Si chiama
Tisa (Trade in Services Agreement) il documento che l'Espresso è in grado di
rivelare grazie all'organizzazione di Assange. Un trattato internazionale di
lobby e governi per liberalizzare i servizi: dai dati personali alla sanità
passando per le assicurazioni. Sarebbe la vittoria definitiva della finanza
sulla politica.
Un trattato internazionale che potrebbe avere enormi conseguenze per
lavoratori e cittadini italiani e, in generale, per miliardi di persone nel
mondo, privatizzando ancora di più servizi fondamentali, come banche, sanità,
trasporti, istruzione, su pressione di grandi lobby e multinazionali.
Un accordo che viene
negoziato nel segreto assoluto e che, secondo le disposizioni, non può essere
rivelato per cinque anni anche dopo la sua approvazione.
L'Espresso è in grado di rivelare parte dei contenuti del trattato
grazie a WikiLeaks, l'organizzazione
di Julian Assange, che lo pubblica in esclusiva con il
nostro giornale e con un team di media internazionali, tra cui il quotidiano
tedesco “Sueddeutsche Zeitung”. Una pubblicazione che avviene proprio in
occasione dell'anniversario dei due anni che Julian Assange ha finora trascorso
da recluso nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, come ricorda l'organizzazione .
Si chiama “Tisa”, acronimo di “Trade in services agreement”,
ovvero “accordo di scambio sui servizi”.
E' un trattato che non
riguarda le merci, ma i servizi, ovvero il cuore dell'economia dei paesi
sviluppati, come l'Italia, che è uno dei paesi europei che lo sta
negoziando attraverso la Commissione Europea. Gli interessi in gioco sono
enormi: il settore servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e
produce il 70 per cento del prodotto interno lordo globale. Solo negli Stati Uniti
rappresenta il 75 per cento dell'economia e genera l'80 per cento dei posti di
lavoro del settore privato. L'ultimo trattato analogo è stato il Gats del 1995.
A sedere al tavolo delle trattative del Tisa sono i paesi che hanno
i mercati del settore servizi più grandi del mondo: Stati Uniti, Australia,
Nuova Zelanda, Canada, i 28 paesi dell'Unione Europea, più Svizzera, Islanda,
Norvegia, Liechtenstein, Israele, Turchia, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud,
Giappone, Pakistan, Panama, Perù, Paraguay, Cile, Colombia, Messico e Costa
Rica. Con interessi in ballo giganteschi: gli appetiti di grandi multinazionali
e lobby sono enormi.
La più aggressiva è la “Coalition of Services Industries”,
lobby americana che porta avanti un'agenda di privatizzazione dei servizi, dove
Stati e governi sono semplicemente visti come un intralcio al business:
«Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e
secondo fattori basati sul mercato, non sui governi», scrive la Coalition of
Services Industries nei suoi comunicati a favore del Tisa, documenti che sono
tra i pochissimi disponibili per avere un'idea delle manovre in corso.
Bozze del trattato, informazioni precise sulle trattative non ce ne
sono. Per questo il documento che oggi l'Espresso può rivelare,
pubblicato da WikiLeaks, è importante. Per la prima volta dall'inizio delle
trattative Tisa viene reso pubblico il testo delle negoziazioni in corso sulla finanza:
servizi bancari, prodotti finanziari, assicurazioni.
Il testo risale al 14 aprile scorso, data dell'ultimo incontro
negoziale – il prossimo è previsto a giorni: dal 23 al 27 giugno – ed è un
draft che rivela le richieste delle parti che stanno trattando, mettendo in
evidenza le divergenze tra i vari paesi, come Stati Uniti e Unione Europea, e
quindi rivelando le diverse ambizioni e agende nazionali.
