Marino Massimo De Caro all´interno della biblioteca
Girolamini di Napoli (FOTO PINDE)
SPARITI. NAPOLI, APPELLO DI DUEMILA INTELLETTUALI
CONTRO IL DIRETTORE MARINO MASSIMO DE CARO SEDICENTE PRINCIPE E SENZA LAUREA
Affidereste una delle biblioteche più ricche d' Italia cioè
del mondo, piena di tesori inestimabili, a un sedicente principe dottore che
non è principe e non è laureato?
È successo: il «nobiluomo» “Marino Massimo De Caro” ha in mano, col benestare ministeriale, la
biblioteca napoletana dei Girolamini. Quella di Giovan Battista Vico. E il
giorno stesso in cui usciva sui giornali l' allarme di centinaia di studiosi si
è precipitato a denunciare il furto di un sacco di libri.
Tutto è cominciato un paio di settimane fa quando Tomaso Montanari, fiorentino, docente
di Storia dell' arte moderna alla «Federico II» di Napoli, autore del saggio «A
che serve Michelangelo?» (zeppo di pesantissimi dubbi sul crocifisso attribuito
al Buonarroti e acquistato dal governo Berlusconi per più di tre milioni di
euro) ha denunciato su «Il Fatto» di avere visitato la Biblioteca dei Girolamini, che contiene oltre 150 mila manoscritti
e volumi antichi, e di averla trovata in condizioni penose: disordine, polvere,
pile di libri preziosi accatastate per terra, lattine vuote di Coca-Cola
abbandonate sugli antichi banconi... «La biblioteca oggi è chiusa - scriveva
Montanari - perché dev' essere riordinata, dice padre Sandro Marsano, il
giovane sacerdote oratoriano, che ti accoglie, gentilissimo ed entusiasta, nel
meraviglioso complesso secentesco. Perché accadono cose strane, dice invece la
gente che abita intorno al convento: che ti parla di auto che escono cariche,
nottetempo, dai cortili della biblioteca».
Una denuncia clamorosa. Anche perché elencava una serie di
perplessità sul nuovo direttore, il «professore» Marino Massimo De Caro:
«Comunque stiano le cose è incredibile che a dirigere uno dei santuari della
cultura italiana sia uno degli esemplari più pregiati della fauna del
"sottobosco" esplorato da Ferruccio Sansa e Claudio Gatti nel libro
(appena) uscito. Lì De Caro è il mediatore nell' affare del petrolio
venezuelano, "uno dei casi più clamorosi di alleanza tra berlusconiani e
dalemiani"».
Console onorario del Congo, già assistente del senatore Carlo
Corbinelli, già Responsabile pubbliche relazioni dell' Inpdap nel Nord-Est, già
vicepresidente esecutivo dal 2007 al 2010 di Avelar energia (parchi eolici e
solari) del gruppo Renova appartenente all' oligarca russo Victor Vekselberg,
già titolare di una libreria antiquaria a Verona, già socio nella libreria
antiquaria Buenos Aires (la «Imago Mundi») di Daniel Guido Pastore, coinvolto
in Spagna in una inchiesta su una serie di furti alla Biblioteca Nazionale di
Madrid e alla Biblioteca di Saragozza, è finito nel «giro» ministeriale con
Giancarlo Galan.
Lo si legge in una nota del ministero stesso: «Il Dott. Marino Massimo De Caro è stato chiamato
a collaborare con il Ministero dal Ministro Giancarlo Galan in data 15 aprile
2011 in qualità di consulente esperto per l' approfondimento delle tematiche
relative alle relazioni con il sistema impresa nei settori della cultura, dell'
editoria nonché delle tematiche connesse all' attuazione della normativa
concernente l' autorizzazione alla costruzione e all' esercizio di impianti di
produzione di energia da fonti rinnovabili e al loro corretto inserimento nel
paesaggio. Il Ministro Lorenzo Ornaghi
in data 15 dicembre 2011 ha confermato l' incarico al Dott. Marino Massimo De
Caro, come ha fatto con altri consiglieri del Ministro Galan, in qualità di
consulente esperto per l' approfondimento delle tematiche relative alle
relazioni con il sistema impresa nei settori della cultura e dell' editoria».
