Il sindaco Maurizio Zerman
L’Arena è venuta in possesso di due fotografie che documentano la deliberata operazione di abbattimento, avvenuta lo scorso 8 ottobre
Il Comune aveva autorizzato solo la pulizia e l’intervento sugli edifici retrostanti. Chi ha dato il via alla ruspa?
L’abbattimento di metà capannone del vecchio stabilimento del Ricamificio automatico non è casuale né frutto di una manovra maldestra di una ruspa in movimento. Lo dicono chiaramente le foto di cui L’Arena è venuta in possesso.
Ad abbattere la metà del vecchio capannone di tremila metri quadrati (destinato a trasformarsi, una volta ristrutturato, nella «Fabbrica delle idee», futuro centro comunale di aggregazione culturale e associativo) è stato un intervento deliberato.
Le immagini mostrano infatti una ruspa all’opera mentre sta demolendo il tratto di capannone adiacente all’edificio degli uffici della fabbrica. L’intervento è stato messo in atto l’8 ottobre 2008, con inizio dalla prima mattinata.
Le foto mettono fine al dibattito su come metà capannone sia stato raso al suolo. Non è quindi vero che si sia trattato di un crollo per cedimento delle strutture portanti, come era stato inizialmente ipotizzato.
Non è neppure vero che a determinare la caduta sia stato un improvvido tocco di una mezzo per il movimento terra che stava ripulendo l’area circostante alla vecchia fabbrica. Si era infatti parlato di un urto a un giunto di tenuta inserito nel muro portante, giunto che, tranciato, avrebbe fatto crollare metà del vecchio opificio.
Le immagini mostrano chiaramente che la ruspa ha aggredito prima il tetto poi la parete nord-est del capannone.
Il comune, che doveva ricevere la Fabbrica delle Idee (i capannoni risistemati a centro culturale) in cambio della volumetria residenziale (40 mila metri cubi) concessa sulla rimanente aree già a destinazione industriale, dovrà ora chiarire chi abbia dato l’ordine alle ruspe di abbattere il capannone.
Il 14 ottobre scorso il sindaco lupatotino Fabrizio Zerman, rispondendo a una interrogazione del consigliere del Pd Aldo Marcolongo aveva confermato in Consiglio comunale che la caduta non era accidentale. Aveva anche tenuto a precisare che il Comune non aveva rilasciato nessuna autorizzazione per la demolizione della vecchia struttura e che, trattandosi di un abuso edilizio, il fatto era stato segnalato alla magistratura.
Il primo cittadino aveva infine reso noto che erano stati rintracciati due testimoni che avevano visto come si erano svolte le cose. Il loro racconto era stato verbalizzato dagli agenti di polizia municipale.
Resta ora da capire, alla luce delle foto, e considerato che il Comune aveva autorizzato solo la pulizia dell’area e l’abbattimento degli edifici retrostanti, come si sia potuto dare corso all’intervento sul capannone e su ordine di chi.
La ditta incaricata dovrebbe essere intervenuta su indicazione del direttore lavori o della proprietà, che è una società cooperativa. Questa società ha rilevato la proprietà dopo che il Comune ha stipulato la convenzione con il Tribunale per il piano di recupero e ristrutturazione dei terreni dell’ex fabbrica.
I fabbricati del vecchio Ricamificio ricadevano, con la casa del titolare Giusto Zweifel e i vicini campi, nell’intera proprietà entrata nella disponibilità del Tribunale di Verona a seguito della crisi finanziaria della fabbrica risalente al 1991 e successivamente acquisita dalla cooperativa.
Risulta che l’amministrazione comunale (lo aveva dichiarato il vicesindaco Giuseppe Stoppato in consiglio comunale) avesse in animo di ridurre i tremila metri quadrati della Fabbrica delle Idee, ritenendoli eccedenti rispetto alle esigenze della comunità e troppo onerosi sotto l’aspetto della gestione. Soluzione non condivisa dal centrosinistra e dagli ispiratori del progetto della Fabbrica delle Idee.
A seguito di quanto emerso nell’incontro di domenica 18 gennaio, nel corso del quale Flavio Veronesi ha dichiarato che l’abbattimento era frutto di una decisione presa in municipio la sera prima, il sindaco Zerman ha totalmente smentito questo fatto e annunciato una denuncia nei confronti di chi aveva rilasciato tali dichiarazioni.
Vogliamo realizzare
il centro culturale
«L’amministrazione comunale vuole il centro di aggregazione culturale nel vecchio Ricamificio e lo farà entro i tempi del mandato amministrativo». Le dichiarazioni sono del sindaco Fabrizio Zerman.
«Quel centro è uno dei nostri obiettivi e lo conseguiremo, del come realizzarlo si potrà ancora discutere», aggiunge il primo cittadino di San Giovanni. Zerman dice la sua anche sull’abbattimento.
«Tengo a precisare che il Comune non ha mai autorizzato alcun abbattimento del capannone che costituiva il beneficio pubblico dell’intera operazione del piruea Ricamificio», mette in chiaro Zerman.
«Era stata solo autorizzata la pulizia dell’area circostante, ovviamente senza toccare il vecchio manufatto che, secondo la convenzione sottoscritta, doveva essere risistemato a spese della proprietà e ceduto al Comune.
Ora che l’edificio è stato abbattuto per metà si pone anche un problema sull’accordo sancito». «Le foto dell’abbattimento erano già state consegnate alla Procura della Repubblica con le testimonianze raccolte dalla polizia municipale per le indagini di competenza», conclude Zerman. (R.G).
Vedere: http://www.veja.it/?p=4071
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