Dal testo di Francesco Zanotto
"Stava ad
attenderlo in sulla porta della Basilica Marciana Alessandro III, assiso sopra
magnifico trono, e adorno delle vesti pontificali, circondato da' cardinali e
da' prelati, in mezzo al gremito popolo spettatore. Tosto che Federico si fu
accostato al pontefice, depose il manto imperiale ed ogni altro ornamento di
sua maestà, ed inoltrato si sino al soglio del Vicario di Cristo, si prostese
umiliato a baciargli i piedi. Il papa tosto lo alzò di terra, e gli die' in
sulla fronte il bacio di pace ... "
ANNO 1127
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Una importante
iniziativa diplomatica veneziana porta i due più importanti principi della
cristianità ad incontrarsi per suggellare la pace. Il Papa Alessandro III accoglie il Barbarossa con
grande pompa sulla porta della basilica Marciana
e lo invita poi all'interno per
celebrare la messa in segno di riconciliazione ...
29 - LA SCHEDA STORICA
Avuta ragione dell'irrequieto Patriarca Ulrico, ben altri e
più gravi problemi si presentavano al doge Vitale II Michiel e riguardavano in
particolare i suoi rapporti con Bisanzio.
Con l'imperatore greco Manuele Comneno, oltremodo
preoccupato per lo strapotere ottenuto dai Veneziani grazie agli innumerevoli
privilegi accordati più o meno liberamente dai suoi predecessori, la tensione
nei rapporti con Venezia raggiunse infatti livelli altissimi.
Non solo Bisanzio favoriva l'espansione delle Repubbliche
marinare di Genova e Pisa, mortali nemiche di Venezia, ma aveva anche occupato
le terre dalmate già sotto giurisdizione veneziana, conquistate dal re Stefano
II d’Ungheria.
Si arrivò così, in un'atmosfera ormai tesa e carica di
reciproci sospetti, alle drammatiche giornate del 1171 quando il quartiere genovese
di Costantinopoli venne in gran parte distrutto. Manuele Comneno non tardò ad
addossare la colpa ai veneziani che allora, si conta, dovevano essere non meno
di 80.000 nella città, dando ordine che tutti i cittadini della Repubblica
veneta venissero arrestati e le loro proprietà e i loro beni confiscati. Ben
10.000 veneziani furono rinchiusi nelle carceri bizantine, altri nei vari
monasteri. Era la guerra.
Allestita una flotta di circa centoventi navi il doge salpò alla volta di Costantinopoli.
L'imperatore, che non si aspettava una risposta così immediata e violenta,
mandò degli ambasciatori al doge che intanto aveva attraccato all'isola di
Chio. Vitale accettò le trattative mandando a Costantinopoli una sua
delegazione.
Fu questo un errore tragico da parte del doge dato che nella
capitale i bizantini tirarono in lungo le trattative per mesi. Intanto, nelle
navi veneziane, infatti, scoppiava virulenta la peste che falcidiò migliaia di
marinai. Solo allora agli ambasciatori fu consentito di lasciare la capitale,
dato che l'imperatore aveva ottenuto il suo scopo senza colpo ferire, quello di
neutralizzare la flotta veneziana ed evitare lo scontro.
Ritornato a Venezia con le navi mezze vuote e senza aver
concluso un nulla di fatto, il doge sconfitto ed umiliato, venne poco dopo
trucidato mentre tentava di fuggire nel convento di S. Zaccaria. Venne
pugnalato da uno sconosciuto nella calle delle Rasse.
I rapporti con Bisanzio restarono assai tesi anche con il
nuovo dogato inaugurato da Sebastiano Ziani. Il rifiuto di trattative da parte
dell'imperatore Manuele, altro non fece che spingere i Veneziani verso i
Normanni con il cui re di Sicilia, Guglielmo il Buono, il doge siglò un
trattato ventennale in materia commerciale.