Riprendiamo un passaggio del libro «Il sottobosco» di Gatti
e Sansa a proposito di una intercettazione: «Il 27 dicembre 2007 De Caro si
lamenta di un capitano dei carabinieri del Nucleo del patrimonio artistico di
Monza che lo sta "scocciando" per un libro acquistato in un' asta
pubblica in Svizzera. È indagato per ricettazione, spiega, e la cosa ha
bloccato la sua nomina a console onorario del Congo perché il ministero degli
Esteri non sta concedendo il nullaosta. (...) Il 17 luglio 2009 De Caro potrà
finalmente rilassarsi perché il sostituto procuratore di Milano Maria Letizia
Mannella, "rilevato che l' incunabolo non è stato rinvenuto fisicamente,
malgrado le numerose ricerche", chiede il non luogo a procedere. In altre
parole, visto che l' oggetto della presunta ricettazione è scomparso e che le
tre persone coinvolte si accusano a vicenda, la pm finisce con l' archiviare il
tutto». Ripetiamo: tutto archiviato. Ma tra tante possibili scelte non c' erano
altri dal profilo assolutamente cristallino cui affidare una biblioteca di
libri preziosi già molto saccheggiata nei decenni?
Offeso dai sospetti, il giorno dopo la denuncia il direttore
spiega al Corriere del Mezzogiorno di avere tutte le carte in regola: «Mi sono
laureato a Siena, ho insegnato Storia e tecnica dell' editoria nei master di
specializzazione dell' Università di Verona».
Di più: «Sono stato consulente del cardinale Mejia, bibliotecario del Vaticano,
ho pubblicato un libro su Galilei, sono stato direttore della Biblioteca del
Duomo di Orvieto...» Di più ancora, spiega al Mattino: «Il padrino di battesimo
di mio nonno è stato Benedetto Croce. La mia famiglia, che tramandava il titolo
di Principi di Lampedusa, si è unita con quella del famoso Tomasi ed è in quel
momento che è diventato di Lampedusa, anche di questo andiamo fieri».
«Perdindirindina!», esclamerebbe Totò che si vantava di
essere Sua Altezza Imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe Costantiniana
dei Focas Angelo Flavio Ducas Commeno di Bisanzio, principe di Cilicia, di
Macedonia, di Dardania, di Tessaglia, del Ponto, di Moldava, di Illiria, del
Peloponneso, Duca di Cipro e di Epiro, Conte e Duca di Drivasto e di Durazzo.
«Falso», gli risponde il giorno dopo, sempre sul quotidiano partenopeo, il vero
principe Gioacchino Lanza Tomasi: «Le affermazioni del bibliotecario sulla
discendenza dai principi di Lampedusa sono un' impostura. Il titolo di principe
di Lampedusa è stato concesso da Carlo II di Spagna a Ferdinando Tomasi nel
1667. I Caro quindi con il titolo di principe di Lampedusa non hanno nulla a
che vedere. ... Il nostro eminente bibliotecario queste cose dovrebbe averle
sulla punta delle dita. E consiglierei al priore dei Girolamini di vigilare su
un archivista che invece di appoggiarsi alla documentazione si avvale di casi di
omonimia».
Vabbé, sempre «professore» resta. Lo dice un comunicato
stampa dell' Associazione nazionale «Il Buongoverno», costituita a Milano e
«presieduta dal Sen. Riccardo Villari, con Marcello Dell' Utri presidente
nazionale onorario. Il segretario è il senatore Salvatore Piscitelli. (...)
Segretario organizzativo nazionale è il professor Marino Massimo De Caro».
Perdindirindina bis!
Peccato che, a dispetto delle dichiarazioni e dei comunicati
ufficiali del ministero che lo chiama ripetutamente «dottore», il nostro De
Caro all' Università di Siena, dove si iscrisse a Giurisprudenza nel 1992/1993
restando iscritto fino al 2002, non si sia mai laureato. E che lo stesso
cervellone centrale dell' Università di Verona non conservi traccia, manco di
striscio, del passaggio da quelle parti dell' illustre «docente».
