Pochi giorni fa il governo nell'ambito del decreto
legge n.59 sulla riforma della Protezione Civile, NEL CLASSICO SILENZIO
ASSOLUTO DEI MASS MEDIA E DEI PARTITI DI OPPOSIZIONE, ha eliminato la facoltà
di far rivalsa sullo stato in caso di calamità naturali: in caso di terremoti,
alluvioni o qualsiasi altra catastrofe, i cittadini non potranno esigere dallo
stato nessun risarcimento: devono vedersela da soli.
Il consiglio dei governanti è quello di
"stipulare una polizza di assicurazione", peccato che oltre il 75%
delle famiglie non abbiano le possibilità economiche per farlo.
Per la fortuna dei "neo terremotati",
nonostante la legge in questione sia già pubblicata sulla
"Gazzetta Ufficiale" deve ancora entrare in vigore: in ogni caso, in
futuro per i cittadini le calamità saranno una vera e propria mattanza sociale,
più di quanto non lo siano già oggi che lo Stato deve/dovrebbe restituire una
casa a tutti coloro che la perdono.
La notizia è
passata in sordina, ed è bene che i cittadini lo sappiano: un ulteriore
elemento utile per giudicare l'operato non solo del governo Monti, spalleggiato
e difeso dal "grande centro" Casini-Rutelli-Fini, dalla premiata
ditta Bersani, e dai Berlusca boys: ma anche di quei partiti che dovrebbero -
stando a quanto sostengono loro - collocarsi all'opposizione: Lega Nord e IDV.
Mentre il partito di Vendola, i Verdi e altri partiti che non sono
rappresentati in parlamento, approfittano di questo per evitare di prendere
posizione: ma che rinuncino a fare opposizione e a segnalare ai cittadini le
leggi schifose di questo governo E' FIN TROPPO EVIDENTE... l'unica opposizione
vera, in Italia, siamo noi blogger LIBERI
Staff nocensura.com
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di seguito l'articolo di Giovanna Cavalli per il
Corriere della Sera
UNA CALAMITÀ DISTRUGGE LA CASA? DA OGGI LO STATO NON PAGA
I DANNI
ROMA — La calamità naturale sarà a carico del cittadino. In
caso di terremoto, alluvione, tsunami e qualsivoglia altra catastrofe, non sarà
più lo Stato a pagare i danni. A ricostruire l'edificio crollato o pieno di
crepe, casa o azienda che sia, dovrà provvedere il proprietario. A sue spese. O
stipulando, previdente, una relativa polizza di assicurazione.
La novità, enunciata chiaramente, si trova nel decreto legge
n.59 sulla riforma della Protezione Civile pubblicato ieri sulla Gazzetta
Ufficiale. In cui si afferma che «al fine di consentire l'avvio di un regime
assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui
fabbricati a qualunque uso destinati, possono essere estese tutte le polizze
assicurative contro qualsiasi tipo di fabbricato appartenente a privati». E
questo per poter «garantire adeguati, tempestivi ed uniformi livelli di
soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione». Cosa che lo
Stato non può più permettersi per cronica carenza di fondi.
La normativa non ha effetto immediato: il decreto legge
prevede infatti «un regime transitorio anche a fini sperimentali». Entro 90
giorni dovrà essere emanato un regolamento che stabilisca modalità a termini
per l'avvio del regime assicurativo. Ed è poi probabile che i tempi si
allunghino. O che si trovino dei correttivi. Ma la tendenza è quella.
Confermata dalle parole di Franco Gabrielli, capo della
Protezione Civile: «Quella sull'Aquila è stata l'ultima azione di intervento
sulla popolazione» ha detto ieri ai Giovani imprenditori di Confindustria.
«Purtroppo per il futuro dovremo pensare alle assicurazioni perché lo Stato non
è più in grado di fare investimenti sulle calamità: gli aquilani sono stati gli
ultimi a ricevere assistenza». Su questa linea procede anche la norma che
riduce la durata dello stato di emergenza, ossia del periodo in cui lo Stato si
accolla le spese: 60 giorni, con un'unica proroga di altri 40. Fine delle
emergenze pluriennali.
Per adesso l'assicurazione sarà soltanto di tipo volontario
(con agevolazioni fiscali). E già questo principio potrebbe porre dei problemi
giuridici in quanto sancisce la disparità tra cittadini che vivono in zone a
rischio e quelli che hanno la fortuna di abitare in aree sismiche o soggette a
pericoli idrogeologici. Senza contare che le compagnie di assicurazioni, nel
primo caso, pretenderebbero premi molto costosi. La soluzione potrebbe essere
rendere l'assicurazione obbligatoria per tutti. Con un costo calcolato in circa
100 euro per abitazione.
Secondo Adolfo Bertani, presidente del Cineas (Consorzio
universitario specializzato nella cultura del rischio), questa «è una svolta
epocale perché si introduce anche in Italia la responsabilità diretta del
cittadino nella tutela dei propri beni e di una nuova cultura di rispetto del
territorio. Si passa da welfare state alla welfare community».
Fonte: da No censura di domenica 20 maggio 2012-05-20
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