Il terremoto che verrà
"Almeno dal 2009 la Pianura Padana era stata indicata
come una delle regioni più a rischio d'Italia. Servono prevenzione e corretta
comunicazione"
"Sotto la Pianura Padana ci sono faglie note, che
sono lì da centinaia di migliaia di anni e che si spostano. Le carte sismiche già
indicavano il rischio, ma nessuno lo ha ascoltato finché non è successa la
tragedia. Serve più attenzione sui rischi naturali". Così
Salvatore Barba, sismologo dell'Ingv, Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia, spiega ad Affaritaliani.it le dinamiche del sisma infinito
che ha colpito l'Emilia Romagna.
Che cosa sta succedendo sotto la Pianura Padana?
"Ci sono faglie note, che sono lì da centinaia di
migliaia di anni, che si muovono verso nord. E' l'Appennino che si
sposta, creando faglie compressive sotto la pianura. Altre faglie si
trovano anche al piede delle Alpi, e queste si spostano invece verso
sud. Di faglie sotto i sedimenti padani ce ne sono diverse, centinaia di
chilometri. Questi terremoti avvengono perché c'è sforzo nella crosta attorno
ad esse".
Come è posizionata la placca adriatica?
"C'è un lembo che parte dal Friuli, passa dal lago di
Garda e prosegue sotto la Lombardia, scende sotto l'Appennino e sotto Liguria,
continua lungo la dorsale ferrarese e arriva al mare ad Ancona. Infine scende
verso la Puglia. Tutte le zone intorno a questa faglia sono sismiche, con
terremoti possibili sia dal lato tirrenico che da quello adriatico. Questa
placca spinge verso nord e va a collidere con le Alpi".
Come mai finora la Pianura Padana veniva considerata area
non a rischio o comunque a basso rischio?
"Queste non sono mai state
faglie "silenziose". Hanno sempre causato terremoti
dall'epoca storica fino a quella recente. Negli ultimi mesi,
precisamente dal luglio 2011, c'è stata una serie di terremoti
abbastanza forti sparsi nella Pianura Padana, che non hanno creato danni. I
terremoti nella zona di
Ferrara sono cominciati a fine 2009. Se
andiamo più indietro, anche a inizio secolo ci sono stati terremoti. Nel
Cinquecento la città è stata evacuata per quattro anni".
E allora come mai questo "errore di
valutazione"?
"Dipende da come la stampa e l'opinione pubblica
prendono le informazioni divulgate. Noi nel 2009, in collaborazione
con la "Le scienze" (vedi gallery in alto ) facemmo
una mappa in cui l'Emilia Romagna aveva una probabilità tra il 55 e il 65% di
terremoto forte, una delle regioni italiana con la probabilità più alta. Il
problema è che, finché non c'è il dramma, non ci si chiede che cosa possa
succedere in Italia. Opinione pubblica, mass media
e politica recepiscono l'allarme solo 'dopo'. I giornali dovrebbero tenere delle
rubriche periodiche fisse sui rischi naturali, per tenere alta
l'attenzione".
Le carte sismiche andrebbero riviste, come dice qualcuno?
"Tutto si può migliorare. Certo, oggi rispetto a tre
anni fa le rifaremmo più precise. Ma ci sono cose che sappiamo da
vent'anni e che ancora non sono entrate nella testa delle persone. Vuol
dire che un problema di comunicazione c'è".
Ci sono altre zone, come la Pianura Padana, non
adeguatamente allertate?
"In tutta Italia, direi, manca l'allerta adeguata.
Ogni territorio ha le sue caratteristiche e solo il Parlamento può fare
le verifiche necessarie. C'è in corso un’indagine conoscitiva sullo stato
della sicurezza sismica in Italia, che è cominciato alcuni mesi fa
e che terminerà ad ottobre. A questo proposito oggi si riunisce la
Commissione alla Camera: questi sono i casi in cui verificare quanto la
risposta degli enti locali sia adeguata alla pericolosità reale. A
sensazione, ripeto, nessuna regione è realmente adeguata. Serve un'imposizione
della politica, anche se le cose imposte dall'alto non sempre
funzionano. E' importante che anche i territori si muovano dal basso.
Per esempio, tutti abbiamo ormai chiaro il sistema di sicurezza delle
automobili: cinture, airbag, revisione periodica, controllo della pressione
delle gomme. C'è stata una campagna pubblicitaria che ha
sensibilizzato i cittadini. Bisogna fare lo stesso con i rischi
sismici".
Come proseguirà lo sciame sismico in Emilia?
"Purtroppo non si può dire. La situazione è
imprevedibile. Potrebbe finire oggi oppure durare altri mesi. Abbiamo
esempi di sequenze che durano molto a lungo. In Irpinia ci furono after-choc
fino a tre anni dopo, a L'Aquila un anno e mezzo dopo, in Friuli mesi dopo. La
situazione è così variabile che l'unica cosa possibile da fare è
pianificare una lunga gestione della crisi e poi, nel caso non siano necessari,
evitare gli interventi previsti".
E nelle altre regioni d'Italia?
"Ci sono aree in cui c'è molta energia
accumulata: Puglia, Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata, Abruzzo.
Anche Veneto. Ma non è possibile fare previsioni con precisione. Bisogna
prendere subito provvedimenti per la prevenzione".
Fonte: srs di Maria
Carla Rota, da affari italiani.it del 30 maggio 2012
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