Quando Mario Monti si è insediato con la sua variopinta
squadra di professori seri, compunti, per la massa anonimi, gente che si capiva
le lauree se le era conquistate studiando, frequentando l’università e andando
a sostenere gli esami, con persone in grado di affrontare e sostenere confronti
e dibattiti sull’economia, sulla finanza, sul lavoro, sull’imprenditoria,
sulla cultura, sull’ambiente, sulla società civile, molti hanno tirato un sospiro
di sollievo.
Ci ha fatto credere che la Rinascita fosse alle porte.
Abbiamo scoperto invece che il loro intento non è quello di
salvare nessuno ma di accompagnarci con dolcezza nel baratro.
Le tasse e i tagli imposti da Monti non sono necessari,
perché il governo dovrebbe prima tagliare spese pubbliche parassitarie e
gonfiate, e non lo fa. Le tasse e i tagli imposti da Monti non sono non
sono idonei, perché, conti alla mano, non risolvono la crisi ma paiono
aggravarla con l’avvitamento fiscale; inoltre non rientrano in un programma di
interesse nazionale, non creano lavoro ma lo distruggono, non danno potere
d’acquisto ma lo tolgono, anzi non si capisce nemmeno che fine stia perseguendo
il governo.
“Io vi risolleverò dalla vergogna, dall’umiliazione, perché
usciremo tutti insieme dal baratro che si apre dinanzi a noi, da questa immensa
voragine del debito pubblico che ci sta mangiando vivi e riconquisteremo la
credibilità internazionale diventando orgogliosi di essere un popolo, una
nazione, proiettati verso un futuro di progresso sociale e di equità”. Così
Adolf Hitler (Ecco da chi ha preso spunto Monti) parlava al suo comizio
elettorale conclusivo nel febbraio del 1932, quando vinse le elezioni, parlando
continuamente –un vero e proprio mantra ossessivo- di “baratro” di “mancanza di
alternative” di “necessità di rigore” di “regole ferree”.
Scopriamo qualcosa di più su Mario Monti e sul perché è
stato messo al governo, non dai noi ovviamente, i cittadini non hanno avuto
voce in capitolo sulla gestione della crisi.
Nato a Varese il 19 marzo 1943, a ventun’anni si
laurea in Economia alla Bocconi e parte alla volta degli Stati Uniti per
specializzarsi a Yale dove incontra, tra l’altro, James Tobin – padre della
cosiddetta Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che non smette si
far discutere.
Mario Monti è nipote di Raffaele
Mattioli, che con Beneduce ”il
finanziere” di Mussolini, negli anni 30 ha riformato il sistema bancario
italiano, con una Banca Centrale nazionalizzata e le Banche di
interesse nazionale, che erano “miste” privato pubblico : la
Banca di Roma, la Banca di Napoli, il Credito Commmerciale,
il Credito Italiano, la Banca Nazionale del Lavoro e la Cassa
Depositi & Prestiti. Nel 1944 Mattioli fa nascere il progetto
Mediobanca che doveva essere una banca di Affari che concedeva prestiti a medio
termine alle Grandi Imprese per realizzare la Ricostruzione gestita da un
apposito Istituto per la Ricostruzione Italiana (IRI).
Nel giugno 1981, una commissione di studio, presieduta da
Paolo Baffi, direttore generale di Bankitalia, deliberò di seguire lo schema
d’un giovanotto, molto stimato dai Rothschild, tale Mario Monti, il quale
propose l’emissione di titoli a lungo termine, con aste mensili e quindicinali,
in modo che il rendimento cedolare fosse fissato dal mercato, con scadenze tra
i 5 e i 7 anni.
Il che, a detta del Professore, garantiva il potere
d’acquisto e, secondo gli esiti delle aste, un piccolo rendimento dell’1-2%. Il
Tesoro, zufolò Monti, avrebbe avuto da 5 a 7 anni per programmare e finanziare
meglio la spesa pubblica. La proposta passò con standing ovation.
