Luigi Enaudi
«Diciamolo alto e forte, senza falsi pudori e senza arrossire: la potestà legislativa deve spettare esclusivamente al corpo "generico". Alla Camera presa nel suo complesso, anche se incompetente nelle singole questioni e nei singoli suoi membri.
Legiferare vuol dire stabilire dei principii e delle regole di condotta. A farlo non sono competenti gli specialisti e i "competenti". Costoro hanno un ben diverso compito: quello dell'esecuzione. A legiferare essi sono disadatti, perché guardano a un solo aspetto della questione; mentre, anche nelle questioni minime, bisogna guardare al complesso.
Per gli esperti, per la burocrazia, il Paese è materia da manipolare, è carne da macello; non anima da plasmare e da educare».
Parole che trasportate nell’oggi sono da brivido. Parole pronunciate nell’ imminente vigilia della presa dei potere del fascismo, alla vigilia di una ventennale sospensione della democrazia e messe nero su bianco più di ottanta anni fa, il 6 settembre 1921, da uno dei padri della patrie, il futuro presidente della repubblica Luigi Enaudi.
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