Il dettaglio più divertente, tuttavia, è l' ultimo. Prima
ancora che uscissero tutti questi ritocchi all' auto-agiografia, centinaia e
centinaia di intellettuali avevano iniziato a firmare un appello per chiedere
che il ministro Lorenzo Ornaghi come fosse possibile che una biblioteca
importante come quella dei Girolamini fosse stata affidata a «un uomo che non
ha i benché minimi titoli scientifici e la benché minima competenza
professionale per onorare quel ruolo».
Parole durissime, sottoscritte fino a ieri sera da poco meno
di duemila personalità, tra le quali Marcello De Cecco, Ennio Di Nolfo, Dario
Fo e Franca Rame, Carlo Ginzburg, Salvatore Settis, Tullio Gregory, Gustavo
Zagrebelsky, Gioacchino Lanza Tomasi, Adriano La Regina, Gian Giacomo Migone,
Alessandra Mottola Molfino (presidente di Italia Nostra), Lamberto Maffei
(presidente dell' Accademia dei Lincei), Dacia Maraini, Stefano Parise
(presidente dell' Associazione Italiana Biblioteche), Stefano Rodotà, Rosario
Villari...
Bene: la mattina stessa in cui esce la notizia dei dubbi di
quegli intellettuali, il «Dottor», «Principe», «Professor» Marino Massimo De
Caro si presenta alla Procura della Repubblica. Vuol fare una denuncia: si è
accorto che nella sua biblioteca sono spariti millecinquecento libri...
Le origini L' edificio La Biblioteca dei Girolamini è la più
antica biblioteca di Napoli, nella quale sono contenuti alcuni dei libri più
importanti della letteratura mondiale. La struttura fa parte del complesso
della chiesa dei Girolamini. L' apertura
La biblioteca è stata aperta al pubblico nel 1586 e consentiva di leggere testi
importanti di filosofia, teologia cristiana, musica sacra e storia dell' Europa.
Le celebrità La biblioteca è diventata famosa quando iniziò ad andarci Giovan
Battista Vico le cui spoglie, peraltro, riposano proprio nella chiesa vicina. Il declino Dopo il terremoto del 1980 la
struttura venne usata per ospitare gli sfollati. Da allora è iniziato un
periodo di declino e abbandono andato avanti per anni. Attualmente, il
direttore è Marino Massimo De Caro.
Fonte: srs di Stella
Gian Antonio da il Corriere della
Sera, del 17 aprile 2012, pag. 27
NAPOLI CHIAMA VERONA: MARINO MASSIMO DE CARO VIVE A VERONA, ALLA
BIONDELLA, ED È INDAGATO PER PECULATO PER I LIBRI SCOMPARSI. DAI FURTI SOSPETTI ALLA CATTEDRA
«MAI
INSEGNATO QUI IN ATENEO»
De Caro con in mano uno dei preziosi libri della biblioteca dei Girolamini
L´Università di
Verona: «L´ex direttore della Biblioteca dei Girolamini non ha mai tenuto
corsi». Dubbi anche sulla laurea e sul titolo nobiliare
Marino Massimo De Caro si affaccia alla porta della sua
abitazione, un villino in zona Biondella immerso nel verde di un parco privato.
«Sto parlando adesso con il mio avvocato», dice con tono calmo, spiegando di
non voler rilasciare dichiarazioni alla stampa. Ma fa anche intendere di non
escludere la possibilità di parlare nei prossimi giorni.
E allora, forse, avremo anche la sua versione dei fatti,
ormai finiti tra le colonne di tutti i giornali nazionali, riguardo alla
scomparsa di 1.500 preziosi volumi e manoscritti della cinquecentesca
Biblioteca dei Girolamini, la più antica di Napoli.