Il deficit andò su come un proiettile. Le spese
aumentarono invece di diminuire. Mentre Mario Monti procurava il credito a
tassi impossibili, aumentarono tasse e benzina, le spese sanitarie sfondarono
di mille miliardi di lirette il finanziamento statale.
A soli ventisei anni inizia la sua carriera di accademico
come ordinario presso l’Università degli Studi di Trento. L’anno successivo e
fino al 1985 insegna a Torino.
È evidente che un uomo che è diventato professore
ordinario a soli 26 anni o ha doti fuori dal comune o ottime entrature. La
nomina alla vicepresidenza della Comit dal 1988 al 1990 affidata a un uomo che
dovrebbe sino a quel momento aver visto soltanto aule universitarie e grigie
commissioni governative e parlamentari dovrebbe evocare dei dubbi.
Nel 1985 diventa direttore dell’Istituto di Economia
Politica della Bocconi e assume la cattedra della medesima disciplina.
Dal 1989 al 1994 è Rettore, sempre dell’Università Bocconi, e poi, con la morte
di Spadolini nel 1994, ne diviene il Presidente, carica che tutt’ora ricopre.
Alle sue attività di accademico si sono affiancate, nel
corso degli anni, consulenze e collaborazioni con diverse istituzioni e
commissioni e sono soprattutto questi incarichi che destano non poche
preoccupazioni non solo nei fanatici dei complotti.
È stato relatore della commissione sulla difesa del
risparmio finanziario dall’inflazione nel 1981, presidente della commissione
sul sistema creditizio e finanziario dal 1981 al 1982, membro della Commissione
Sarcinelli dall’86 all’87, membro del Comitato Spaventa sul debito pubblico
dall’88 all’89, vicepresidente della Banca Commerciale Italiana dall’88 al ’90.
Il premier Mario Monti, chiamato a salvare l’Italia dai
gorghi del default, tra il 1989 e il 1992 nei tempi del sesto e settimo governo
Andreotti, non riuscì a impedire il peggio. Cioè l’esplosione del
rapporto tra debito e pil preludio della grande tempesta finanziaria che al
principio degli anni Novanta costrinse Giuliano Amato alla manovra da 103.000
miliardi di vecchie lire. In quei tre anni il peso del debito balzò dal 93,1%
del 1989 al 98% del 1991 e al 105,2% del 1992. Un vero boom, insomma, pari al
12,9% in termini relativi e al 44,5% in cifre assolute, da 533,14 miliardi di
euro a 799,5 “.
Nel 1994 è indicato dal governo Berlusconi come candidato
alla carica di Commissario Europeo e con Jaques Santer ottiene le deleghe a
Mercato Interno, Servizi Finanziari e Integrazione Finanziaria, Fiscalità e
Unione Doganale.
Nel 1999 fu costretto a dimettersi insieme a tutti gli altri
membri della Commissione Santer per cattiva gestione, corruzione e nepotismo.
Nello stesso anno, con Romano Prodi alla presidenza della
Commissione Europea, è Commissario con delega alla Concorrenza: è
il momento in cui si apre il procedimento contro la Microsoft di
Bill Gates per abuso di posizione dominante. Inizia così l’azione di
approfondimento del ruolo di controllo della concorrenza, uno dei vessilli del
liberismo che è caro a Monti, così come gli è caro il rigore dei conti pubblici
e la tutela del mercato, tanto da aver mosso – dalle colonne del Corriere
della Sera – non poche critiche a Silvio Berlusconi per la sua
gestione della crisi.
Fin qui Monti sembra solo un uomo in gamba che ha fatto
una bella carriera, ma se si affianca il nome di Mario Monti alla Commissione
Trilaterale, all’Aspen Institute e alla banca Goldman Sachs, la
situazione assume connotati, forse, decisamente più loschi.