Segretezza. A colpire subito è la prima pagina del file, che
spiega come il documento debba restare segreto anche se può essere discusso
utilizzando canali non protetti: «Questo documento deve essere protetto dalla
rivelazione non autorizzata, ma può essere inviato per posta, trasmesso per
email non secretata o per fax, discusso su linee telefoniche non sicure e
archiviato su computer non riservati. Deve essere conservato in un edificio, stanza
o contenitore chiusi o protetti». E il documento potrà essere desecretato «dopo
cinque anni dall'entrata in vigore del Tisa e, se non entrerà in vigore, cinque
anni dopo la chiusura delle trattative».
Pare difficile credere che, nonostante la crisi senza precedenti che
ha travolto l'intera economia mondiale, distruggendo imprese, cancellando
milioni di posti di lavoro e, purtroppo, anche tante vite umane, le nuove
regole finanziarie mondiali vengano decise in totale segretezza.
Ma una spiegazione c'è: Tisa è l'eredità del “Doha Round”, la
serie di negoziati iniziati a Doha, Qatar, nel 2001, e condotti all'interno
dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), per la globalizzazione e la
liberalizzazione dell'economia, che ha scatenato proteste massicce in tutto il
mondo e che è fallito nel 2011, dopo dieci anni di trattative che hanno visto
contrapposti il mondo sviluppato, Stati Uniti, Giappone Unione Europea, e
quello in via di sviluppo, India, Cina, America Latina.
Con il fallimento del Doha Round, gli Stati Uniti e i paesi che
spingono per globalizzazione e liberalizzazioni, hanno spostato le trattative
in un angolo buio (impossibile definirlo semplicemente discreto, vista la
segretezza che avvolge le negoziazioni e il testo dell'accordo), lontano
dall'Organizzazione mondiale del Commercio, per sfuggire alle piazze che
esplodevano in massicce, e a volte minacciose e violente, proteste no global.
Il risultato è il Tisa, di cui nessuno parla e di cui pochissimi sanno. Eppure
questo accordo condizionerà le vite di miliardi di persone.
Cosa prevede il Tisa? Impossibile capirlo con certezza fino a
quando l'intera bozza dell'accordo non sarà disponibile, ma il draft sui
servizi finanziari rivelato oggi da WikiLeaks rivela un trend chiarissimo.
«Il più grande pericolo del Tisa è che fermerà i tentativi dei
governi di rafforzare le regole nel settore finanziario», spiega Jane Kelsey,
professoressa di legge dell'Università di Auckland, Nuova Zelanda, nota per il
suo approccio critico alla globalizzazione.
«Il Tisa è promosso dagli stessi governi che hanno creato nel Wto il
modello finanziario di deregulation che ha fallito e che è stato accusato di
avere aiutato ad alimentare la crisi economica globale», sottolinea Kelsey.
«Un esempio di quello che emerge da questa bozza filtrata
all'esterno dimostra che i governi che aderiranno al Tisa rimarranno vincolati
ed amplieranno i loro attuali livelli di deregolamentazione della finanza e
delle liberalizzazioni, perderanno il diritto di conservare i dati finanziari
sul loro territorio, si troveranno sotto pressione affinché approvino prodotti
finanziari potenzialmente tossici e si troveranno ad affrontare azioni legali
se prenderanno misure precauzionali per prevenire un'altra crisi».
Il tesoro dei dati. L'articolo undici del testo fatto
filtrare da WikiLeaks non lascia dubbi su come i dati delle transazioni
finanziarie siano al centro delle mire e delle agende dei Paesi che trattano il
Tisa. Nel testo, Unione Europea, Stati
Uniti e Panama, noto paradiso fiscale, portano avanti proposte diverse.
L'Europa richiede che «nessun paese parte delle trattative
adotti misure che impediscano il trasferimento o l'esame delle informazioni
finanziarie, incluso il trasferimento di dati con mezzi elettronici, da e verso
il territorio del paese in questione». L'Unione europea precisa che, nonostante
questa condizione, il diritto da parte di uno Stato che aderisce al Tisa di
proteggere i dati personali e la privacy rimarrà intatto «a condizione che tale
diritto non venga usato per aggirare quanto prevede questo accordo».
