglio di Stato ha minacciato di far intervenire un commissario ad acta per ottemperare alle sentenze passate in giudicato. Negrini ha sempre confuso la sua professione con quella di amministratore e i risultati sono sotto gli occhi di tutti».
La minoranza intanto attende le decisioni del Prefetto Italia Fortunati sul futuro della giunta Negrini.
«Mi aspetto lo scioglimento del Consiglio comunale dopo un fatto così grave», conclude Boninsegna, «non ha senso continuare ad amministrare con dei provvedimenti giudiziari che hanno coinvolto sei persone». (Riccardo Mirandola)
LE REAZIONI/. «È una brava persona che aiutava i paesani»
Molti esprimono incredulità e manifestano solidarietà agli arrestati: «Non facevano i loro interessi»
Ma c’è anche qualche voce contraria: «Tutti erano a conoscenza che c’era una banda di affaristi»
Solidarietà con gli arrestati, incredulità e condanna. Erano questi i commenti che ieri mattina si potevano cogliere tra gli abitanti di Gazzo alla notizia dell’arresto del sindaco Negrini e dell’assessore Marconcini. Dopo aver visto le auto di polizia, Forestale e carabinieri parcheggiate fin dall’alba davanti al municipio di Roncanova, tutti hanno capito chiaramente che era successo qualcosa di grave ai loro amministratori.
Le voci di arresti eccellenti sono subito circolate quando i passanti hanno notato auto delle forze dell’ordine ferme a casa di Negrini, di Marconcini e del responsabile dell’edilizia privata Vittorino Baldi.
«Stefano è un bravo sindaco», commenta un giovane appena sceso dall’auto per recarsi all’ufficio postale. «Non credo che abbia commesso quei reati che gli vengono contestati. E solo una invenzione della minoranza che cerca da anni di farlo andare in prigione. Il sindaco ha sempre agito per il bene del paese e non per interessi personali».
Erano comunque anni che in paese si sapeva dei problemi di Negrini legati a questioni edilizie, ma pochi si aspettavano un suo arresto. «Il sindaco arrestato assieme a Marconcini e Baldi?», commentano due anziane all’uscita della Posta. «Per carità, non vogliamo giudicare. Sono brave persone che si sono sempre dedicate ad aiutare i cittadini che avevano bisogno. È possibile che ci sia un errore e che Stefano, Massimiliano e Vittorino possano ritornare liberi. Non hanno fatto male a nessuno e quindi speriamo che tutto si chiarisca».
Difficile comunque per i giornalisti che ieri mattina sono accorsi a Roncanova avere dichiarazioni da parte dei concittadini degli arrestati. «Avete montato tutto voi giornalisti», accusa un agricoltore fermo davanti al municipio. «La stampa è sempre stata contro il nostro sindaco e ha voluto a tutti i costi creare un mostro, quando in realtà Stefano è una delle persone più buone del paese. Boninsegna e i suoi hanno esagerato in tutti questi anni con le loro denunce. Il risultato è che ora hanno distrutto sei famiglie, ma loro a queste cose non ci pensano».
Condanna senza appello arriva invece da un anziano nella tabaccheria in via Roma. «Tutti sapevano che in Comune c’era una banda di affaristi legati all’edilizia. Per ottenere una concessione edilizia si sapeva che bastava farsi fare il progetto dal sindaco o qualcuno dei suoi amici e poi tutto sarebbe filato liscio. Per troppi anni in questo Comune le cose sono andate avanti in questo modo e ora spero che ci sia una inversione di tendenza».
Piena solidarietà arriva invece a Vittorino Baldi, considerato da tutti come «una persona mite e disponibile». Sorpresa anche per l’arresto dell’assessore Marconcini, anch’esso geometra come Negrini. «Massimiliano non è il tipo da commettere certi reati». (R.M.)
Ossi di porco e laboratorio politico
Era il 2000. Era l’inizio dell’ascesa politica di alcuni degli arrestati di ieri. Era il tempo in cui nelle campagne si ammazza il porco per farne salami, cotechini, ossa da sgranocchiare, perchè com’è tradizione dire, del maiale non si butta via niente. Metà gennaio, ora come allora. Il via all’iniziativa che proseguì fino al 2005 lo diede l’allora sindaco, il geometra Fausto Fraccaroli, che in quelle serate riusciva a far diventare il piccolo paese della Bassa il centro del mondo della politica locale, Stefano Negrini, geometra, era all’epoca vicesindaco e assessore all’edilizia. Da sempre la sua professione, secondo alcuni, è stata eticamente incompatibile con la sua delega.
Primo tra tutti a quelle cene il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan. C’erano però tutti quelli che all’epoca dettavano le regole della politica locale da Angelo Cresco a «Rambo», Roberto Bissoli a Gabriella Zanferrari ad Aleardo Merlin.
Gazzo per una sera, a metà gennaio diventava laboratorio politico di quella che poi è diventata una realtà frastagliata costituita da fuoriusciti, o soprattutto orfani, di quello che era stato il partito socialista e democristiano, perchè come spesso si dice con le gambe sotto a un tavolo si discorre meglio. Anche di strategie politiche.
Le ultime elezioni Negrini le ha vinte con la sua civica per una manciata di voti, un centinaio. Ma la lunga permanenza nei palazzi del potere gli ha fatto credere negli anni di godere di una sorta di impunità nonostante opposizione e rappresentanti politici facessero fioccare le denunce una dietro l’altra, per anni. Stando agli atti della procura l’atteggiamento di Negrini negli anni l’avrebbe reso sempre più disinvolto.A.V.
Concessioni. Ha preso due anni e aspetta l’appello
Una maggioranza, quella che appoggia Stefano Negrini (da sempre proclamatosi socialista), formata da una civica composta quasi interamente da iscritti a Forza Italia e da indipendenti che fanno riferimento all’area di centro destra.