La Commissione
Trilaterale –
la Trilateral Commission di cui Monti è stato presidente –
nata ufficialmente per rafforzare i legami tra Nord Europa, Europa e Giappone,
coopera con il discusso Bilderberg
Group, il Gruppo Bilderberg e con non poche altre grosse istituzioni
mondiali: il mondo è nelle mani di pochi influenti uomini che ne determinano il
destino: un’oligarchia segreta o un gruppo di stimabili filantropi? I dubbi si
moltiplicano e in molti danno ragione a Daniel Estulin che vede la Trilaterale,
così come il Bilderberg, come una massoneria segretissima e ultraliberista.
Cliccate sui link per approfondire.
L’Aspen Institute –
a quanto pare Monti fa parte del Comitato Esecutivo – è un’organizzazione
internazionale no profit finanziata dalla Fondazione Ford e dal Rockefeller
Brothers Fund (almeno inizialmente) che persegue una serie di scopi più o meno
segreti grazie all’appoggio dei suoi ricchi e facoltosi membri. La “filiale”
italiana, l’Istituto Aspen – «Aspen Institute Italia è un’associazione privata,
indipendente, internazionale, apartitica e senza fini di lucro caratterizzata
dall’approfondimento, la discussione, lo scambio di conoscenze, informazioni e
valori» – è stata fondata da Gianni Letta – proprio il Sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio del governo uscente – l’attuale presidente è Giulio Tremonti e
nel Comitato Esecutivo ce n’è per tutti i gusti, in un’inquietante miscellanea
di appartenenze politiche: Corrado Passera – neo ministro per lo Sviluppo
Economico, Infrastrutture e Trasporti, già consigliere delegato di Intesa
Sanpaolo – con Emma Marcegaglia, Romano Prodi, Umberto Eco, Fedele
Confalonieri, Giuliano Amato, Lucia Annunziata e molti altri.
L’Aspen Institute Vigila e Suggerisce i contenuti
informativi dei Media Italiani e anche Mondiali. Ne esiste una sede in quasi
tutto il mondo. Segna le linee guida (praticamente censura ciò che non gli
fa comodo)sui palinsesti e le materie da trattare, applicandone delle migliorie
per non offendere il pubblico (censura).
E poi c’è la chiacchieratissima Goldman Sachs,
di cui Monti è international advisor, in sostanza consiglia alla banca dove
portare i propri investimenti, indirizzandola – preferibilmente – verso affari
convenienti. Per la cronaca Goldman Sachs è una banca d’affari – forse la più
influente al mondo – e quindi offre servizi ben diversi dalle banche
commerciali.
In particolare sembra che Goldman Sachs sia “specializzata”
in speculazioni ad alto rischio e secondo il Telegraph avrebbe
speculato anche sulla crisi dei mutui subprime – per intenderci quella iniziata
con la bolla immobiliare del 2006, che nel 2008 portò al fallimento della
Lehman Brothers e che ha causato l’attuale crisi mondiale – mentre lo Spiegel spiega
come abbia anche sulla situazione Greca, aiutando il Paese a nascondere il
debito pubblico che lo affliggeva.
Che altro occorre sapere? Ah, forse che il 16 aprile 2010
la Security and Exchange Commission – la Sec,
l’organismo statunitense che vigila sulla borsa valori – ha incriminato
per frode la Goldman Sachs a causa del titolo Abacus 2007-AC1, grazie al quale
la banca avrebbe frodato molti suoi clienti. Inutile riportare il ribasso dei
titoli bancari delle borse statunitensi e del Vecchio Continente seguito
all’inchiesta.
Sembra che la Goldman abbia “sfornato” non poche influenti
personalità: anche Prodi è stato un consulente per la banca, così come Gianni
Letta, mentre Mario Draghi – attualmente a capo della Banca centrale europea,
ex governatore della Banca d’Italia – ne è stato vicepresidente dal 2002 al
2005.
La Goldman Sachs è famosa per «prestare» i propri
uomini alle istituzioni, quasi dei civil servants con il pessimo difetto di
passare spesso dalla banca privata ai posti di governo. Come peraltro i membri
della Trilaterale o del Bilderberg Group. Mario Monti è uomo accorto: è
presente in tutti e tre.