Panama, invece, mette le
mani avanti e chiede di specificare che « un paese parte dell'accordo non sia
tenuto a fornire o a permettere l'accesso a informazioni correlate agli affari
finanziari e ai conti di un cliente individuale di un'istituzione finanziaria o
di un fornitore cross-border di servizi finanziari».
Gli Stati Uniti, invece,
sono netti: i paesi che aderiscono all'accordo permetteranno al fornitore del
servizio finanziario di trasferire dentro e fuori dal loro territorio, in forma
elettronica o in altri modi, i dati. Punto. Nessuna precisazione sulla privacy,
da parte degli Stati Uniti.
Quello che colpisce di questo articolo del Tisa sui dati è che
risulta in discussione proprio mentre nel mondo infuria il dibattito sui
programmi di sorveglianza di massa della Nsa innescato da Edward
Snowden, programmi che permettono agli Stati Uniti di accedere a qualsiasi
dato: da quelli delle comunicazioni a quelli finanziari. Ma mentre la Nsa li
acquisisce illegalmente, nel corso di operazioni segrete d'intelligence e
quindi la loro utilizzabilità in sede ufficiale e di contenziosi è limitata,
con il Tisa tutto sarà perfettamente autorizzato e alla luce del sole.
In altre parole, il Tisa rende manifesto che la stessa Europa - che
ufficialmente ha aperto un'indagine sullo scandalo Nsa in sede di 'Commissione
sulle libertà civili, la giustizia e gli affari interni' del Parlamento Europeo
(Libe) - sta contemporaneamente e disinvoltamente trattando con gli Stati Uniti
la cessione della sovranità sui nostri dati finanziari per ragioni di business.
E sui dati, i lobbisti americani della 'Coalition of services industries', che
spingono per il Tisa, non sembrano avere dubbi: «Con il progresso nella
tecnologia dell'informazione e delle comunicazioni, sempre più servizi potranno
essere forniti all'utente per via elettronica e quindi le restrizioni sul
libero flusso di dati rappresentano una barriera al commercio dei servizi in
generale».
Fino a che punto può arrivare il Tisa? Davvero arriverà a
investire servizi fondamentali come l'istruzione e la sanità? L'Espresso ha
contattato 'Public Services International', (Psi) una federazione globale di
sindacati che rappresentano 20 milioni di lavoratori nei servizi pubblici di
150 paesi del mondo.
L'italiana Rosa Pavanelli, prima donna alla guida del Psi dopo una
vita alla Cgil, non sembra avere dubbi che le negoziazioni del Tisa mirano a
investire tutti i servizi, non solo quelli finanziari, quindi anche «sanità,
istruzione e tutto il discorso della trasmissione dei dati».
E per l'Italia chi sta trattando? «L'Italia, come la maggior parte
dei paesi europei, ha delegato alla Commissione europea», spiega sottolineando
la «grande segretezza intorno al Tisa».
Daniel Bertossa, che per Public Services International sta cercando
di seguire e analizzare le trattative, racconta a l'Espresso che, anche se
nessuno lo ha reso noto, «per ragioni tecniche che hanno a che fare con il Wto,
noi sappiamo che il Tisa punta a investire tutti i servizi e i paesi che stanno
negoziando sono molto espliciti sul fatto che vogliono occuparsi di tutti i
servizi». Perfino quelli nel settore militare che «sempre più fa ricorso al
privato», spiega Bertossa, sottolineando quanto sia problematica la riservatezza
intorno ai lavori del trattato e il fatto che sia condotto al di fuori del Wto,
che,«pur con tutti i suoi problemi, perlomeno permette a tutti i paesi di
partecipare alle negoziazioni e rende pubblico il testo delle trattative».
Invece, per sapere qualcosa del Tisa c'è voluta WikiLeaks. Ai signori del
mercato, stavolta, è andata male.
Fonte: visto su L’Espresso del 19 giugno 2014
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