Si chiama Grigua e viene prodotta a mano dal calzaturificio
Gaibana di Corbiolo.
Inventata nel 1998 dai fratelli Vinco di Bosco
Chiesanuova per il torrentismo, da sei anni questa particolare calzatura è la
scarpa ufficiale dell’ESA, l’Agenzia spaziale europea della NASA. Viene
utilizzata per gli addestramenti nelle cavità più profonde della terra. La
indossano gli astronauti di tutto il mondo.
Sono lì, posizionate all’interno di una teca verticale
multipiano in vetro trasparente, assieme alle immagini autografate del canadese
Jeremi Hassen, degli italiani Paolo Nespoli e Luca Parmitano, o della
statunitense Jessica Meir. Stiamo parlando delle scarpe tecniche
artigianali Grigua, prodotte a mano, una a una, dai fratelli
Daniele, Pierangelo e Roberto Vinco del calzaturificio Gaibana di Corbiolo,
e utilizzate dal 2013 dai più noti astronauti dell’ESA, l’Agenzia spaziale
europea della NASA.
Calzature speciali, dicevamo, nate nel 1998 per il
torrentismo e scoperte dall’ESA circa sei anni fa grazie allo speleologo
veronese di fama mondiale Francesco Sauro, che le ha mostrate agli
astronauti per la prima volta, indossandole, durante una delle sue frequenti
esplorazioni nelle cavità più nascoste della Terra.
«Francesco ci disse che rimasero molto colpiti da questa
scarpa particolare che realizzammo per la prima volta quasi vent’anni fa per il
torrentismo – racconta Daniele Vinco – Si tratta di una calzatura
tecnica che richiede 54 passaggi durante la lavorazione, effettuata tutta
rigorosamente a mano, e che deve la sua fortuna all’insieme degli elementi
innovativi che la compongono, in particolare alla suola».
«Quando ci fu comunicato l’interesse da parte dell’Agenzia
spaziale europea nei confronti di questo nostro prodotto, rimanemmo sbalorditi,
senza parole – prosegue ancora emozionato Daniele – L’astronauta
statunitense Michael Reed Barratt ha presentato una relazione sulle scarpe
direttamente alla NASA. Una cosa straordinaria».
Da cinque anni circa ad oggi, una ventina di
astronauti hanno indossato le Grigua per gli addestramenti nelle
caverne per prepararsi alle missioni nello spazio. Un rapporto di
collaborazione formale, ma di stima reciproca e di elevata professionalità tra
l’ESA e il piccolo grande laboratorio artigianale della Lessinia.
«L’Agenzia spaziale ci invia i numeri di scarpe dei
loro astronauti con le misure in millimetri, noi le confezioniamo anche in
base tipologia di piede (egizio, greco, romano, dal collo alto o basso…)
tenendo conto dei minimi particolari. – aggiunge Daniele – In queste
operazioni anche un solo millimetro può fare la differenza».
«L’ultima spedizione, per Jessica Meir, l’abbiamo effettuata
dall’ufficio postale di Bosco Chiesanuova: ci teniamo che le calzature
utilizzate da un ente così importante partano da qui, dal paese in cui siamo
nati e dove nostro padre Vincenzo, tanti anni fa, cominciò l’attività
prima di cederla a noi figli».
Alcune paia, una volta utilizzate, vengono rispedite in
laboratorio. Qui vengono analizzate, centimetro per centimetro, alla ricerca di
spazi di maggiore usura, di segni da interpretare per capire il tipo di
utilizzo e le correzioni da effettuare per il singolo astronauta.
«Le analizziamo, andiamo alla ricerca di tutti i dettagli
per migliorare la volta successiva. C’è uno scambio di informazioni, riservate,
tra noi e l’Agenzia per arrivare al risultato migliore e più performante. La
soddisfazione maggiore l’abbiamo quando le paia di scarpe ritornano
autografate, magari con le congratulazioni degli stessi astronauti. Questo ci
ripaga davvero di tutto l’impegno che mettiamo nel nostro lavoro».
Gaibana non è nuovo alla realizzazione di scarpe
speciali.
Un primo prototipo di calzatura particolare fu scelto oltre
15 anni fa dalla squadra di elisoccorso di Milano ed oggi l’ES118HT e ES118
Hovering sono le calzature ufficiali di molti Pronti Emergenza d’Italia.
«Per realizzare questi dispositivi di sicurezza abbiamo
cercato di mantenere intatte le caratteristiche di solidità tipiche dello
scarpone da alpinismo e di trekking, adattandole però alle esigenze
professionali degli enti in questione. Ad esempio, la scarpa ES118 Hovering ha
una cavigliera più morbida che non va a stressare i tendini o a ingombrare gli
autisti delle ambulanze quando si trovano alla guida del mezzo.
«Tutte le informazioni, gli accorgimenti, le idee che
nascono grazie a queste collaborazioni speciali, con l’ESA e con le altre
realtà istituzionali con le quali operiamo – conclude Daniele Vinco – ci
permettono di migliorare giorno dopo giorno e di inserire nei nostri prodotti
elementi preziosi e sempre più innovativi».
Fonte: srs di Matteo Scolari, da PANTHEON 2017