Verona. Le case liberty di Borgo Trento
Stavo bighellonando
ad ammirare e fotografare i
gioielli architettonici liberty di Borgo Trento, quando un signore, appoggiato
ad uno di essi, con un sorriso simpatico
mi dice:
“ Belle, vero?”
“Veramente, alcune sono stupende!”
rispondo.
“Questa dietro è la mia.”
“Ah! Complimenti!”
“L’ho comperata negli anni ’60; pensi che
allora ero indeciso tra circa 100 campi e la
casa ma, visto che non avevo mai fatto
il contadino, ho preferito questa.
Mi viene in mente che sono andato dal notaio in bicicletta con un paio di pantaloni
rotti e, quando mi ha visto, mi ha chiesto se lo stavo prendendo in giro”
“Scusi, ma a quel tempo lei che
lavoro faceva?”
“Ero commerciante di “ovi”. Vendevo
uova in tutta Italia e riuscivo a piazzarle persino nella Iugoslavia
di Tito.
Ho iniziato subito dopo la guerra, vita dura: partivo tutte le mattine presto con una bicicletta vecchia a farmi
tutti i mercati e negozi del mantovano. Io sono della basso mantovano: tante ore, tanti sacrifici, tanto impegno, ma alla fine i
risultati sono arrivati”.
“In
famiglia dovevo fare tutto da solo, avevo anche un fratello ma lui ha voluto intraprendere
la professione del professore, era un “BOCCONIANO”.
“Sapeva tutto, ma tutto, ma proprio tutto di economia, in compenso non capiva niente, ma proprio niente di affari: zero e miseria, una
vera zappa rotta”
“Mi ricorda certi
professori che adesso hanno chiamato a
Roma”.
“Esatto: come certi professori chiamati a Roma”.
Il rintocco delle campane del
Duomo ci avvisa che sono arrivate le 12.00.
“ Adesso la saluto perché devo uscire con mia moglie a mangiare: solo un
primo o un secondo, alla nostra età non bisogna
esagerare ”.
“Piacere di averla conosciuta.
Io mi chiamo Giorgio e lei?
“Aldo”.
“Buon pranzo Aldo, e un
saluto alla moglie”.
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