È la banca che ha inventato (subito copiata dalle altre)
i prodotti derivati, quei 600mila miliardi di dollari virtuali che stanno
strangolando il mondo. Che ha aiutato i conservatori greci a nascondere
lo stato reale dei conti pubblici davanti alla Ue. Che ha mandato
l’amministratore delegato Henry Paulson, nel 2006, a fare il ministro del
tesoro di Bush figlio. Dopo il crack di Lehmann Brothers inventò il piano Tarp:
700 miliardi di dollari statali per salvare le banche private anche a costo di
far esplodere il debito pubblico Usa. G&S riuscì in quel caso a intascare
buona parte dei 180 miliardi destinati al salvataggio di Aig, gruppo
assicurativo. Prima di lui era stato su quella poltrona Robert Rubin, con
Clinton presidente; c’era poi tornato molto vicino, con Obama, ma dovette
lasciare quasi subito il team economico: troppo evidente il suo doppio ruolo.
Robert Zoellick è invece partito da G&S per coprire decine di ruoli per
conto dei repubblicani, fino a diventare 11° presidente della Banca Mondiale.
Romano Prodi era stato lui advisor, prima di tornare
all’Iri per privatizzarla e spiccare quindi il volo verso la presidenza del
consiglio, per ben due volte. Al suo fianco, negli anni, Massimo Tononi,
ex funzionario della sede di Londra e quindi sottosegretario all’economia tra
il 2006 e il 2008.
Mario Draghi è certamente il più noto: dal 2002 al 2005 è
stato vicepresidente e membro del management Committee Worldwide della Goldman
Sachs; in pratica il responsabile per l’Europa. Ha lasciato l’incarico
per diventare governatore della Banca d’Italia e prendere la presidenza del
Financial Stability Forum (ora rinominato Board), incaricato di trovare e
mettere a punto nuove regole per il sistema finanziario globale. Compito
improbo, che ha partorito molte raccomandazioni ma nessun risultato operativo
di rilievo (le regole di Basilea 3 sono tutto sommato a tutela della solidità
delle banche, non certo limitative di certe «audacie» speculative).
Per vedere meglio che aria tira in Goldman Sachs
leggete la lettera di dimissioni di Gregh Smith: Perché sto lasciando Goldman
Sachs – di Greg Smith
Purtroppo c’è dell’altro: Monti ratificherà, ossia farà
passare al Parlamento Italiano, l’ennesimo, anzi ultimo Trattato con l’Europa,
che cederà la restante SOVRANITA’ POPOLARE ad un ente chiamato MES-MECCANISMO EUROPEO DI
STABILITA’, che ci condurrà alla fine.
Questo è un Ente che sovrasta la
Costituzione Italiana ed ha Poteri Illimitati e Immunità , così come l’esercito
che hanno creato per sedare eventuali rivolte, quando mai i cittadini volessero
ribellarsi.
Gli EUROGENDFOR che
potrebbero disperdere i manifestanti non più con manganellate o lacrimogeni o
proiettili di gomma, ma sparando sulla folla, senza subire alcun processo per
aver ferito o ucciso qualcuno.
Consiglio la visione del seguente video: COSI’
INIZIANO LE DITTATURE! Byoblu intervista l’europarlamentare Nigel Farage
Concludo con una dichiarazione di
Rockfeller, proprio di quello che vedete mensionato sempre negli affari
condotti da Mario Monti:
“Siamo sull’orlo di una trasformazione globale. Tutto
ciò di cui abbiamo bisogno è la “giusta” crisi globale e le nazioni
accetteranno il Nuovo
Ordine Mondiale“.
“Il mondo è pronto per
raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite
intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile
all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati“. David
Rockefeller, 1991
Fonte: srs di Riccardo
Lautizi; da Stampa Libera, del 10 maggio 2012
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