Dal testo di Francesco Zanotto
"E già incomincia la messa pontificale, e mentre ciascuno tra quel
sacro recinto se ne stava col pensiero occupato, ecco i pirati, i quali da
prima con sembiante composto a falsa pietà, sparsi in varii punti del tempio, e
poscia scoprendo le anni occultate, si
scagliano sulle donzelle e sulle doti loro, e ferendo e uccidendo gli
attoniti cittadini, che nel tumulto ingombravano loro la via ad uscire colla
preda avvinghiata, trasportano rapidamente alle barche le spose, de' cui
abbigliamenti piucchè d'altro aspiravano al possedimento ... "
ANNO 930
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno
di Gatteri
All'incirca nell'anno 930
un gruppo di pirati assale i convenuti ad una cerimonia tenuta nella chiesa di S. Pietro di Castello nell'isola di Olivolo.
Obiettivo dei malviventi i ricchi vestiti e i gioielli che ornano la persona di alcune giovani spose. Le donne
vengono rapite, vi sono morti e feriti,
ma poi scatta la mobilitazione
dei Veneziani che, armate molte imbarcazioni si gettano all'inseguimento ...
17 - LA SCHEDA STORICA
Oscura ed incerta è l'origine
di una tra le più importanti feste veneziane che si tenevano in laguna sin dai
primi secoli di vita della comunità veneziana e nota con il nome di "Festa
delle Marie o dei Matrimoni". Che
la sacra unione di due individui fosse divenuta ben presto anche presso i
Veneziani una facile strada per sancire alleanze, patti o pacificazioni, è fuor
di dubbio. E' dunque probabile che
proprio per le più intime implicazioni che un matrimonio comportava, ci si
fosse da sempre preoccupati di conferire alla solenne cerimonia la maggiore
pubblicità possibile.
L'estesa partecipazione dell'intera società ad un matrimonio - che
da semplice atto privato diventava così innanzitutto un atto pubblico -, comportava
e significava il dovere da parte degli sposi, al rispetto assoluto degli
impegni assunti primariamente verso la stessa collettività. Questa diventava
nel contempo la garante degli obblighi assunti, con il matrimonio dei due
giovani, dalle rispettive famiglie. Con queste premesse il matrimonio divenne
ben presto una festa nazionale, una festa dell'intera collettività e dello
Stato veneziani alla quale non poteva non partecipare l'intera comunità.
Il giorno prestabilito fu il 2 di febbraio, giorno della Purificazione di
Maria. La chiesa invece, fu quella di S. Pietro di Castello nell'isola di
Olivolo dove, a presiedere la cerimonia era chiamato lo stesso vescovo. Questo accadde nei primissimi tempi di vita
della nuova comunità che, successivamente si dotò di un proprio doge quale capo
e rappresentante supremo. Il presule decretò che ogni anno 12 fanciulle di
irreprensibile condotta e scelte tra le famiglie più povere delle isole,
venissero condotte all'altare dallo stesso doge in una sontuosa e ricchissima
cerimonia. Le fanciulle, infatti, ricevevano per l'occasione da parte dello
Stato preziose collane, corone e ricchi monili d'oro da porre sul capo e al
collo salvo restituire il tutto a cerimonia finita quando alle spose restava
solo una piccola dote custodita in una piccola cassa chiamata
"arcella".
La notizia di una simile circostanza, resa preziosa dalla presenza
di tanto oro e ricchezza, non poteva certo restare sconosciuta alle vicine
popolazioni della laguna. E non poteva tanto più passare inosservata alle bande
di pirati sempre alla ricerca di ricche prede. Fra i tanti, furono i pirati triestini i più
celeri ad approfittare di detta cerimonia per procurarsi un facile ed immediato
bottino. Incerto resta l'anno ed il dogato sotto il quale per la prima volta la
festa venne così imprevedibilmente violata. L'episodio sembra comunque più
verosimilmente essere accaduto ai tempi del doge Pietro Candiano II tra il 930 e il 940 circa.
In quell'occasione i pirati si portarono notte tempo con le loro
leggere e silenziose imbarcazioni, presso l'isola di Olivolo-Castello, nascosti
dagli orti che crescevano tra la cattedrale e la laguna, in attesa della
cerimonia che si sarebbe celebrata l'indomani proprio nella cattedrale.
Giunto il tanto atteso momento, quando nella chiesa si affollavano
curiosi e partecipi i Veneziani, i pirati uscirono all'attacco rapidi ed
inaspettati piombando sulle 12 spose riccamente ornate che portarono con sè
nella fuga. I partecipanti, sposi compresi, privi di armi data la circostanza
festosa non poterono che assistere impietriti e terrorizzati al ratto delle
sfortunate e malcapitate fanciulle.
Scatta la rappresaglia
Trascorsi i primi momenti di sgomento, il doge in persona con altri
uomini si lanciarono all'inseguimento delle
imbarcazioni nemiche che tanto avevano osato contro la comunità lagunare e il
suo stesso rappresentante. Giunti in prossimità del porto di Caorle, i
Veneziani sorpresero infine i pirati mentre si disputavano e si dividevano il
bottino umano e di preziosi. Prontamente assaliti, i pirati vennero duramente
sconfitti e mentre il doge stabiliva che i loro cadaveri venissero gettati in
mare, le 12 fanciulle e il ricco tesoro facevano ritorno in laguna. In memoria dell'avvenimento, quel piccolo
porto prese da allora il nome di "Porto delle donzelle".
Nel tempo, tuttavia, la memoria dell'episodio andò via via scemando,
ma come spesso accade, restava la festa per la riportata vittoria che perdurò
fino alle soglie della caduta della Repubblica Veneziana. La cerimonia
consisteva nella visita annuale del doge, il 2 febbraio giorno della
Purificazione, alla chiesa di S. Maria Formosa. I membri di questa parrocchia,
infatti, avevano fornito al doge in quella lontana e drammatica circostanza, il
maggior numero di barche e di uomini contribuendo in maniera decisiva alla
vittoria sui pirati.
Quando, rientrati in laguna, fu loro chiesto dal doge cosa avrebbero
voluto in cambio del prezioso aiuto, gli uomini risposero che il maggior onore
e premio sarebbe stata la visita del loro doge alla loro chiesa ogni 2 febbraio
festa della purificazione di Maria alla quale la chiesa stessa era dedicata.
Per quanto riguarda la festa dei Matrimoni, chiamata forse proprio
da allora anche festa delle Marie, non è dato sapere se dopo l'accaduto si
ripresentasse ancora negli stessi termini. Si sa, per esempio, che dalla durata
di un giorno, la festa successivamente durava per ben otto giorni richiamando
nelle isole una moltitudine di curiosi e festanti. Le fanciulle, poi,
percorrevano il Canal Grande dalle cui case e palazzi, alloro passaggio, veniva
stesa ogni sorta di tappezzeria al suono di piccole orchestre. Tanto era
divenuto nei secoli lo sfarzo di questa cerimonia, che già nel 1272 con un
decreto del Governo veneziano, le spose prescelte venivano ridotte a
quattro anziché dodici per poter ridurre in questo modo le esorbitanti spese.
Resta tuttavia, che nella laguna ogni matrimonio continuò ad essere
una vera e propria festa collettiva e nei matrimoni delle famiglie patrizie, in
particolare, tanta era la ricchezza e la partecipazione popolare che ogni
occasione nuziale si trasformava in una vera e propria festa nazionale.
Fonte: srs di Giuseppe
Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni,
Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 1, SCRIPTA EDIZIONI
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