“NOI CONTINUEREMO A
MANGIARE SULLA SPESA PUBBLICA, PERCIO’ VOI DOVETE PAGARE SEMPRE PIU’ TASSE,
ANCHE OLTRE IL LIVELLO ATTUALE (CA. 70% SULL’EMERSO, 50% SUL TOTALE)”.
Questo è il messaggio che la politica lancia al popolo
con la beffarda spending review di 2,2 miliardi su circa 300 tra spesa per
acquisti di beni e servizi e spesa per opere pubbliche – una spesa che è
gonfiata grosso modo del 50%, ossia della quale politici e
burocrati mangiano circa la metà. Che il gonfiaggio sia di quest’ordine lo
dimostrano molti elementi: dalla pratica di moltiplicare il corrispettivo degli
appalti in corso d’opera, a quella di moltiplicare il costo delle forniture
ospedaliere di molte volte da Milano a Palermo). La politica non rinuncia a
rubare e a sprecare perché quello è il suo guadagno e la sua fonte di mezzi per
comprare consensi. Perciò parla di pagare le tasse come di un dovere assoluto,
metafisico, indipendentemente dall’uso che la politica ne fa:
“DOVETE PAGARE
LE TASSE ANCHE SE NOI LE USIAMO MALISSIMO E SE LE RUBIAMO”.
Se si andasse a sindacare come le spendono, altroché
pagargli le tasse, li si toglierebbe in blocco dalle spese. Anche con
l’evasione, gli italiani pagano molte più tasse di quanto servirebbero se la
partitocrazia non rubasse e sperperasse. Il problema non è l’evasione, sono le
creste e gli sprechi.
Lo Stato è l’azienda della partitocrazia, che attraverso di
esso realizza i suoi profitti. Dal punto di vista dei politici, il conto dei
profitti e delle perdite di questa loro azienda si presenta così:
A-
RICAVI
Tributi
Sanzioni pecuniarie
Proventi da cessione di beni e servizi pubblici
[altri]
+ TOTALE RICAVI
B-
COSTI PUBBLICI
Oneri finanziari
Costi legittimi: investimenti, spese sociali, spese
nell’interesse del paese – per il personale, per acquisti di beni e servizi,
per appalti
[altri]
C-
COSTI POLITICI
Costi illegittimi: spese clientelari per comperare i
consensi – investimenti, spese sociali, spese nell’interesse del paese – per il
personale, per acquisti di beni e servizi, per appalti
A – B – C =
UTILE INTASCABILE DAI POLITICI
+ Finanziamento pubblico dei partiti e dei loro organi di
stampa
+ Proventi da corruzione
+ Regalie lecite
-
Sopravvenienze giudiziarie (parcelle legali, pene pecuniarie, risarcimenti
passivi)
TOTALE PROFITTI DEI
POLITICI ____________
E’ chiaro, dunque, che i partiti hanno interesse ad
aumentare continuamente le tasse e le multe, mentre hanno interesse a diminuire
la spesa utile per il paese, onde avere più soldi per comperare i consensi e
più soldi da intascarsi personalmente. Il rischio di una condanna penale, per
il politico, è semplicemente il rischio di impresa, il suo rischio
professionale. E i soldi spesi bene, per lui, non sono quelli che producono
servizi e infrastrutture utili, ma quelli che vanno nelle sue tasche.
Come naturale, i partiti avversari si uniscono tra di loro
nella difesa del loro reddito e potere. Niente è servito a cambiare le cose:
non le riforme elettorali, non i cambi di maggioranza, non le indagini
giudiziarie, non i partiti di protesta.
Ovviamente, questo sistema non dà alcuna rappresentanza ai
cittadini. Quindi lo Stato che abbiamo, con le sue regole, le sue tasse, il suo
esattore Equitalia è completamente illegittimo rispetto ai principi
costituzionali.
Al contempo, lo spreco di circa 150 miliardi l’anno solo per
i due capitoli di spesa suddetti impedisce di fare investimenti e di ridurre il
debito pubblico, che esso stesso ha generato.
LA PARTITOCRAZIA NON RINUNCERÀ MAI A RUBARE, E NEPPURE SI
LASCIA SOSTITUIRE, QUINDI IL PAESE È CONDANNATO.
La soluzione, in astratto, sarebbe una rivoluzione
popolare violenta, alla francese, che eliminasse fisicamente la
partitocrazia assieme a tutti i suoi ausiliari, e creasse le condizioni sia per
la democrazia che per la legalità e per lo sviluppo. Un terzo della popolazione
dichiara di sperare nella rivoluzione.
La rivoluzione però non è possibile a causa dei caratteri
della società italiana: mancano la fiducia sociale e la lealtà sociale
necessarie per fare una rivoluzione, per costituire un movimento rivoluzionario.
Per non parlare della mancanza di coraggio fisico e dell’inclinazione al
servilismo infedele – altri due tipici tratti nazionali. E anche perché il ceto
politico italiano è espressione della mentalità della popolazione generale.
Ribadisco conseguentemente il mio consiglio: emigrare
coi soldi verso paesi più efficienti.
Quindi, anche considerando i rapporti col contesto europeo e
mondiale, l’Italia continuerà il suo declino più o meno rapido e più o
meno sussultorio, e che i capitali stranieri potranno rilevarne i pezzi utili
con gli avanzi commerciali accumulati, approfittando della crisi finanziaria
irreversibile del paese.
La linea sostanziale della governance italiana, da molto
tempo, è pertanto quella di cavalcare questo processo e predisporne l’esito,
nell’interesse del capitale straniero (soprattutto tedesco) che deve fare
questo take-over dell’Italia, coniugando i suoi interessi con le forze reali
italiane: partitocrazia, burocrazia, finanza, mafie.
Oggettivamente, sono gli interessi stranieri e quelli di
queste forze a venire tutelati e promossi dalle scelte politiche, soprattutto
degli ultimi anni: agevolazioni alle acquisizioni di aziende e servizi
strategici da parte di capitali stranieri, aumento dei soldi per spesa
partitocratica e burocratica (incluse le pensioni d’oro), politiche creditizie
che soffocano la piccola imprenditoria italiana normale facendo largo a quella
straniera e a quella mafiosa e alla grande distribuzione perlopiù straniera.
Questi sono solo alcuni esempi generici, ovviamente.
Nel breve termine, queste politiche “europee” dei governi
italiani vanno a dissolvere il risparmio (con tasse, tariffe, inflazione),
il reddito e la piccola impresa nazionale, concentrando il denaro nelle mani di
banchieri, assicuratori, mafie, così che questi soggetti potranno partecipare,
assieme ai capitali stranieri, al take over del paese dopo il suo ormai non
lontano collasso terminale. Già circa decine di migliaia di miliardi italiani
stanno all’estero, pronti a comperare quando ci saranno le svendite per
disperazione.
Ecco spiegata la logica, perfettamente realistica, di
politiche economiche altrimenti assurde e inspiegabili, portate tenacemente
avanti, dal centro destra come dal centro sinistra, anche dopo il loro
fallimento rispetto ai loro scopi dichiarati.
Nella fase finale della “tonnara”, è da attendersi che il
governo allora in carica, in linea con alcune previsioni di Paul
Krugman, bloccherà il trasferimento del denaro all’estero e limiterà la
possibilità di prelevare dai depositi bancari in Italia – questo per facilitare
la razzia di assets italiani da parte dei capitali stranieri e delle suddette
categorie italiane beneficiarie della politica economica in corso.
Fonte: srs di Marco Della Luna del 15.05.12
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