Stefano Zurlo per Il Giornale.it
Dietro il cancello si vede una vecchia corte lombarda. Ida
Valentina Mauri non si muove da lì e tiene a bada la troupe: «Andate via e non
fatemi fotografie». La signora porta in modo spavaldo i suoi quasi
novantaquattro anni - compleanno a giugno - e fino a ieri difendeva in modo
altrettanto strepitoso la propria riservatezza.
Tutti hanno conosciuto la mamma di Berlusconi, Rosa,
scomparsa quattro anni fa, ma la mamma dell'Umberto pare, con il rispetto
dovuto, un meteorite arrivato da chissà quale astro.
E invece basta andare a Samarate, non lontano da Malpensa,
per risalire l'albero genealogico del leader della Lega. E per scoprire che la
mamma è il vero scudo alle inchieste che piovono da tutte le parti. Non
indietreggia. Anzi: sfodera una grinta e un piglio insospettabili, meglio di
Alberto da Giussano.
«Umberto ha fatto bene a dimettersi -afferma senza
tentennamenti - a tutti gli altri interessa solo la cadrega. Il cadreghin». A
Bossi Umberto no: «I miei figli quella mano - dice riferendosi a quelli che le
mani le allungano per rubare - non ce l'hanno». La signora che tace da una
vita, sbuca nel momento più difficile, forse il più opportuno solo per una
madre che non fa calcoli. E dice quel che deve dire, dopo aver taciuto per una
vita. I soldi portati via? «Prima di parlare bisogna essere sicuri».
E lei è pronta a mettere una mano e anche l'altra sul fuoco.
E a rompere per qualche secondo il silenzio che aleggia su Samarate, località
ignota alla geografia della politica italiana. Racconta il nipote Matteo
Brivio, assessore ai lavori pubblici nel piccolo comune e architetto: «I nonni,
Ida e Ambrogio, che è morto nell'89, vennero qui da Cassano Magnago negli anni
Cinquanta: mia mamma Angela, che è nata nel 1951, era piccola quando ci fu il
trasloco». Ambrogio Bossi, il capofamiglia, lavorava come operaio in un'azienda
tessile di Gallarate, l'Alceste Pasta, la mamma Ida era portinaia; poi c'erano
i tre figli: Umberto il primogenito, classe 1941, Franco, che è del '47 e
Angela, la più piccola.
Tanti anni dopo, Ida Mauri in Bossi è ancora al suo posto di
combattimento. E dall'alto dei suoi anni fa dell'ironia su Umberto: «Ha fatto
bene a dimettersi, a starne fuori, perché c'ha già la sua età. Che si riposi».
Ida indossa una camicetta chiusa fino all'ultimo bottone e
sopra un grembiule da lavoro, quasi un distintivo per tante donne della sua
età. L'aspetto è curato, i modi ruvidi ma gentili. E i messaggi diretti, senza
tanti giri di parole. Quando il giornalista de La7 Lorenzo Morelli, inviato del
programma In onda, le chiede se Umberto abbia preso il suo carattere, lei
replica brusca: «Ha preso il carattere che sa rispondere».
La signora Ida non dà proprio l'impressione di vivere di
ricordi e nemmeno della gloria riflessa del figlio. Un vicino, viste le
telecamere, si fa coraggio e prova stuzzicare i giornalisti: «Voi non sapete
che questa signora è una persona famosa». «Stai zitto», lo mette a tacere lei.
Ha i piedi ben piantati per terra, Ida, sembra lontana le mille miglia dai
lussi sibaritici del Palazzo, miscela l'italiano con espressioni dialettali. E
difende Umberto, e già che c'è Angela e Franco, come solo una madre: «I miei
figli quella mano non ce l'hanno». Insomma, i Bossi hanno le mani pulite. E una
grande voglia di normalità: «Mio figlio è un figlio normale, come tutti gli
altri».
Poche frasi,
non un'intervista, tirate fuori a fatica, come fa il dentista. Senza costruire
biografie piegate alla retorica del dopo: «Quando stava in casa con noi Umberto
era rispettoso con i genitori, studiava». Punto. Poi prova ad allontanare la
troupe: «Voi cercate Angela, ma Angela non c'è, è a Milano, andate via, non
perdete tempo e non tornate a cercarci». «Mia mamma Angela - spiega Matteo -
abita qui a Samarate, vicino alla nonna, ma lavora a Milano dove ha un negozio.
E tutte le mattine va in città. Sì, è una pendolare coma tanti».
Nel '96 Angela
e il marito Pierangelo Brivio avevano fondato un loro partito, Alleanza
lombarda, in un duello mortale con la Lega. In un'intervista corale a Sette ne
avevano dette di tutti i colori sull'Umberto. «È dall '87 che non gli parlo -
aveva sibilato la sorella - è uno che un giorno dice una cosa e un giorno
un'altra».
Poi, non contenta, aveva affondato il colpo: «Mi ha rovinato anche
il giorno del matrimonio. Mi aveva promesso il servizio fotografico. E invece
venne tutto sfocato». E il consorte aveva aggiunto perfido: «Stiamo parlando di
uno che ha organizzato tre feste di laurea senza mai essersi laureato».
Poi però Angela è rimasta vedova, con due ragazzi da
mantenere, Matteo e Cinzia, e si è riavvicinata a Umberto e alla Lega. Matteo è
un lùmbard doc, senza tentazioni eretiche, anche se sorvola sull'attualità:
«Non rilascio dichiarazioni». Racconta solo l'episodio che cambiò la vita dei
Bossi moltissimi anni fa: «Il bisnonno, il papà di Ida, ebbe un incidente: era
alla guida di un carro e si scontrò con un motociclista che fu ferito
gravemente. Per risarcirlo la famiglia fu costretta a vendere i terreni che
possedeva a Cassano Magnago e i nonni si trasferirono a Samarate». L'altro
episodio è cronaca di questi giorni
Fonte: srs di di Stefano Zurlo da il giornale del 15 aprile
2012
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