Da lunedì 26 gennaio, dopo le dimissioni del consigliere Alessandro Segala che non aveva partecipato alla votazione del Pati nel consiglio convocato all’alba del 29 dicembre, tra i banchi della maggioranza siede un rappresentante della Lega Nord. Gianfranco Prada ha salutato il proprio ingresso in consiglio comunale sventolando la bandiera della lega per rimarcare l’appartenenza al Carroccio e la fiducia al sindaco.
In minoranza un’altra corrente leghista rappresentata da Ugo Vecchini, legato alla lista «Patto per Gazzo» nella quale sono presenti anche An e esponenti della sinistra.
Un’amministrazione che negli anni non è stata esente da «rapporti stretti» con la giustizia. Iniziò nel 2000 l’inchiesta del pm Antonino Condorelli, che coinvolse i vertici del Comune: all’epoca sindaco era Fraccaroli e Negrini vicesindaco. Sette anni dopo la sentenza: tutti assolti, Negrini (nel frattempo eletto primo cittadino) condannato a due anni. Sentenza appellata.
Fonte: L’Arena di Verona di giovedì 29 gennaio 2009, cronaca, pagina 10/11
Abusi edilizi, bufera a Gazzo Veronese «Il sindaco a capo del comitato d'affari»
In oltre 140 pagine il gip Taramelli ripercorre i passaggi dell’inchiesta su abusi e illeciti
Per l’accusa si tratta di un comportamento adottato sistematicamente Attenzione su decine di pratiche, almeno una trentina quelle «sospette»
Gazzo Veronese. «Un comitato d'affari» al cui vertice c'era Stefano Negrini, il sindaco. Questo il convincimento che sta alla base di una corposa richiesta di misura tradotta con un'ordinanza di custodia cautelare di oltre 140 pagine. Quel documento firmato dal giudice Guido Taramelli che ha, in parte, accolto le richieste del dottor Pier Umberto Vallerin condividendone però l'impianto. Ovvero che a Gazzo Veronese da anni era in atto una sistematica violazione di norme. Condotte che, per l'accusa, avrebbero portato alla commissione di numerosi reati contro la fede pubblica, la pubblica amministrazione e il territorio in grado di permettere agli amministratori di gestire in modo «personale» la cosa pubblica.
Decine le concessioni edilizie prese in considerazione (una trentina quelle riportate nell'ordinanza) e questo ha fatto lievitare il numero degli indagati. Non solo amministratori, tecnici e consulenti esterni. Nei 28 faldoni che compongono l'indagine durata anni e inframezzata, nell'estate del 2006, da perquisizioni e sequestri non solo in municipio a Gazzo ma anche nello studio di un professionista (che contestualmente venne indagato) entrano i nomi di coloro che chiesero, e ottennero, licenze a costruire e poi sanatorie su quanto non avrebbero potuto edificare ma che fu invece «regolarmente» approvato dalla commissione edilizia.
Ottantaquattro indagati, altrettante notizie di reato che contribuirebbero a delineare lo scenario di un comportamento non occasionale. Sistematico appunto, per la procura. Un quadro in cui entrano tutti, non solo gli amministratori ma anche i consulenti esterni, i professionisti chiamati a collaborare con il Comune e a firmare progetti in vece del geometra-sindaco Stefano Negrini che solo dopo una serie di richiami da parte della Prefettura si decise a non presiedere più la commissione edilizia che deve essere composta solo da tecnici. Lui e Massimiliano Marconcini uscirono.
Ma per l'accusa questo non avrebbe assolutamente decretato l'effettivo «abbandono», i «suoi» progetti venivano presentati con la firma di altri professionisti, per evitare incompatibilità. Quelle che comunque non sembrerebbero aver avuto un peso particolare negli ultimi anni. Già perchè pur essendo sindaco di Gazzo Veronese Negrini aveva tenuto per sè le deleghe all'Edilizia privata e contemporaneamente svolgeva la libera professione, secondo l'accusa, strumentalizzando la commissione edilizia per scopi privati. In ciò aiutato sia dai collaboratori interni - il capo dell'ufficio tecnico Vittorino Baldi e il segretario comunale Antonio Tambascia (entrambi ai domiciliari) - che da liberi professionisti - Massimiliano Marconcini, Alessandro Accordi e Antonio Persi (anche loro ai domiciliari). Per questo per il pm è lui che riveste il ruolo di «promotore, organizzatore e attuale capo dell'associazione».
Comportamenti tenuti anche negli anni in cui Negrini (all'epoca vicesindaco), altri amministratori e tecnici, erano imputati nel processo celebrato davanti al collegio presieduto da Dario Bertezzolo per una gestione non corretta delle pratiche edilizie. Quel procedimento terminò nell'ottobre 2007 con l'assoluzione per tutti tranne che per lui, diventato nel frattempo sindaco: fu condannato a due anni, pena sospesa, perchè ritenuto responsabile di aver indotto in errore la commissione edilizia presentando un certificato catastale falsificato al fine di ottenere una concessione edilizia per la costruzione di un'abitazione da lui stesso progettata. Il processo finì, lui era già stato oggetto della perquisizione per questo procedimento ma per la procura il modus operandi non solo non si modificò, ma venne «sistematicamente adottato». Da qui il convincimento del pm che solo la misura cautelare avrebbe potuto interrompere un'attività ritenuta continuativa e illegale. Divieto di esercitare la professione per due geometri (di cui si parla a fianco) e per Fiorenzo Martinelli, agronomo. È solo l'inizio.
Fonte: srs di Fabiana Marcolini da L’arena da L’Arena di Verona di Venerdì 30 gennaio 2009, cronaca, pagina 10/11