Perché c´è un lungo filo di dichiarazioni inesatte e giri
ancora poco chiari che collega Verona alla città partenopea. A tendere questo
filo da un capo all´altro della penisola è lui, Marino Massimo De Caro,
d´origine barese, ex direttore (già contestato) della Biblioteca dei
Girolamini, scrigno di testi antichi di grande valore.
Ecco che succede: due giorni fa, la procura di Napoli
autorizza la perquisizione delle abitazioni di De Caro. Egli, infatti, è
iscritto nel registro degli indagati per peculato nell´ambito dell´inchiesta
sulla scomparsa dei preziosi volumi dagli scaffali della biblioteca
napoletana.
E Verona? C´entra per tre motivi. Primo, la villa della
Biondella, sopra Borgo Venezia, è una delle abitazioni oggetto delle ispezioni
dei carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale. É stata
posta sotto sequestro la Biblioteca dei Girolamini, e perquisita anche la
residenza napoletana di De Caro.
Secondo, De Caro ha dichiarato al «Corriere del Mezzogiorno»
di aver «insegnato Storia e tecnica dell´editoria nei master di specializzazione
dell´università di Verona», e quindi di intrattenere con la nostra città un
rapporto professionale, oltre che abitativo. Terzo, il nome di De Caro è legato
a una libreria antiquaria in centro storico.
Allora: da noi interpellata sui corsi tenuti dal «professor»
De Caro, l´università risponde picche. Nel senso che De Caro non risulta
titolare di alcuna cattedra nel nostro ateneo, né oggi né in passato. Però ci è
mancato poco: «Risulta una sua proposta per l´attivazione di un corso, risalente
all´anno scorso e poi più concretizzata. Comunque, non è mai stato nostro
docente», dicono dall´università.
Nel frattempo, emergono dubbi sulla veridicità della laurea
che De Caro afferma di aver conseguito a Siena, nonché sul titolo nobiliare di
cui dice essere decorata la sua famiglia.
Le indagini sul filone dei libri scomparsi sono tuttora in
corso. Ma non è escluso che proprio in terra scaligera possa saltar fuori
qualche prezioso tomo tra quelli che risultano trafugati alla biblioteca dei Girolamini.
Nel frattempo, De Caro è stato raggiunto dagli strali di
circa duemila personalità della cultura italiana, firmatarie di un appello per
cacciarlo da direttore dei Girolamini, in quanto «non ha i benché minimi titoli
scientifici e la competenza professionale per onorare quel ruolo».
Ruolo dal quale, in ogni caso, De Caro si è autosospeso
pochi giorni fa. E la faccenda si fa sempre più spinosa, nonché intricata.
L.CO.
Fonte: da l’arena di verona di sabato 21 aprile 2012,CRONACA, pagina 15
«NON HO RUBATO NESSUN LIBRO,
ERANO
STATI DIMENTICATI A CASA»
De Caro, ex
direttore della biblioteca dei Girolamini (FOTO MARCHIORI)
OLDI. L´ex direttore della biblioteca dei Girolamini di
Napoli è indagato per peculato nell´ambito di un furto milionario.
De Caro: «Ero riuscito a ottenere la restituzione di 28
volumi dalla casa d´aste Christie´s. Non
potevo trasportarli tutti insieme, per cui abbiamo organizzato diversi viaggi»
Diceva che l´avrebbe fatto, e così è stato. Nella sua villa
alla Biondella, sopra Borgo Venezia, Marino Massimo De Caro esce tra gli alberi
del parco privato, per raccontare la sua versione dei fatti.
L´ex direttore
della biblioteca dei Girolamini di Napoli, indagato per peculato nell´ambito
dell´inchiesta sul furto di 1.500 volumi antichi per un valore milionario,
esordisce con un appunto sulla perquisizione subita pochi giorni fa, proprio
qui, nella sua residenza veronese, dove abita dal 1999.
«I carabinieri hanno iniziato a setacciare la mia casa alle
22, per finire alle 2 di mattina». Risultato? Tre dei libri cercati erano qui a
Verona. Tre dei tanti che ancora mancano all´appello, trasformando la scomparsa
dei preziosi tomi in un caso nazionale.
