Dal testo di Francesco Zanotto
"Era Pietro di carattere torbido ed
inquieto, e ... non appena si vide salito a tal dignità, diedesi, sotto mano e
coll'opera di alcuni suoi fidi, a commuovere il popolo a rivolta contro il
genitore suo medesimo. Perlocchè, nuovo
Assalone, adunato numeroso stuolo di tristi, mosse verso il palazzo ducale per
assalirlo. Ma presa di subita ira la maggior parte del popolo, nè potendo
sofferire la inguiria fatta alla stessa natura, accorse armato alla difesa del
vecchio Doge; e venuto alle mani coi congiurati ben preso la vittoria spiegossi
... "
ANNO 958
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri
Un tentativo di assalire il palazzo ducale e di deporre il vecchio e amato
doge Candiana III viene stroncato dalla reazione del popolo. Il figlio, Pietro Candiana, viene arrestato e
condannato a morte. Ma la pietà del padre e il suo
carisma gli concedono la vita e l'esilio perpetuo, una soluzione che
però non risolse il problema visto che ...
LA SCHEDA STORICA
Dopo la morte del
doge Pietro Tribuno sotto il cui dogato vennero fortunatamente fermati gli
Ungari presso il porto di Albiola, i
suffragi del popolo veneziano si concentrarono su di un esponente della
famiglia Partecipazio: Orso II che si dimostrò degno continuatore della saggia
politica di sviluppo urbano e difensivo delle isole realtine già iniziato dal
suo predecessore.
Rialto stava così assumendo sempre più la fisionomia di una
vera e propria città. L'isola venne innanzitutto collegata alla vicina Olivolo,
sede del vescovado mentre si accelerava il processo di espansione della zona
abitativa verso oriente e nelle isole minori più vicine. Anche le zone agricole
e paludose subivano un notevole ridimensionamento contribuendo così a
configurare sempre più l'area di Rialto come un'area propriamente urbana.
All'indomani della sua elezione, il doge inviò a
Costantinopoli il figlio Pietro per rendere omaggio all'imperatore bizantino
ricevendo in cambio il titolo, ormai vuoto e puramente formale, di protospatario
imperiale. Tuttavia ciò dimostrava e confermava comunque la secolare intesa
tra Venezia e la lontana capitale imperiale.
Dopo un dogato tranquillo e laborioso durato vent'anni, il
vecchio doge si ritirava nella pace del monastero di S. Felice e Fortunato nell'isola di Ammiana
dove finì i suoi giorni.
Gli successe l'esponente della seconda grande famiglia
veneziana del momento, Pietro Candiano II, a riprova che nel corso del IX
secolo il dogato era appannaggio di un numero ristrettissimo di antiche e potenti
famiglie, nel caso specifico, i Partecipazio e i Candiano. Non a caso, alla
morte di Pietro, fu nuovamente la volta di un Partecipazio, l'ultimo doge di
tale patronimico e appartenente al ramo collaterale dei Badoer che resse
tuttavia il dogato per soli tre anni.
Era il 942 e in quel medesimo anno veniva eletto il nuovo
doge, questa volta, ovviamente, un Candiano: Pietro III figlio del precedente doge Pietro II. La personalità del nuovo eletto, diversamente
da quella del padre, appare quella di un uomo incline ad una politica di forza,
imperniata eminentemente sulle iniziative militari.
In questa direzione si presentano le due spedizioni navali
che Pietro organizzò contro gli Slavi di Narenta con i quali ormai da secoli i
Veneziani si scontravano con alterni esiti. La prima, di ben 33 navi, sembra
avesse avuto uno scopo puramente dimostrativo, di semplice pressione sui
bellicosi pirati affinché garantissero la sicurezza per le navi veneziane che
transitavano nell'alto Adriatico. La spedizione infatti, non sortì alcun esito
né di ordine politico, né militare. Diversamente invece, si concluse la seconda
spedizione a seguito della quale i Narentani accettarono e sottoscrissero un
patto di salvaguardia richiesto dal traffico commerciale veneziano.
Tuttavia i problemi e le difficoltà più grosse, il doge
doveva affrontarli in casa propria, all'interno della sua stessa famiglia
composta da tre figli che il doge aveva provveduto a collocare.
Il primo era stato investito del vescovado di Torcello,
l'altro, che portava lo stesso nome del padre, venne assunto da questi come
coreggente mentre il terzo ed ultimo figlio, molto probabilmente era stato
spedito a Costantinopoli come da consuetudine, quale ambasciatore o, più
verosimilmente, quale garanzia di fedeltà alla corte greca da parte del padre.
L'assunzione alla ducea del figlio Pietro, si dimostrò ben
presto, tuttavia, una scelta alquanto infelice tanto che molto probabilmente il
vecchio doge si era visto più che altro costretto ad accettare che gli venisse
affiancato il figlio nella gestione del potere.
Fu infatti " ...
per istanza - volontà- del popolo ... " dicono le fonti, che Pietro salì
al trono ducale accanto al padre che, visto come andarono le cose, ne avrebbe
fatto probabilmente volentieri a meno. Si ha notizia, al riguardo infatti, di
una vera e propria ribellione del figlio nei confronti del proprio padre,
trasgredendo ad ogni sorta di ammonimento fino ad arrivare allo scontro aperto
e diretto. Le ragioni, con tutta probabilità, erano riconducibili a due diversi
modi di gestire ed improntare la politica veneziana. Il vecchio doge incline a
sviluppare e tutelare la politica tradizionalmente marittima di Venezia -le due
spedizioni contro i pirati slavi comprovano questa linea di condotta -, mentre
dall'altro canto il figlio si dimostrava portatore di una visione completamente
diversa che puntava sull'espansione veneziana anche sulla terraferma e sui beni
fondiario-immobiliari.
Gli stessi Candiano, del resto, specie dopo Pietro III,
avevano fondato il patrimonio familiare sull'incremento dei beni già posseduti
sulla terraferma. Progetti ed aspirazioni diverse allontanavano i due dogi,
espressione, in questo senso, di due ben diversi ed opposti interessi di parte.
Non c'è dubbio infatti che all'interno di una società come quella veneziana del
X secolo in rapida espansione, si facessero sempre più sentire le pressioni di
gruppi mercantili che guardavano alla terraferma e alle sue ricche rendite con
crescente interesse.
I limiti imposti dalla tradizione lagunare non erano più
sufficienti a contenere esigenze ed interessi cresciuti e maturati con la
stessa società. Per il momento, tuttavia, prevaleva ancora la tradizione,
quella parte di popolo da sempre legata alle attività marittime, custode
dell'antica tradizione. Nello scontro presso il mercato di Rialto tra le due
fazioni, venne infatti catturato il giovane coreggente dalla parte di popolo e
clero rimasta ancora fedele al vecchio doge che dovette personalmente
intervenire affinché venisse risparmiata la vita al proprio figlio.
Ottenuta la grazia, Pietro si vide tuttavia costretto a
bandire il figlio dalle isole veneziane dopo che il popolo ebbe giurato che mai
avrebbe eletto in futuro quale proprio doge il figlio traditore. Figlio che ben presto si organizzò per tentare
di far ritorno in patria. Rifugiatosi presso la corte del re d'Italia
Berengario, Pietro organizzò infatti una piccola flotta con la quale attaccò
delle navi veneziane presso Ravenna. Preludio di uno scontro ben più grave e
doloroso? Non è dato saperlo. Il destino decise le sorti della contesa con la
morte del vecchio doge e padre, Pietro III
Candiano.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco
Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA, volume
1, SCRIPTA EDIZIONI
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