Dal testo di Francesco Zanotto
" ... Giovanni
Micheli podestà di Costantinopoli, per la Repubblica Veneziana, e piombato
subitamente sul nemico, tale ne fece orrida strage, che la più parte de' legni
bulgari e greci vennero traforati, spezzati, colati a fondo, e li due principi
costretti a prendere ignominiosissima fuga. Alcuni storici dicono che l'esempio del
Michieli trasse a seguirlo i Genovesi ed i Pisani con quanti navigli aveano
essi in quel porto; ma la gloria fu principalmente del Michieli il quale predò
dieci navi nemiche, siccome racconta il cronacista Martino da Canale. Il quale
aggiunge che con grandissima festa ritornava il Michieli a Costantinopoli ...
"
ANNO 1238
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
La superiorità
navale dei veneziani ha la meglio sul tentativo militare dei bulgari e dei bizantini e dallo scontro Venezia emerge sempre
trionfante ponendosi come garante dell'esistenza stessa dell'Impero Latino, una
costruzione per'altro effimera e provvisoria
...
(Nella illustrazione di Giuseppe Gatteri il
podestà di Costantinopoli, il veneziano Giovanni Michieli, dopo la vittoria sui
Bulgari e sui Bizantini di Nicea viene accolto dalla popolazione latina
festante)
36 - LA SCHEDA STORICA
Sin dal primo periodo che seguì la conquista di
Costantinopoli nel 1204, i nuovi "padroni" dell'Impero Bizantino si
scontrarono con difficoltà di ogni sorta.
Sul trono del nuovo Impero Latino d'Oriente era stato
collocato Baldovino conte di Fiandra, uno dei capi della stessa crociata che
molto presto realizzò, pagando con la vita, quanto difficile se non addirittura
impossibile fosse la gestione ed il controllo di un territorio costantemente
minacciato all'esterno e minato al suo interno.
Se dentro i confini dell'Impero, infatti, i latini dovevano
fare quotidianamente i conti con la crescente ostilità dei greci, all'esterno
la resistenza bizantina si andava a poco a poco organizzando attorno agli
imperatori esuli a Nicea. Non solo. Una minaccia ancor più grave pesava infatti
sul già precario e fragile impero crociato, quella dei bulgari.
Tra il X ed XI secolo il regno bulgaro era pressoché
scomparso venendo assorbito nell'impero bizantino finché alla fine del 1100
Pietro e Giovanni di Asen riuscirono a liberare il loro popolo dalla
dominazione imperiale e a dar vita al secondo regno di Bulgaria (1187-1396).
Quando i latini conquistarono Costantinopoli estendendo il
dominio sulle terre appartenute all'impero bizantino, il re bulgaro Kalojan non
doveva essere granché entusiasta all'idea di dover convivere con dei nuovi,
estranei vicini. E così tra il marzo e l'aprile del 1205 le orde dello zar
bulgaro dilagarono nel territorio dell'antica Tracia - all'incirca l'attuale
Bulgaria -, sterminando e sconfiggendo i soldati franchi sotto le mura di
Adrianopoli. L'imperatore Baldovino sceso personalmente in campo venne
catturato e finì i suoi giorni in una prigione bulgara.
Anche il doge perde la vita a causa dell'Impero
Ma perdere la vita
nella disastrosa e tragica circostanza non fu solo lo sfortunato imperatore
Latino d'Oriente, ma anche lo stesso
doge Enrico Dandolo ormai ultranovantenne. Il doge infatti guidava il comando della
retroguardia dell'esercito durante la ritirata da Adrianopoli a Rodosto sul Mar
di Marmara. L'età, la fatica della marcia forzata ed il caldo ormai estivo,
costarono la vita al doge veneziano che spirò infatti lungo il tragitto il 10
giugno del 1205.
Quella coi Bulgari, del resto, doveva rivelarsi una guerra
lunga e carica di incertezze alternate a lunghe pause, violente riprese e paci
violate.
Gli imperatori bizantini al contrario, individuarono ben
presto nel bellicoso popolo bulgaro un possibile alleato per riuscire a
cacciare finalmente i latini dal trono di Costantinopoli.
La città stessa, così, venne ripetutamente minacciata ed
assediata dai bulgari in ben tre occasioni fra il 1222 ed il 1238. A guidarli
un valoroso re soldato, Giovanni Asen II con il quale i domini bulgari si erano
spinti fino alla Grecia settentrionale. Costantinopoli
tuttavia, resisteva ma la continua minaccia spinse infine i veneziani allo
scontro diretto con i bulgari alle cui truppe si univano a poco a poco anche
quelle dell'imperatore greco in esilio.
Durante l'ultimo assedio alla capitale da parte delle truppe
congiunte dello zar Asen II e dell'imperatore bizantino Vatace, i comandanti veneziani Leonardo Querini e Marco Gussoni
pare con sole 25 galee, riuscirono a rompere l'assedio sconfiggendo la flotta
nemica forte di ben 300 navi.
Alla sconfitta subita dai bulgari e dai greci questi
risposero l'anno successivo (1238) con un nuovo attacco che chiamò nuovamente i
veneziani allo scontro. Durante
l'inverno intanto, il re bulgaro e l'imperatore greco avevano avuto tutto il
tempo di prepararsi alla nuova battaglia rinforzando l'imperatore le proprie
navi e Asen II facendo costruire la prima flotta che mai l'esercito bulgaro
aveva avuto in precedenza.
Per il momento l'Impero Latino è salvo
Così, nella primavera del 1238 i due eserciti - terrestre e
marittimo -, mossero alla volta di Costantinopoli per darvi l'assalto. Era soprattutto sulla
flotta che i due principi bulgaro e greco contavano per la buona riuscita
dell'impresa. All'esercito Latino, invece, si unirono le navi di Goffredo de
Villerdouin con sei vascelli da guerra che trasportavano 1000 cavalieri, 300
balestrieri e 500 cavalieri.
Furono le sue navi, per prime, a scontrarsi con quelle
nemiche. Lo scontro durò giusto il tempo
per consentire a quelle veneziane di prendere il largo alla guida di Giovanni
Micheli, Podestà di Costantinopoli per conto del governo veneziano. L'arrivo e
l'intervento della flotta ducale fu come quasi sempre era accaduto,
determinante. Lo scontro fu durissimo ed alla fine l'imperatore Vatace e lo zar
Asen II furono costretti a cercar scampo nella fuga. Non è escluso l'intervento
anche di navi pisane e genovesi accanto, eccezionalmente, a quelle veneziane,
ma resta che il rischio e con esso il merito maggiori furono dei veneziani e
del loro comandante Giovanni Micheli.
La città ancora una volta era stata faticosamente salvata e
con essa il fragile Impero Latino d'Oriente il cui imperatore accolse con onore e
grande soddisfazione l'intrepido ed abile podestà veneziano che aveva condotto
alla vittoria i suoi uomini.
Era il 1238 ed ancora nessuno, nel breve istante della gioia
per l'insperata vittoria,
poteva già immaginare che al dominio latino in Oriente restavano in realtà
ancora poco più di 20 anni Per il momento, appunto, prevaleva ancora tra i
latini la soddisfazione ed il sollievo per lo scampato pericolo.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco
Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA
VENETA, volume 2, SCRIPTA EDIZIONI