Chiuse le porte ad Oriente, Venezia guardava ora con maggior
interesse all'Occidente dove da anni si stavano fronteggiando le due massime
autorità: il papa Alessandro III e
l'imperatore Federico I Barbarossa. L'imperatore tedesco, nel suo rilancio del
progetto e programma imperiali, era più volte sceso nella penisola
scontrandosi, tuttavia, con la tenace resistenza dei liberi comuni lombardi.
Venezia inizialmente, non toccata direttamente dal conflitto, seguiva a
distanza il rapido evolversi della situazione che andava ulteriormente
complicandosi con l'elezione da parte imperiale dell'antipapa Vettore IV
contrapposto ad Alessandro III regolarmente
invece eletto dal Concilio.
A quel punto Venezia non poteva restare più neutrale, doveva
fare la sua scelta anche perchè se il progetto imperiale si fosse realizzato in
Lombardia, difficilmente Federico avrebbe risparmiato la città lagunare. E così
nel 1167 Venezia risulta tra i membri fondatori della Lega Lombarda nata per
osteggiare ed arrestare definitivamente il progetto imperiale del Barbarossa.
Ma il prestigio e l'importanza della città troveranno ben
altra e più solenne occasione per essere universalmente riconosciuti. Nel 1177 infatti, Federico I Barbarossa dopo
ben quattro campagne in Italia prive di successo, riconosceva la propria
sconfitta accettando di concludere la pace con il pontefice proprio a Venezia.
L'incontro segnava la fine di uno scisma durato diciassette anni e portava
finalmente la pace in Italia.
La scelta di Venezia, voluta probabilmente dal Barbarossa al
posto della più compromessa Bologna, rispondeva al fatto che tutto sommato la
città, impegnata a risolvere i suoi difficili rapporti con Bisanzio, non aveva
giocato un ruolo particolarmente attivo all'interno del fronte anti-imperiale e
la sua tradizione di sostanziale indipendenza ne fece così la città ideale per
lo storico incontro.
Il 10 maggio del 1177
approdava in laguna il pontefice con la sua curia ricevuti dal Patriarca di
Grado e da quello di Aquileia. Dopo aver celebrato una messa nella Basilica
Marciana, Alessandro III venne
accompagnato sulla barca del doge Sebastiano Ziani al Palazzo Patriarcale sul
Canal Grande.
L'imperatore, intanto, venne fatto attendere a Ravenna
poichè, si era stabilito, che solo con il consenso del papa avrebbe potuto
raggiungere Venezia il che avvenne solo il 23 luglio del 1177 quando una
flottiglia veneziana si recò a Chioggia a prelevarlo. Federico, giunto così al
Lido, riconobbe ufficialmente quale unico e legittimo pontefice Alessandro III che a sua volta tolse la
scomunica che pendeva da ben diciassette anni sul capo dell'imperatore che
poteva, finalmente, entrare a Venezia. Il doge in persona andò a riceverlo e a scortarlo
fino a Rialto in una barca decorata per l'occasione.
Uno splendido palco era stato nel frattempo innalzato
davanti alla chiesa di S. Marco da dove il pontefice alle sei del mattino
celebrò una messa ed attese l'arrivo del corteo imperiale. Alla sua destra
sedeva il Patriarca di Venezia mentre alla sua sinistra quello di Aquileia.
Quando Federico approdò con il doge Ziani a Rialto, venne
condotto fino al trono papale. Giunto
dinanzi al pontefice si tolse il mantello rosso del potere e prostratosi ai
suoi piedi, li baciò. Alessandro III
a quel punto si alzò e prese fra le mani il capo dell'imperatore che
abbracciò e baciò facendolo sedere alla propria destra. Poi lo prese per mano e
lo condusse nella Basilica. Ultimata la funzione religiosa, il papa salì poi
sul suo cavallo mentre, come da tradizione, l'imperatore gli teneva la staffa.
I due si ritirarono infine nel Palazzo Ducale.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco
Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA, volume
1, SCRIPTA EDIZION
Nessun commento:
Posta un commento