ACCUSE E REPLICHE. Le indagini sono in corso. Ma la faccenda
dei libri rubati è già costata a De Caro l´incarico di consigliere del ministro
per i beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi, nonché quella di direttore
della biblioteca dei Girolamini, ricoperto dallo scorso giugno. «Meglio così,
mi sento più libero di difendermi».
In più, De Caro replica a chi lo accusa di non essere
laureato: «Il mio titolo esiste. Chi afferma il contrario mi denunci, se ne è
convinto». E contraddice quanto già dichiarato dalla nostra università, cioè
che lui non avrebbe mai insegnato all´ateneo scaligero: «Nel 2005, ho tenuto
alcune lezioni per lo Stedal, il master in storia e tecniche dell´editoria e
antiquariato librario. Ero anche nel comitato scientifico». E la sua libreria
antiquaria in piazza Erbe? «Chiusa da anni».
LA SUA VERSIONE. De Caro, colpito dalla gragnuola di accuse
di alcuni dipendenti della biblioteca, di migliaia di intellettuali e di alcune
inchieste giornalistiche, dà una sua spiegazione a tutto.
Qualche esempio: «Se tre libri erano a casa mia, c´è il
motivo», afferma. E parte col racconto. «Il direttore di una biblioteca
prestigiosa, qual ero io fino alla mia auto-sospensione, ha il dovere di
aggiornarsi sui libri d´antiquariato in circolazione. Sono solito consultare il
catalogo delle più importanti case d´asta, da ultimo quello della londinese
Christie´s. A marzo, mi accorgo che
stanno per finire in vendita volumi marchiati con il timbro della biblioteca
dei Girolamini. "Congregazione oratorio Napoli", riportano infatti
sul frontespizio. In alcuni, la scritta appare abrasa, come se si fosse tentato
di cancellarla».
Quindi? «Dopo uno scambio di e-mail con la casa d´aste, io e
il conservatore della biblioteca, don Sandro Marsano, voliamo a Londra. E
portiamo con noi le fotocopie di un catalogo settecentesco dal quale risulta
che quei libri provengono proprio dagli scaffali dei Girolamini, mentre non ve
n´era traccia nei nostri cataloghi attuali».
I libri della biblioteca finiti nei depositi Christie´s
sarebbero 28. «Riesco dunque a ottenere
la restituzione dei volumi, e la casa d´aste li invia nella sua sede di Milano.
Delego un amico per recuperarli e portarmeli a Verona. Da qui, li avrei
trasferiti tutti a Napoli. Un po´ alla volta, perché io viaggio in treno o in
aereo, e non avrei potuto portarmi appresso una cassa di libri. L´ultimo giro,
l´ha fatto un mio amico con la sua auto. Per sbaglio ha dimenticato a casa mia
tre tomi. Ma guarda un po´, il giorno stesso del rientro dei libri a Milano,
escono sui giornali le accuse nei miei confronti», dice De Caro.
Cosa intende? De Caro punta il dito verso alcuni dipendenti
della biblioteca dei Girolamini: «Loro hanno portato alla magistratura i nastri
della videosorveglianza in cui mi si vede portar fuori dalla biblioteca alcune
casse. Stavo solo andando a buttare pile di vecchie riviste senza valore: ecco
perché non ho badato alle telecamere. Ed era il primo agosto: avrebbero dovuto
denunciarmi allora».
Ma perché lo faceva di notte? «Quando sono a Napoli, due
giorni la settimana, smaltisco il lavoro fino a tardi». Perché alla spazzatura
non ci pensavano gli addetti alle pulizie? «Non ci sono fondi per pagarli». E
allora chi ha rubato i libri? «Secondo me, qualcuno che lavorava in biblioteca
da molti anni, e aveva avuto il tempo di scegliere e agire».
Fonte: srs di Lorenza Costantino da L’arena di Verona di domenica
22 aprile 2012 CRONACA, pagina 17
Link:
Nessun commento:
Posta un commento